venerdì 29 maggio 2009

Storia di un Popolo: Careggine

Ed.: “Associazione Paesana Colli di Capricchia”

Viareggio Settembre 2004

Questo libro è un atto d’amore verso il proprio paese e verso la propria
gente.
È un prezioso recupero delle memorie e delle tradizioni dei luoghi, la
rivendicazione appassionata, intelligente e riccamente documentata delle
proprie origini e della propria identità culturale.
È il segno del profondo attaccamento e dell’affetto che lega l’autore alla
propria terra e ai suoi paesani.
È un libro che è tanto più importante e apprezzabile in quanto viene
scritto in un tempo in cui tutto si dimentica, si banalizza e si standarizza,
rinnegando e distruggendo la nostra vera ricchezza costituita dalle memorie
e dal paesaggio che abbiamo ereditato, costruito dalla nostra gente anno
dopo anno, secolo dopo secolo, con amore, fatica, sacrifici e saggezza.
È un libro veramente pregevole, di cui volentieri ringraziamo Enzo Rielli.
Rimandiamo in attesa del secondo volume.
ITALIA NOSTRA - TOSCANA
Ing. Antonio Dalle Mura

Dedico questo mio lavoro principalmente a mio padre Romeo, che mi ha dato
il suo nobile cognome, e con la sua semplicità e voglia di lavorare mi è stato di
esempio e punto di riferimento. A mia madre Alfonsina che con la sua fervida intelligenza,
fantasia, dolcezza oltre che pazienza mi ha guidato moralmente.Alla zia
Iole che mi ha sempre aiutato e fatto da seconda madre, esempio di carattere antico
con la sua severa e chiusa moralità.Alle mie figlie Valeria e Francesca perché non
dimentichino mai le origini del loro cognome. A mia sorella Anna Maria, al marito
Lorenzo e ai miei nipoti Rodolfo e Alessandro. E infine per ultima, ma non ultima
nel cuore, a mia moglie Anna Maria che mi ha sopportato e amato per tanti
anni, e con la quale ho condiviso gioie e dolori. Al mio paese, i Colli, e a tutti i suoi
abitanti presenti e futuri augurando loro che sappiano riconoscere nel loro paese il
tesoro che si nasconde sotto i loro piedi e lo utilizzino al meglio.
Enzo Rielli

INTRODUZIONE
Caro lettore, chi ha scritto e raccolto tutte le notizie che troverai (e che probabilmente
già conosci) non è uno scrittore, o uno storico, o un romanziere.È solo
un “piccolo uomo” nato in
un paesino della Garfagnana,
o meglio un villaggio di montagna
chiamato Colli di Capricchia.
Nonostante vi abbia
vissuto pochissimi anni, si è
sempre sentito profondamente
figlio di queste terre e radicato
alle sue origini.
La curiosità di sapere, di
capire, l’ha portato a cercare,
raccogliere, trascrivere quelle
poche notizie che era riuscito
a trovare.
Il primo scoglio, è stata l’assenza totale di documentazione storica presso il
comune di Careggine, perché tutto è andato distrutto in un incendio negli anni
’40, durante la seconda guerra mondiale, perdendosi così ogni traccia documentale
dei suoi luoghi e dei suoi paesani.
Ecco quindi, la necessità di incontrare l’anziano parroco di Capricchia e poi
anche di Careggine, Don Fausto Cecchini, ora deceduto.
Grazie a lui, profondo conoscitore degli uomini e delle
cose, sia di questi luoghi, sia dei suoi abitanti, avendo qui trascorso
quasi tutta la sua vita, ebbi la possibilità di consultare i
libri delle due parrocchie.Volevo sapere,capire,chi erano quegli
uomini e quelle donne che mi avevano preceduto e mi avevano
trasmesso quelle sensazioni di uomo libero, autonomo,
indipendente, la forza interiore di affrontare le difficoltà della
vita, quella moralità religiosa che t’inebria e ti opprime, quel
desiderio profondo di tornare sempre al tuo paese natio.
Quale magia c’è in questi luoghi, tra questa gente che
non ti abbandona mai e ti spinge sempre a tornare?
Dal breve racconto che Don Fausto mi fece e che è riportato
integralmente all’inizio di questo mio “lavoro”, capii.
Don Fausto Cecchini.
Qui, in questi luoghi, il tempo, per secoli si era fermato. Qui, l’orologio della
vita, degli uomini e delle cose, ha camminato per secoli più lentamente.
La nostra comunità, per secoli, è stata un’isola, lontana dal resto dell’universo.
Non dico un’isola felice anzi, come vedremo, l’avidità degli uomini, l’attaccamento
alla proprietà, l’individualità del
singolo, qui ha regnato. Ma proprio queste
caratteristiche hanno contributito a
fermare il tempo. In questi luoghi c’è
sempre stata la paura del nuovo, dello
straniero.
Per anni le strade moderne sono
state bloccate, a suon di fucilate davanti
alle ruspe per impedire la loro avanzata.
Le strade carrozzabili sono state completamente
assenti fino a pochi decenni fa
perché il loro passaggio deturpava il bosco,
la selva, un castagno, una siepe.
Bloccare le strade, dunque, perché queste portano lo straniero, la novità.
Non sto raccontando una storia irreale; chiedi, caro lettore, agli anziani del
posto, ti citeranno nomi e cognomi - o meglio soprannomi, perché tutti avevano
dei soprannomi che di solito indicavano il carattere dell’individuo o le sue caratteristiche
fisiche. Ad esempio: “Le Stiampe”, donne alte e longilinee da cui l’espressione
“tu rivai dalle “Stiampe”; oppure
dall’espressione che la persona era
solita ripetere, ad esempio “l’Inton” con
sua moglie “l’Intona” e la famiglia detta
degli “Intoni” perché Rielli Battista, tornato
dal Brasile, era solito dire “inton”
espressione brasiliana per dire “va bene,
hai capito”.
Altra caratteristica sono le famiglie:
per esempio ai Colli, chi era dei “Benedetti”,
dei “Matteoli”, o dei “Bianchi di
Colli di Sopra”.
E tutto questo, fino a pochi decenni
orsono, come nel suo breve racconto dice
Don Fausto.
In questi luoghi le abitudini, il mo-
do di vivere, le usanze, i costumi, i pensieri, la concezione
della vita stessa hanno progredito, con una
tale lentezza nei secoli, che gli uomini e le cose sono
rimasti pressoché intatti dall’origine fino alle
soglie del 2000.
Fondamentalmente tutta la struttura sociale
ed economica dei nostri paesi si è basata su questi
principi, come se fossero comandamenti: primo,
l’individuo con la sua autonomia e libertà; secondo,
la sua famiglia; terzo, la sua casa e in generale
la sua proprietà; quarto, la casata; quinto, il villaggio;
sesto, la religiosità con le sue secolari tradizioni;
settimo, la paura del nuovo e del diverso; ottavo,
l’orgoglio; nono, il coraggio e lo vedremo con
l’emigrazione; decimo, l’amore per questi luoghi.
Da tutto quanto sopra, deriva anche un’altra
particolarità: in pratica ogni villaggio viveva, a
sua volta, chiuso e isolato dagli altri e con un rapporto
di odio-amore con il villaggio confinante.
Questo isolamento si amplifica in una divisione
quasi netta tra Careggine capoluogo e gli altri villaggi
posti oltre il passo della Formica.
Sì, il nostro comune è diviso in due parti ben
distinte: Careggine capoluogo e la Cura (da curato,
sacerdote del posto) che è composta da Capricchia, Mezzana, Le Coste, Iapori,
Porreta, i Colli, Le Foce e Vianova zone di confine.
Capricchia è “l’anima”, con la sua
Chiesa “curata”, voluta fortemente da questi
paesi e dai suoi abitanti e da questi costruita
pietra su pietra. Il centro morale, spirituale
e culturale da cui gli uomini di questi
luoghi hanno tratto la forza dell’unità.
Paragoniamo questa zona ad un arco
immaginario al cui centro c’è Capricchia; a
poca distanza dal centro Mezzana, piccolo villaggio, attualmente quasi disabitato
ma nei secoli passati motore economico, punto di sosta dei commercianti che
dalla Versilia portavano il sale, l’olio, il granturco, il vino e altri prodotti. Compravano
lana, farina di castagne, formaggi e quanto un’economia agricola-pastorale,
come quella dei nostri paesi, produceva.Mezzana, come dice il nome, è situata
a metà strada tra Isola Santa, la Versilia e Careggine capoluogo, la Garfagnana.
Mezzana per secoli ha avuto il ruolo
di punto commerciale, con le sue piccole
botteghe (ce n’erano ben tre). Come i più
vecchi ricordano, qui, o meglio nei dintorni,
abitavano il fabbro, il falegname e altri piccoli
artigiani.Mezzana ha le sue nobilissime
casate dai cognomi Corsi e Coli, che come
vedremo in seguito hanno una storia antica
e importante.
Davanti a Capricchia c'è il villaggio di
Porreta, la punta dell’arco. Guardando lo
scenario reale e conoscendo i cognomi delle
sue maggiori e prime famiglie viene da
riflettere quale ruolo importante questo villaggio
potesse avere nel passato: Conti,Contadini,
Pierotti.
Ai due estremi dell’arco, che si guardano
qualche volta in cagnesco e qualche volta
con amore, i Colli e le Coste. Si guardano
e si legano come unite da un filo immaginario
ma teso e vibrante. L’uno riflette l’altro
come in uno specchio; non a caso gli antichi
assegnato proprio il nome di
Specchio ad una località vicino alle Coste.
I Colli, nel passato il paese più
lontano, più isolato, quasi inaccessibile,
ma in una posizione panoramica
eccezionale, è diviso a sua volta in
due parti, Colli di Sopra e Colli di
Sotto, distanti tra loro poche decine
di metri ma ognuna delle due da
sempre divisa dalle sue casate: i Camarli
(casata originaria, oggi estinta),
i Cancherini (presente in rappresentanza
dei Colli alla stesura dello
statuto del Comune del 1634), i Giannini
(poi emigrati) che abitavano a Colli di Sotto; e i Candelli divenuti poi Ciambelli
e Rielli abitanti a Colli di Sopra. Queste due famiglie avevano i loro principali
e originari possedimenti in due località: ai Pozzaioli di sopra la famiglia Rielli,
ai Pianacci la famiglia Ciambelli (da qui le località C. Rielli e località C. Ciambelli
dove "C." sta per casa).
In particolare, la famiglia Rielli, come documentato nel libro dei Battesimi
di Careggine, sembra provenire da Cremona e il primo capostipite essere “Petrus
Rivellis Pictor Cremonensis”. Da ulteriori indagini, sembra inoltre che, originariamente,
la casata abbia avuto origine a Dogliani, comune delle Langhe piemontesi,
dove i Rielli sarebbero stati marchesi. Probabilmente, a guida o al seguito di
eserciti - che per secoli hanno attraversato anche il nostro comune, come il resto
della Garfagnana - hanno trovato o avuto, per meriti o per acquisto, un territorio,
i Pozzaioli con annessi, dove stabilirsi.
Il tutto deve essere inquadrato 5-6 secoli orsono nei quali le leggi, la
società, le usanze, ecc., erano ben diverse
dai tempi odierni. Bisogna dunque immedesimarsi
nei tempi di cui si parla e
ad ogni modo valutare che sempre gli
uomini si sono mossi dai propri luoghi
di origine per necessità, per lavoro, per
forza, per i motivi più disparati.
Dei Colli non vanno taciute altre due
casate: i Trivelli,divenuti poi Trielli,originari
di Modena, e gli Angeli, provenienti dal
comune di Molazzana.
Ultimo,ma non per prestigio, posto sul confine tra il comune di Careggine
e di Castelnuovo, Le Coste.
Questo paese è stato dominato da una delle famiglie più antiche, più nobili,
più ricche e più potenti che ci siano mai state in tutto il comune di Careggine,
compreso il capoluogo. Parlo della famiglia
Franchi. Mai come in questo caso il nome
ha un significato così reale;“franchi”ha una
doppia origine,“Franchi” inteso come originario
del popolo della Francia e sopraggiunti
nelle nostre terre al tempo delle invasioni
barbariche; o “franco”, vale a dire uomo
libero e questo è un termine usato dai
romani, quindi di origine ancora antecedente
alle suddette invasioni. Forse i “Franchi”
furono i primi coloni romani che abitarono
nel comune di Careggine. I Franchi di Le Coste sono sicuramente un ramo
dei Franchi di Careggine. Per secoli, come vedremo, questa nobile casata ha guidato
le sorti del comune stesso e dei suoi abitanti: troviamo suoi personaggi illustri
nel corso della storia del nostro territorio con importanti cariche, tra cui notai,
sacerdoti, condottieri, in qualità di consiglieri e ministri alla corte del gran
Duca D’Este, addottorati in tutte le discipline della scienza umana, dalla letteratura
alla matematica.
Le Coste e la famiglia Franchi ci portano a parlare dell’altra parte del nostro
territorio: Careggine capoluogo.
Careggine capoluogo è stato ed è il punto di contatto dell’isola descritta prima
con la società e la storia della Garfagnana. Dall’alto del suo colle domina le
vallate del Serchio, dell’Edron e della Turrite; sembra quasi abbia tutto sotto controllo.
La civiltà é scorsa ai suoi piedi come
l’acqua dei fiumi che vede dall’alto.
Questo non significa che il popolo di
Careggine non abbia partecipato alla vita
dell'umanità, anzi. Ma si è sempre trattato
di scendere a valle, solo quando necessario:
per sapere, capire, prendere, portare, partecipare,
e poi tornare nel suo isolamento, tra
le mura del suo castello. Perché anche Careggine
ha avuto il suo castello; come pure i
suoi nobili, i suoi signori che sono stati tra i
primi e tra i più importanti della Garfagnana.
Careggine, pur essendo solo un paese un po’ più
grosso dei villaggi della sua “cura”, ha una storia alle spalle
più ricca e antica di molti paesi della Garfagnana.E questo
per la sua gente, per il suo popolo, che da secoli si è distinto,
tenace difensore dei propri antichi diritti e privilegi.
Gli abitanti sono sempre stati uomini liberi, autonomi,
ricercati dagli amici, temuti dai nemici. In seguito vedremo
le sue origini e la sua storia; citeremo nomi e famiglie
importanti che hanno fatto la storia, nel loro piccolo.
Il territorio che circonda il paese di Careggine è caratterizzato
da ampi spazi,orti coltivati,ricchi boschi di castagni
. Da pochi anni, in uno di questi alti pianori detto
“Pian di Careggine”,è sorto un attrezzato centro sportivo e,
sui dolci pendii dei monti sovrastanti, ci sono anche alcune
moderne piste da sci.Tutto questo sembra una contraddizione
rispetto a quello che abbiamo detto circa l’isolamento
verso il mondo da parte del comune di Careggine,
ma non è così. Infatti pur restando ai margini, anche nei
tempi più remoti, Careggine ha saputo sfruttare le sue risorse
naturali a beneficio dei suoi cittadini e non solo.
Quando, per secoli, l’economia era prevalentemente
agricola e rurale, basata principalmente sulla coltiva-
zione della castagna, Careggine aveva due
zone che oggi definiremmo l’una artigianale
e l’altra industriale, all’avanguardia
nella produzione. Mi riferisco a località I
Mulini e Le Fabbriche di Careggine.
Ai Mulini di Careggine, originariamente,
viveva la famiglia Rubei (latino) diventata
i Rossi del Mulino, spesso ricordati
nei documenti da noi consultati riguardanti
la costruzione della Chiesa di S. Pietro
di Careggine, come abili artigiani oltre
che mugnai.
Le Fabbriche di Careggine, oggi “Paese
Sommerso”, ebbero origine da alcune
famiglie lombarde e bresciane da cui i relativi
cognomi. Queste, sfruttando le miniere
circostanti, producevano attrezzature agricole
che commerciavano nell’intera Garfagnana
e oltre.
La fama di questa frazione rivive ogni
dieci anni allorché risorge dalle acque del
lago artificiale detto di Vagli. Le Fabbriche
era un ricco villaggio e aveva la sua Chiesa
retta da un suo Curato dipendente da Vagli.
Geograficamente, dalla parte opposta
a Careggine capoluogo, troviamo due altri
paesi: Isola Santa e Capanne di Careggine.
Isola Santa è il punto di contatto tra Careggine
(Garfagnana) e la Versilia. Oppure potremmo
dire all’inverso: la Versilia ha una
propaggine che inizia a Isola Santa e finisce
a Careggine. Si, perché i più antichi e
potenti signori della Versilia avevano nel
comune di Careggine i loro più stretti parenti
e alleati. Potremmo avanzare l’ipotesi
che il comune di Careggine sia stato l’avamposto
dei versiliesi in Garfagnana. Ecco
che Isola Santa era ed è un nodo strada-
le indispensabile per passare dalla Versilia
alla Garfagnana e viceversa. Parlerò in seguito
di questo paese, Isola Santa, attualmente
quasi totalmente disabitato ma con
uno scenario naturale spettacolare.
Le Capanne, come dice il nome stesso,
erano inizialmente capanne usate dai
pastori nei periodi estivi e solo successivamente
è diventato luogo abitato; gli abitanti
delle Capanne originari, provenivano da
Careggine capoluogo e non dai paesi della
“cura”, tipo i Colli, pur con essi confinanti.
Per ultimo, voglio far notare una particolarità
che dimostra, a mio parere, quei
caratteri d’individualità e chiusura che distinguono
le genti di questo comune. Careggine
capoluogo ha la sua chiesa e con
questa i suoi abitanti si sono sempre identificati.
La Cura e i suoi villaggi, dividendosi
da Careggine, hanno costruito la loro chiesa,
a Capricchia; ma non soddisfatti, villaggi
ricchi e popolosi nel passato, come i Colli
e le Coste a loro volta si sono costruiti
internamente dei grossi oratori, quasi a volersi
distinguere dagli altri villaggi. Le Capanne,
hanno addirittura la loro chiesa,
pur essendo a poca distanza da Isola Santa.
Ritengo che l’esigenza sia dovuta alla ricerca
continua e costante di questi uomini
del loro isolamento, autonomia e libertà
anche nella spiritualità. Fa riflettere, ed ha
un ampio significato, che l’oratorio del
Colli sia intestato agli “ANGELI CUSTODI”. In questa parola “Custodi”, sono
concentrati tanti, forse tutti, i concetti che gli uomini e le donne di queste montagne
hanno dentro di loro.

A COLLOQUIO COL VECCHIO PARROCO
DON FAUSTO CECCHINI
(L’intervista che segue, riportata integralmente, è stata registrata il
12/04/1995, la sera dopo cena, durante un colloquio davanti al focolare).
Don Fausto, quali sono stati i personaggi
che l'hanno colpita maggiormente in tanti
anni che ha operato, come rettore di Capricchia
e successivamente negli ultimi anni
trascorsi anche come pievano di Careggine?
«Le persone che avevano qualcosa di straordinario
sono state tante. In fondo, posso dire che
forse sono state tutte straordinari. Avevano tutti
qualcosa fuori dell'ordinario, erano tutti ... un po’
strani. Per esempio, il Cecco di Porreta (Conti
Francesco Giovanni, siamo intorno agli anni 50),
era una persona assai particolare. Era uno che si
era molto “acculturato” su Dante, lo sapeva tutto a memoria e sapeva anche dare
il “senso” a quello che recitava, e guarda che è difficile!

Una sera, al tempo che si diceva il rosario in Capricchia mi sono trovato il
Cecco nella Chiesa, dinanzi all'altare della Madonna e stava recitando il canto di
Dante: “Vergine Madre ..., Figlia del Tuo Figlio…”. E così via. È la Madonna che
si trova lì in Capricchia al primo altare a destra, quello vicino alla balaustra, la
Madonna del Rosario.
Il Cecco, dicevo, recitava il canto di Dante così bene che sembrava l'avesse
capita sul serio, e guarda che è difficile! Perché ci sono concetti filosofici, teologici
in quel canto di Dante.Ma lui declamava… “Figlia del Tuo Figlio”... e sembrava
lo spiegasse. E pensare che non aveva studiato, eppure oltre la Divina Commedia
conosceva a memoria tutta la Gerusalemme Liberata e alcune parti dell'Orlando
Furioso, e poi altri scrittori e poeti più recenti.
Era un autodidatta: leggeva, leggeva molto ed aveva la memoria per ricordarsi
con estrema facilità le cose lette. Aveva anche uno spiccato senso di sintetizzare
i concetti con parole di “senso”molto profondo. Mi ricordo che nelle discussioni
tra avversari politici aveva belle espressioni come ad esempio contro il
fascismo, quando un giorno lo presero per interrogarlo; per cercare di aggiustare
le cose, lui disse: " Io sono un aspiratore " intendendo dire che lui era desideroso
di imparare e quindi desiderava capire, quindi “aspirava”. Ecco, era personaggio
capace di queste astrazioni nel suo modo di parlare.
Alle Coste, c'era anche il babbo del sindaco; che uomo pratico! Un uomo che
sapeva fare. Un uomo veramente in gamba! Tutte le mattine veniva a servire la
messa,quando andavo all'oratorio delle Coste. Era il tipo che nel pronunciare una
frase diceva tre bestemmie, sembravano la punteggiatura
del discorso (e qui il sacerdote si lascia andare
ad un sorriso benevolo).
C'era anche il “famigerato” Giuseppe Nello Bertolotti.
Il famoso “Pella”.Così soprannominato perché
faceva paura a tutti con il suo modo di fare spregiudicato
e prepotente; però, io posso dire che il “Pella”,
Giuseppe Nello era realissimo. Prepotente si!, ne ha
fatte di tutti i colori, veramente tante! Era sempre nel
mezzo alle liti, per qualunque motivo, specie nel gioco
delle carte o nel “tiro” del fucile a “mira” o nel “tiro
della forma”. Sempre per scommesse o cose simili.
Non voleva perdere e quando non vinceva con l'astuzia,
tentava con la prepotenza.
Un giorno, era in tempo di guerra, anch'io arrivai
a dirgli così:“Guarda Pella, se fai a me una prepotenza,
ti faccio il Nome del Padre con questa” e gli puntai alla fronte una vecchia rivoltella
che possedevo.
All’epoca, come ho detto, era tempo di guerra e io scappavo,mi nascondevo
perché ero ricercato dai tedeschi e per difendermi avevo due rivoltelle. Una la
comprai a Castelnuovo dal vecchio Franchini e una me l’aveva data un dottore
ma… (alcuni istanti di silenzio…però l’anziano prete non ricorda chi fosse).
Un giorno, mi toccò buttarle via perché in Mezzana c'erano i tedeschi e se ti
trovavano un'arma ti fucilavano. Scappai di casa perché tre volte vennero a visitare
la canonica. Una volta erano in ottantotto, figuriamoci se avessero trovato quelle
armi, avrebbero bruciato tutto.
Comunque, posso dire che tanti
erano uomini e donne particolari.
Erano troppi forse, tutti avevano
qualcosa di particolare che li distingueva
l'uno dall'altro.
C’era anche un famoso cantore,
il Davino della Capanna Nuova che,
in un latino perfetto, cantava le “lezioni”
di Pasqua e Natale, oppure il
Conti Aladino detto, il “Paladino” di
Mezzana, figlio del “Lungo”, che cantava
specialmente le “lezioni” del
"Posuerunt" anche lui in un latino perfetto, senza mangiare le parole o “stroppiarle”…
Era una vera offesa impedirgli di cantare il “Posuerunt”. Uomo veramente
di fede!
Un popolo che non si risparmiava per la Chiesa. Tutti partecipavano anche
alle ristrutturazioni o sistemazioni della stessa. Per esempio, si andava tutti insieme
sotto Mezzana a scavare la rena per portarla alla Chiesa; questo la domenica
mattina e non mancava nessuno.
Era un popolo molto versatile alla lingua latina e sapevano cantare bene, cosa
nella quale io ho sempre avuto difficoltà ma che loro, tutti, hanno sempre saputo
fare, e mi hanno aiutato molto.
Certo, non c’era solo amore, c'era anche una certa rivalità tra paesi che
emergeva più facilmente tra i ragazzi delle scuole,quando c'erano le scuole in Capricchia.
Si vedevano le lotte tra quelli dei Colli e di Porreta, e quelli di Porreta con
quelli di Mezzana. Qualche volta venivano alle mani ma più che altro le liti sorgevano
tra quelli dei Colli e i Porretani. Forse perché erano a contatto più immediato.
La prima volta che venni quassù,
venni con un prete della “Zina”,
del massese. Era lui che mi accompagnava.
Arrivato, lì ai Fontanacci,
incontrai due o tre donne e mi colpì
il fatto che povere - povera gente
davvero - proprio mal messe in tutti
i sensi, erano cariche come bestie di
“legne” che erano andate a prendere
ai Fontanacci per portarle in Mezzana
come se lì non ci fossero state. Infatti,
ora c'è abbondanza di tutto ma
a quel tempo mancava anche la legna
e le "macchie" erano vietate
perché erano comunali. A me rimase
subito impressa questa gente. Mi
rimase qui dentro (indica il cuore
con la mano) e questo, fu uno dei
motivi per cui non andai via quando
dovevo andare via, dopo il primo
anno.
Il Vescovo, mi aveva detto: “Mi
faccia il favore di andare lassù, mi
faccia il favore per un anno, un anno
solamente!” Dopo, io, non mi ricordai
niente e il Vescovo se lo ricordò
da sè e mi mandò a chiamare perché
avevo fatto il mio dovere per cui mi
chiamava a scegliere un'altra parrocchia...
(alcuni attimi di silenzio).
Però, oramai, gli scrissi, ci avevo
preso la “pratica” e che restavo quassù,
tra questa buonissima gente,
troppo buona!
Tutte le domeniche, la piazza
della chiesa di Capricchia era piena.
Piena di uomini che venivano alla
Messa. Non mancava nessuno!
Alla prima messa, che dicevo
alle otto, c’erano le donne, che poi
preparavano il pranzo.
Alle undici, gli uomini, con tutti
i figli, quelli che mancavano qualche
volta erano i “Costesi”; il resto,
chi era uomo, veniva alla messa.
Era gente buona, onesta che lavorava
la campagna oppure allevava
il bestiame: pecore, vacche, capre.
Tutti si davano da fare.Non c’era
nessuno a cui mancasse qualcosa.
Lavoravano come… somari. Specialmente
i “Collesi” che alle cinque della
mattina erano già tutti “per aria”, al
lavoro nei campi o con gli animali e fino
a tarda sera non andavano a letto.
Gente operosa, attaccata alla
Chiesa, alla famiglia, al lavoro.
Tra i paesi, ai Colli sono sempre
stati i più organizzati, compatti; i più
uniti e poi anche i più benestanti.
Mezzana è stato un paese un po’
più di passaggio, più commerciale; ed
era anche molto popoloso.C’erano tre
botteghe.Alle Coste c’era quella Franchi Rachele che aveva avuto due figli Parroci.
Uno Franchi Giuseppe e l’altro di cui non ricordo il nome; entrambi sono stati parroci
di Capricchia. La famiglia Franchi ha avuto una certa importanza: erano ricchi
e sicuramente godevano di privilegi, sono sempre stati molto vicini al Ducato di
Modena e uno di loro è stato a lungo al servizio dello stesso duca.
Rachele era una gentildonna, una signora, d'animo nobilissimo. Era stata
domestica a Rontano dal Pievano di quell'epoca, don Federico Zerbini - anche
questa, antica e nobile casata di Careggine. Sai cosa? Con questa gente operosa,
onesta, devota, ci stavo “volentieri”. Erano tutti così solerti per la Chiesa.Attaccati
veramente al parroco. E poi mi credevano sulla parola! In generale, quello che
dicevo io era “Sacrosanto”. Purtroppo, però il quasi improvviso cambiamento -
avvenuto dopo la guerra - nei modi di vivere della gente, le nuove esigenze e
quant'altro, hanno portato un calo generale nella pietà, in tutto quello che è spi-
rituale. Tuttavia, va sottolineato che in questi paesi, quasi completamente spopolati
hanno continuato a sopravvivere tradizioni secolari e guai a chi le tocca.
In quale paese del mondo, che conta solamente trenta persone (di cui quasi
tutti sopra i sessant’anni), come i Colli o le Coste o Capricchia, ogni anno a rotazione,
fanno una festa in onore della Madonna che richiama centinaia e centinaia
di emigrati, sia dalle diverse parti d’Italia che dall'estero? E chi non può partecipare
di persona manda denaro. Questo è un popolo straordinario.
Tutti coloro che sono emigrati e hanno fatto fortuna, per prima cosa, tornati
al loro paese, hanno finanziato opere di abbellimento della chiesa di Capricchia
o dell'oratorio del loro paese.
All'epoca, in cui io ero rettore di Capricchia, in Careggine era Pievano Don
Domenico Bertolini; un prete in gambissima, non si faceva mai “prendere sotto
braccio”. Le sue ragioni le diceva, le "spiattellava" precise e tonde, era un po’ severo
e di lui tutti avevano timore, ma era anche buono e faceva le cose più giuste
che poteva. Con me i ragazzi scherzano, ma con lui, se ti dava un “manrovescio”,
ti ronzavano le orecchie per una settimana. Forse, il suo carattere un po’“burbero”
gli era venuto anche per tanti problemi che “i Careggini” gli avevano creato
inizialmente. Quando venne nominato
Pievano ci fu una schiera di avversari
capeggiati dai “Francami”
(famiglia Franchi) insieme agli Zerbini.
Gli erano ostili perché chiedevano
come parroco un Chierico loro
consanguineo che all'epoca però non
era ancora prete. La Parrocchia di
Careggine fu quindi “messa a concorso”
e assegnata a don Bertolini di
Vagli. Le famiglie sopraddette, per
farlo rinunciare, non gli davano tregua;
erano arrivati al punto, tale era
l'avversità, che diedero fuoco (così almeno si sospettò a quel tempo) alla capanna
del Pievano con tutte le bestie dentro e questo senza che le autorità dell'epoca
intervenissero. In altre parole, tutti si prestavano ai giochi di questi “caporioni”,
perché erano veramente potenti. Infatti,quando la capanna prese fuoco, tutti erano
già pronti per andarla a spengere; tutto questo per impaurirlo e farlo rinunciare
all’incarico.
Poi la cosa si calmò per qualche tempo, fino a che una sera, non essendo ancora
soddisfatti, qualcuno tentò di bruciare la canonica con il prete dentro, gettandovi
un fazzoletto imbevuto di benzina, dopo aver aperto la finestra del piano
terra; il fazzoletto cadde sulla nuda terra invece di cadere sulle tavole di legno del
pavimento e quindi il fuoco si spense da solo. La mattina il Pievano scoprì il fazzoletto
che vuoi il caso, era bruciato solo in parte e nella parte rimasta intatta vi
erano le “cifre” (iniziali) del proprietario dello stesso e quindi con questo indizio
fortissimo, si capì chi era stato. Il Pievano fece tutti gli esposti del caso e, come risultato,
per sei mesi mandarono due carabinieri a tutelarlo.Quando il Pievano veniva
in Capricchia, i due carabinieri lo precedevano per controllare eventuali imboscate.
Quando era in Canonica a Careggine, sia di giorno che di notte, c'era un
militare all'inizio e alla fine del vicolo. Questo per dire che fino a qualche decennio
fa la vita di questi paesi e dei loro abitanti era rimasta indietro di secoli, come
nel medioevo».


LA VIABILITÀ ANTICA
Per immaginare meglio quale è
stato lo sviluppo del comune di Careggine,
del suo territorio e dei suoi
abitanti, a nostro avviso va conosciuta
quale era la situazione viaria in
questi luoghi per tutti i secoli scorsi
fino ai nostri giorni, intesi dagli anni
1940-2000.
Le strade da sempre sono state
considerate la linfa vitale dell’uomo.
Non per nulla queste vengono chiamate
“arterie”come quelle del corpo umano,
perché attraverso le strade scorre la
vita (infatti la prima cosa che costruivano
i Romani per raggiungere il loro
impero erano le strade).
Premesso quanto sopra, va subito
detto che il nostro comune non era
attraversato da arterie ma solo da una
piccola vena e da infiniti capillari .
La strada principale che percorreva
l’intero territorio, partiva da Isola
Santa, saliva alle Capanne e poi, in
linea orizzontale, attraversato il passo
di Scala o Scalette, scorreva sotto il-
Colli, arrivando nelle vicinanze di Capricchia,
per poi giungere nel centro
di Mezzana; da dove, con una salita
verticale, si raggiungeva località La
Foce. Da qui si diramavano due strade,
l’una che scendeva a Careggine capoluogo
del comune e l’altra scendeva
verso il villaggio della Croce e poi a
Castelnuovo, centro e cuore della Garfagnana.
Questa strada detta “Via Comunale” era poco più di un largo sentiero di
montagna, la sua larghezza non raggiungeva
il metro e mezzo, si poteva
transitare a piedi oppure con i muli
(da cui il nome “mulattiera”).
Per avere una migliore idea dei
luoghi è indispensabile sapere che
nessuna strada, nessun sentiero di
collegamento, facilmente praticabile,
esisteva tra Isola Santa e Castelnuovo
che percorresse la vallata della Turrite
Secca. Il letto del fiume, meglio dire
torrente, era impraticabile. Le pareti
dei monti, sia alla sua destra sia
alla sua sinistra, erano e sono impervie
e scoscese e con grande rischio di
perdervi la vita. Il torrente poteva essere
raggiunto scendendo o salendo
quindi sempre per via verticale cioè
dal’ alto in basso e viceversa; mai in
linea orizzontale .
Tutto questo fino agli anni
1940-45 circa quando, durante la seconda
guerra mondiale, i tedeschi
aprirono l’attuale collegamento Castelnuovo-
Isola Santa-Tre Fiumi: strada detta del “Cipollaio”.
Gli anziani dei nostri paesi raccontano che furono
obbligati dagli stessi tedeschi a lavorare alla costruzione
di questa strada. I tedeschi, non curandosi degli aspetti
ecologici e paesaggistici si aprirono la strada, in queste
pareti di dura roccia, utilizzando continuamente cariche
esplosive.
Oggi, la nostra mente di uomini moderni che utilizzano
mezzi moderni di trasporto ha difficoltà a concepire
lo spostamento di uomini e cose per migliaia di chilometri
sempre e comunque a piedi o con l’ausilio di animali
da trasporto come asini e muli. Gli spostamenti duravano
giorni,mesi, anni ma non c’era luogo dove l’uomo
non potesse arrivare.
La nostra zona,come gran parte di molte
altre terre, era ricoperta da una fitta boscaglia
e popolata da branchi di animali selvatici
come lupi e cinghiali e anche da animali agili
come le capre che potevano vivere indisturbate
sulle pendici inaccessibili di questi aspri
monti.Non per nulla, la nostra Capricchia ha
origine da "Capriculum" nome latino che indica
luogo adatto alla vita delle capre.
Ma cosa ha portato esseri umani a vivere
in queste zone che con l'occhio di oggi
sembrano così inospitali? In realtà è l’uomo
che ha modificato le sue necessità; ma per le
sue esigenze, dalla preistoria fino al 1800-
900, questi luoghi erano tra i più ricercati,
vediamo in breve il perché.
Tre erano le sue necessità principali:
l'alimentazione, la difesa, l'acqua.
La sopravvivenza, per milioni di anni,
si è basata su una economia prevalentemente
silvo-pastorale.
L’uomo vive a stretto contatto con la
natura e intrattiene un rapporto positivo
con il suo ambiente. Nei boschi delle nostre
montagne abitavano pastori, cacciatori, boscaioli,
agricoltori nei piccoli appezzamenti
di terreno liberato dalle piante intorno alle
capanne celtiche.
L’allevamento è allo stato brado in pascoli
liberi. I greggi, principalmente di capre,
sono gli animali allevati più frequentemente
perché adatti ad un terreno roccioso e più abile a sfuggire
ai predatori che infestano la zona.
Maiali, galline, selvaggina, pesci dei torrenti, frutti di bosco
cresciuti spontaneamente, bacche e funghi, formaggi e infine il
taglio e la raccolta della legna. Su questo si basava l’economia degli
uomini che vivevano sulle nostre terre. L’utilizzo degli spazi
incolti e delle risorse da parte di tutti è ancora libero. Prima del
IX secolo chiunque può cacciare, un secolo dopo, questa attività
sarà soggetta a regole e riservata ai signori.
Quando, nel IX secolo, si avvertono
i primi segni di una ripresa demografica,
il rapporto dell’uomo con
l’ambiente selvaggio ed incolto si trasforma.
Si iniziano ad ampliare le zone
coltivate: dissodamenti e disboscamenti
permettono la coltivazione di
cereali e frumento. I boschi di faggi lasciano
il posto ai castagneti. La castagna
sarà per secoli l’alimento principe
della nostra zona sia per gli uomini
che per gli animali. La coltivazione
della castagna sarà la ricchezza delle
nostre terre.
In secondo luogo la difesa da
nemici provenienti da vicino e da
lontano. La storia dell’umanità è costellata
da guerre, invasioni e soprusi;
nessun territorio del mondo è stato
esente da queste calamità.Conquistare,
rubare, saccheggiare per dominare
e non solo per sopravvivere ma
per possedere e sfruttare il bene prodotto
dalle mani dei propri simili.
Ecco quindi la necessità per gli uomini che si sentivano liberi di ricercare
luoghi particolari dove la difesa delle proprie cose
e delle loro case e famiglie fosse più semplice.Luoghi
che la natura aveva dotato di difese naturali
impenetrabili, insormontabili.
Una piccola divagazione: cosa avrà pensato il
primo uomo che dopo giorni e mesi di cammino è
arrivato sul colle della Foce, è salito verso la sommità
del Tribbio e si è guardato intorno? Proseguendo
il suo lungo viaggio è arrivato sul Monte
Sumbra e poi giù al Col delle Capanne e poi ancora
giù verso la vallata della Turrire Secca nella ricerca
di un passo che gli avrebbe permesso di raggiungere
i luoghi dove tramonta il sole. Nulla: da-
vanti a lui profondi strapiombi.E così,
camminando sulle creste dei monti,
dopo qualche giorno si è ritrovato,
non con poca fatica, nella zona della
Foce e si è reso conto di aver fatto un
giro di 360 gradi camminando sulle
mura naturali di una immaginaria
città. Probabilmente avrà tirato un
lungo sospiro e dopo un breve riposo
si sarà precipitato verso la sua tribù o
tenda o grotta, da qualunque parte del
mondo fosse la sua origine, e caricati
in spalle “armi, - bagagli e famiglia” è
ritornato sicuramente nei luoghi che
aveva appena conosciuto dicendo ai
suoi: “Vi porto in un posto dove non
dobbiamo recintare i nostri villaggi di
pali o mura perché è già tutto fatto.”
Terza e indispensabile necessità
dell’uomo: l’ACQUA. Tutta la zona, in
particolare quella che circonda il villaggio
dei Colli, è costellata da fonti
naturali di acqua limpidissima .Tanto
è che questa risorsa è da pochi anni
sfruttata a livello industriale con la
creazione dello stabilimento per
l’imbottigliamento dell’acqua di una
di queste fonti (“Azzurrina”).
Ma torniamo alla Viabilità. Dopo
i primi insediamenti umani, prima
descritti fantasiosamente, nella
ricerca della sicurezza, ecco, nel tempo,
la necessità di aprire verso la Versilia
un passaggio, un collegamento che evitasse agli abitanti della nostra zona
di avere una sola via di ingresso e di uscita da questi monti, situata in Loc. La Foce.
Venne scavato nella roccia un piccolo sentiero per collegare la popolazione di
Careggine con la Versilia. E fu aperto il passo di Scala o Scalette dando così la
possibilità a Careggine e alla Garfagnana tutta di unirsi e interscambiare merci,
culture e genti con la Versilia. Da quel momento (non sappiamo quando sia sta-
to) il comune di Careggine si è trovato al centro e confine tra le due piccole regioni
geografiche e, con i suoi abitantii, ha parteggiato, dall’alto dei suoi monti,
dall’una o dall’altra parte a seconda delle opportunità.Vedremo in seguito, nel
racconto della storia del nostro comune, le vicende che ha attraversato.
Nella pagine successive abbiano cercato schematicamente di tracciare la
viabilità della nostra zona indicando i nomi dei luoghi che i vari sentieri attraversano.
Ci è sembrato cosa giusta anche perché, probabilmente tra pochi anni,
questi nomi frutto della fantasia degli antichi, verranno dimenticati mentre, per
chi scrive e forse chi legge questi nomi hanno un significato indimenticabile.

La viabilità antica Storia di un popolo: Careggine
Le Capanne di Careggine
Forbici
Sant’Antonio
Passo di Scala
Grotta della Miglia
La Fredda
Canale della Fredda ➵ I Colli
Il Bozzo
Le Mesorette
Ternia
La Marta
Grotte del Papa
Metati Grandi
Agheta
Fontanacci ➵ I Mulini
Scoglieti
Vultina ➵ 10-I Colli
Il Pilon
Le Lezze
Canal Cicco
Capricchia Chiesa
Nomi delle località da: 2 - Le Capanne a 3 - Capricchia
Da Capricchia a La Foce e oltre
Capricchia ➴ Il Culaccio ➶ I Mulini
La Pila
Il Collo
Mezzana di Qua ➵ Iapori
Mezzana di La
La Foce
Compasqua
La Croce di Castelnuovo
Storia di un popolo: Careggine La viabilità antica

Capricchia
Passo della Formica
Porreta
Il Canale
Salognana
Canal del Pidocchioso
Iapori
Salita del Pidocchioso
Passo della Formica
Da: Passo di Scala ➶ I Colli ➵ Porreta ➶ Passo della Formica
Passo di Scala
Grotta della Miglia
La Fredda
Canal della Fredda
Il Bozzo
Le Mesorette
Ternia
Il Collo
Radicia
Chiarintina
Sassi
I Colli alla Chiesa
I Colli di Sotto
I Castagnoli e La Catozza
Le Casette
Il Pianello
La Fistia
Le Coste di Mezzana
Il Pisciarin ➵ Gli Scoglieti
Canal dell’Angelo
I Pozzaioli di Sotto e di Sopra
Selva della Macchia
I Canaletti ➵ La Marzia
Nazzurina
Canal delle Conche
La Costa
Porreta
Da Vultina a I Colli
La Crocetta
Piastra di Sotto
Piastra di Sopra
La Fistia
La Pillotta
Metato del Gianni
La selva
La Catozza
I Colli di Sotto

La viabilità antica Storia di un popolo: Careggine
Da Colli di Sopra ➶ Via delle Macchie
Colli di Sopra
L’Angelo
Le Porche
La Patacca
Il Piccinin
Il Marchion
Porchetta
Il Losson
Sassi Macegni ➵ S.Antonio
➶ Caprariccia
Il Bruciaticcio
Il Catino
I Pianacci di Sopra
Macede
Col delle Capanne
Da il Pianelo a i Pozzaioli di Sopra
Il Pianello
Coste del Cola
Il Cola
Le Fossette
Il Pasquella ➴ Canal dell’Angelo
Fosso del Pasquella
➶ I Bottacci
Fosso delle Ronde
Le Coppe ➴ I Pozzaioli di Sopra
Via della Vacche e Via della Cette
➶ Da Fontana Vecchia ➵ a Tribbio
Fontana Vecchia
La Casa
I Passi
I Grepoli
Le Comunelle Caprariccia ➵ Pasquella
I Gorghi La Lezzaccia
I Piastrai I Bottacci
La Mesoraccia Il Bozzetto
Col delle Capanne Pozzaioli di Sopra
Col del Nanni
Canal di Nazzurina
Il Muzzin
Balbona Lucca Rosso Il Tribbio
Verso i Colli Verso Porreta

Da Passo della Formica
al Tribbio a Il Sumbra
Passo della Formica
Vianova
La Corneta
Il Tribbio➵La Gatta
Il Soldato
Il Ciopera
Prà del Robba
Canal di Nazzurina
Imporcato
La Catinella
Il Catino
Pianacci di Sopra
La Lezzaccia
Col della Capanne
La Crocetta
Prà dei Gracchi (corvi)
Via Pari
Monte Sumbra
Storia di un popolo: Careggine La viabilità antica

Canal di
Nazzurina,
dove nasce la
nota acqua
oligominerale
Azzurrina
In basso:
Il Pilon

LE MESTAINE
Nello svilupparsi della fitta rete di sentirti montani spesso l’escursionista si
imbatte in piccole casupole.Queste sono le cosiddette “Mestaine”e sono sparse su
tutto il territorio di Careggine. La loro costruzione risale alla notte dei tempi. Al
loro interno si trova incastonata, in una piccola nicchia, una immagine sacra o
della madonna o di qualche Santo protettore. Normalmente le immagini sono
scolpite in modo spesso rudimentale su piccole lastre di marmo bianco.
Le antiche Mestaine nascono e si diffondono
dal 1600 e sono il frutto della profonda
religiosità di tutta la popolazione. Oltre a questa
profonda necessità dello spirito di ricordare
sempre la protezione e la vigilanza sugli uomini
della Divinità, le Mestaine avevano anche
lo scopo di proteggere i pastori o i viandanti
dagli improvvisi cambiamenti climatici
come temporali e nevicate.Le Mestaine erano
un luogo di rifugio ed erano sempre situate in
particolari crocevia delle mulattiere.
Le Mestaine erano anche il punto di incontro giornaliero tra i pastori.Nella
piazzola antistante a queste,mentre i greggi pascolavano nei dintorni, veniva recitato
il S. Rosario.

LA STORIA ANTICA
Careggine e il suo territorio nella preistoria
Il nostro lungo viaggio inizia dalla preistoria; infatti nel comune di Careggine,
si trovano tracce delle presenza dell’uomo già nell’età della pietra. Le ricerche
che si sono svolte hanno riguardato principalmente la vallata della Turrite Secca
e precisamente in loc. La Pollaccia, Isola Santa, Le Pierne.Dove si sono avuti una
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Ricostruzione immaginaria dei primi cacciatori sulle nostre montagne
Ritrovamenti preistorici in loc. Le Pierne
Gli strumenti nati con l’agricoltura. A sinistra: falcetto formato da
un ramo con infisse schegge di selce. A destra: Mole di pietra levigata
per produrre la farina.

Nei pressi di Piastrigoli è stato recentemente scoperto (aprile 1985) un riparo
sotto una roccia con abbondanti tracce degli uomini primitivi.
Questi utilizzavano in qualche modo la succitata piccola cavità naturale per
riparo o altro (per altre informazioni si veda “Il mesolitico in Garfagnana” Guidi,
Pioli, Rossi).
Altre tracce significative che denotano la presenza di uomini preistorici nella
zona di Careggine, sono state ritrovate nei pressi del nuovo campo sportivo durante
i lavori eseguiti: si tratta di manufatti silicei e alcuni frammenti di ceramica
d’impasto.Altri ritrovamenti infine nei pressi di alcuni fabbricati di nuova costruzione.
(Ricerche effettuate da O. Guidi, M. Pioli del gruppo Arc. Garf.)
Certo è che le terre del nostro
comune sono sempre state abitate in
tutti i periodi della storia dell’umanità.
Anzi riteniamo che ricerche più
approfondite ci potrebbero riservare
interessanti sorprese. Tutto il territorio
di Careggine, per la sua posizione
geografica, per la sua configurazione
geologica e per la ricchezza del suo
suolo e sottosuolo, è stato sicura-
mente centro di stanziamenti
umani, se pur piccoli. Sui suoi
colli gli uomini in tutti i tempi
hanno trovato sicurezza per le
difese naturali che il territorio
presenta. Basti pensare a quale
muro invalicabile poteva essere
il Passo di Scala, o Scalette,
così chiamato perché si dice
che anticamente gli uomini
usassero, per raggiungere i
nostri villaggi, delle scale di
corda gettate dall’alto del dirupo
che poi venivano ritratte.
Niente di più probabile.
La migliore descrizione di questi luoghi ce la dà un resoconto (inviato nel
sec. XVI al Duca di Modena da un suo incaricato) da utilizzare per organizzare le
difese del territorio.
Delle qualità della milizia
e modo facile per difendere la Provincia.
“…Ciò premesso. Riflettendo, che la Provincia confina con tre Potenze,
cioè col Gran Duca di Toscana, con la Repubblica di Lucca, e col
Duca di Massa; se mai (che Dio non voglia) spingessero genti sulle
Panie, o Monti Apuani, per isboccare sul Territorio di Vagli, sono strade
si dirupate, sì anguste, e in siti si scoscesi, e impossibili a facilitarsi,
che un Soldato solo può fare ostacolo a cento. L’azzardarsi al passo
dell'Isola Santa, non può riuscire, se non sfilando per Panie, che spaventano,
e dovendosi camminare per diffilati, nè quali a gran pena
può capire una persona per volta: col solo taglio di pochi passi del
sentiere, che è nella grotta, si rende affatto impossibile il transito”.
I primi uomini: Liguri - Apuani - Celti
La zona di Careggine, come quella della Garfagnana,
da tutti gli storici più antichi si ricava fosse
abitata da un popolo detto “LIGURE-APUANO”.
Ma chi erano veramente questi terribili uomini ce
lo racconta e descrive Tito Livio nelle sue Historia
Lib. XXXIX.
“I LIGURI APUANI erano una popolazione
dell’Italia antica, parlavano una lingua non indoeuropea
(documentata da toponimi) ed era considerata
dagli antichi la popolazione più antica e
primitiva dell’Italia”.
L’avanzata dei Celti ne ridusse il territorio,favorendo
nel contempo la formazione di tribù Celto-Liguri–
Apuane dedite ai commerci con Greci ed Etruschi
lungo la costa del Mediterraneo occidentale.
L’incontro tra le varie culture, si nota ancora
nella zona di Careggine per la diffusione e la attuale
esistenza in loco di numerose capanne che per la
loro particolare costruzione sono dette “CELTICHE”.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica.

La Capanna celtica

La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Capanna celtica nei boschi di Careggine
Queste capanne erano costruite molto
spesso su un declino del terreno e avevano
una forma rettangolare con lati di circa m
10 per 7. La base perimetrale era costituita
da mura in pietre raccolte sul posto, su queste
venivano collocati dei travi e travicelli
(tronchi di albero più o meno grandi, non
squadrati) che sorreggevano un pavimento
di tavole.Dalle mura perimetrali si innalzavano
travi non molto grossi che venivano
uniti a due a due all’altezza di 5-6 metri dalla
sommità delle mura. All’incrocio in alto dei pali verticali, un trave orizzontale
teneva unita l’intelaiatura del tetto; il quale era costruito legando, sull'intelaiatura
stessa, uno vicini all’altro e sovrapponendoli l’uno a scalare sull’altro, dei “mastelli”
di paglia avanzati dalla “battitura” del segale.
La sovrapposizione dei “mastelli” partiva dal basso (gronda del tetto) fino a
raggiungere la sommità della capanna detta “colmo”.A chiusura del tetto, sul colmo,
venivano poste delle grosse cortecce concave di castagno.
Le capanne celtiche avevano una serie di caratteristiche essenziali per la so-
Capanna celtica: entrata.
pravvivenza di uomini e animali in queste
zone montuose e molto fredde: erano semplici
da allestire, veniva usato materiale in
loco come pietre, alberi e paglia; l’interno
era caldo d’inverno e fresco d’estate.
Il tetto era estremamente leggero e
impenetrabile dall’acqua, l’inclinazione faceva
scivolare rapidamente la neve. La parte
interna del tetto era adibita alla conservazione
del fieno,mentre la parte inferiore, era
utilizzata come rimessa degli animali. Durante
l’inverno, quando era impossibile
mandare al pascolo i greggi e gli armenti,
questi venivano nutriti con il fieno stoccato
al piano di sopra, nel tetto di paglia, e veniva
immesso nella mangiatoia sottostante
tramite aperture (“botole”) poste nel pavimento
di divisione tra i due piani.
Si ritiene che i CELTI, nella loro avanzata
dal nord verso il sud, avessero nella zona
della Garfagnana e in particolare Careggine,
la loro linea di confine con gli Etruschi,
che a Lucca e nella Media Valle avevano
un loro consistente stanziamento.
Considerando che, anche in modo incomprensibile,
la storia ha i suoi cicli e prima
o poi si ripete (ricordando Gian Battista
Vico), noi ritroviamo,moltissimi secoli dopo,
la stessa linea immaginaria di confine
tra due diverse civiltà che sempre passa sulle
nostre terre. Per questo ricordiamo che,
dopo la caduta dell’impero romano, sia i
Goti sia i Longobardi nelle loro invasioni,
arrivarono dal nord ma sulle nostre montagne
terminarono la loro avanzata verso il sud della penisola italiana.
E forse non è un caso se perfino Hitler, sulle orme degli antenati, segnò su
questi monti, la “Linea Gotica” come suo baluardo.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica

La società Ligure-Apuana-Celtica
La società Ligure-
Apuana, con influenze
CELTICHE era di tipo
rurale, basata sull’agricoltura
e sulla pastorizia.
Gli insediamenti
comprendevano
un' area in cima ad
una collina, o ad una
zona elevata. L’interno
era occupato da capanne
e da aree adibite
a lavori manuali. L’unità
della comunità era
la tribù, al cui interno erano diversi gruppi sociali: il sacerdote, chiamato Druido,
i nobili, le famiglie dominanti, gli agricoltori, gli artigiani, coloro che svolgevano
lavori manuali, ed infine gli schiavi. Cesare li descrive come appassionati
guerrieri che, per incutere maggior timore in battaglia, si dipingevano il
volto di “gualdo”, una tintura vegetale di colore blu. Erano ottimi lavoratori di
metalli. Le nostre montagne da sempre sono state ricche di vari metalli tra cui
il ferro (vedi Fabbriche di Careggine) estratti quando più e quando meno in
tutti i secoli.
Ma è anche noto (Tacito - Storie, - Dialogo degli oratori) che i popoli germanici
(i Celti) non abitavano alcuna città e non sopportavano nemmeno case
riunite tra loro.Vivevano in dimore isolate e sparse qua e là, a seconda che una
fonte o una pianura o un bosco li avesse attirati. Fondavano dei villaggi, non di
edifici collegati e connessi, all’uso romano: ciascuno lasciava uno spazio libero
intorno alla propria casa, forse contro il pericolo di incendio.Non adoperavano
pietre squadrate né tegole: per tutto si servivano di legname greggio, senza
preoccuparsi di rendere piacevole l’aspetto esteriore delle proprie abitazioni,
curandosi solo dell’aspetto funzionale. Erano soliti anche scavare dei sotterranei,
e li ricoprivano di abbondante letame ove potevano nascondersi o nascondere
i propri tesori al sopraggiungere del nemico il quale naturalmente saccheggiava
ciò che era in vista (e ciò che era sotto terra lo ignorava).

L’Italia nel III sec. a.C.
Careggine sotto Roma

L’espansione romana nella regione iniziò nel 238 a.c., e si intensificò dopo la
conquista della Gallia e della Spagna; era infatti necessario assicurare le comunicazioni
di queste lontane regioni con l’Italia e con Roma in particolare.
Sulle nostre montagne i Romani trovarono delle fortissime opposizioni da
parte delle tribù liguri che rimasero per secoli indomate e indomabili costringendo
i Romani a lunghe e faticose guerre. Questi, per vincere le
continue ribellioni delle tribù liguri-apuane, dopo “rastrellamenti”
capillari sulle nostre montagne, dovettero deportare a Taurassi nel
Sannio (Abruzzo) 47.000 persone con le loro famiglie in due volte
(TITO LIVIO “Historia” lib. XXXIX) anno 173 a.c. La zona della Garfagnana
e in particolare Careggine con le zone limitrofe, furono sicuramente
interessate a queste lotte e a queste deportazioni.
I Romani mandarono in Garfagnana, probabilmente anche
nella zona di Careggine, una colonia di veterani alla quale distribuirono
la proprietà dei terreni.
A difesa del territorio, in vari tempi successivi, costruirono dei
campi militari (castra) nei punti più adatti a guardia delle strette
che ivi chiudono le valli. Forse intorno a quell’epoca ebbe origine la
proprietà collettiva di quei beni che furono poi dei comuni, e che costituirono
il primo e fondamentale nucleo economico di questi.
A nostro parere la zona di Careggine rimase sempre lontana
dalla influenza diretta di L Soldato Romano ucca città romana essendo zona lontana
dai centri di potere e di difficile collegamento viario, come abbiamo visto. L’insediamento
di Careggine, capoluogo posto sulla omonima collina, a controllo e difesa
delle vallate sottostanti, aveva una rilevanza strategica non indifferente anche
al tempo dei Romani: da cui il nome CARICINUM o CAMPUS REGINE (vedi
Repetti) con un ampio e forse doppio significato e cioè non tanto “accampamento
della regina” ma “accampamento a capo o principale” di altri accampamenti
o “castra” sparsi
sulla zona. “Campus =
accampamento” ci sembra
un termine più adatto
a una struttura abitativa
dove è accentrato un
potere decisionale sia civile
che militare. Questo
non significa che non fosse
fortificato anche se in
modo abbastanza primitivo.
51
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Distribuzione delle terre
Ricostruzione accampamento romano di Careggine.
Careggine: le invasioni barbariche
Durante il dominio Romano, la Garfagnana, quindi anche Careggine restò soggetta
e fedelmente obbedì alle leggi di Roma,non solo nei tempi della Repubblica ma
anche sotto gli Imperatori fino ad Arcadio e Onorio, quando l’Impero Romano ormai
in decadenza venne invaso da Goti,Vandali, Svevi, Dani, Longobardi,Norvegi,Rughi,
Gepidi, Gutoni,
Burgundi, Sciti,
Turchi, Unni,
Eruli, Alani, Bulgari,
Sermati,
Traci, ecc..
La Toscana,
Lucca e probabilmente
anche
la Garfagnana
con i suoi villaggi,
furono
messe a ferro e
fuoco dalle orde
barbare di Alarico,
Attila, Ricimero,
Genserico.
Infine i
Goti si impossessarono
di
Lucca e della
Garfagnana che tennero per circa 70 anni governata da nove re di questo popolo
cioè dalla fine del V ° secolo alla metà del VI° d.c.. quando Giustiniano Imperatore
vinse Totila re dei Goti . Successivamente Teia, ultimo re dei Goti, barricatosi a
Lucca,dopo sette mesi di assedio ( anno 555 d.c. ),si arrese a Narsete capitano dell’esercito
di Giustiniano. Lucca e la Garfagnana tornarono sotto l’Impero ma per
poco tempo, infatti nel 568 la provincia fu occupata dai Longobardi “uomini dalla
lunga barba”, dominatori di gran parte dell’Italia centro nord che posero a Lucca
uno dei maggiori centri del loro potere fino al 774 quando furono vinti da Carlo
Magno, primo Imperatore d’Occidente coronato tale da Leone III Papa .
Così Lucca tornò sotto l’Impero e con essa anche la Garfagnana e Careggine.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
52
Le invasioni barbariche.
Careggine:
tra Imperatore e Papa - tra Stato e Chiesa
La Chiesa
In tutto questo movimento, in tutta questa confusione di popoli, lingue, leggi,
l’unica cosa certa, l’unico “collante” unificatore della società era la Religione e
tutto quello che la riguardava, quindi: il Papa, il Vescovo e la struttura fisica che
localmente tutto questo riassume e rappresenta cioè la Chiesa e il suo Campanile.
Tutta la vita sociale ruotava intorno al suono della campana .La chiesa si sostituiva
allo stato che era assente. L’incertezza della vita quotidiana trovava rifugio
e appagamento nella certezza della vita eterna. L’autorità terrena dei rappresentanti
dell’autorità Divina azzera l’autorità dello stato e della società di conseguenza
il potere di tutto su tutto, sia del terreno che del Divino, viene preso dalla
Chiesa e dai suoi rappresentanti - Papi e Vescovi - i quali diventano i più grandi e
potenti proprietari terrieri che mai prima si siano visti.
Lucca non fa eccezione a questa regola, tanto è vero che i suoi Vescovi furono
i più potenti proprietari di
terre che il contado lucchese
abbia avuto. Spesso “simoniaci”
cioè “distributori” ai propri
familiari di terre e privilegi,
iniziarono ben presto a livellare
i loro beni e quelli dei Pivieri
con le decime annesse ai loro
parenti e amici che divennero
“feudali”.A un ramo de’Corvaresi,
già potenti nella Versilia
che dipendeva dalla diocesi di
Luni, e discendenti diretti dei
re Longobardi, dai Vescovi fu
assegnato come “feudo” quello
di CAREGGINE, oltre a case e
masserizie sparse qua e la.
53
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Careggine: i primi documenti
VII sec. d.c. anno 720 . Primo documento riguardante Careggine
Perdualdo, nobile lucchese, padre di Peredeo Vescovo di Lucca, circa nell’anno
720 fondò una chiesetta in “Careggini”sotto il titolo di S.Pietro e Paolo, che divenne
con l’andare del tempo Pieve di S. Pietro .
Il 16 Marzo 778 il succitato vescovo di Lucca, Peredeo, col suo testamento
donò la succitata chiesa alla Cattedrale di Lucca.
La creazione di una chiesa diventata Pieve con un suo Rettore è di grandissima
importanza perché questo sarà il seme originario dei Comuni che si svilupperanno
molti secoli dopo.
Infatti la comunanza d’interessi religiosi derivata dall’appartenere ad una
medesima chiesa, fatto di straordinaria importanza per quei tempi ,doveva di per
sé portare gli abitanti di questa comunità a incontrarsi e prendere delle decisioni
comuni. Altra singolare unione di interessi doveva essere la comunanza delle
proprietà e della coltivazione dei terreni che in quei tempi comprendeva quasi
tutto il territorio della “rettoria ecclesiastica”o del “comunello”. Questa combinazione
di interessi economici e religiosi dovette essere , inconsapevolmente, il germe
del comune.A questo proposito va citato il De Stefani:“…Ritengo non inverosimile
che il germe dell’istituzione del comune, in queste popolazioni dedite fin
da antichissimi tempi alla pastorizia, fosse nell’ordinamento delle tribù o clans liguri
anteriori alla conquista romana. Di ciò mi persuado quando penso che
quanto più si rimonta a tempi antichi, tanto più si trovano stretti rapporti fra gli
abitatori di un medesimo comunello, e tanto più profonde si fanno le distinzioni
dai comunelli circostanti, per esempio con l’esclusione nel modo più assoluto
chiunque non sia terriero dei vantaggi del comune, con l’adottare abitudini e tradizioni
che distinguono quanto più possibile dai comunelli circostanti, col soggettare
con minuziose regole ogni singolo atto dei terrieri. Il sistema dei comunelli
è quello delle tribù primitive…”.
Careggine ha il suo Signore?
Il nobile Vinildo
910 - 995 d.C.
Si hanno pure due pergamene, degli anni 910 e 995 da cui risulta l’esistenza
dei “Signori di Careggini”.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
54
Infatti nel 995 Vinildo o Vinigildo, soprannominato Vinitio, ed Alberti,
chiamato volgarmente Albizio, figlio di Fraolmo, ricevette dal Vescovo di Lucca
Gherardo II, a titolo di livello, una chiesa o cappella di S.Martino in “Careggini”,
insieme ad altri beni a Gallicano, a Dalli e altrove.
Lo Stato
Gli eredi di Carlo Magno non ebbero la potenza di controllare e guidare
l’impero così quando Carlo Grasso, ultimo re dei Carolingi, depose il trono, i
Longobardi diedero nuova vita al loro regno innalzando alla corona i famosi
Berengari e Arduino; questi,
combattuti da vari Lotario,
Ottoni e Enrico il Santo imperatori
Germanici, dovettero
soccombere. Non fu però
la fine di tanti conti,marchesi
e duchi e molti signori di
sangue longobardo; i quali,
approfittando di queste lotte
interne, si sottomisero all’Imperatore
ottenendo da
questi la possibilità di consolidare
il loro potere locale
molte volte già attribuito loro,
nel passato, dai Vescovi.
55
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
IL Lastrone - La danza delle armi
Nel maggio del 1923 fu scoperto, a ridosso della chiesa di S. Pietro di Careggine,
nascosto dietro una scala, un lastrone di pietra adibito a copertura sepolcrale.
La scoperta, del tutto casuale, è da attribuirsi ad alcuni operai intenti alla
sistemazione della stessa chiesa per i danni causati dal terremoto del 1920 che
aveva colpito in modo disastroso tutta la Garfagnana compreso il territorio di Careggine.
Il lastrone era posto a circa due metri da terra e racchiudeva uno scheletro
ben conservato. Successivamente fu istallato nella attuale posizione, affiancato
alla porta d'ingresso del campanile, dove attualmente può essere ammirato.
Il lastrone è di calcare molto compatto, di colore grigio chiaro-scuro con
sfumature sul rosa antico e giallognolo. La sua lunghezza è di m. 1,55, - l’altezza
di cm. 68 e con uno spessore di cm. 7-8. Mentre i contorni nella parte sinistra
sono lineari e ben squadrati e definiti, la parte destra è mancante dell'angolo
in alto e probabilmente mancante anche di un ulteriore prolungamento.
Sul lastrone sono scolpiti in bassorilievo due personaggi, uno maschile e
l'altro femminile che racchiudono un grande mistero.
La figura femminile è posta a sinistra, con il corpo ricoperto da una veste
aperta sul davanti, dove è evidenziato il sesso; mentre l'uomo posto a destra è
completamente nudo, con il sesso molto pronunciato. I due hanno le braccia volte
in alto, verso il cielo. Il palmo della mano sinistra della donna si unisce con la
mano destra dell'uomo.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
56
Il lastrone
Con la mano destra la donna
brandisce minacciosamente una
spada, mentre l'uomo nella mano sinistra
alza una lancia.
I piedi delle due figure sono rivolti
verso l’esterno e sono ricoperti
da grossi scarponi che danno l'impressione
di essere assai pesanti.
Il prof. Guglielmo Lera, noto
storico contemporaneo, a proposito
di queste due figure cosi scrive:
«…Questa “danza delle armi”
probabilmente faceva parte di un sarcofago
o copriva la tomba di un soldato.
Ma quale mistero si cela nelle due
figure ? Sono il simbolo di una solidale
partecipazione dell'uomo e della donna
alla difesa della terra, l’allegoria di uno
scontro d'amore o il richiamo ad un rito
dal significato inafferrabile?
La mancanza di reperti ceramici
e metallici rende ardua anche la sua locazione
nel tempo. Tuttavia la barbarica
rappresentazione dei due personaggi
non ancora ingentilita dal romanico, i
sessi chiaramente delineati per esigenze
espressive volendosi ad ogni costo indicare
che si trattava d'una donna e d'un
uomo, e soprattutto le caratteristiche
delle due armi inducono a datare la scultura intorno al sec. VII. Tale ipotesi troverebbe
conferma soprattutto nella longobardizzazione del territorio, che non mancò certamente
di rinvigorire le tradizioni guerriere degli antichi Liguri».
Certo è che, qualunque sia la storia di questi personaggi, senza un piccolo
intervento di manutenzione e di salvaguardia, la loro immagine presto scomparirà,
abbandonato come si trova dall'incuria degli uomini alla furia del tempo e
dei vandali.
57
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Lastrone: particolare.
Lastrone: particolare della figura femminile.
Dal 782 al 1007
Dal 782 al 1007 la Toscana,Lucca
e la Garfagnana, furono dominate
da vari duchi, marchesi e conti per
investitura diretta dell’Imperatore
ma - tutti di sangue Longobardo, tra
cui Bonifacio (già prefetto di Corsica),
il suo discendente conte di Lucca
Sigfredo e infine la Gran Contessa
Matilde che nel 1078 dichiara a Lucca
di essere di sangue Longobardo.
Nei secoli VIII-IX-X era consuetudine
dichiarare la propria stirpe
e in base alla normativa vigente
(in Italia, in quei secoli convivevano
contemporaneamente quattro leggi:
Romana, Longobarda, Salica, Ripuaria);
ciascuno, nelle scritture pubbliche,
doveva dichiarare quale legge applicava
a seconda delle proprie origini
e da quale nazione provenisse.
Ma che sorta di obbedienza il popolo di Careggine avesse durante i tre secoli
precedenti l’anno 1000 nei confronti dei marchesi Toscani e duchi Lucchesi non ci
è dato di sapere: quasi sicuramente erano considerati liberi e la loro libertà era fondata
su privilegi concessi dagli Imperatori, in generale per le guerre che in tutta Italia
e in particolare in Garfagnana e Versilia si erano succedute, essendo luoghi di interesse
strategico per l’attraversamento degli Appennini.
Contemporaneamente le terre di Careggine erano di proprietà o della Santa
Sede o dei Vescovi i quali a loro volta avevano concesso e “livellato” queste proprietà
forse ai soliti individui che assommavano in sé una doppia immunità, e
una serie di privilegi e di conseguenza un’ampia libertà e autonomia penso unica
per quei tempi.
Forse questo Vinildo fu il “Signore di Careggine” per molti anni. E il lastrone
“Danza delle armi” è la copertura del suo sarcofago.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
58
Lastrone: particolare della figura maschile.
Certi e documentati sono anche altri tre elementi :
Primo: Bonifacio Conte di Lucca, nominato tale da Ludovico Pio Imperatore,
già prefetto di Corsica, condusse al suo seguito una colonia di corsi che si concentrò
nella Versilia e nella Garfagnana, in particolare nella zona di Careggine dove
il nome Corso e Corsi (molto ricorrente) ha sempre avuto una presenza costante
e importante, all'apice della società comunale e culturale per molti secoli,
sino ai tempi nostri.
Secondo:Al tempo della Contessa Matilde sia prima che dopo, in Garfagnana
e specialmente a Careggine erano presenti molti Conti (vedi in Porreta),Valvassori,
Cattani, o Cattanei che comunque fossero chiamati vengono sempre citati,
nei documenti dell’epoca, come liberi e dipendenti esclusivamente dall’Imperatore
- anche perché dello stesso sangue, come vedremo nell’albero genealogico
dei Signori di Gareggine.
Terzo: a conferma di quanto sopra si cita un privilegio di Federico II Imperatore,
replicato da CarloVI dove si conferma quanto già detto da Federico I e cioè
l’autonomia, la libertà e il possesso dei beni da parte di molti signori locali - tra
cui i più nominati sono quelli di Careggine unitamente a quelli di Bacciano e ai
“Corvaresi” potentissimi signori della Versilia loro “agnati”.
59
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
Per avere una pur pallida idea di quale importanza
avessero questi “titoli nobiliari” brevemente
cercheremo di spiegare alcuni termini con la loro etimologia.
Agnate - Agnati:significa parente nel più stretto
senso della parola cioè uniti da un rapporto di
“consanguineità”,provenenti dal solito “ceppo”, dalla
solita stirpe e per questo alleati tra loro contro un
nemico comune.
Cattaneo o Cattano: significa essere della medesima famiglia Imperiale e si
chiamavano così dal “catino”, vaso nel quale tenevano l’acqua per la mensa dell’Imperatore.
Altri sostengono che Cattaneo sia una corruzione del vocabolo “Ca-
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
60
Sopra:
Carlo Magno
A sinistra:
Carlo Magno e
la sua Corte
pitano” che i Vescovi nominavano per il controllo di alcuni luoghi. Il nome di Cattaneo
era sinonimo comunque di dignità e di vicinanza, sudditanza, obbedienza
esclusivamente all’Imperatore, in alcuni casi coloro che portavano le insegne dell’Imperatore
ed erano Vassalli diretti dello stesso.
Vassallo e Valvassore: da “valva”, vocabolo di origine celtica, che era la parte
interna della porta della camera imperiale; oltre a essere Vassallo era anche
presidente delle porte Imperiali. L’imperatore alcune volte costituiva “Presidenti”
in certe valli; quelli delle Valli erano chiamati Valvassori e erano Vassalli dei Capitani,
come i Valvassini dei Valvassori.
Conte: significa compagno e ministro dell’Imperatore, anche questo titolo
fu diffuso da Carlo Magno ma sembra fosse in uso anche al tempo di Roma, in
61
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
particolare dei primi Cesari. Cariche importanti e rappresentative della legge diretta
di questi.Costantino chiamava Conti quelli che erano Proconsoli e quelli che
accompagnavano il Presidente del Governo delle Provincie e con loro amministravano
la giustizia. In altre parole i Conti erano compagni nell’amministrazione
dell’Impero e dell’Imperatore.
Queste cariche e definizioni sopra elencate sono usate continuamente nei testi
o documenti che si ritrovano ed è come sono denominati i (Signori) “de Careggine”.
Tutte queste dignità, come già detto, furono introdotte da Carlo Magno come
quelle dei loro maggiori duchi e marchesi; ma ben presto, dalla loro creazione,
questi nobili - comunque fossero chiamati, sia piccoli che grandi - signoreg-
giarono per successione sui loro territori (anche se in realtà queste cariche erano
elettive però non dal popolo ma dalla volontà dell’Imperatore di turno).
A partire dalla metà del IX secolo l’impero di Carlo Magno era già in via di
smantellamento.L’incapacità dei vari sovrani e principi di assicurare la difesa del
territorio spinse molti signori locali a costruire delle opere di difesa con o senza
l’autorizzazione regia. Questa reazione difensiva fu chiamata “incastellamento” e
cambiò le caratteristiche locali del potere. Nell’Italia del X secolo lo stato era in
svendita: ovunque si assisteva all’alienazione definitiva di beni, potere e diritti
pubblici, non ultima la difesa cittadina e territoriale in primo luogo ai Vescovi e
alle famiglie aristocratiche (discendenti di sangue reale).
Si venne a creare così una nebulosa di poteri spesso in concorrenza tra loro,
che si avvicinava molto alla anarchia politica. Di conseguenza si moltiplicarono
gli omaggi e si smarrì lo spirito delle origini che imponeva al Vassallo una fedele
e totale dedizione al signore. Nella società del X secolo, ci si vendeva non ad uno
solo ma ai migliori offerenti - che però entravano in concorrenza tra loro, perché
il servizio vassallatico dovuto era essenzialmente una prestazione militare e si
commisurava dall’entità del beneficio ricevuto o promesso.Così il vassallo di due
signori che si dichiaravano guerra andava a combattere all’ultimo momento con
il maggior offerente.
Storia di un popolo: Careggine La storia antica
62
63
La storia antica Storia di un popolo: Careggine
L’Albero genealogico dei signori di Careggine
discendenti dai re longobardi

Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine
65
CAREGGINE NEL MEDIOEVO
Il suo castello
Quando si parla di medioevo subito ci raggiunge l’immagine di un castello
posto sopra un colle, alte mura e così via…
In realtà nel medioevo di castelli ne furono costruiti tanti ma non tutti avevano
la solita imponente architettura.
Ricostruzione fantastica del castello di Careggine
Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo
Anche Careggine ebbe sicuramente il suo castello. Forse derivante da un accampamento
localizzato nei secoli precedenti; bisogna precisare infatti che le
strutture difensive di questi originari accampamenti erano spesso ancora molto
primitive: una palizzata in legno costruita su un poggio. Solo successivamente
iniziò l’uso della pietra,materiale costoso sia per il suo reperimento sia per il trasporto
che per la lavorazione e sistemazione. Le pietre erano utilizzate come
rinforzo di alcune parti e, più di rado, per la costruzione dell’intero apparato difensivo.
E questo probabilmente è il caso di Careggine. Infatti con i termini “Castra
e Campus” si intendono due tipi di strutture difensive: una fortezza abitata
da un castellano e una guarnigione che poteva offrire un riparo temporaneo alla
popolazione circostante in caso di pericolo; oppure, ed anche questo può essere il
caso di Careggine, un insediamento preesistente che viene fortificato, al cui interno
il signore locale o il personaggio più influente, organizza una eventuale difesa
quasi collettiva (gli abitanti circostanti vengono richiamati dal suono della
campana della chiesa che sicuramente è al centro ed è il cuore del piccolo centro
urbano fortificato).
Careggine - è nostra opinione personale - a differenza di altri comuni non
aveva esclusivamente un “signore” locale ma probabilmente più “signori” con le
loro autonomie e proprietà sparse sui nostri monti, uniti fra di loro ma indipendenti.
Infatti in tutti i documenti dell’epoca si trova sempre una persona con il
suo nome proprio ed è indicata sempre come “Homines dei DA CAREGGINI”oppure
“comunitatis Careggini”mai un singolo “signore”o altro di “Careggini”.Questo
a significare che tutti gli abitanti di Careggine facevano parte di un’unica e
compatta comunità senza distinzione di classe, probabilmente perché tutti parenti
tra loro e derivanti dal solito ceppo genetico - oltre ad appartenere alla solita
Chiesa.
Questi signori “da Careggini”erano “signori”con molte proprietà sparse; infatti
oltre che nel territorio del comune ci risulta avessero diritti, privilegi e proprietà
in Gallicano e persino nella zona di Porcari di Lucca oltre che nella Versilia,
e questo per citare solo alcune località certe e documentate.
Nel 1014 Vinildo già citato nel 995 per sé e per i figli del nominato Albizio -
chiamati Ranieri e Fraolmo - ebbe a titolo di livello beni a Castiglione, con le rendite
degli uomini delle terre di Silicagnana e Silicano dall’altro Vescovo Lucchese
Grimizio.
Ai signori di Careggine appartengono pure “Gherardo o Gottardo de Carecino”,
che nell’anno 1085 assistette alla donazione fatta dal marchese Alberto
Rufo di Lunigiana alla mensa Vescovile di Luni. Era a quell’epoca Vescovo di Luni
Lazzaro II,“vuolsi tenere la sede Vescovile”fino al 1095 circa.Questo atto fu ro-
66
Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine
gato a Sarzana ed uno fra i testimoni
fu “Giuntardi de Caricino”. Queste
presenze al fianco di marchesi e vescovi
ci fanno capire quale influenza
o forse parentele e interessi, avessero
anche nella Lunigiana i signori di
Careggine.
I “da Careggine” come loro carattere
e consuetudine anche odierna,
pur avendo una notevole ricchezza
economica derivante dalle terre
concesse in “feudo” o “allivellate” non
si avventurarono mai nella ricerca di
grandezza e di potenza; si limitarono
a conservare e mantenere i privilegi
sui loro possedimenti sparsi in due o
tre provincie odierne, perdendo così
l’importanza delle loro origini e conseguentemente
il loro ruolo, impedendo
di fatto, con la loro chiusura
mentale, uno sviluppo “signorile e
feudale” adeguato.
Furono a seguito dei signori
più ambiziosi e potenti, con forze
militari maggiori che con guerre e
altre strategie - tra cui matrimoni
tra famiglie ecc. - diventarono lentamente padroni assoluti delle loro provincie
e imposero la loro volontà ai più deboli, dei quali però era indispensabile utilizzare
la somma delle loro piccole forze congiunte per guerreggiare o difendersi
dai nemici.
Le nobilissime casate di Careggine, perché discendenti e di sangue reale,
unite ai loro “agnati”di Corvaia, Bacciano ecc. (pur piccoli di potenza militare ma
strategicamente indispensabile) furono per molti secoli ambiti dai più grandi e
potenti signori compreso l’Imperatore o il Papa come amici e alleati cioè “utilizzati”,
poiché con o senza i suoi grandi eserciti, proveniente dal nord o dal sud,doveva
necessariamente attraversare le nostre terre e i nostri monti. Ma con scaltrezza
e furbizia gli uomini di Careggine da tutti ottennero sempre qualcosa che
permise loro per secoli di restare nel proprio isolamento.
67
Il fuoco nell’accampamento medievale
Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo
X secolo d.C.
A partire dai primi del X secolo
sotto i Marchesi di Toscana ebbero
origine i signori feudali di legge Longobarda,
che per qualche tempo tennero
divisa la maggior parte della
Garfagnana. Ma come dimostrano i
documenti del: 1012 - 1024 - 1033 -
1043 da antichissimi tempi anche la
Santa sede aveva beni, cioè ville, corti
e terre che dava in affitto e donde
ritraeva dei censi. Fra queste le terre
“Messe in CARICINO”; terre di proprietà
della Santa Sede che non potevano
essere infeudate dai Vescovi di
Lucca o Luni e ciò fu probabilmente
cagione della maggior libertà degli
uomini che vi abitavano nominati
nei documenti succitati come “Homines”
e quindi persone libere. Oltre
a queste terre di proprietà della Santa
Sede vanno aggiunte quelle della
mensa Vescovile di Lucca citate nel
documento del VII secolo; possiamo
così affermare che l’ottanta per cento
del territorio del comune di Careggine fosse in qualche modo della “Chiesa”.
Di conseguenza i marchesi Toscani come detentori dei diritti dello “Stato”
non ebbero mai molta influenza nella gestione del territorio di Careggine.
Ma quale era la realtà sociale dei secoli che vanno dal V al X secolo e oltre?
Il periodo definito medioevale era un mondo scarsamente popolato e
quasi del tutto rurale, le città erano abbandonate quasi totalmente e le montagne
erano diventate il rifugio principale. La società era quindi prevalentemente
contadina anche se non era compatta e omogenea. Si tratta, infatti, di una società
articolata in cui non tutti i contadini erano in situazione di dipendenza diretta
dal padrone: esistevano sia dei piccoli e medi proprietari, sia dei coltivatori
liberi che pagavano un canone fondiario al signore proprietario della terra
che lavoravano.
68
Armi medievali
Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine
69
Armi medievali.
Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo
70
Volendo caratterizzare l’ambiente medievale naturale in questi secoli, si ricorre
spesso all’immagine della pelle di leopardo. Il paesaggio infatti, era dominato
da un fitto manto di foreste e boschi, di vaste distese di terre incolte nelle
pianure, e molte paludi, solo qua e là costellato di macchie di popolamento: resti
di città romane, piccoli villaggi, qualche castello e qualche monastero costituiscono
una maglia insediativa rada e mal collegata, poiché l’antica rete viaria romana
era in larga misura caduta in rovina. Siamo in un mondo “atomizzato”. Le
aree coltivate sono sparse o si addensano intorno ai villaggi,vi si pratica una agricoltura
quasi primitiva, che dà scarsi rendimenti, fondata sulla cultura di cereali
e legumi, è diffuso l’allevamento di pecore e capre.
Panorama: le capanne di Careggine
LA RIVOLUZIONE DEL MILLE
Il mulino
Con l’estendersi delle culture e con la
crescita delle aspettative sulla resa di ciò che
veniva affidato alla terra ad ogni semina,
qualcuno pensò di dotarsi di attrezzature che
potessero assicurarsi migliori risultati, sia
sul piano del rendimento che su quello dell’economia
di tempo e di energie. Le esigenze
erano forti: l’intera società medievale
stava entrando in una fase di accellerazione
di crescita che avrebbe richiesto un generale
salto di qualità. Fu così che si diffuse il
mulino ad acqua, strumento noto anche
nell’antichità compreso il periodo romano,
ma non particolarmente diffuso dato che
per la macinazione si poteva contare sulla
manodopera degli schiavi. Nell’XI secolo
nel giro di poco tempo i corsi d’acqua piccoli
e grandi furono costellati da mulini che
tutti volevano, sia perché essi liberavano dalla lunga e dura molitura manuale, sia
perché il possedere un mulino costituiva un evidente strumento di potere per i
diritti che il signore e proprietario reclamava dagli utenti.
La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine
Un mulino in loc. Canal di Nazzurina
Un mulino in loc. I Mulini, Canal di Nazzurina
71
Descrizione della struttura
del mulino:
1) CHIUSA o PESCAIA
Dal torrente veniva deviata una parte
dell’acqua che vi scorreva per essere raccolta
in una chiusa o pescaia, così chiamata
perché vi si trovavano pesci in abbondanza.
La chiusa era la riserva di acqua che serviva
a mantenere costante il flusso nel “Canal di
gora”.
2) GORA
Piccolo canale, spesso chiuso in un tubo,
che sfruttando il dislivello del terreno
gettava costantemente l’acqua della pescaia
sulle pale della ruota.
Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille
72
In alto la “Chiusa” o “Pescaia”; in basso la “Gora”.
Torrente Nazzurrina (loc. I Mulini)
3) RUOTA
La ruota
idraulica era costituita
da una corona
di pale o tazze. La
ruota a pale aveva
un diametro di circa
5-10 metri; mentre
la ruota a tazze
maggiormente usata
nei nostri mulini,
aveva un diametro
di circa 1 metro e
mezzo ed era posizionata
sotto il pavimento
del mulino stesso, come da foto. Essa veniva messa in movimento dalla
spinta del getto d’acqua proveniente dal canale di adduzione detto “gora”.Un dispositivo
simile ad una paratoia comandabile dall’interno del mulino e agente
sulla “gora” consentiva di regolare il flusso dell’acqua in cascata e quindi la velocità
della stessa ruota. La quale aveva al centro un palo che terminava all’interno
del mulino con una ruota dentata.
4) RUOTA DENTATA
Era una ruota posta ortogonalmente all’albero e situata internamente al
mulino. La ruota dentata presentava lungo la sua circonferenza un numero variabile
di denti, coi quali trasmetteva il movimento alla “lanterna”.
5) LANTERNA
Era un ingranaggio costituito da due dischi di legno paralleli, collegati da un
palo centrale e da bastoni cilindrici di legno detti FUSOLI posizionati lungo la circonferenza.
Tra questi si innestavano i denti della ruota dentata, determinando il
movimento del palo collegato alla macina.
73
La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine
La “Ruota”. Nel riquadro particolare delle “Tazze”.
6) MACINA
La macina era costituita da due “palmenti”, grosse
pietre di forma circolare sovrapposte, di notevole peso
e diametro. Il palmento inferiore era fisso e presentava
un foro centrale, attraverso il quale passava l’asse
del palo proveniente dalla “lanterna” che trasferiva il
movimento al palmento superiore. Lo sfregamento dei
due palmenti sgretola e riduce in farina grano, segale,
castagne ecc.; il tutto è fatto scendere gradatamente al
centro della macina dalla tremoggia sovrastante.
7) TREMOGGIA
La tremoggia è una cassetta di legno che si restringe
ad imbuto verso il basso e rilascia gradatamente
il suo contenuto sulla macina che ruota.
Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille
74
La “Macina”
La “Tremoggia”.
Sopra, un particolare
Casa del Mugnaio
Interno
75
La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine
La madia. Contenitore della farina
La cucina col camino
Il Metato
Strettamente connesso al mulino precedentemente descritto c’è il “Metato”
luogo dove erano seccate le castagne. Ogni famiglia ne possedeva almeno uno, o
più di uno.Attualmente sono quasi tutti in disuso o diroccati. Sono rimasti attivi
solo quelli più vicini ai villaggi, altri, più accessibili e meglio posizionati rispetto
alle attuali vie di comunicazione, sono stati trasformati in civile abitazione.
La struttura del metato è la seguente: una costruzione in pietra di base quadrata,
o rettangolare, con i lati di circa 4-6 metri e un’altezza di 5-6 metri al culmine
del tetto. All’interno, la struttura è divisa in due piani da grosse travi di castagno
all’altezza da terra di circa 3 metri e alla distanza l’uno dall’altro di circa
70-80 centimetri. Tra una trave e l’altra sono posizionati dei bastoncini rotondi
detti “cannicci”, sempre di castagno, del diametro di tre centimetri e lunghi 70
centimetri circa. Tutti questi “cannicci”, posti l’uno accanto all’altro, formano un
pavimento detto “canniccio”. I “cannicci” non sono ancorati alle travi, ma sono
solo appoggiati su questi. Si accede, all’interno del piano terra, da una porta posta
lateralmente alla struttura. La porta è sovrastata da una tettoia detta “locia”.
Una piccola finestrella che serve principalmente per introdurre le castagne sopra
il “canniccio”permette anche di accedere al piano superiore. La finestrella è posizionata
ad un’altezza di circa 1 metro da terra ed è di facile accesso perché verso
monte.
D’importanza rilevante è la “locia” che assolve vari compiti tra cui: riparo
per le grosse “legne”dette “ciocchi” raccolte durante gli anni e qui messe a seccare
per poi essere utilizzate per essiccare le castagne. I “ciocchi” sono la massa delle
radici dei castagni tagliati che sono divelte dal terreno e poi squartate.
Sotto la “locia” si stocca anche la “pula” cioè la buccia tolta, con la “battitura”,
dalle castagne gia seccate. Sotto la “locia” sono messi a riparo anche i sacchi
pieni di castagne appena raccolte in modo da poter gettare sul “canniccio” tutte le
castagne, a propria disposizione, contemporaneamente per ottenere così una seccatura
uniforme.
La seccatura della castagne avviene nel seguente modo: una volta messe e
stese in modo uniforme tutte le castagne raccolte sopra il “canniccio”, attraverso
la finestrella sopra descritta, al centro della stanza, a piano terra, vengono messi
alcuni “ciocchi” a cui viene appiccato il fuoco. Per evitare che dai “ciocchi” s’innalzi
la fiamma questi vengono ricoperti da “pula” che brucia molto lentamente e
non fa fiamma. In poco tempo si crea all’interno della stanza un certo calore costante
e molto fumo. Il calore passa attraverso i “cannicci” e secca le castagne soprastanti.
Questo tenue fuoco resta accesso nel metato notte e giorno e viene con-
Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille
76
tinuamente alimentato con nuovi “ciocchi” e nuova “pula” che è disponibile, a pochi
passi, sotto la “locia”. Periodicamente, entrando dalla finestrella del piano superiore,
le castagne vengono mosse e rigirate affinché tutte abbiano una seccatura
uniforme. Questa procedura dura circa 30-40 giorni comunque fino a che le
castagne non sono tutte essiccate.
Una volta accertata la corretta essiccatura, viene spento il fuoco, pulito il
piano del pavimento, a questo punto, con una lungo bastone, vengono “mossi”
uno o due “cannicci” e le castagne cominciano a cadere dal soffitto come se fosse
sabbia di una clessidra. Le castagne,mentre cadono, sono raccolte in sacchi che
sono tenuti aperti sotto la fessura aperta nel “canniccio”. Aprendo il “canniccio”
in più punti si ha la raccolta di tutte le castagne. Fuori del metato, inizia la “battitura”.
Un tempo avveniva a mano battendo le castagne dentro dei sacchi appositi
di modo che la buccia, ormai diventata friabile perché secca, lasciasse andare il
frutto interno.
Una volta terminata la “battitura”, c’era la “nettatura”, compito di solito affidato
alle donne. Queste mettevano le castagne in grossi vassoi di legno detti
“vassoia” poi si posizionavano contro vento e con un movimento delle braccia
gettavano le castagne in alto che ricadevano nella “vassoia”. In questo modo, le
donne, riuscivano a pulire le castagne dai frammenti di buccia “pula” che essendo
più leggera, spinta dal vento ricadeva a terra.
Le castagne erano così pronte per essere portate al mulino e diventare farina
di “neccio”.
Filastrocca
C’era un topo riccio riccio
Camminava sopra un canniccio
Il canniccio diè la volta
Te l’ ha a contà un’altra volta ?
77
La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille
78
Un metato e la “Locia”, loc. I Pozzaioli di Sotto
Un metato, loc. I Pozzaioli di Sotto
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La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine
Un metato visto dal retro
Un metato - particolare della porticina da dove vengono introdotte le castagne
Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille
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La battitura a mano del segale o del grano o farro
DOPO MATILDE
Lucca, Pisa, Modena, Reggio - I Malaspina
Morta la contessa Matilde l’autorità dei marchesi toscani si rallentò a causa
delle lunghe assenze del rappresentante lo stato e dei continui suoi cambiamenti.
Crescevano invece, per sentimenti di indipendenza e libertà (confermata da
successivi diplomi Imperiali), le potenze economiche e militari di Modena, Reggio,
Lucca, Pisa città vicine e in parte confinanti con la Garfagnana. In particolare
Careggine per la sua distanza dai centri sopra citati e per la disastrosa situazione
viaria si trovò pressoché isolato.
Confinanti dall’altra parte, verso il mare, erano i Malaspina potenti signori
di Lunigiana, i quali tenevano a sé “federati” i signorotti locali, arroccati sul territorio
appartenente alla diocesi di Luni,mentre i Comuni e i signorotti della Garfagnana,
che appartenevano alla diocesi di Lucca, erano attirati maggiormente
verso questa città a cui erano legati dalle tradizioni, dalla maggior vicinanza e dal
“consortato” con gli enti ecclesiastici lucchesi da cui avevano avuto i loro privilegi
(di conseguenza erano più spesso “confederati” con la stessa Lucca).
L’eterna rivale di Lucca, Pisa, ben presto iniziò una strategia di “seduzione”
nei confronti di quei “signorotti” locali più lontani dalle influenze dirette di Lucca
principalmente con quelli di Careggine. Per molti secoli - X, XI, XII, XIII - troveremo,
come di seguito riportiamo, i “da Careggine” alleati di Pisa.
1158
I “Cattani” (Capitanei de Garfagnana), alleati dei Lucchesi, vennero ad assediare
Vorno - presso Lucca - che stava coi Pisani; l’assedio durò otto mesi.
Il 14 Agosto 1158 veniva firmata una tregua tra Pisa e Lucca (per 10 anni),
che il giorno seguente venne tramutata in pace.Tra gli alleati di Pisa che avevano
partecipato alla guerra e di conseguenza all’atto di pace troviamo presenti quei di
“Corvara” e Vallecchia insieme ai loro “Agnati” di CAREGGINE.
1162
Nel 1162 (appena iniziata la pace…) i Pisani si trovarono di nuovo in guerra
coi Lucchesi e coi Genovesi federati tra loro (Tronci). La guerra travolse anche
i signori da Corvaia coi loro “Agnati” di Garfagnana e cioè quelli di CAREGGINE
e da Bacciano.
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
81
1168
Nel 1168 i Pisani avevano rifatto lega coi Malaspina. Nella sottoscrizione
dell’accordo avvenuto nell’ottobre 1168 coi Cattani di Versilia, signori di Corvaia
e Vallecchia, i Pisani fra l’altro garantivano a questi la riconquista del territorio di
Garfagnana anche a Bonaccorso figlio di Veltro da Corvaia, se avesse preso parte
alla lega. Probabilmente questo Bonaccorso era uno dei da CAREGGINE.
1169
Nel 1169 per l’accordo dell’anno precedente sopra citato, cento dei migliori
soldati pisani con Veltro e con altri da Corvaia e con molti di Versilia e Garfagnana,
probabilmente i da Careggine e da Bacciano, accompagnati dai Cattani, comandati
da Guido Mercati console Pisano, entrarono nella rocca Fiamminga in
Versilia e posero l’assedio a Corvaia che in quel momento era occupata dai Lucchesi.
I federati - Garfagnini e Versiliesi - tennero l’assedio per un mese spesati in
tutto da Pisa.
Alla fine di maggio fu pattuita una tregua che si tramutò in pace tra Pisa e
Lucca nell’agosto del solito anno, ma questa non fu mantenuta e quindi quelli
della Garfagnana, compreso i da Careggine si riconfermarono fedeli a Pisa ricevendo
in quella circostanza “molti privilegi ed esenzioni, come se fossero stati veri
e propri cittadini di Pisa, avendoli prima fatti giurar fedeltà” secondo il costume
dei tempi. La formula del giuramento era quella di “nulla fare contro Pisa, di
obbedire al Podestà ed ai Consoli, e di difendere la città e lo stato”: in cambio venivano
concessi tutti i diritti ed i privilegi de’Pisani in città e fuori per mare e per
terra,“IN FUNDACI ET APOTHECIS ET NAVIBUS”
1171
Un ennesimo assedio alla Rocca di Corvaia durava oramai da sei mesi: vi
partecipavano, come nell’assedio di qualche anno precedente, anche gli alleati
Garfagnini. I pisani ritenevano ormai che fosse imminente la resa quando i Lucchesi,
uniti ai Genovesi, riuscirono a “sobillare” con il denaro gli ausiliari di Pisa,
e cioè i Versiliesi e i signori di Vallecchia che attraversati i monti di “Mosceta” iniziarono
a saccheggiare i territori dei Garfagnini.Questi, venuti a sapere che le loro
terre erano state invase dai lucchesi con i loro nuovi alleati, dovettero lasciare
l’assedio di Corvaia e tornare nelle proprie terre. Solo Bonaccorso dei da Careggine
e gli altri figli di Veltro da Corvaia restarono fedeli a Pisa.
Dalla storia di questo secolo sempre più risulta che in Garfagnana c’erano
dei Comuni liberi a mò di repubblica i cui abitanti o “populares”si adunavano per
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
82
eleggere “sindaci”o procuratori,non solo per cose di amministrazione, ma per allearsi
secondo opportunità, da pari a pari, con chi loro paresse, ora con Pisa, ora
con Lucca, salva la suprema autorità dell’Imperatore e del Papa secondo la formula
dei tempi. Altri comuni di Garfagnana retti da nobili e “mentovati” nei diplomi
di questi tempi non erano comuni liberi ma feudali, cioè retti da signori; e
questo è il caso di Careggine.
1179
Da un privilegio di Federico II confermato da Carlo IV Imperatore si ricava
che fin dal tempo di Federico I (il Barbarossa, che visse nell’anno 1152 e fu Imperatore
poco dopo il tempo della Contessa Matilde), in Garfagnana vi erano questi
Conti, Cattanei, Valvassori. E questo viene anche confermato da un altro documento
del 1170 tra Guglielmo Vescovo di Lucca e molti di questi Signori locali.
I più nominati sono quelli di Careggine unitamente a quelli di Bacciano e uniti
sempre ai Corvaresi potentissimi signori della Versilia.
Questi comuni non liberi erano: “Doraio (Soraggio), Sillano e Dalli, de Gragnano
(Gragnana), de Verucola Gerardenga (i Gheradinghi), i Signori di Baciano
(Bacciano), et de CARECINO, agnati dei Corvaia,de Celabarati (Cellabarati) presso
Castelnuovo, de casa Ronaldenga con giurisdizione su tutto il Piviere di Loppia
comprese Riana, Lupinaia, Treppignana, facenti parte della Garfagnana e con
diritti sopra Villa Collemandina, de Casa Sofredinga (d’un madesimo stipide coi
Rolandinghi e Gherardinghi, che avevano qualche giurisdizione in Corfigliano,
Capoli, Casciana e in GAREGGINE).
1187
83
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
XIII secolo: Influenze del Papa sulle terre di Careggine
1192
Dal registro fatto da Cencio Camerlengo della Chiesa Romana nell’anno
1192 (cioè di quel Cencio che poi nel 1216 fu eletto Papa con il nome di Onorio
III), appare senza dubbio che in Careggine, nel registro detta “Massa in Caricino”,
la Chiesa Romana avesse proprietà - che le pagavano il censo e comunque fossero
a lei assoggettate, o dai padroni, o dai fondatori, o dai feudatari di queste terre
o villaggi -; comunque godevano della protezione della sede apostolica.
1209
Nel 1209 molti comuni Garfagnini giurano fedeltà a Lucca ma altri rimangono
direttamente dipendenti dall’Impero e nell’immediata dipendenza di questo
rimanevano i feudatari Rolandinghi, Gherardinghi, i da CAREGGINE con il
loro numeroso “Parentado”.
1227
Il 23 e 24 novembre 1227 il Legato Cinzio di Pisa, obbedendo ai mandati del
Pontefice, aveva radunato nella chiesa S.Maria di Pugnano, nel territorio pisano
adiacente a quello lucchese, i signori della Garfagnana e da questi si era fatto prestare
giuramento di fedeltà e obbedienza alla S. Sede.
I presenti erano: le famiglie dei Soffredinghi d’Anchiano,dei Rolandinghi di
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
84
Mologno e Loppia, di quei da CAREGGINE, da Cellabaratti, da Bacciano e da Castello
di Perpori. Qui si nota che certi GUILLELMUS & ILDERICUS de CARECINI
sono tra coloro che prestarono giuramento al Papa.
85
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
Il sigillo del Papa che mette la Garfagnana sotto la sua Protezione
1230
I popoli, i conti e i cattanei della Garfagnana tra cui i Signori di Careggine
“stimandosi liberi per Privilegio degli Imperatori”, e non volendo ubbidire ai
Lucchesi, che pretendevano di avere su di loro dominio, si misero in “clientela”
con Papa Gregorio IX al quale chiesero protezione.
Immediatamente il Papa impose a Lucca di non disturbare i Signori succitati
della Garfagnana, pena la “scomunica”.
Ma questo comando del Papa fu disatteso dai Lucchesi che presto iniziarono
altre guerre per impossessarsi dei territori dei detti signori.
1237
Dopo le guerre degli anni precedenti tra Lucca e Pisa e i loro rispettivi alleati
nel 1237 ci fu la pace con Pisa e coi signori da CAREGGINE di Garfagnana
che ne tenevano le parti. Il compromesso venne firmato il 5 aprile e la pace il 7
novembre. Contemporaneamente i signori da CAREGGINE con gli altri signori
della bassa Garfagnana “nobilibus viris dominis de Carfagnana” coi Pisani e con
tutti i numerosi federati di questi sottoscrivevano il compromesso e la pace coi
Visconti di Torrita e Gallura, con Malpilio di San Miniato e coi da Porcari seguaci
dei Pisani (documento tratto dall’archivio dei Monaci Cistercensi di Firenze).
Tra i firmatari un Guglielmo da Sala che doveva essere della famiglia dei da Corvaia,
non di Garfagnana, uno di d’Anchiano, ed ILDEBRANDINO de CARECINE
e GUGLIELMO GARFAGNINO che il Pacchi ritiene appartenere ad una nobile famiglia
di questo casato ma di cui in seguito non si ha traccia a Careggine.
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
86
Non documenti scritti
ma solo cenni saltuari ci fanno
intravedere qualche cosa di
quei tempi tra i più singolari
della nostra storia. Stando ai
fatti fin qui accennati e a quelli
che tra poco citeremo, pare che
i comuni liberi parteggiassero
in questi anni per Lucca, mentre
quelli retti da “signori”, che
non erano troppo miserabili o
troppo legati ai lucchesi, o per
la situazione geografica dei loro
feudi avevano compreso che
Lucca avrebbe provocato la loro
rovina.
È anche probabile che a
queste due diverse concezioni
del comune e dello stato in genere
si connettessero le due
fazioni o partiti dell’epoca:
Guelfi e Ghibellini. Verosimilmente
GHIBELLINI e tenaci
custodi della diretta dipendenza
dall’Impero erano i Signorotti
tra cui indiscutibilmente
e costantemente i da
CAREGGINE con i loro “Agnati”
Versiliesi sempre alleati e
amici della Ghibellina Pisa. Dall’altra parte (Guelfi) quei Comuni sedicenti liberi
ma orbitanti o meglio soggiogati dalla “Guelfa Lucca”.
Il fatto che nel 1244 come scrive il Beverini o più verosimilmente nel 1245, come
rettifica il Mazzarosa, celebrandosi in Lucca la festa di S.Croce, il 13-14 settembre
come tuttora si usa,un tale Scaricchio (Scariccio) notaro,nativo di Garfagnana e probabilmente
di Castiglione, uno di quelli che avevano accettato la cittadinanza lucchese,
trovandosi in questa città “d’arbitrio proprio”a nome della Garfagnana,aveva portato
a Santa Croce un cero, che era segno di sudditanza del contado, come fu sempre
ne’tempi della Repubblica. I Cattani di Garfagnana probabilmente quelli da CAREGGINE
e da Corvaia risaputo ciò,sul principio del 1246 mandarono in Lucca sicari che
tagliarono la mano destra a Scaricchio come a “fellone e traditore”.
87
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
Nell’immagine, ricostruzione del “notaio errante” con il suo classico copricapo
bianco, un tavolo occasionale e, fondamentali, la penna d’oca e il calamaio
pieno d’inchiostro (estratto dalla lavorazione di bacche particolari).
Compito dei notai era quello di scrivere le “Convenzioni private” e per questo
ricevevano un compenso. Per svolgere la loro funzione girovagavano sul territorio
alla “ricerca” di clienti. Nell’età longobarda i “pubblici notai” furono riconosciuti
dallo stato, ebbero un maggiore sviluppo nell’età carolingia e comunale
in cui svolgevano le loro funzioni anche a servizio del potere locale. La
veridicità degli atti era dovuta alla fiducia che il popolo aveva nella persona
stessa del notaio indipendentemente dalla sua funzione.
Questi furono immediatamente scoperti, giudicati e decapitati e per vendetta
contro i mandanti, i Lucchesi, più presto che poterono, si mossero con i loro
soldati: era la settimana Santa, che in quell’anno era la prima di aprile, e misero
a sacco le terre di Garfagnana.
I signori da CAREGGINE e quelli di Bacciano furono i mandanti dei sicari di
Scaricchio.Questi furono i più accaniti nemici dei Lucchesi in Garfagnana, e benchè
dei meno potenti, forse furono tra i più temuti, perché “agnati” e “consorti”dei Corvaresi,
sempre collegati con Pisa.“…Anzi indizio che autori dei fatti sopra citati fossero
i da CAREGGINE è dato dal vederli rifugiati prima in Versilia, poi in Pisa”.
Questo costante contrasto con Lucca e con la sua autorità fu la causa della
scomparsa della nobile casata dei da CAREGGINE.
1246
Intorno a questo tempo fu signore della Garfagnana (sotto il quale erano i
soliti Conti,Valvassori e Cattanei suoi Vassalli), Enrico, re di Sardegna, chiamato
Enzo dai Germani figlio “bastardo” di Federico II Imperatore, lo stesso che nella
guerra tra Modena e Bologna fu fatto prigioniero e portato a Bologna vi morì.
1248
Enzo sopra citato, persa la guerra, fu “costretto” (o diede il consenso) a cedere
la Garfagnana in dominio ai Lucchesi come si vede nel privilegio del 1248 di
Federico II Imperatore padre di Enzo (Enrico) sopra nominato.
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
88
1260
Nella descrizione di tutte le Chiese per la raccolta delle decime per la Crociata
indetta da Papa Alessandro IV sono citate ben due Chiese: Pieve di Careggine
e Hospitale de Isola Santa.
89
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
1272
In questi anni tutta la Garfagnana era divisa dunque in comuni: o liberi,o soggetti
a feudatari.Ma passò poco tempo perché i Lucchesi,per meglio stabilire la propria
autorità, la divisero in Vicarie. La parte alta della valle del Serchio, che è la Garfagnana
in senso stretto,nel 1272 fu divisa in due vicarie: una di Camporgiano e l’altra
di Castiglione che costituivano la Vicaria di Garfagnana “a Perpore supra”cioè dal
monte Perpori verso nord,mentre l’altra di Barga e di Coreglia fu chiamata “a Perpore
infra”. Sede della vicaria di Garfagnana a “Perpore supra”fu Castiglione,il centro
più importante ed il più fortificato. La sede della Vicaria di “Perpore infra”fu Barga.
Nel Dicembre del 1272 per la prima volta si trova nominata la Vicaria di
Camporgiano, della quale faceva parte Careggine.
Nonostante questa organizzazione civile, militare e religiosa da parte di
Lucca nei confronti del territorio garfagnino, questa non aveva ancora eliminato
le signorie locali con una presenza sul territorio ancora molto forte.
1280
Infatti nel 1280 Paganello Vescovo di Lucca con un atto confermava in feudo
ai numerosi appartenenti alla casata dei da CAREGGINE le terre della Pieve di
Gallicano già possedute dai loro “maggiori” (antenati ). Oltre ai detti luoghi il territorio
di questi nobili comprendeva quasi certamente almeno tutto il Comune
medievale e attuale di Careggine e quello attuale di Vagli coi tre “comuni”: Vagli
Sopra,Vagli Sotto e Roggio.
“ …. I discendenti della famiglia dei Corvaresi posseggono carte, almeno moderne,
riguardanti terreni e diritti in Vagli. Come si vede possedevano pure molte
parti di altri comuni, oggi uniti a Camporgiano situati sulla destra del Serchio ed
altri, a valle, nella parte alta del Piviere di Gallicano, cioè nei territori di Molazzana,
Vergemoli, Trassilico, a confine con le terre dei Corvaresi. Una concessione di
possesso d’alcuni beni fatta da certi Lombardi dimoranti a Forno Volasco in Garfagnana
nella Vicaria di Barga ai Sindaci di Levigliani e Terrinca in Versilia nella Vicaria
pure Lucchese di Pietrasanta, il 4 dicembre 1284, nomina incidentalmente i
Comuni di Careggine,Vagli e Sassi; questi ultimi tre comuni erano nel territorio dei
Nobili da CAREGGINE;mentre i primi due, Levigliani e Terrinca in quello dei Corvaresi.
Altro ramo dei nobili di Corvaia-Vallecchia in Versilia “agnati” di quelli di
Careggine, erano i Signori di Bacciano, o Baccianesi i quali in tutti i diplomi Imperiali
sono ricordati dappresso ai da CAREGGINE.”
1278
Un esempio dell’autonomia di cui ancora alla fine di questo secolo godevano
i comuni liberi ci è dato dalla potestà che questi avevano di prendere in accordo
deliberazioni concernenti l’intera “provincia”di Garfagnana. Potestà che se
anche molto sminuita conservarono anche per il secolo successivo e oltre. Infatti
nel maggio 1278 i Sindaci di tutti i Comuni della Garfagnana e probabilmente anche
di quelli appartenenti ai “signorotti”come Careggine, uniti in Parlamento,davano
incarico agli Anziani e ai tre principali “Officiali” del Comune di Lucca di
emendare e migliorare gli Statuti criminali della Provincia; e questi pubblicarono
le nuove costituzioni penali con il titolo seguente. “Hec sunt Costitucionis Ma-
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
90
leficiorum totis Provinciae Gharfagnanae correcte et emendate per nobiles et magnificos
viros…(segue in latino).
Queste Costituzioni erano la rielaborazione delle consuetudini delle Vicarie
sia imperiali che anteriori, modelli e fonte di tutti i successivi Statuti delle Vicarie
di Garfagnana Lucchesi ed Estensi fino al secolo nostro. Le multe, parte principale
di ogni punizione secondo il valore dei danni arrecati o dei diritti lesi ; l’innumerevole
varietà dei piccoli casi considerati dal legislatore; certe differenze nelle punizioni
dei delitti a proposito dei servi che si intendono già come servitori e domestici
e non più come in antico “aldii e schiavi”, sono frutto delle tradizioni passate.
Nelle nuove leggi delle “Costituzioni” sopra citate, vennero fusi certi sistemi
di rapporti personali che mostrano evidente la persistenza dell’elemento Longobardo
- come tradizioni e consuetudini - che si era conservato per sette secoli fino
al XIII secolo.
1287
Lucca riconosce l’autorità dell’Imperatore Rodolfo I Austriaco, che gli cede
la propria libertà per 12.000 fiorini: Lucca acquistò così il diritto di governare una
parte della Garfagnana.
XIV Lo statuto di Lucca
La libertà dei comuni della Garfagnana e Careggine
Col sopravvenire del secolo XIV Lucca aumenta la propria autorità nei confronti
dei comuni avocando a sè l’ingerenza di quelle facoltà che avevano costituito
la libertà degli stessi. Gli antichi diritti di questi, persino nei casi di “confinazioni”
fra comuni contigui nelle questioni di pascolo ecc., scomparvero.
Lo statuto di Lucca fatto nel 1308 in seguito ai rivolgimenti “de’ popolani”
avvenuti in Lucca nel 1305, il primo pervenutoci completo, proibiva a tutti i comuni
di far leghe o trattati con altri comuni o “in private persone” senza il permesso
del Podestà, del Capitano e degli Anziani di Lucca e prescriveva che se un
comune aveva questioni di confine o voleva opporre i termini, avrebbe dovuto ricorrere
al Sindaco maggiore di Lucca il quale, dopo aver citato il Comune avverso,
avrebbe fatto nominare a ciascuna delle parti un arbitro eleggendone egli
stesso un terzo in caso di disaccordo.
Oltre a tutto questo, che era rivolto alle comunità libere per diplomi Imperiali,
e specialmente ai feudatari, tra cui i da Careggine, perché si perdesse la vo-
91
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
glia di fare qualche atto sospetto contro l’autorità di Lucca, in questi statuti, fu
confermata la prescrizione, già presente nei secoli precedenti, che se in Garfagnana
ed in Versilia, “provincie di più recente acquisto e dotate in addietro di
maggior libertà”, fossero stati riedificati un castello o una torre “in onta di
Lucca”, entro otto giorni si dovessero distruggere. Prescrizione a cui non sempre
ci si attenne.
Così se da una parte con la soppressione del feudalesimo era aumentata
la libertà degli uomini, dall’altra venivano sminuiti i diritti dei Comuni liberi
e soppresse tutte le autonomie che avevano costituito la libertà della
Garfagnana nei tempi Imperiali, a beneficio di quell’accentrazione che Lucca
portò poi quasi all’estremo e che le fruttò più tardi la perdita di gran parte
della stessa.
È probabile che alla fine del XIV secolo o sul principio di quello seguente,
poiché i Comuni erano diventati liberi da vincoli feudali, essendo stata estesa
a tutti la cittadinanza lucchese, venissero a sparire le differenze civili, fra gli
abitanti della Città e quelli della Provincia. Il tracollo definitivo, almeno per la
maggior parte dei signori feudali, fu dovuto ad una recrudescenza dei rivolgimenti
popolari in Lucca nel 1308. Questi avvenimenti causarono l’esclusione
dal governo cittadino, anche se per poco tempo, dei Conti rurali, dei Patrizi e
dei Nobili e il governo della repubblica fu affidato alla “Plebe”.
Oltre le notizie sopra citate, ricavate dallo statuto della Repubblica di
Lucca del 1308, altre che ci riguardano sono da evidenziare.
Infatti risulta che la Valle del Serchio era divisa in cinque Vicarie:Valdilima,
Coreglia, Barga, Castiglione e Camporgiano. Lo Statuto riporta l’elenco
dettagliato dei Comuni sotto le varie Vicarie ma non è preciso per le Vicarie di
Castiglione e Camporgiano; anzi, sebbene la Vicaria di Camporgiano venga citata
più volte unitamente alle altre, non lo è a proposito della “Luminara di S.
Croce”. Nell’elenco, i Comuni dell’alta Garfagnana, sono uniti, in modo generico,
sotto l’unica rubrica della “Vicaria di Castiglione e Castelnuovo”, senza una
specifica classificazione di quelli dipendenti da Camporgiano o CAstiglione e
questo non per errore, ma sicuramente per malafede dei lucchesi che volevano
nascondere la situazione reale in queste vicarie.
Probabilmente molti comuni dipendenti da questa vicaria, ancora retti
da nobili e signori, come quelli di Gragnana, di Dalli, di Careggine ecc. non
erano molto “regolari” in questo tributo, che era anche riconoscimento di autorità
su di loro e sui propri possedimenti da parte di Lucca.
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
92
1310: Careggine sotto i Malaspina
Nel 1310 i Lucchesi (come Guelfi accaniti) ed il loro potere locale subirono
un duro colpo quando scese in Italia Arrigo VII per farsi incoronare Imperatore.
La sua venuta aveva rincuorato i Ghibellini e principalmente Pisa, grande nemica
di Lucca. Lucca ed altri Guelfi di Toscana e fuori per opporsi a lui avevano fatto
lega e avevano chiesto aiuto a Roberto re di Napoli.
Arrigo, appena incoronato Imperatore nel 1312 viene a Pisa e mostra subito
la sua avversità a Lucca invadendo la Versilia e togliendo a questa altre parti del
suo Stato. Tra i Signori Ghibellini devoti a Arrigo c’è Spinetta Malaspina di Fivizzano
e Fosdinovo che possedeva le terre confinanti con la Garfagnana.Questi con
l’accordo dell’Imperatore, invade varie parti dello stato Lucchese scendendo con
i suoi eserciti dall’alta Garfagnana attraverso le terre dove i suoi amici avevano
aderenze e Vassalli tra cui i da Careggine: con l’aiuto dei nemici di Lucca arrivò a
Castelnuovo che “si arrese a discrezione, salve le persone”.
A lui ed ai suoi legittimi discendenti ed eredi il 19 marzo 1313 Arrigo VII
concede l’investitura della Vicaria di Camporgiano in Garfagnana tolta ai Lucchesi
quindi anche Careggine. L’investitura comprende “tutti i territori, distretti,
diritti, giurisdizioni e pertinenze”. La Vicaria viene costituita da tutti i Comuni
93
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
già dichiarati da Lucca di sua competenza ed inoltre da quelli situati sulla destra
del Serchio che prima appartenevano alla Vicaria di Castiglione, ma che Spinetta
aveva conquistato con le armi, e cioè: Castelnuovo,Monti, Sassi, Eglio,Granciglia,
Palleroso, Rontano, Torrita.
Pochi anni dopo Spinetta trovò avversione nella Vicaria di Camporgiano dovute
alla ribellione di alcuni rivoltosi Guelfi ancora rimasti in zona. Questi si
schierarono al comando di Atto o Azzone dei nobili di Gragnana feudatario e consanguineo
dello stesso Spinetta (infatti una sua cugina, Spina figlia di Corrado II
Malaspina di Olivola, aveva sposato un Nicolò da Gragnana morto nel 1282, come
narra il Boccaccio).
Spinetta, per sedare la rivolta, nella primavera del 1315 invade di nuovo la
vicaria di Camporgiano aiutato da una schiera di tedeschi, probabilmente cedutagli
da Uguccione della Faggiola, dai Ghibellini locali (tra cui i da Gareggine) e
inoltre da alcuni nobili di Gragnana rimastigli fedeli. Assediato Atto (Azzone)
probabilmente a Gragnana, con poca fatica Spinetta riconquistò tutta la vicaria
con l’aggiunta di Minucciano col suo castello allora sotto il potere dei nobili di
Gragnana, che gli si arrese il 31 maggio 1315.
1316
Uguccione della Faggiola il 1
aprile 1316 fa imprigionare a Lucca
Castruccio Castracani ma la rivolta
del popolo Lucchese determina la sua
liberazione (11 aprile 1316) e il tracollo
del potere di Uguccione sia su
Pisa che su Lucca.
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
94
1316 - La meteora: Castruccio Castracani
Castruccio in pochi anni, per la sua abilità politica, diventa il signore di tutto
il Nord della Toscana; nel 1319 viene in Garfagnana e in questa
occasione molti comuni si sottomettono a lui, in seguito tutta
la provincia e quindi anche Careggine.
1324
Castruccio Castracani, nel 1324 viene nominato Vicario Imperiale
da Ludovico il Bavaro Imperatore, a questi vengono concessi
tantissimi territori. Il suo potere oltre che nel nord della Toscana
sconfina in Liguria,Modena,Bologna,Reggio ecc.
La sua capacità amministrativa, (unita a lungimiranza e potenza)
culmina con la sua nomina a Duca di tutte le terre sopra citate
da parte dell’Imperatore nel 1327.
Castruccio compie in pochi anni molte opere infrastrutturali anche in Garfagnana:
strade, ponti,monasteri, rocche ecc.ma nessuna che riguardi Careggine e il
suo territorio.
Nei pochi anni del governo di Castruccio si ha un periodo quasi di pace ma
per noi importante non è parlare di lui ma di sua moglie Pina, che era della famiglia
dei da Corvaia “agnati” dei da Careggine e dei suoi figli: Arrigo, Valerio,
Guarnieri.
1328
Alla morte di Castruccio, avvenuta nel 1328, il figlio Arrigo resta nei domini
del padre ma per la sua incapacità viene scacciato dall’Imperatore Ludovico il
Bavaro che era in questo periodo in Italia.Una parte della Garfagnana, quella dove
da più tempo signoreggiava Lucca, ubbidì all’Imperatore mentre la parte più a
nord rimase in possesso di Alderico, figlio di quell’Alderigo mercante in Londra
grande benefattore di Castruccio, e dei figli di questo:Valerio,Giovanni,Guarnieri
e Francesco Castracani.
Sotto questi signori ritengo fosse Careggine e territori limitrofi (sicuramente
quelli abitati dai parenti della mamma Pina).
1328 - Il ritorno di Spinetta Malaspina
Il suddetto imperatore, oltre ad aver cacciato il figlio di Castruccio da tutti i
territori appartenuti al padre, aveva anche ristabilito sui loro territori i signori
95
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
Castruccio Castracani
precedenti tra cui Spinetta che, riavute le proprie
terre, pensò a riconquistare anche la vicaria
di Camporgiano da lui tenuta per breve
tempo quattordici anni prima; quindi chiese
all’Imperatore Ludovico la conferma e la nuova
investitura della predetta Vicaria che gli era
stata concessa da Arrigo VII nel 1313. La conferma
fu fatta in Sonzino il 30 aprile 1329 e Spinetta
rientrò in possesso del suo feudo.
Tutto questo sicuramente non lo ottenne
con facilità e sicuramente il suo potere fu molto
relativo per la presenza sul territorio dei molti
ribelli che ancora erano al seguito dei figli di
Castruccio, tanto è vero che questi rivoltosi con
l’aiuto di alcuni Garfagnini (tra cui forse anche
di Careggine) riuscirono ad occupare la città di
Lucca - anche se per solo due giorni - e non potendola
tenere fuggirono in Garfagnana, tornando
dai loro amici e parenti, alcuni anche sulle nostre montagne.
1332 La Garfagnana e Careggine comprata da Firenze.
Guerre di tutti contro tutti: leghe, patti, trattati fatti
e disattesi contemporaneamente.
Firenze, acquistata Lucca, per effetto dei patti stabiliti nel 1332 riconobbe
l’autorità di Spinetta in Garfagnana
1341
In Ferrara, il 30 luglio 1341, Tommaso Corsini e Jacopo Alberti, costituiti
sindaci e procuratori del comune di Firenze, acquistavano da Buonavventura procuratore
di Spinetta Malaspina, tutti i castelli della Vicaria di Camporgiano che
questi ivi possedeva per il prezzo di 12mila fiorini d’oro (da pagarsi in Ferrara):
4.800 entro un mese dalla consegna degli ostaggi che gli Scaligeri e Firenze dovevano
inviare al Marchese di Ferrara per garantire l’esecuzione del contratto; il rimanente
in trenta mesi.
In questi anni una gran confusione di potere tra le signorie Italiane si riflette
a specchio anche sulle nostre terre determinando continue guerre locali per
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
96
Arrigo VII
il possesso della Garfagnana.Non potendo dilungarci più di tanto cercheremo di
fare una quadro della situazione citando solo qualche nome. L’Imperatore vende
Lucca e parte della Garfagnana a Pietro Rossi per 25.000 Fiorini, questi la vende
a Mastino della Scala che la compra per i Fiorentini; Mastino non è fedele agli
impegni presi ed è quindi guerra tra Firenze e Milano.Pisa assedia Lucca per impedire
che Firenze conquisti Lucca ma non ci riesce e i Fiorentini occupano Lucca
per nove mesi, i Pisani aiutati da Luchino Visconti riescono a occupare Lucca
il 6 luglio 1342 .
Nel frattempo in Garfagnana, Barga si dà ai Fiorentini, la Vicaria di Camporgiano
è tenuta da Alderigo e Giovanni Castracani. Castiglione e terre limitrofe
sono rette dai figli e nipoti di Castruccio.Arrigo, altro figlio, occupa Ceserana,
Coreglia e altre trentotto terre sono in mano di Francesco Castracani, ecc. ecc.; in
altre parole tutta la Toscana, e di conseguenza tutta la Garfagnana, è in guerra,
paese contro paese, villaggio contro villaggio.
Tutte le terre di tutta la Garfagnana sono attraversate da Pisani, Fiorentini,
Lucchesi Milanesi e cavalieri Tedeschi dell’Imperatore.
Il capovolgimento di fronte tra alleati è quasi continuo, anche tra parenti:
tra tutti citiamo nell’anno 1344 Luchino Visconti, già alleato dei pisani, fa un trattato
con Arrigo figlio di Castruccio e assedia Castiglione, in quel momento tenuto
dai Pisani (i quali inviano in soccorso della fortezza Francesco Castracani che
in quel momento sta coi pisani), attacca il campo del Visconti e vince; ma poco
dopo Luchino Visconti, aiutato da Filippino Gonzaga, che con i suoi soldati attraversa
tutta la Garfagnana, conquista Castiglione. L’anno successivo (1345) viene
fatta la pace tra Luchino Visconti e i Pisani.
1355 - Pisa e il suo predominio in Garfagnana
Nell’anno 1355 l’Imperatore Carlo IV trovandosi in Pisa concede a questa
città il dominio su Lucca, Pietrasanta,Massa, Lunigiana, Garfagnana.
Ma non tutto è semplice per Pisa; infatti, mentre le Vicarie di Camporgiano
e Castiglione sono abbastanza fedeli, guerre continue si svolgono contro i Fiorentini
per il possesso di Barga e dintorni.
In questi anni anche Careggine è sotto il dominio di Pisa anche se i suoi abitanti
godono di ampie libertà confermate direttamente dall'Imperatore Carlo IV°.
E' interessante notare la dicitura del testo sotto riportato per indicare i da
Careggine: “…ac etiam Coluccii Petrini venientis de illis, qui de Careggine nominatur
Comitatus Praedictis…”.
97
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
98
1369 - Di nuovo sotto Lucca
Careggine, come la vicaria di Camporgiano e Castiglione, fu tenuta dai Pisani
fino al 1369 quando Carlo IV Imperatore rende la libertà a Lucca e il relativo
possesso della Garfagnana (con la vicaria di Camporgiano e quindi Careggine),
dietro il pagamento di 25.000 fiorini da parte dei Lucchesi.
Nonostante quanto sopra,non fu facile per i lucchesi impossessarsi delle varie
Vicarie perché trovarono gli eredi di Castruccio ancora molto potenti: Alderigo,
Giovanni e Arrigo avevano occupato anche Castelnuovo.
99
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
1371
Solo nel 1371 si raggiunse un accordo tra Lucca e gli eredi di Castruccio:
Lucca pagò a questi 4.000 fiorini d’oro e si impegnò a tenere i Comuni di parte
Guelfa sotto la Vicaria di Camporgiano e i Comuni di parte Ghibellina sotto la Vicaria
di Castiglione.
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
100
Dal rapporto sulla Garfagnana del Consiglio Generale di Lucca del 1371, si
viene a capire così che le famiglie del comune di Careggine in quel periodo erano
37 “foci” (fuochi),per un totale di circa 150 abitanti.
101
Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine
XIV
Tutto il XIV secolo è caratterizzato
dal dilagare in Garfagnana
di continue guerre, invasioni, pestilenze
ed ogni forma di immoralità.
In questo secolo c’è un notevole
calo della popolazione tanto che
anche la Chiesa di Careggine rimane
per lungo tempo senza pievano.
1400
Paolo Guinigi a Lucca
Tutta la Garfagnana era sotto
il dominio di Lucca fino all’apparire
di Paolo Guinigi signore di Lucca
il quale tiranneggiò su tutto e
tutti: a lui si deve l’estinzione dei
pochi signori feudali rimasti in
Garfagnana. La sua fame di potere
lo portò a scontrarsi contro Firenze
alleandosi con lo Sforza, che a sua
volta dopo poco tempo voltò le
spalle al Guinigi e si alleò con i fiorentini
(i quali invasero e saccheggiarono
le terre di gran parte della
Garfagnana tra cui la Vicaria di
Camporgiano e anche Careggine).
Lucca, Torre Guinigi
Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde
102
I FERRARA
In seguito a questi continui saccheggi perpretati da “bande di mercenari”fiorentini,
la popolazione era allo stremo delle forze. Da anni,gli uomini e le terre delle
Vicarie di Castelnuovo, Camporgiano e Castiglione erano prese e saccheggiate.
1430
Gli uomini dei villaggi erano quasi tutti deceduti per le continue guerre. La
fame, la miseria e l’abbandono delle terre coltivate e coltivabili rendeva difficile la
sopravvivenza.
Careggine e le sue terre non ebbero sorte migliore: un quasi totale spopolamento
ridusse il nostro territorio ad un ambiente abbandonato. Lucca non aveva
più nessun potere, la potenza di Pisa era ormai in decadenza, i fiorentini dominavano
quasi tutta la Toscana e la Garfagnana era, per loro, terra di saccheggio.
Ecco la necessità di cercare un protettore, individuato nei Ferrara.
Gli stati dei Ferrara sono
confinanti col nord della Garfagnana
e la loro famiglia è discendente
diretta della Contessa
Matilde. I Ferrara in quel
periodo hanno una notevole
influenza sia con l’impero che
con gli stati pontifici, sono nemici
di Firenze ed hanno una
potenza militare adeguata a
contrastare i soprusi degli occupanti
fiorentini.
Castelnuovo e i villaggi
della sua vicaria il 27 dicembre
1429 chiedono, o meglio: si
“danno volontariamente”ai Ferrara
nella persona di Nicolò d’Este
marchese di Ferrara,Modena
e Reggio. Tutto questo con il
tacito accordo di Papa Martino
V e Sigismondo I Imperatore.
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
103
Nicolò d’Este accetta la sottomissione della vicaria di Castelnuovo il 3 febbraio
1430 e concede alla stessa numerosissimi privilegi .
L’Imperatore Sigismondo I, il 7 settembre 1433 in Ferrara dà al Marchese
Nicolò ufficialmente “l’investitura” delle terre di Castelnuovo.
1433
In Ferrara il 20 Aprile 1433 fu fatta la pace tra il Duca di Milano e i Lucchesi
da una parte,Veneziani e Fiorentini dall’altra: fu stabilito che i Fiorentini dovevano
restituire a Lucca le terre della Garfagnana occupate, tra cui la Vicaria di
Camporgiano e conseguentemente anche Careggine.
Ma per Lucca non fu facile rioccupare la Garfagnana: primo perché Firenze
non lasciò subito libere le terre assegnate ai lucchesi; secondo le terre di Castelnuovo
che si erano date ai Ferrara erano da questi occupate in modo legittimo.
I Lucchesi quindi trattarono la cessione delle terre di Castelnuovo con i Ferrara
per la somma di 5.000 scudi pagabili in trenta mesi o due anni; Lucca non
aveva la liquidità sufficiente perché era stata spogliata dal Guinigi e impoverita
per le lunghe guerre che aveva dovuto sostenere contro Firenze; per questo comprò
a debito in Genova il corrispettivo valore in drappi di seta e li mandò a Nicolò
D’Este,ma questi li rifiutò e aumentò la cifra a 6.500 scudi per “spese fatte in guardar
questi luoghi da’Fiorentini”.Lucca cercò ogni modo pur di riuscire a pagare la
somma pattuita mettendo una tassa ai mercanti di Venezia di 500 scudi, 500 li
chiese in prestito al Vescovo di Lucca e 1.500 a Cosimo dei Medici. Ciò nonostante,
Lucca non riuscì a trovare il denaro necessario e quindi, scaduto il tempo per il
pagamento, i Lucchesi persero le terre di Castelnuovo che rimasero ai Ferrara.
1446
Negli anni tra il 1433 e 1446 molti comuni della vicaria di Camporgiano, come
si è accennato, non erano stati lasciati liberi dai fiorentini.Gli abitanti dei villaggi
dovettero direttamente uccidere e scacciare i fiorentini e non di meno i Lucchesi.
Questi, appena liberi dagli uni o dagli altri in diversi mesi e in diversi giorni,
inviando ambasciatori e messi, si diedero volontariamente ai Ferrara nella
persona del Marchese Leonello, supplicandolo di non restituire mai più le loro
terre ai Lucchesi.
Il 12 Febbraio 1446 tutte le terre e i comuni che si erano sottomessi al Marchese
furono raccolte in un atto unico dove questi vengono elencati insieme ai
privilegi concessi ai loro abitanti dal marchese Lionello.
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
104
105
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
Non saprei dire, a cosa pretendesse alludere il Muratori quando, alla pag.
204 Tomo II Antichità Estensi, scrive che nel 1446 il “…Marchese Leonello ebbe
da pensare alla Garfagnana, perchè nella Vicaria di Camporgiano si suscitarono
delle ribellioni, alle quali con buon modo, e con la forza Egli provide”.
Il Diploma emanato da Leonello per questa Vicaria era stato fatto, come si è
detto, sul principio dell’anno. Probabilmente qualche mese dopo, per opera dei
Lucchesi o dei Fiorentini, ci sarà stata, forse localmente, qualche rivolta. Oppure,
intese il Muratori, sotto la parola “ribellione” la diversità dei sentimenti, che ci sono
sempre stati, nelle terre della Vicaria di Camporgiano. Infatti la maggior parte
dei paesi si consegnarono agli Estensi, ma altri persistettero nell’opinione contraria.
Questa diversità all’interno della stessa Vicaria durerà per molti altri anni,
come vedremo, e Careggine sarà come sempre al centro di questa ribellione contro
lo “Stato costituito”, nella ricerca della sua libertà ed autonomia. Infatti tra i
Capitoli accordati per Diploma alla Vicaria di Camporgiano ve n’è uno degno di
special nota, cioè che la Vicaria fa istanza, e Leonello glielo promette solennemente,
di non essere mai più consegnata o rilasciata al Comune di Lucca, “quia
sic nobis magna istanstia, & vehementissimis precibus, & de gratia petierunt, promittimus,&
late pollicemur nullo unquam tempore eos in manus & potestatem tradere,
aut aliqualiter consignari Comunitati Lucecinsium…”.
Oltre al fatto di godere di particolari privilegi tra cui la libertà della Pesca, della
caccia, non vi è aggravio di macina,non hanno l’obbligo di pagare tasse sul sale, e in
altre imposte sono concesse loro “benignissime esenzioni”.Tanto che non risulta Provincia
negli Stati dei Serenissimi d’Este che eguagli la Provincia della Garfagnana e in
particolare la vicaria di Camporgiano nel godimento di grandissimi privilegi.
Oltre a quanto sopra si aggiunge un particolare riguardo nel preferire regolarmente
i Garfagnini nel presentarsi alle udienze di S.A.S..
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
106
Quando la Vicaria di Camporgiano “si dà” ai Ferrara la situazione delle sue
genti e dei suoi territori viene così descritta:
“…la Provincia non era piena d’anime, ne anche piene di tanti villaggi; ma
era piene di boscaglie selvatiche …Che in quel tempo vi fosse poca quantità di abitatori
è opinione che (in tutta la Garfagnana sotto i Ferrara) …vi fossero novemila
anime, racconterò qui una cosa che lo fa chiaro .
Un Prete diceva tre mese ne’ giorni festivi …per carestia di sacerdoti, uno era
dispensato dalla sede apostolica, in tre villaggi diversi e cioè Cogna, Camporgiano,
Cascio. Costumava far così: la prima la diceva sul far del giorno a Cogna, la seconda
a Camporgiano, lontano cinque miglia, la terza a Cascio, lontano sei miglia, e
viceversa. Una volta detta la seconda a Camporgiano, in andare a Cascio per dire
la terza in tempo di inverno per il freddo e ghiacci, camminava a piedi e si faceva
andar innanzi una buona cavalla; e passato di mezzo miglio la terra di Camporgiano,
sopra la strada maestra, (zona di Careggine) uscirono de’ lupi dalli boschi,
che erano contigui, quali in vista sua, mangiorno la cavalla, et esso con la fuga
salvò la vita sua; et dove allor fu tal fatto, era pieno di boscaglie così folte…”.
1450
Che la Vicaria di Camporgiano si fosse data ai Ferrara non piacque ai Lucchesi,
i quali per l’ennesima volta tentarono di invadere le terre della Garfagnana
con la forza delle armi ma nulla ottennero, anzi persero altri villaggi.
1512
Il Papa Giulio II, aiutato dagli Spagnoli e Veneziani, per espandere i propri
territori dello Stato Pontificio scatena una guerra contro Alfonso D’Este duca di
Modena e Ferrara e invade, con i suoi eserciti comandati da Francesco Maria della
Rovere Duca di Urbino, tutti gli stati di questa famiglia tra cui la Garfagnana;
ma non la tiene occupata.Lucca approfittando delle difficoltà in cui versano i Ferrara,
il 3 ottobre 1512 conquista Castelnuovo e il giorno 4 dello stesso mese anche
tutta la vicaria di Camporgiano compreso Careggine. Papa Giulio II, contrariato
da questa prepotenza dei Lucchesi, li minaccia che se non gli restituiscono
la Garfagnana gli muoverà guerra.Ma le minacce non hanno seguito perché il Papa
muore il 21 febbraio 1513.
I Fiorentini, parteggiando in quel momento per Alfonso d’Este, occupano, a
suo nome, Castelnuovo ma solo per un giorno, infatti viene immediatamente
rioccupata da Lucca. I lucchesi tennero la Garfagnana pochi mesi perché, saputo
che Alfonso stava tornando per riprendere le sue terre con un grosso esercito,preferirono
trattare e restituirla senza guerre.
107
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
1521
Nominato Papa Leone X dei Medici, questi ordinò ai Fiorentini di riprendere
la Garfagnana che fu occupata in pochi giorni da bande di mercenari fiorentini
provenienti da Barga, oltre ad altri uomini comandati da Iacopo Corso, e questo
avvenne il 26 settembre 1521.
Ma l’occupazione dura poco perché Leone X muore e il commissario dei
Fiorentini, asserragliato nella rocca di Castelnuovo da una rivolta popolare, è costretto
a fuggire. E siamo all’8 dicembre 1521.
Il Duca Alfonso d’Este, saputa la notizia, invia come Governatore della Garfagnana
il poeta Ludovico Ariosto.
La situazione non è delle migliori: la Garfagnana e in particolare le terre di
Careggine sono infestate da banditi di varie origini che saccheggiano il territorio
portando morte ai pochi pastori sparsi sulle montagne.
Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto viene nominato Governatore-Commissario della Garfagnana
il 7 febbraio 1522. Il mattino del 12 si mette in viaggio e arriva a Castelnuovo
il 22 dello stesso mese.
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
108
Leone X Alfonso D’Este
Tutta la Garfagnana era appena uscita
dall’invasione dei Fiorentini e Lucchesi. Al
suo arrivo l’Ariosto trova una Provincia infestata
da ladri e banditi; in particolare, nella
Vicaria di Camporgiano. Questi hanno la loro
base principale a Ponteccio e scorrazzano
per tutta la provincia rubando e uccidendo.
Altri banditi si trovano nei territori sotto il
dominio dei fiorentini e dei Lucchesi specie
nella zona di Barga.
All’interno delle vicarie controllate da
Modena e specialmente in quella di Camporgiano
vi sono due “fazioni” dette dei Franzesi
e d’Italia. Le prime fanno riferimento a Modena
che è alleata ai Francesi e l’altra ha come
referente Lucca. Tutte e due le “fazioni” hanno
alcuni referenti ricchi e influenti più o meno
segreti, abitanti a Castelnuovo o dintorni. L’Ariosto
inizialmente si affida a loro ma ben presto si avvede che non si può fidare.
Dall’altra parte sotto il suo comando ha dei Capitani, l’uno a Castelnuovo, e l’altro
a Camporgiano, che pensano principalmente alle loro tasche addossando le
responsabilità degli insuccessi allo stesso Ariosto. Sotto il Capitano di Castelnuovo
vi sono alcuni balestrieri; ma anche questi hanno più paura dei briganti che
del Duca di Modena, contano su una forza militare molto modesta che ha il suo
centro di potere molto distante dalla Garfagnana. Va anche sottolineato che la
provincia è generalmente molto povera e quindi di interesse più strategico che
economico. Si aggiunga che la provincia è divisa in due diocesi: quella di Luni e
quella di Lucca, e che il potere della Chiesa è in generale rappresentato dai “preti”
e “chierici” che spesso “si comportano da banditi” (vedasi lettere dell’Ariosto),
ma su questi il Commissario non ha nessun potere. È, probabilmente, per questi
innumerevoli motivi che per molti decenni ancora si nota un comprensibile disinteresse
da parte dei Duchi di Modena della Garfagnana.
Ludovico Ariosto, in questo marasma, vive nel terrore di essere assassinato
e spesso si rinchiude nella Rocca di Castelnuovo difeso dai suoi balestrieri, scrive
continuamente al suo Signore Duca di Modena perché gli vengano inviati aiuti
militari, scrive agli Anziani di Lucca e alla Repubblica di Firenze per chiedere
di intervenire nel sedare le continue scaramucce tra gli uomini delle terre confinanti,
scrive perché vengano catturati i banditi che dopo le scorrerie, trovano ri-
109
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
Ludovico Ariosto
fugio nelle loro giurisdizioni. Si arriva all’assurdo che per questioni legali tra uomini
garfagnini, l’Ariosto manda i contendenti al “tribunale” di Lucca perché
questo li giudichi.
Le Lettere di Ludovico Ariosto dalla Garfagnana sono come delle fotografie
dettagliate di quei tempi e di quegli uomini. Da queste vengono qui di seguito
estratti alcuni passaggi che riguardano Careggine e i suoi abitanti.
Lettera da Castelnuovo del 5 ottore 1522 (riportata integralmente)
Mag.co mihi hon.mo D. Opizo Remo
Ducali Secretario
Mag.co Mess. Opizo mio hon. -
Bastiano presente exhibitore viene per suplicare al Signore Nostro
in suo nome et forse ancho per suo zio Leone, ambidui da Gragnanella,
che voglia lor rimettere la condennatione ne la quale sono
incorsi per haver feriti l’un l’altro, et son quelli a punto di che V.ra
Mag.tia mi scrisse adì passati che la intenzione del Signore nostro era
di non far loro altra gratia più di quella c’havevan per li Statuti. Pur
perché son poverhomini et me n’hanno pregato, io li raccomando a
V.ra Mag.tia che faccia il Signore star contento de le 35 lire c’ha pagato
ciascun di loro.
Gli è vero che l’ordine era che non havessino ad uscire di prigione
finché non havessino satisfatto a tutta la somma; pur a’ preghi di
molti homini da bene son stato contento da far lor termine del resto de
la metade per tutto questo mese et de l’altra metade per tutto novembre:
ma ben ho assecurato la Camera che al tempo debito serà pagata.
Hor come dico, Sebastiano viene per impetrar gratia, et così io
lo raccomando a V.ra Mag.tia, facendoli fede che paga mal volentieri;
et a V.ra M.tia mi raccomando.
Appresso, io scrissi adì passati come un Balduccio da Careggini
imputato de haver morto un Togno che stava alla Isola Santa se era
venuto sponte a porre in prigione del Capitano di Camporeggiano,
ma che subito, ciò è l’altro dì che ‘l detto Balduccio si era posto in pri-
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
110
gione, il detto Capitano si era partito da l’officio con la licentia alla
usanza de le Sor da Genua, et ito un poco a spasso a casa sua in Lunigiana:
et per questo, et perché non stavo sicuro che costui, con speranza
di purgare l’indicij con poca lavatura, si fusse d’accordo andato
a porre in prigione, havevo disignato di mandare a torre questo
prigione, et di tenerlo qui a Castelnovo, acciò che non si examinasse
senza me; hieri essendomi per altre faccende accaduto andare a Camporeggiano,
havevo pensato di menarlo mieco in qua, et tanto più me
ne venne voglia quando vidi in che modo era tenuto, perhò che va libero
per la rocca et senza guardia, et a lui sta l’andare et il stare.
Pur a’ prieghi di Ser Constantino, il quale è notaro in quel loco,
fui contento di non far questa ingiuria al Capitano, ma ben comadai
al cavalliero del Capitano che lo ha in guardia, et ancho al notaro, che
lo dovessino tenere in prigione et con li ferri alli piedi; et che ancho
quando accadesse che pagasse l’indicij, non lo lasciasseno senza mia
commissione.
La parte offesa ha fatto gran querela a me che costui sia tenuto
così largamente, et vorìa ogni modo ch’io pigliassi questa causa in me,
et credo che suplicherà. Io non mi curerei già di questo impaccio perché
ci son mal atto, ma non serìa male che alla cognitione di questo
s’accompagnasse il Capitano di Castelnovo con quell’altro di Camporeggiano,
acciò che una volta s’incominciasse in questo paese a punire
li malfattori, che per l’impunitade c’hanno havuto pel tempo passato
et pel poco braccio che li officiali han qui multiplican di sorte, che
non è sicuro il paese in alcun lato.
Ma la Vicaria di Camporeggiano sta molto peggio, che di poi
ch’io son tornato da Ferrara è stato morto uno a San Romano, un altro
in una altro loco pur di quella Vicaria è stato preso da quel Ginese
che ancho ammazzò il conte di San Donino, et legato ad un arbore
nudo, et poi che l’ha havuto legato gli ha dato sedici ferite; et tutta la
notte quel pover homo è stato legato nella selva, né fin al giorno a
grande hora ritrovato, et pur anchora è vivo.
Quelli ribaldi da Ponteccio stanno tuttavia a casa, et anchora
hanno ardimento di mandare a domandarmi accordo, et per l’uno di
essi, ciò è Bernardello, è venuto Simon Contardo, et mi ha offerto che
quando io gli perdoni, che darà securtà di trecento ducati di non fare
dispiacere ad homo del mondo, et di vivere costumatamente et di pagare
tutto quello che ha tolto da li castronari di Domenico di Amo-
111
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
rotto, et sopra questo di donare a me, o voglia una muletta, o voglia X
ducati d’oro.
Similmente è venuto un altro da parte di Bertagnetto et mi ha
fatto la medesima offerta, et ancho lui, per la sua parte, di donarmi
altri X ducati; poi hieri ch’io fui a Camporeggiano, gli Otto di quella
Vicaria mi pregarno del medesimo per tutti quelli assassini che darebbono
securtade di 300 ducati di vivere d’homini da bene.
Io ho mostrato di dar loro qualche speranza, et questo perché mi
proponevano che s’io volevo far loro un salvo condotto che mi venissero
a parlare,mi farebbono intendere che il torre de li denari a quelli
Lombardi che poi restituiro, et il torre di prossimo questi castroni
era stato lor fatto fare sotto fede che ne farebbono piacere al Signore
Nostro, et che parlandomi mi direbbono chi fosse stato quelli che a ciò
li avesse persuasi.
‘Io non ho voluto a patto ignuno che mi vengano a parlare, né
far lor alcun salvo condotto, ma ho lor fatto dire che mi scrivano tutto
questo che mi voglion dire a bocca, et così son rimasto con loro. Gli
ho usato ancho un poco di mansuetudine, perché ho pratica con alcuni
homini da bene da Sillano, che, assicurandoli un poco, sperano
di darmili ne le mani.
Quest’altri dal Silico che amazzaron Ser Ferdiano stanno tuttavia
al Silico et a Cesarana.
Io non cesso di pensare et di fantasticare come senza spesa del
Signore Nostro io posi accrescere le mie forze, per far che almeno questi
ribaldi habbian paura di me. Et per questo hieri a Camporeggiano
dove havevo commesso che fusson chiamati gli Otto di quella Vicaria;
ma per essere andato il mio comadameto tardi, non ne potei avere se
non quattro.
A questi feci intendere come adì passati ch’ero stato a Ferrara
havevo havuto lungo parlamento con l’Ex.tia del Signore circa li delitti
ch’ogni dì si commettono in la lor Vicaria, et che Sua Ex.tia volea
provedervi ogni modo, et che stava in pensiero di mandare un’altra
volta il suplemento fin alli 25 balestrieri, et che voleva più presto che
essa Vicaria si dolesse di pagare questi balestrieri, che fusse lasciata a
questo modo in preda alli assassini et ribaldi: ma che da l’altra parte
havendo pietà alla povertà sua, era stato perplesso assai: ultimamente
havevo detto questo expediente, che la Vicaria di Camporeggiano
eleggesse cinquanta homini sotto due caporali, et quella di Castelno-
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
112
vo cinquant’altri sotto dui altri caporali, et questi fussino obligati, o
tutti o parte, secondo li bisogni, ad ogni richiesta del Commissario venire
armati, et insieme con li balestrieri andare a fare le exsecuzioni
che serian lor commesse, et ogni volta che fusseno messi in opera, ogni
Vicaria fusse obligata a pagare li sui a sei bolognini per fante il giorno,
che questa seria poca spesa alla Vicaria; et pigliandosi questo ordine
non accaderà che ‘l Signore mandi qui altri balestrieri.
Alli quattro degli Otto che qui si trovaro piacque questo modo, et
dissero che era poca spesa et per riuscire loro in grande utile, ma che volevano
termine a rispondermi finchè havessino parlato col resto degli
Otto, et che speravano che a questo tutti seriano di una volontade.
Io ho voluto di questo avisare V.ra M.tia acciò che accadendo
che qualchuno di questi venisse a Ferrara et ne parlasse, io non paressi
bugiardo.
Con quest’altra Vicaria di Castenovo credo facilmente di ottenere
questo ordine, il quale succedendo come spiero, non credo che li
banditi si fermino troppo in questa provincia.
Pierino Magnano hoggi son 12 giorni che con mie lettere si
partì da Castenovo, et mi disse che voleva venire ad ubidire al Signore.
Se sia a questa hora giunto, o non,V.ra M.tia lo può sapere meglio
di me.A me è detto (ma non so se ben lo debba credere, perché la persona
che me l’ha detto non è troppo sua amica), che dopo che si partì
di qui è stato alcuni dì ascoso con alcuni banditi nel campanile di Villa,
terra qui vicina, et che poi è ito a Pistoia.
A Bastiano Coiaio ho fatto un altro comamdamento et assignatoli
un termine che mi è parso conveniente di presentarsi dinanzi al
Signore. Esso sta pur con speranza, che prima che ‘l termine finisca il
Signore habbia da revocare questa commisione. Come ho detto, hieri
fui a Camporeggiano, et quelli homini si maravigliano che ‘l Signore
non manda un Capitano nuovo, o non conferma questo che sin qui ci
è stato; perché il suo termine finì a San Michele.
Il Capitaneato di Camporeggiano è molto migliore di questo di
Castelnovo, et hora che le cose son pacifiche credo ch’ogni homo da
bene ci veria volentieri.
Altro non m’occorre al presente.A.V.ra Mag.tia mi raccomando.
Castelnovi, 5 Octobris 1522 di V.ra Mag.tia
LUDOVICO ARIOSTO
113
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
Lettera al Duca di Ferrara del 25 Novembre 1522
… Perché Vostra ex.tia sappia tutto quello che accade in questa
Provincia, io scrissi a’ dì passati a quella che ‘l Capitano (di Camporgiano)
predetto haveva havuto ne le mani un Balduccio (di Careggine),
il quale, insieme con Prete Matheo e dui altri ribaldi, havevano
gettato giù d’una balza et amazato un pover homo, il qual Balduccio
se era venuto a porre spontaneamente in man del detto Capitano; e
che intendendo io che lo tenea molto sciolto, e per questo havendo suspicione
che ‘l iudice e il malfactore fussino d’accordo insieme, commisi
al notaro di Camporgiano, non ci essendo il Capitano, che gli
commettesse da mia parte che non lo lasciasse senza mia licentia; e
che poi senza farmine intendere alcuna cosa lo absolse e liberò di prigione:
a questo non mi è stato mai dato alcuna risposta…
Al duca di Ferrara
…. Circa a quel prete che Vostra ex.tia mi commette ch’io lo rimetta
al Vescovo, la mia lettera non è stata ben intesa. Sappia vostra
ex.tia che questa Provincia di Garfagnana è subietta "in spiritualis"
a due Vescovi: La vicaria di Castl.vo e di Trassilico al Vescovo di Lucca,
quello di Camporeggiano al Vescovo di Luna (Luni); e perché come
altre volte credo haver scritto, li peggiori e li più partiali di questo
paese sono li preti.…
Al Duca di Ferrara del 15 giugno 1523
… Noi semo stati in gran pericolo circa la peste, perché questi
contadini, fatto Pasqua, hanno usanza di andare in gran quantità su
quel di Roma e ne le Maremme a guadagnare, e poi, segati li grani,
tornano a casa, e nel ritorno molti hanno seco il morbo. Io ho durato
grandissima fatica a far che non sieno ricettati ne le lor terre, ma confinati
chi qua chi là, e provisto lor al bosco de li lor bisogni; pur non
ho possuto proveder tanto che molti furtivamente non sieno andati
alle mogli et alle lor case,…Si è attaccata la peste, si che subito ne son
morti nove.
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
114
Al duca di Ferrara del 26 Novembre 1523
… Ill.mo et ex.mo Signor mio.Hoggi uno mandato da gli homini
di Meschioso mi hanno dato una lettera di Vostra ex.tia, per la qual
mi commette ch’io lasci a quelli homini cavare di questa provincia tutte
le castagne che hanno colte ne le selve lor proprie o in quelle che
hanno condotte ad affitto. Prima ch’io habbia dato lor licentia, ho voluto
avisare vostra ex.tia che questa provincia si trova in una gran carestia,
che hora il frumento si vende 20 bolognini il staiolo, assai minore
del nostro staro di Ferrara, e le castagne, perché ne sono state pochissime,
sono in più prezzo che sieno anchora state poi ch’io son qui,
e già son fatti cinque o sei mercati, che in tutto nonè comparso più
ch’un sacco di grano. Intorno intorno tutte le tratte son serrate (i commerci
sono interrotti) che da nessun luogo ne può venir granello.…
Al Duca di Ferrara del 8 Dicembre 1523
… Perché a’ dì passati vostra ex.tia mi commise che s’io sentivo
che di qua si facesse movimento alcuno io gli dessi aviso, hora gli fo
intendere come le genti d’arme fiorentini si raccolgono a Pisa, cioè
genti a cavallo, e si sono cominciate ad inviare a pezzo a pezzo. A Pietrasanta
ne alloggiaron certi pochi, e dicevano quelli che aspettavano
cinquecento cavalli per dirizzarsi alla volta di Lombardia; non m’ha
saputo dir colui che ha portato l’aviso se siano homini d’arme o cavalli
liggeri, se non che erano tutti coperti a ferro. Bastiano Coiaio
m’ha detto questa mattina che hanco a Pisa si dà denari a fanti:
manderò hoggi persona a posta ad informarmi meglio. Intanto ho
voluto mandare questo messo…
Agli Anziani di Lucca del 24 Dicembre 1523
M.ci e potenti mei S.ri obser.mi.Havendo il Vic.o di Galicano ricercatomi
ch’io facci pigliare a sua ‘stantia uno August.o di Piero Andrea
da Verni, l’ho facto pigliare, e l’ho nelle forze miei ad ugni requisitione
di V.S. con speranza che habbino a fare il medesimo quando
alcuni delli Banditi di questa provincia ducale vengano nel suo do-
115
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
minio. Poi ch’io l’ho facto pigliare, li homini nostri del comune di Carreggine
mi hanno facto gran querela di questa captura, dolendosi che
epsi lo havevano facto venire per condurre una certa pace nel loro comune,
et epso era venuto sicuramente, non sapendo delle conventione
e capituli che sono fra V.S. e lo Ill.mo S.re mio, e per questo mi facevano
instantia ch’io lo lasciassi; e vedendo ultimamente che senza
volontà di V.S. io non sono per lasciarlo,mi hanno pregato che io scriva
a quelle in suo favore e che io li rachomandi. Quello che importi il
suo caso io non so: io vorrei fare piacere ad ugni uno, ma non mai
contra la iustitia. Quando, lasciandolo, e per questo succedendo questa
pace nel comune di Carregine, habbi ad essere più utile che a punirlo
delli delicti che li sono imputati, prego V.S. che siano contente
ch’io lo lasci; quando sia ancho altrimenti, quelle faccino e disponghino
come loro pare, ch’io non mi partirò dalli comandamenti loro:
in buona gratia delle quali mi rachomando.
Al duca di Ferrara 8 Febbraio 1524
…Ma se né a questo, né alli assassinamenti che fa Battistino
Magnano e Donatello et altri ribaldi che hanno preso il campanile di
Carreggini e vi sono stati parecchi giorni dentro come una loro fortezza,
non pare a vostra ex.ti di provvedere,…
Al Duca di Ferrara dell’8 Febbraio 1524
…Circa gli altri banditi, sono stati (come il capitano ne havrà
riferito a vostra ex.tia) un gran pezzo a Cicerana e poi sono iti a Careggine,
e stato qualche giorno quivi fortificati nel campanile de la
chiesa;poi sono ritornati a San Romano dove stanno il più del tempo
in canonica di quella chiesa presso un Nicolò, cognato di Pierino Magnano:
e quando li balestrieri sono iti a torre questo prigione.Dicono
d’ haverli veduti da lontano che erano circa diciotto, e mai non vanno
in meno di 15, e sempre dove vanno si riducono alle chiese, e qui, da
chi per amicitia da chi per paura, si fanno portare mangiare assiduamente
da gli homini de la terra; e per questo io non posso condennare
né gli communi né gli homini particolari, ché non si può provare
che altrove habbiano recapito che da li preti, contra li quali io non ho
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
116
authorità: e già l’ho domandata alli vescovi di Lucca e di Sarzana, e
non me l’hanno voluta dare…
Né uomini del paese mai potrei mandare che non fusson di factione,
e qui tutte queste famiglie hanno un ordine, che come una factione
si muove, subito quelli dell’adversa parte avisano li lor seguaci
in altre terre…
Io, come ho detto volevo comandar che brugino quella canonica,
poi ho havuto timore che quel m.Nicolò che è sollicitatore a Roma
non soffra qualche fastidio in Roma: ma se vostra ex.tia comanda al
capitano quanto ho detto, saria un’opera santa; e far altrettanto al
prete da Sillano, a quel da Ogno, da Cicerana, da Careggine e finalmente
a queste chiese sono in questo paese, che tutte, parte perché li
preti voglian così, parte perché non ponno fare altrimenti, servono di
ricetto di banditi.…
Agli anziani di Lucca del 5 agosto 1524
…Hieri, essendo a Carreggine, mi venne un messo di V.S. con
sue lettere, per le quali mi avisano come li cavalli e fanti mandati dal
governatore di Reggio havevano preso a Soraggio alcuni banditi… .
Agli Anziani di Lucca del 24 Febbraio 1525
… Alcuni nostri da Carreggine erano iti al Borgo et havean
comprate dui some di farina di castagne per portarsele a casa, non sapendo
che ci fusse divieto alcuno questo anno, sì perché lor parea che
questo anno è assai buona riccolta e che le cose dovessero essere più
larghe del solito, si ancora perché vedevano che di questa ducale provincia
si lascia extrhaere alli sudditi di V.S. ciò che vogliono; e mentre
che le some si caricavano, che ancora non si erano partite dal loco, dalla
famiglia di quel Vic.o fur loro levate le bestie e le some, sì come a
quelle che mai m’hanno negato gratia ch’io habbi loro domandata, e
pregarle che faccino rendere a questi poveri homini la sua robba: chè,
prima, intendo che questo anno non è stato facto divieto alcuno per
bando o per altra via che s’habbi potuto intendere che le robbe che si
vogliono per suo uso non possino ire fuora, e poi queste some sono sta-
117
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
te prese prima che si siano partite dal loco; che pure quando apparisse
che ci fusse frodo, l’homo subdito delle S.V. che le ha vendute a persone
che non le possono extrahere doveria essere punito, che epso non
può havere la scusa di non sapere li ordini, come per la verità l’hanno
questi nostri di Carreggine, ché questi sono forestieri e non sanno
quello che di tempo in tempo, secondo li bisogni, sia determinato. In
somma, io prego V.S. che quelli boni portamenti che tuttavia io uso
verso li suoi subditi ancho epse voglino che sieno usato verso li suoi
quelli del mio Ill.mo S.re in buona gratia delle quali mi rachomado.
Qui di seguito si estraggono dalle lettere dell’Ariosto alcuni brani per far capire
come alcuni accadimenti di grande rilevanza storica venivano a conoscenza
e ad interessare anche la gente della Garfagnana.
Al Duca di Ferrara del 22 Giugno 1522
… Appresso gli significo che hora son capitati qui alcuni che
vengono di Maremma, che dicono che molti fanti, c’havevan preso denari
a Pisa e poi s’erano imbarcati a Livorno per ire alla gurdia di Genua,
son stati tenuti in posta (sono caduti in un agguato) da m. Andrea
Dorio, o sia da frate Bernardino, ad un luogo detto Meloria, e
morti, feriti e presi con li legni che gli conducevano. O vera o falsa che
sia la nova, la do a vostra ex.tia nel modo che io l’ho; in bona gratia
de la quale humilie mi raccomando.
Al Duca di Ferrara del 23 Novembre 1523
…Appresso mi venne una lettera da Lucca che mi avisava come
Medici era creato papa; la qual nuova come si udì da questi di Castel.
vo, pare che a tutti fosse tagliata la testa, e ne sono intrati in tanta
paura che furono alcuni che mi volean persuadere che quella sera medesima
io facessi far le guardie alla terra; e chi pensa di vendere, e chi
di fuggir le sue robe. Io mi sforzo di confortarli, e dico lor ch’io so che
stretta amicitia è tra vostra ex.tia e Medici, e che non hanno da sperar
se non bene.Mi è parso di dare a V. ex.tia aviso, acciò che se quella ha
qualche cosa con la quale io possa lor dar buon animo, si degni di significarmela,
e se non l’ha almeno di fingerla.Altro non occorre…
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
118
1525 - La faida
Ma passano pochi anni e una nuova guerra tra l’Imperatore
Carlo V e il nuovo papa Clemente VII coinvolge direttamente la
Garfagnana. Infatti seimila cavalieri e altrettanti fanti provenienti
dalla Francia scendono da Sillano, passando da Camporgiano
arrivano a Castelnuovo per proseguire verso Barga.
L’esercito era di Francesco I re di Francia, era comandato dal
Duca d’Albania, in qualità di Generale.Questa ennesima invasione
- o attraversamento - ha una particolare rilevanza per
Careggine. Infatti in questi anni inizia una faida tra gli abitanti
del comune che si dividono in due “fazioni”: l’una detta dei
“Franzesi” e l’altra detta “d’Italia”. Verrebbe quasi da pensare
che l’origine della divisione del comune tra Careggine capoluogo
e la “cura”abbia in questi anni la propria origine, ma così
non è.
Infatti, come abbiamo già rilevato in altre parti, il comune è stato sempre diviso in
due parti: il capoluogo e le frazioni. Ogni pretesto era valido per contrapporsi. Già
nel Medioevo, ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini, il comune era diviso: probabilmente
guelfo il capoluogo e ghibelline le frazioni. Le due parti avevano maggiore o
minore influenza a seconda del numero dei suoi abitanti. La cosa sembra logica
considerando che i vescovi di Lucca avevano da sempre concesso privilegi a Careggine
- e ad alcuni suoi abitanti - oltre al fatto che geograficamente il capoluogo è
orientato più verso Lucca, anche per i suoi interessi commerciali. Le frazioni, ghibelline
perché a contatto con la Versilia e i suoi signori coi quali c’erano sicuramente
rapporti commerciali e di parentela; e comunque con una diversa concezione
della libertà.Ecco che le Frazioni le troviamo alleate di Pisa negli anni 1244 e oltre,
coi Malaspina nel 1312 e con gli eredi del Castracani sino al 1371. Che nel Comune
di Careggine da sempre vi siano stati due gruppi di famiglie in lotta tra loro
è cosa certa. Anche l’Ariosto nella lettera agli Anziani di Lucca del 24 Dicembre
1523 (riportata nelle pagine precedenti ) dice :“…. Gli homini …di Careggine lo
havevano facto venire per condurre una certa pace nel loro Comune”. Guelfi o ghibellini,
bianchi o neri, franzesi o italiani,sempre sulle nostre terre ci sono state delle
“faide”.
Questa divisione tra famiglie era tanto accentuata che, dopo alcuni decenni (è stata
accertata su documenti quali i libri della Chiesa consultati, in particolare nel libro
dei Battesimi dal 1560 a oltre il 1600) i nati, secondo a quale famiglia appartenessero,
venivano registrati con una lingua diversa, cioè: i “Franzesi” in latino e gli
“Italiani” in Italiano, e da qui si possono ricostruire i diversi schieramenti delle fa-
119
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
Clemente VII
miglie. Per non parlare del libro dei morti dove spesso si trovano diciture come:
“…ucciso con archibugiata”,“…Trovato con la testa tagliata”,“ bruciato nella propria
capanna”.
E’ anche probabile che le famiglie degli “Italiani”fossero le famiglie presenti sul territorio
da tempi più antichi, mentre famiglie come Corsi, Rielli, Ciambelli, ecc. provenienti
da zone lombardo-piemontesi, si considerassero o venissero considerate più
Francesi che Italiane,oppure che facessero parte in qualche modo degli eserciti Francesi
passati nel nostro comune nel 1525 e qui stanziatisi.
Le due fazioni
(La storia delle due fazioni viene così integralmente riportata,
descritta dal Paolucci)
1540
Fino al 1540 la popolazione di Careggine era divisa in due potenti “Fazioni”, l’una
detta Italiana,l’altra Franzese (con la “z”),ognuna delle quali aveva il suo capo e condottiero.
Guidava la parte Francese Giovanni Corso (cognome diventato poi Corsi),
uomo fiero, che aveva al suo seguito assoldato 400 (uomini) “bravi”. Probabilmente
questo Corso era di Mezzana e aveva come amici e alleati gli abitanti dell’attuale “Cura”
quali le famiglie dei Franchi,Rielli, Ciambelli, Cancherini ecc.. La “fazione”detta
degli Italiani invece aveva il suo centro in Careggine Capoluogo e aveva come famiglie
di riferimento gli Zerbini, Magnani, Poli, Bandini, Guglielmi, Arrighi, Vecchi.
Ambedue le fazioni erano continuamente in armi e molti omicidi accadevano persino
in Chiesa. Il Duca di Modena vi aveva spediti Commissari ma la loro presenza
inaspriva ed irritava maggiormente gli animi di quelle popolazioni.
“…Appena v’ebbe luogo in Garfagnana, che qual più, e qual meno
non fosse tocco di questa malidizione. S’entrava in Chiesa per fino
coll’armi in Asta, e con gli archibugi alla mano, dal convenirvi alla
rinfusa ogni condizione d’uomini, più si tenevano gl’occhi alle mani
de gli avversari, che il cuore al Sacrifizio del Sacerdote. Passate poi le
nimicizie in eredità da’ Padri, e parenti uccisi, a’ Figli, e a Nipoti, e fatta
la morte d’uno debito di Vendetta a quanti da venti, trenta e più
anni addietro si fossero accostati a prendere i Sacramenti. Conta egli
stesso, che tra Castelnuovo, e Fosciano, e poscia in più Luoghi gli si facevano
a mostrare i campi, dove quelli dell’una terra o castello con
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
120
que’ dell’altro vicino sfidandosi eran venuti a fiere fatte, e combattuti
fin’a morirne quaranta, e cinquanta, e alcune volte più di sessanta tra
ambedue le parti; perchè oltre a propri assoldavano capi di banditi,
con loro masnade, a gara di chi gli avesse più famosi, e più fieri. Or’io
,d’infra tutte, d’una sola Terra mi prenderò a dire in particolare, e sia
Careggio in Garfagnana popolata di molta gente, tutta eziandio per
natural talento vaga d’armi, e di brighe, partita all’ora in due fazioni,
dette l’una d’Italia, e l’altra Franzese, con a capo ciascuna il suo condottiero
e capo. Correva il trentesim’anno, e più del durarvi una mortale
nemicizia, e sanguinosa, tanto che da’ sei ultimi anni in qua, n’erano
stati morti, chi a forza scorta, chi a tradimento quaranta cinque
de’ migliori della Terra, e tra essi tre sacerdoti, e donne, sol perciò nemiche,
perchè attenenti per consanguinità a’ nemici; oltre al gran numero
de’ rimasi storpi, e guasti dalle ferite. E’l peggio si era il non sapere,
da chi bastevolmente guardarsi, avendovi li compratori, e venditori
delle vite di cui si volea la morte, e con ciò appostamenti, e tradigioni
all’impensata. Il Duca di Ferrara Signore delle Terre v’aveva più
volte adoprati personaggi d’autorità, e Commessari di forza; ma ogni
cosa indarno, a sperarne riuscimento di pace; anzi ciascuna parte per
non dar vista di rendersi, e temere, viepiù s’innaspriva. Or qui portato
il P. Landini dal corso delle sue fattiche in Garfagnana, che tutta proseguiva
riformando, vi fu tra questi con ischerzi, e con opere altraggiose
malamente accolto. Vedutolo salire in Pergano, uscirono de gli
accordati, i quali a colpi di martelli, e di sassi, si diedero a picchiare di
si gra forza la porta, che tutta rimbombando dentro la chiesa non si
poteva intendere, che si dicesse. Egli bastatogli d’aver predicato quella
prima volta colla pazienza, e tranquillità dell’animo ben’avvisata, da
ogn’uno, e da molti ammirata; non che smarrisse, e rendersi, il medesimo
dì tornò la seconda volta sul Pergano, e gli diceva il cuore, che la
Divina Grazia trionferebbe di quell’anime con una vittoria tanto più
gloriosa, quanto più contrastatagli da’ Demoni. E fu vero: i rimasti a
sentirlo in gran maniera commossi, uomini d’ambedue le Fazioni, ne
parlarono per Terra, come d’un gran Ministro di Dio, e pien di zelo
Apostolico; e ne seguì il trarre ogni dì più gente, e finalmente tutti in
calca a udirlo; in otto dì sedici volte, prima con attenzione, silenzio
maraviglioso, poi con tanti gemiti, e voci di ravvedimento, che finita la
Predica, il seguivano per gittarsegli a’ piedi in casa e darsi a farne
quanto in bene dell’Anima loro volesse; non solamente i partigiani
121
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
delle Fazioni nemiche, ma eziandio i Capi d’esse, e invitandosi da se a
desinar seco: ciò ch’egli volentieri consentiva; e quel di più udirlo, e vederlo
austerissimo contro se medesimo, e piacevolissimo fra ‘peccatori,
valeva loro ad altrettanto, e più che sentirlo dal Pergano.
Così disposti gli animi d’ambedue le parti, una mattina nel meglio
del predicare, oltre a quanto mai si fosse, ardentemente, avvisò coll’occhio,
e col dito, e chiamò per nome epressi Giovanni Corso. Questi
era il capo e il mantenitore della Fazione detta ivi Franzese, uomo terribilissimo,
e per se stesso, e per quattrocent’uomini, che aveva di seguito.
Or’in udendosi nominare, Padre, disse che comandate ? e il Landini
a lui: Chiedere, e dar perdono dell’ingiurie ricevute, e fatte, e terminar
qui ora tutte le discodie passate in una Pace, della quale siano
testimoni gli Angioli, e accettatore Iddio, per cui solo amore, e in cui
nome le la domando Con questa voce entrò in quel cuore uno spirito
di generosità Cristiana, si efficace, che immantinente gittate l’armi in
terra inginocchioni,e verso il Padre gridò: Così voglio, e sia. Chieggo a
tutti, e a tutti do Perdono, e pace: Non potè dir di più avanti, per la
commozione dell’animo, e per lo levarsi, che in udire queste parole, fece
quanti erano nella Chiesa per fin donne, e fanciulli, un altissimo grido,
in chiedimento di Pace, e con esso un dirottissimo pianto, esclamazioni
e voci di tant’affetto, e tutti come il Corso gittar dell’armi in terra, che il
Landini si rimase dal dire, giacchè non poteva voler più seguito. Scese
dal Pergamo ad abbracciare, e caramente baciare il Corso, e quant’altri
gli si paravano innanzi; e questi fra se a darsi e ricevere l’istesso pegno
di pace.Con che tutta la Chiesa andò in una affettuoso bollimento di carità,
che scrivendo a S. Ignazio li 15 Luglio 1549 di veduta un sacerdote
di Casoli, interrompe la lettera per le troppe lacrime (dice) che gli correvano
a gli occhi, perocchè mai miracolo di sì bella trasformazione non
essersi creduto, non giudicato possibile ad operare. Jeri non temervisi
non Principi della Terra, non Dio, e oggi un dire di tutto il Popolo, che in
questo s’erano ribattezzati, e rifatti veramente Cristiani. Così egli. Il fatto
si notò su’Messali della Chiesa; e per decreto del Pubblico ordinossi di
celebrare ogn’anno quel medesimo dì corrente la memoria con solenne
rendimento di grazie a Dio. La sera del medesimo portò il Divin Sacramento
in Processione, e dietroli tutta la gente in mostra di straordinaria
Pietà. Indi fattosi a udirne le Confessioni, opera di grandissima pazienza,
però ch’erano di poco meno che di tutta la Vita; ma d’altrettanta consolazione,
perch’ell’erano di veramente pentiti, celebrò una general Co-
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
122
munione. Intanto continuando a predicare, con ispirito adatto alle
tropp’altr’anime, ch’eran divenuti, andava sull’annottarsi il banditore
del Pubblico per la Terra, comandando, il riprovarsi ogni uomo alle
tant’ore della mattina a sentire il Padre. Per gli altri Luoghi di col intorno
si dava un segno inteso da parecchie miglia lontano.
Acciocchè poi ne’tempi avvenire non risorgessero differenze, onde
seguire nuovi rapimenti, e discordie, il Padre costituì, e tutti di ben
volere accettarono, Arbitri, e pacieri uomini d’autorità, e discreti, al
cui giudizio comprommettessero le ragioni delle parti ". Così lasciò
scritto il Padre Bartoli. Ed a quello precedente nel rimanente della
provincia travagliata dalle discordie, e dissenzioni di terre con Terre,
e famiglie con famiglie e da quello, che operò dopo il Padre Landini,
che potea chiamarsi l’Angelo della Pace, può ciascuno conoscere,
quanto strettamente la Garfagnana fosse abbligata alla Compagnia
di Gesù, ancora, per così dire, nascente...
Sono ancor’oggi molte famiglie considerevoli in Careggine: Magnani,
Poli, Bandini,Martini, Franchi,Guglielmi, Siveri,Arrighi, e molt’altre.
Le terre ultimamente descritte del Poggio, Silicano, Colle, Careggine,
Capricchia, Mezzana, Fabbriche, e Capanne riconoscono nel
temporale il Tribumale di Camporgiano, ma nello Spirituale ubbidiscono
al Vescovo di Lucca, a riserva delle Fabbriche”.
Il ducato di Modena
1554
Le milizie Francesi attraversarono nuovamente la Garfagnana il 14 giugno
1554 per assediare Barga (di Firenze) e andare in aiuto a Siena, assediata dai
Fiorentini
Va altresì precisato che in questi decenni e in molti altri successivi l’Italia
tutta era campo di scontro tra le due potenze militari ed economiche: Spagna e
Francia. Un’Italia divisa dunque in tanti staterelli più o meno grandi che orbitavano
intorno a questi grandi regni diventati oramai nazioni.Non di meno i signori
italiani mantenevano le proprie alleanze sia tra di loro che con i grandi,
con matrimoni finalizzati a tale scopo. Basti pensare che per questo intreccio di
parentele Alfonso II d’Este duca di Ferrara (anno 1559) pretese la corona di Re
di Polonia al posto di Enrico III diventato Re di Francia. Non solo, Alfonso II
123
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
sposando la figlia di Cosimo dei Medici si era assicurato i suoi confini e i suoi
territori in Toscana, come la Garfagnana, e aveva messo Lucca nella condizione
di non nuocere più di tanto; inoltre quello che era nemico pochi anni prima,
con un matrimonio, diventava come nel caso di Alfonso, suo suocero.
1579
I lucchesi dal 1579 al 1584 cercano in tutti i modi di invadere la Garfagnana
e scatenano varie battaglie locali per questioni di confini. Queste sono
localizzate nella zona di Cascio, Trassilico e Fabbriche.
1597
Muore il 28 ottobre 1597 Alfonso II che, nonostante avesse avuto tre mogli,
non lascia figli cioè discendenti diretti. Gli Stati di Ferrara vengono invasi
da Papa Clemente VIII. Duca Cesare subentrato nel ducato, discendente di
Alfonso I è costretto a ritirarsi in Modena e porre in questa città la sede del Ducato
della casa D’Este.
Da questo momento la Garfagnana sarà detta del “Ducato di Modena”.
1602
Approfittando dell’indebolimento del Duca, Lucca scatena una nuova
guerra in Garfagnana ritenendo di avere dei diritti su di essa.
1603
Degni di nota sono gli avvenimenti del 1603 durante l’ennesima guerra
tra Lucchesi e Garfagnini, i Lucchesi avevano invaso e saccheggiato Palleroso e
stavano saccheggiando Cascio quando: “… credendo sorprenderlo, et esercitare
in quelle terre le solite barbarie, furono bravamente sostenuti, e ribattuti con morte
di più di quaranta di loro, e molti feriti per que’ campi da un tal Sargente Francesco
(Franchi) che sopraggiunse con quelli di Careggine per sostenere le poche
milizie garfagnine che erano a guardia di quelle terre”.
Riteniamo che quel “Sargente” fosse il Sergente Francesco Franchi di Careggine
e quelle poche milizie provenissero da Careggine. Infatti nei libri dalla
Chiesa di Careggine e dell’Opera della stessa nell’anno 1606 e 1613 lo troviamo
come operaio della stessa con la qualifica di “Sergente”.
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
124
1606
I lucchesi pretendono il possesso della Garfagnana, ma il 1° Dicembre
1606 il senato di Milano, demandato nel giudicare il contenzioso tra Lucca e
Modena, dall’Imperatore Rodolfo II dà torto ai Lucchesi con la seguente sentenza:
125
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
1613
E si arriva ad una nuova guerra tra Lucca e il Granduca Cesare di Modena.
I soldati di Castiglione in un’uscita saccheggiano le terre di Pieve Fosciana ma arriva
in aiuto la squadra di Camporgiano comandata dal Capitano Valerio Paolucci
e dall’Alfiere Sigismondo Micotti con quelli di Careggine che riescono a sconfiggere
i Lucchesi, costretti a rientrare a Castiglione.
1618
I lucchesi, oltre alla guerra per conquistare la Garfagnana sotto il dominio
della Casa D’Este, continuano anche la causa presso il tribunale Imperiale di Milano,
già persa nel 1606; il 26 agosto 1618 quella sentenza viene confermata dall’Imperatore
Mattia come qui di seguito si legge .
1628
Il Duca Cesare muore il 7 dicembre 1628 e lascia erede Alfonso III che, dopo
poco, abdica e si fa cappuccino vivendo molti anni nel Convento di Castelnuovo,
da lui costruito, e dove fu sepolto.
Diventa Duca Francesco detto il “Grande”figlio di Alfonso III.Negli anni che
seguono per tutta la durata del suo governo fino alla morte avvenuta il 14 ottobre
1658 si susseguono guerre interminabili tra Francesi e Spagnoli che coinvolgono
anche tutti gli stati Italiani compreso la Garfagnana, che è costretta a inviare i suoi
uomini nelle guerre e nelle località più disparate.
1630
Sotto il regno del Duca Alfonso III vanno segnalati almeno due fatti importanti.
Primo, che negli anni intorno al 1630 si diffonde anche in Garfagnana una
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
126
grande pestilenza e una grandissima carestia. Secondo, negli anni che seguono
per le continue guerre che questo principe intraprende, muoiono oltre duemila
soldati della provincia della Garfagnana.
Tutta la Garfagnana restò fino al 1650 quasi del tutto spopolata e completamente
impoverita per le continue “contribuzioni” che era obbligata a pagare per
sopperire alle spese delle guerre.
1658
Alla morte di Alfonso III gli succede il figlio Alfonso IV. Sotto il suo dominio
in Garfagnana e anche a Careggine ha inizio un aumento demografico e una migliore
situazione economica dei suoi abitanti.
Organizzazione Statale sotto il Ducato di Modena
XVI sec.
Governo della Vicaria di Camporgiano
Tutte le Vicarie hanno i loro Governi. La Vicaria di Camporgiano elegge direttamente
nelle "Calende di Gennaio" Sindaci rappresentanti dei vari Comuni che la governano
tutto l’anno.Le riunioni - "Parlamenti" - si devono svolgere sempre nella Rocca
di Camporgiano alla presenza del Capitano di Regione,nominato dal Duca, con residenza
nella Rocca.Al controllo dello stesso Capitano, due volte l’anno (ogni sei mesi)
i Sindaci sottopongono tutti i debiti ordinari e straordinari.La Vicaria ha una "Camerlengo"
che riscuote e paga. Il tutto è registrato e controllato da un "Cancelliere".
Il Capitano, oltre ai compiti di controllo, amministra la Giustizia e comanda
la Rocca dove risiede anche un Notaio per "ricognizione dell’Officio a Sua Altezza
Serenissima il Duca".
A servizio del Capitano e residenti nella Rocca vi sono 4 (quattro) "Sbirri"
che percepiscono una paga complessiva di 100 ducati pagati da tutta la Vicaria.
Anticamente risiedeva nella Rocca di Camporgiano il "Colonnello" ma fu
trasferito successivamente a Castelnuovo. La paga di questo era di Lire 697. Spesa
questa a carico di tutte le Vicarie.
Le Tasse
Tutta la vicaria era divisa, per calcolare le tasse dette "estimo", in "FUOCHI".
E questo da antichissimi tempi. Su questi erano calcolati e gravavano tutti i debiti
della Vicaria sia ordinari che straordinari.
127
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine
Un soldato per Fuoco
Per esempio se vi era una spesa di 500 scudi, essendo la
Provincia della Garfagnana divisa in 500 Fuochi, sullo stesso
grava una tassa di 1 (uno) scudo. Così anche per il servizio militare.
Inizialmente la Provincia della Garfagnana doveva fornire
al Duca 500 soldati ma con l’andar degli anni per sopperire alle
continue guerre questo numero si moltiplicò fino ad arrivare al
numero di 4 (quattro soldati) per ogni fuoco, per un totale di
2000. Così suddivisi: la Vicaria di Castelnuovo, Terre Nuove,
Trassilico tutte e tre insieme davano 250 Fuochi; la Vicaria di
Camporgiano da sola dava 250 Fuochi; da queste indicazioni si
ricava che la nostra Vicaria era la più popolata della Garfagnana.
Nel 1583 il Governatore della Garfagnana Cap. Ercole Zenzani
della Mirandola riorganizzò la struttura militare nominando
5 (cinque) Capitani in aiuto al Colonnello di Castelnuovo, così suddivisi: tre
nella Vicaria di Camporgiano di cui uno a Careggine, uno delle Terre Nuove, uno
della Vicaria di Trassilico.A ciascuno fu assegnata una “insegna” sotto la quale si
raccoglievano i soldati dei paesi a loro assegnati. La Garfagnana partecipava alle
guerre del suo Duca con un totale di 2000 uomini sotto 6 (sei) insegne. È in questo
periodo che probabilmente nasce il simbolo del comune “Aquila con carretto”.
Primo capitano Paolo Poli, Sergente Franchi delle Coste, poi c’erano un caporale,
un furiere ed un alfiere, nomine distribuite nei vari villaggi.
Storia di un popolo: Careggine I Ferrara
128
Lo stemma di Careggine
Attribuzione dei fuochi in particolare:
Località Fuochi
Camporgiano 10.3/4
S. Michele 4
Nicciano 10.1
Giuncugnano 6.1/4
Colognora 2
Cogna 8
Dalle Nuove e Vecchio (Terre Nuove) 12
Soraggio 30.3/4
Livignano 3
Caprignana 5
Vebbiana 6
Petrognano 2
S. Romano 11.1
Puglianella 5.1/1
Silicano 15
CAREGGINE 18.1/4
Località Fuochi
Casciana, Cascianella 12
Gragnana 3.1/4
Casoli 4
Magliano 6.1
S. Anastasio 9
Ponteccio 6
Sillano 20.1/4
Bursigliana 11.1
Piazza e Sala 2
Orzaglia 3.1/4
Verrucola 3
Naggio 3.1/4
Rocca Alberti 6.1
Poggio 7.1/1
Colle 3.3/4
Descrizione del comune di Careggine nel XVI
“Gira di Trenta Miglia.Ha grandissimo circuito,maggiore di qualsiasi
altro della Garfagnana. Sarà di circuito di 30 miglia. Da una parte
sale ne monti della Pania i quali, se bene sono luoghi aspri, sono però di
gran frutto, per li buoni pascoli, che vi sono per li bestiami. Fa fuochi
18.3/4, di soldati per essi n° 75.Ha entrata ferma: prima, cava dalli molini,
che sono suoi, scudi 70 l’anno; ha denari a censo con Particolari di
quella Comunità per scudi 1000, de’quali cava scudi 80 l’anno; ha l’altre
entrate d’erbatici di scudi 20; di sorte che la sua entrata ordinaria è di
scudi 170 l’anno in circa. Ha bestie vaccine, computato però tutti li Villaggi,
più di 150 para, pecore e capre da tre mila,muli e somari 40."
Caso per un tesoro
“Sono tutti Villaggi attaccati all monti della pania, se bene belli,
molto aspri. Non vi fa vino, ma per quei monti vi sono bellissime
sorte di vaghi fiori. Confina dalla parte dell’Isola Santa con li Stati di
Pietra Santa, che sono del gran Duca e sono di Mezzo giorno; da Ponente
con Vagli e Roggio; e da Levante con Poggio e Silicano. Ha un
colle, che si chiama Castellina, ove si dice essere un tesoro, e che una
volta per certi diluvi d’acqua, che vennero dal cielo, vi erano in tal
luogo certi uomini sotto de’ grotti per sfuggire l’impeto della pioggia;
e viddero scoprirsi delle caldaie et altri vasi ; et appostato il luogo, cessata
la pioggia, et andati alla terra per pigliare strumenti manuali
per poter cavare li vasi, che alla sommità avevano veduti; e giunti al
luogo per dar principio al lavoro, se li fecero incontro serpenti smisurati
per divorarli, e con gran fatica si salvarono, et habbero grandissima
paura, se mai altri sono stati arditi di cercarli”.
La Famiglia de’ Vecchi
“È ancora a dar lume al luogo la civile Famiglia de’ Vecchi de’
quali il signor Cesare portò da Roma la nobile professione della Pittura.
A lui nell’esercizio successe il signor Pietro Gio, suo Figlio, il di
cui dotto pennello s’ammira in molt’opere, che riescono stimatisime,
e io mi glorio averne una esprimente S. Carlo Borromeo, fatta con ottimo
gusto. Continua al presente ad esercitarsi in quel decoroso impegno
il R. Signore D. Niccolò Vecchi figlio del signor Pietro Gio., e pare
ormai resa ereditaria di quella Casa un’Arte si riguardevole”.
129
I Ferrara Storia di un popolo: Careggine

I LIBRI DELLA
CHIESA DI S. PIETRO DI CAREGGINE
Normalmente siamo soliti vedere la storia di un popolo attraverso guerre,
invasioni, grandi condottieri, identificando in questi accadimenti e in queste persone
tutta la storia dell’umanità. Questo ci è stato insegnato sui libri di scuola.
Noi riteniamo che la vera storia sia dell’umanità intera, che quella del nostro
comune non sia stata fatta dai grandi uomini e avvenimenti ma dalle migliaia di
esseri umani che sono nati, si sono uniti, hanno a loro volta procreato, hanno lavorato,
dissodato la terra, allevato animali, cacciato ecc. per poter sfamare se stessi
e le proprie famiglie. Hanno costruito dei ripari, la loro casa e per la difesa di
questa spesso sono stati costretti a lottare. I grandi, i potenti hanno fatto le loro
grandi guerre, le loro grandi opere utilizzando quei piccoli uomini senza nome
senza volto che per denaro o per costrizione hanno abbandonato le loro case, le loro
famiglie per rendere grandi e potenti chi era uomo come loro. Tutti, sia i grandi
che piccoli sono nati, hanno vissuto, sono morti. Qui di seguito, con l’analisi dei
libri “Matrimoni”, cercheremo di dare un volto e una storia a quei piccoli uomini
che la storia mai ricorderà, ma che con la loro esistenza e la loro quotidianità hanno
fatto, dal latino “faber”, veramente e realmente la storia. Cercheremo di far capire
quale sia stata la loro vita quotidiana, quali le loro usanze, quali le loro necessità,
quali le loro lotte per la vita.
Dal libro dei matrimoni della Chiesa di Careggine da cui sono state estratte
le prime pagine si ricavano interessanti informazioni.
Il libro ha inizio il 17 gennaio 1566. Il Pievano era Giandomenico Bandini. I
libri dei matrimoni come dei battesimi, dei morti e Cresime erano stati ordinati
dal Concilio di Trento.
Il matrimonio, inizialmente, sembra non essere una funzione religiosa come
oggi ma un impegno pubblico, non si svolgeva in Chiesa ma in vari luoghi: in
casa, davanti la porta (uscio) di una casa o di un “cigliere” (cantina) ecc. Gli sposi
si “congiungono” in matrimonio, non è il prete che li unisce. La “cerimonia “ è
semplice e casereccia: gli sposi “si toccano” la mano insieme e bevono il vino. Il
prete prende solo nota delle promesse degli sposi fatte davanti al popolo e che i
testimoni riportano; infatti, viene sempre usato il verbo al passato “congiunsero”.
Sembra quasi che il prete non sempre sia presente. I testimoni spesso sono tutto
il popolo e da questi vengono trascritti 2 o più persone come se rappresentassero
tutti. Si rileva anche che le tre domeniche antecedenti il matrimonio erano fat-
131
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
te le “notificazioni ” cioè durante la messa principale dal prete o Pievano veniva
preannunciato a tutto il popolo presente e quindi “reso noto” (da cui “notificazione”)
il matrimonio, al fine di accertare eventuali impedimenti (quali l’essere già
sposati ecc.). Quest’esigenza fu richiesta dal Concilio perché in quei tempi così
lontani nulla era sicuro o documentato.
Gli uomini più che vivere in paese per la maggior parte dell’anno vivevano
sparsi sul territorio: nei boschi, nelle proprie capanne ecc. Erano quindi necessarie
almeno tre settimane perché la notizia portata verbalmente raggiungesse gli
abitanti più lontani.
Si rileva ancora che durante tutto l’anno 1566 ben otto furono i matrimoni,
numero che indica la presenza di un buon numero di abitanti in questi luoghi. Di
un certo interesse storico è il matrimonio avvenuto in luglio del 1566 che riportiamo
integralmente tra un certo Guglielmo della Svizzera e Chiara Pola (Poli) di
Careggini. Può sembrare cosa strana ma non lo è, infatti, in questo periodo la
Garfagnana fu attraversata da un esercito di Svizzeri a seguito delle milizie Francesi
per assediare Barga e Siena e questo ci fa capire come anche il nostro comune
sia stato interessato e partecipe alle vicende storiche della Garfagnana. Non
sappiamo se questo Guglielmo fosse un semplice soldato o avesse un qualche
ruolo d’importanza: di certo Chiara, la sposa, era di una famiglia, Poli,molto importante
a Careggine, e questo si vede anche dai nomi che sono citati nel testo come
testimoni.
Altra caratteristica dei matrimoni dei nostri luoghi è che gli sposi di solito
hanno un rapporto di parentela di II o III grado; per questo viene sempre richiesta
un’autorizzazione al vescovo, la “dispensa”.Questo fatto rileva almeno due cose:
che il nostro comune, pur avendo un buon numero di persone nell’ordine di
cinquecento, viveva in un ambiente chiuso e cercava di mantenere la chiusura
verso gli abitanti dei comuni limitrofi; secondariamente si cercava di mantenere
e sviluppare il proprio “sangue”, la propria “razza” o famiglia; terzo, tenere uniti o
ingrandire i propri possedimenti terrieri o patrimoni mobiliari e immobiliari.
Non per nulla sino agli anni 1950 le regole patrimoniali che vigevano nel nostro
comune erano le seguenti: tutto il patrimonio immobiliare (case e terreni) era
ereditato dal primo figlio maschio, agli altri nulla, alle donne veniva data una dote
o “legittima” che consisteva in denaro e arredi per la casa, un cosi detto “corredo”
e si trattava di tovagliami, lenzuola ecc.Queste “leggi”o,meglio, tradizioni costringevano
molti figli maschi a non sposarsi e a continuare a lavorare sulle terre
del fratello oppure dovevano emigrare. Se uno dei secondi o terzi geneti si sposava,
diveniva automaticamente contadino o mezzadro di famiglie ricche e possidenti
terrieri.
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
132
Va anche aggiunto, ed è di estrema importanza, che la chiusura verso lo
straniero era una esigenza fondamentale per poter sopravvivere.La paura di quei
tempi, e lo fu per molti secoli ancora, era la "fame", la miseria. Le risorse alimentari
derivanti dalla produzione agricola in genere erano limitate e dipendenti da
vari fattori, tra cui i capricci del tempo. Un numero di popolazione maggiore
avrebbero significato più bocche da sfamare: maggiore era la presenza umana sul
territorio e minore era la disponibilità dei prodotti alimentari pro capite.
Famiglia Patriarcale
Nel nostro comune ha da sempre
regnato la “famiglia patriarcale”,
persino nella costruzione dei nostri
villaggi si nota questa volontà. Infatti,
ad un nucleo abitativo iniziale (casa
paterna) veniva integrato un altro
nucleo attaccato al primo e via dicendo,
e questa in una forma orizzontale
o verticale di solito a forma
di “L”, al cui centro era sempre un’aia
che era il cuore della vita agricola di
questi uomini (dove la vita della famiglia intera si svolgeva). Nell’aia si batteva e
seccava il grano, segale, si uccideva il maiale, si costruivano o aggiustavano le
“capagnole” o i “paneri” e i “valletti”.Davanti alla porta di casa, nell’aia, ci si sposava,
si ballava, si festeggiava, si riuniva la gente per accompagnare il morto in
chiesa o al cimitero. A pochi passi
dall’aia c’era il forno per cuocere tutto:
dal pane alla carne ai dolci. Ogni
famiglia, intesa come casa paterna,
aveva il proprio forno. Spesso lo stesso
veniva usato da varie famiglie della
solita casata a turno nei giorni della
settimana.
133
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Il forno; a sinistra Luciano Maffei, a destra Battista Trielli
La battitura del segale con le “cerchie”
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
134
Un’aia di Colli
Una famiglia del 1600 (Louis Le Nain, Famiglia di contadini in un interno, 1600 ca.)
I Matrimoni dal 1560 - 1600
Di seguito sono riportate integralmente le prime pagine del Libro dei matrimoni
di Careggine.La lettura e trascrizione è stata riportata fedelmente e quindi alcune
storpiature nelle parole e alcuni errori grammaticali presenti sono volontari
per far capire al lettore quel misto di dialetto, italiano e qualche volta latino che veniva
scritto e parlato nel nostro Comune negli anni a cavallo tra il 1560 -1600.
In seguito citeremo i nomi degli sposi e i loro cognomi, che in alcuni casi sono
in via di formazione.
Estrarremo, riportandoli integralmente, quei matrimoni dove vengono evidenziati
i nomi delle località o dei Villaggi che per la prima volta sono citati e che
ci riguardano.
Pag. 1
Nel nome di Dio e della sua madre
Vergine Maria e di …………
………cielo in questo libro si scrive
ranno tutti li matrimoni che si contra
sero nella parrocchia della pieve di
san Pietro di Gareggini di Garfagnana
secondo l’ordine del concilio di Trento
su commissione del reverendissimo monsignore
il
…………Guidiccione per Dio grazia
…… della sede apostolica digni…
Vescovo di Lucca ,et ordinario nostro.
Incominciando questo il 17 gennaio
1566 scritto da me prete Giandomenico
Bandini per Dio grazia al
presente pievano di
Detta Pievania.
135
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Pag. 2
A di 17 gennaio 1566 in die ora IXa
Domenico di Battista Marchino contrasse
matrimonio legittimo con Maria già di
Matteo Bandini a dì detto su l’uscio della
casa di detta Maria su(per) parola di
presente pubblico (….) furno presenti
La maggior parte dei parenti dell’una
e dell’altra parte e molte persone di
detta comunità di careggini e su ….. Gian
Domenico ante scritto fatte prima le
solenni notificazioni secondo l’ordine
del concilio tridentino li congiunsi
A di 15 Aprile 1566
Piero di Gian Peronsa contrasse matri
monio con Caterina di Marchino Guglielmi
Marchino secondo il sopraddetto ordine e co la
debbita solennità avendo prima fatto la no
tificazione in casa di detto Marchino …..
Coli Antonio Coli e Gabriello Peronsa e Oliva
di Battista ……nardi e la maggior parte dei
parenti dambi li sposi a dì suddetto.
Pag. 3
A dì …. Giugno 1566 in di.. ora nona
Luca di già Marchino et Maria di Luca
Corsi ambi da Careggini si congiunsero in Matrimonio
a dì detto presente la maggior parte
dei parenti dello sposo et della sposa in casa di
Giambattista di già Pierrosso loro cognato fatto
prima debbite notificazioni in chiesa per 3
domeniche.
A di ..9 Giugno 1566 in dizione 9°
Alessandro di Bernardo et Agnesia di Benedet-
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
136
to Di Careggini si congiunsero in matrimonio a dì detto presente la maggior parte dei
parenti dell’una e dell’altra parte in casa di detto Benedetto padre di detta Agnesia ,
quali si toccorno la mano insieme et bevvero il vino secondo il solito della …..(terra)
il n° di questi testimoni ascendeva alla somma di 40/o/50
Pag. 4
…luglio 1566 In dizione nona
Guglielmo già di Guglielmo dello corno della
Valle di Zornon svizzero ovvero dei dodici cantoni
, et Chiara già di Francesco di Antonio
Poli da Gareggini di Garfagnana diocesi di
Lucca et di Comissione di mo(nsignore ) …..
de Nobili allora Vicario di S(ua)…. e(minentissimo)
di Lucca si congiunsero in matrimonio
a dì detto all’uscio della casa di detta
Chiara presente Battista di Guglielmo Marchini
Pellegrino di Guaspari Zerbini già …di
Battista Bandini tutti di Careggini …. et Guglielmo
dello Corno della Valle di Zorno et Angelo
di Antonio di Martinello da Sa Viedo deval
de Lucarno svizeri ; et così lo sposo presenti
la maggior parte del popolo
et si li diede la benedizione in Chiesa secondo
l’ordine di detta santa madre chiesa pubblica
137
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Pag. 5
A Dì 4 Agosto 1566 in dizione nona
Andrea di Guido già d’Andrea Marcono et
Angelina già di Giambattista di Luca fu
Riello (Rielli) ambi da Careggini si congiunsero in
matrimonio a dì suddetto apresso l’uscio del Ciglieri
già di M(astro) Antonio Faccia Sarto, presenti
quasi tutti i parenti di ambo le parti et la
maggior parte del …. , et la sposa et
Se la menò statim a casa sua (ai Colli)
A di 5 8bre 1566 in dizione nona
Iacopuccio Abramante Puccicio di Luca già di Benedetto
di Giovanbrescia et Magdalena Già di Bastiano
Baldaccino ambi di Careggini ante scritto
contrassero matrimonio insieme Su parola dei
presenti a dì et anno detto in casa delli eredi di
detto Bastiano essendo presenti io prete Giandomenico
Bandini curato della Chiesa di s.Pietro, et
molti parenti di (dell'una) dello sposo et sposa et
anco molta altra persona.
Pag. 6
A dì 3 Novembre 1566 in dizione 9a
…. ….. già di maestro …..Casola et Buona di Luca
Balducci da Gareggini contrassero matrimonio su
parola dei presenti a dì detto in casa di detto Luca
Balducci fatte prima alla Chiesa la debita (demostrazione
)et non
Trovatosi impedimento presente ….Di già
Martino ……. et ….Di Domenico Lensi
Marcuccio di Michela(i) et la magior
parte de parenti dell’uno e dell'altra parte.
A dì 12 Gennaio 1567 in dizione Xa
Giampiero di Antonio Taccino , et Magdalena già di
Piero di Battista di Pier(tro) Rosso tutti di Gareggi-
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
138
ni contrassero matrimonio insieme per parola di presenti adì detto in casa di detto Piero
di Battista …. presente ant.. Biello et Battista di Paulo Franchi et la maggior parte
di parenti dell’una et altra parte …… eis succitato havendo fatto prima alla chiesa
le debbite .. nuntiantioni secondo l’ordine del Concilio Tridentino.
Pag. 7
A dì 31 marzo 1567 in dizione nona
Giovanni di Luca Gianotti della Fabrica comunità
di Gareggini diocesi di Lucca et Maria
già di Pola(Poli) di Michel Poli di Careggini
…di Lucha contrassero insieme per
parola di presenti matrimonio in presentia
di Balduccio di Piero et Iacopuccio di Magnano
Brescia da Careggini … et di molte
altre persone e parenti delluna et altra parte
imprima fattosi le debite
Solennità in chiesa et non essendoci
alcuni impedimenti.
‘Di seguito viene proposto un elenco di coniugi con la data del matrimonio,
i loro cognomi e nomi e località dove risiedevano. Quando non c’è la località, le
persone vengono indicate come “uomini” o “gente” della “comunità” o della “terra”
di Careggine. Con un (*) vengono evidenziate particolarità degne di nota.
04/05/1567 - Bresciani Antonio di Battista della Fabbrica
Cimicotto Chiara di Giovanni di Careggini
03/08/1567 - Chiurlini Marco di Guaspari di Luca
Poli Giannina già di Battistino di Michele
17/08/1567 - Rossi Antonio di Marco di Francesco dal Mulino di Careggine
Biagiotti Chiara di Battista di Specchio
05/10/1567 - Turelli Giovanni già di Luca
Bertano Fiora di Tognino di Marco
30/11/1567 - Biancalana Vin…di Giovanni di Francesco da Saravezza Diocesi di
Sarzana
Ciambelli dei Colli Lucia già di……… di Marco
139
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
18/01/1568 - Franchi Giovanni già di Salvetto
Bandini Maria di Giovannino
08/02/1568 - Camarla Giovanni di Pietro dai Colli
Giannini Giannina di Marco dai Colli
22/05/1568 - Conti Piero di Luca di……… di Porreta
(…Berna) Caterina di Iacopuccio di Bernardino di……
19/09/1568 - Pola (Poli) di Piero di Michele
Tardella (Tardelli) Antonia di Tognino di Pellegrino
01/11/1568 - ……Giovanni di Salvestro della Fabbrica abitante a Careggini
Oliveri Pellegrina di Battista
25/07/1569 - Tardella(i) Pellegrino di Matteo dalle Capanne dell’Isola Santa
Taccino Angelina di Giovannino
21/08/1569 - Franchi Francesco di Salvetto
Guglielmo(i) Maria di Marchino
19/09/1569 - Tognino di Pasquella di … Turelli Aghitina di Marcuccio
*Questo matrimonio è il primo che si svolge all’interno della chiesa
di S. Pietro di Careggine per la prima volta viene citata la seguente
dizione:“…Havendo visto io prete Giandomenico Bandini la lor dispensa
ed absoluzione 2° et 3° grado di Affinità che era fra lor …”
28/05/1570 - Cola(i) ….di Antonio
Lodati Maria di Michele di Pier *in casa di Lunardi Domenico
Lodati Iacopo di Michele di Pier
Coli Maria di Antonio *in casa di Marchino Battista
*nello stesso giorno si svolgono due matrimoni e due fratelli sposano
due sorelle.
17/01/1571 - Marconi Marcuccio Guidi Andrea
Balducci Barbara di Magister Petri
*Questo matrimonio forse per sottolineare l’importanza delle famiglie,
viene trascritto in latino mentre tutti i precedenti sono in italiano.
21/01/1571 - Peronza Giovanni di Gabriello
Bandini Chiara di Matteo di Andrea
- Da altra parte congiunsi in matrimonio
Bandini Andrea di Mateo di Andrea
Arrighi Giannina di Marco
*I testimoni sono: Lo egregio Micotti Giuliano e lo Egregio Giambat-
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
140
tista Arrighi nel primo e Mastro Guglielmo Milanese e Marco del
(Gaptagliolo) nel secondo.
01/05/1571 - Corso(ì) Marco di Luca
Poli Lucia di Battistino di Michele
Poli Matteo di Battistino di Michele
Corso Lucia di Luca
Le Casate
Qui di seguito i cognomi della casate presenti nel comune di Careggine dal
1570 al 1612, in ordine di iscrizione
Arrighi Rubei (Rossi) del Mulino Tardella(i) delle Capanne
Bandini Pasquelli Taccini Isola Santa
Poli Cavallini Camarla dei Colli
Rondini(a) Cimicotto(i) Pellinozzi Isola Santa
Pellegrino(i) Salvino(i) della Fabbrica Berna
Corso(i) Pisano(i) Rielli dei Colli
Guglielmi-Marchini Peronza Prosperi
Bobbi Rossi del Mulino Turelli
Brescia-Bresciani Zerbini Franchi delle Coste
Gaptaiolo(a) Salvini Franchi Careggine
Pruni Beani delle Capanne Biagiotti delle Coste
Marcone(i) Balducci Micheli
Bresciani della Fabbrica Ferraio Coli di Mezzana
Marconi Marchera Giagnoli
Poli delle Capanne Vecchi Pellino(i) dei Colli
Rondina Gavigli Pierotti
Oliveri Politi Conte(i)di Porreta
Baldaccini Turelli
Casola Guglielmi Angioletti
Bellinozzi delle Coste Bielli-Cusini Bernardi
Chiurlini Rendina Salvetti-Franchi
Bianchi Zizzi Berti
Rettori-Senesi Bertola di Porreta Discino(i) da Puglianella
Cancherini dei Colli Corsi di Mezzana Melani
Terni da Silicano Candelli (Ciambelli) di Colli
141
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
A tutti questi cognomi vanno aggiunti i nomi più comuni che per gli uomini
sono: Pietro, Giovanni, Battista, Iacopo, Luca, Domenico,Antonio,Marco e questi
si uniscono come ad esempio: GiovanBattista, GianDomenico ecc.
Per le donne sono:Maria, Domenica,Giovanna, Oliva,Agatina,Agnese ,Fiora,
Rosa, Lucrezia, Giuseppina.
Alcune note :
Dal 1578 i Matrimoni vengono fatti in chiesa e non più in casa, e non sono
più singoli bensì in gruppo. Il 11/05/1578 davanti all’altare del Crocifisso nella
Chiesa di Careggine si svolgono ben 6 (sei) matrimoni contemporaneamente . Il
25/01/1579 davanti all’altare grande ci sono 4 (quattro) matrimoni.
Nel 1582 la dicitura “Secondo il Concilio di Trento” viene sostituita da “secondo
il costume della Chiesa Cattolica Romana”.
Nel 1589 il pievano è Bernardo Maccioni.
Nel 1591 il pievano diventa Nicola Terni.
Durante il matrimonio viene “letta la Messa del Congiungimento”; quando
la sposa è vedova e si unisce in seconde nozze, la messa è vietata e viene data solo
una benedizione.
Dal 1590 non sempre vengono citati i testimoni: dentro la chiesa viene usato
la dicitura “congiunsero in matrimonio davanti ai presenti durante la messa”.
In questi anni il paese delle Fabbriche di Careggine è sotto la Parrocchia di
Vagli di Sotto.
Negli anni 1590 e oltre all’Isola Santa officiava il Prete di Vagli dove si sposavano
alcuni delle Capanne e dei Colli.
Fatte le solite denuntie tra Pietro Rielli da.
i Colli et Domenica di Pietro Poli dell'Ospitale
et tra Andrea di Pietro sopradetto , et Maria di
Pietro
Rielli la prima a dì 30 ottobre la 2a, a dì..
la 3a a dì 1 novembre 1593 ………….
…… non fu opposto impedimento alcuno tra
li sopradetti, furono congiunti in Matrimonio
da il Venerabile P. Battista Colli da Vagli
Nella Chiesa dell'ospitale dell'Isola Santa
Sotto il dì 12 gennaio 1594 testimoni
Luca Tardelli, et Matteo di Taddeo della Capanne
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
142
Il 90% dei matrimoni è tra consanguinei ed hanno bisogno della dispensa
vescovile perché parenti di 2°-3°-4° grado
I pochissimi matrimoni esterni ai paesi del comune riguardano i seguenti
paesi: Azzano, Rontano,Vagli di Sotto e Sopra, Terrinca, Solaio di Vallecchia, Giustagnana
di Seravezza, Puglianella, Il Poggio, nel tempo si aggiungono: Montignoso,
Regnano, Levigniani, Rocca Alberti,Antisciana.
Dal 1566 al 1612 si svolgono nella Chiesa di S. Pietro a Careggine 174
Matrimoni.
Il 20 Gennaio 1612 la Chiesa di CAPRICCHIA è funzionante, ha il suo cappellano
sotto il pievano di Careggine.
Prosperi Pasquino è il primo prete di Capricchia ed è della Famiglia Prosperi
di Careggine. I primi e i secondi matrimoni sono i seguenti:
Fatte le solite denuntie tra Luca figlio di Benedetto
Tardelli dalle Capanne et Francesca di Marco
Corsi di Mezzana similmente tra Battista di Marco
Corsi di Mezzana e Margarita di Thaddeo Tardelli
dalle Capanne la prima a di 6. la 2à a dì 8 la
3à a dì 12 Gennaio et non essendo stato opposto
impedimento alcuno Prete Pasquino …..
Nostro Cappellano havendo inteso il libero consenso
delli sopradetti li congiunse in Matrimonio
per verba dei presenti nella CHIESA di S.MARIA
DEL ROSARIO di CAPRICCHIA
Testimoni Pietro Ciambelli dai Colli et … Franchi delle Coste Tutti del Comune di Careggini
…il dì 20 Gennaio 1612 …..
Fatte le debite denuntie tra Tognio di Gio. Coli di
Mezzana, et Maria di Iacopo Rielli dai Colli,
e ..tra Marco di Gio Trivelli dai Colli, et Margherita
di Iacopo Rielli dai Colli
e.. tra Francesco di Iacopo Rielli da i Colli, e Lucia
di Gio.Trivelli da i Colli la prima a di 16 Agosto la
2° a dì primo la 3à a di 2 settembre non fu opposto
impedimento alcuno, et Prete Pasquino Pro-
143
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
speri li congiunse in Matrimonio per verba de
presenti nella CHIESA DI CAPRICCHIA di nostro
consenso et li disse la Messa del congiungimento
sotto al dì 14 settembre 1612 testimoni
…Battistino Bandini, et ……..da ………
Fatte le solite denuntie tra Andrea di Giuliani della
Pieve di Vallecchia e tra Giovanna di Iacopo
Marchione delle Coste di Careggini la p.a a di p.o
la 2à a di 2 la 3à a dì 8 Settembre non fu opposto
impedimento et havendo havuto il libero consenso
loro Prete Pasquino Prosperi li congiunse in
Matrimonio per verba dei Presenti nella CHIESA
DI CAPRICCHIA alla Presenza di Gio Battistino Poli, et di Francesco di Gio Franchi, et
di tutto il popolo sotto il dì 20 Settembre 1612 et li disse la Messa del congiungimento et
prima havevano visto e letta la fede fatta autentica dal parrocchia del suddetto Andrea
circa alle denuntie fatte……
I cognomi che appaiono nella “cura” (Capricchia) per la prima volta con la
località specificata e alcune note:
1612 - Marchione delle Coste - poi trasferito ai Colli in Loc.Marchione
Grilli
Delicato - divenuto Delicati
1614 - Cancherini Dei Colli
1616 - Contadini di Porreta- Cosi detti perché “contadini “ nei terreni dei Conti
di Porreta
1614 - unica e interessante dicitura riferita alle pubblicazioni che erano state fatte:
“Fu concluso dalla maggior parte dei Vecchi della terra che non vi fosse
impedimento perché non si era presentato nessuno “
1615 - Trielli coniugato con un donna di Levigliani e soprannominati “Spusini”.
1618 - Baldaccini
Chinetti
Poli di Iapori
Giannarelli delle Coste
Coli di Mezzana
1619 - Puliti delle Coste
Giannessi della Calda
1623 - Avvengono molti matrimoni
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
144
Libro dei matrimoni di Capricchia
Il primo libro dei Matrimoni di Capricchia inizia 21 Settembre 1733, il rettore
è Michele Coli (di Mezzana).
Di seguito vengono riportate alcuni matrimoni e note di cui non vengono
trascritte le iscrizioni perché di facile lettura. Da cui si ricavano importanti annotazioni
sia storiche che di vita quotidiana.
1736 - Rettore di Capricchia è Gian.Battista Tandoni
Contemporaneamente in Capricchia c’erano i seguenti sacerdoti:
Antonio Coli di Mezzana
Antonio Ciambelli dei Colli
Domenico Franchi delle Coste
Gio.Batta. Coli -Chierico- di Mezzana
1740 - Un ramo della famiglia Rielli si sposta in Mezzana
1749 - Appare il cognome di “Briganti” dei Colli ma poi non si ritrova più.
In questi anni si ha la massima concentrazione degli sposalizi tra parenti
strettissimi quasi tutti figli di fratelli anche da due parti.
1753 - Bacci delle Purciglia
Salvetti della Capanna Nuova – e di Specchio
1762 - Rettore di Capricchia diveta Iacopo Corsi di Mezzana
1765 - Primo matrimonio avvenuto nell’oratorio Delle Coste.
145
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1766 - Alle Capanne appare il cognome Tognocchi , proveniente da Azzano.
1766 - Rettore della chiesa di Isola Santa è Giovanni Ciambelli dei Colli.
1766 - Sacerdoti presenti in Capricchia:
Antonio Franchi delle Coste.
Gio Matteo Ciambelli dei Colli.
1768 - Appare il cognome Virgili della Foce che svolgono l'attività di Contadini
in quelle terre.
1770 - Il fratello dello sposo si oppone al matrimonio perché la sposa gli era stata
promessa precedentemente, ma il matrimonio si celebra ugualmente
dopo aver chiesto la dispensa Vescovile.
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
146
1771 - Appare il cognome Cipollini delle Capanne.
1771 - Un bimbo trovatello, proveniente da Pisa viene allevato da una signora
della Rocca Alberti e sposa una Rielli dei Colli.
1771 - Appaiono i cognomi Bacci e Micheli alle Purciglia.
1772 - II Matrimonio nell’Oratorio delle Coste, intitolato a Maria S.S.del Suffragio.
147
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1785 - Capricchia c’è una scuola di
Chierici. Data la quantità notevole
di Sacerdoti in questo luogo
vi sono degli studenti che qui risiedono
per motivi di studio tra
cui un Angeli proveniente da
Sassi - Molazzana.
1790 - Bacci Pietro economo di Capricchia
che poi diventerà Rettore
Chierico Togni Stefano.
1790 Matrimonio Clandestino.
1778 - Maria Piera Ciambelli sposa Pier
Antonio Ciambelli al quale aveva
tenuto come madrina, una figlia
alla Cresima una figlia che aveva
avuto lo stesso Pier Antonio da
un precedente matrimonio.
1802 - Pierotti in Porreta
In questi anni abbiamo una forte
immigrazione in particolare proveniete
da Buti e Vicopisano. Molti pastori durante
il periodo invernale portano i
greggi nelle Maremme così dette.
Ma in realtà le zone sono quelle
principalmente di Palaia
1809 - I matrimoni si svolgono in due
fasi - Prima avviene il Matrimonio
Civile poi il matrimonio religioso
in Chiesa.
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
148
1811 - Viene citato “Il codice di Napoleone”.
1823 - Pieroni da Cascio.
1827 - Careggine e Capricchia sono poste sotto il vescovo di Massa che il 20 gennaio
autorizza il libro dei Matrimoni.
1833 - Dini provenente da Cerretoli e si stabilisce in Mezzana.
1835 - Michel Angelo Coli economo di Capricchia.
1836 - Domenico Nicoli cappellano di Capricchia.
1836 - Disposizioni Vescovili.
149
I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1837 - Michel Angelo Coli economo di Capricchia.
Altri sacerdoti presenti contemporaneamente: Bacci Luigi di Iapori, Coli
Gio.Antonio.
1852 - Gio Franchi Rettore di Capricchia.
1870 - Angeli Massimiliano sposa Rielli Michelangela dei Colli e ivi si stabiliscono.
Dal nome della sposa deriva il soprannome della casata Angeli ai
Colli detti: “Michelangeli”.
1877 - Giuseppe Franchi delle Coste prima diventa delegato e poi Parroco di Capricchia.
Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro
150


In alro a sinistra: esterno della chiesa di Capricchia. In alto a destra: antico confessionale.
In basso: particolare della facciata della chiesa
L’OPERA DELLA CHIESA
DI S. PIETRO A CAREGGINE
Dal libro dell’Opera della Chiesa di S. Pietro di Careggine si può conoscere
quali, quando e da chi sono stati eseguiti, nella suddetta Chiesa e Canonica, i lavori
di costruzione, ampliamento, sistemazione e ristrutturazione tutt’oggi visibili,
effettuati nel XVI secolo.
Prima di tutto,dalla sua lettura, si ricava il sistema della gestione economica di
detta Opera che era semplice ed efficace e si sviluppava nel seguente modo.Era scelto
o nominato un responsabile chiamato “Operaio”.Il lavoro che questo effettuava in
tutto il periodo del suo “mandato” era chiamato “Sindacato”.Questi, era scelto tra le
famiglie più importanti e nobili ed economicamente
più ricche del Comune e aveva
l’incarico di gestire le entrate e le uscite.Le
entrate erano determinate dai “Censi”,
rendite dei terreni di proprietà della Chiesa,
che erano dati in gestione agli “operai”
stessi o a terzi.
Dalla lavorazione di questi terreni
si ricavavano grano, castagne ecc. Dal
valore della vendita di questi beni erano
calcolate le somme di denaro che l’Operaio
aveva a disposizione e che lo stesso
si adoperava a riscuotere da coloro che
avevano in gestione i relativi terreni.
Le spese erano determinate dai
continui lavori di ristrutturazione e sistemazione
della Chiesa stessa, della Canonica
e per il mantenimento del prete o
tutto quello che ruotava intorno alla Chiesa.
L’operaio durava in carica un anno, al termine del mandato erano trascritte
nel registro detto “Libro dell’Opera”, tutte le spese che il suddetto aveva
effettuato compreso e “in primis” un tot. per l’operaio stesso, per il tempo che
aveva impiegato nell’andare a riscuotere i censi o il pagamento del tempo occorsogli
per occuparsi della gestione dell’incarico avuto.
151
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Il Prete, detto “Rettore”,“Pievano” o “Curato”, controllava il tutto; ciò nonostante
periodicamente erano ricontrollati e certificati tutti i conteggi da un “economo”,
nominato dalla curia Vescovile, detto “Vicario Foraneo “.
Le entrate, potevano essere superiori alle uscite; in questo caso, l’opera restava
creditrice nei confronti dell’“operaio” che poteva restituire le somme mancanti
negli anni successivi o in denaro o con il pagamento d’altri lavori eseguiti
dai vari “Mastri” a favore della Chiesa o acquistando a favore di questa dei terreni
che a loro volta producevano delle rendite sufficienti a restituire il capitale dovuto.
Ecco che alcuni grossi lavori erano pagati contemporaneamente da più operai
che erano debitori verso l’opera stessa.
A garanzia del credito, fino alla sua estinzione, veniva messa “un’ipoteca” su
un bene di proprietà del suddetto Operaio. Il credito veniva trasferito agli eredi.
Viceversa, se “l’operaio” aveva speso più del ricavato poteva essere rinominato
per un altro periodo di tempo e lo stesso continuava a riscuotere dei “censi”.
Tutto era, in ogni caso trascritto, controllato e vidimato dal Vicario, normalmente
proveniente da Castelnuovo o da Pieve Fosciana.
L’assicurazione che, in ogni modo, l’opera non avesse rischi d’insolvenza,
determinava la scelta di un operaio, necessariamente tra le famiglie più nobili e
ricche del Comune, perché solo tra le persone di queste famiglie, poteva essere
trovata quella cultura necessaria per la gestione dell’incarico: vale a dire saper
leggere, scrivere, far di conto.Altra caratteristica indispensabile per la nomina era
la “solvibilità”patrimoniale dell’operaio che, se non sufficiente, doveva essere garantita
da un terzo (che si faceva “garante” di tutto il “Sindacato”).
Dall’analisi di questo libro, del rendiconto dell’Opera di Careggine, verranno
qui di seguito tratte varie notizie che possono essere utili nel ricostruire la storia
del nostro comune e dei suoi abitanti.
Prima di tutto, possono essere evidenziate due note importanti: il “denaro”,
vale a dire le monete che vengono usate nel periodo trattato, e le “unità di misura”.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
152
153
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Monete:
1606 - Monete usate: Vincenti, Luise,
1609 - Zecchini, Scudi, Soldi
1613 - Marchesi-Marchesane
1618 - Piastre fiorentine
1623 - Nota di conversione “…Tutto in monete
di grana piccola di Lucca Importa
Luise 270 che ridotte a moneta della
Garfagnana sono 187, 2 Bolognini”
1634 - Testone fiorentino
1650 - Scudi di Lucca
1671 - Bolognini
1672 - Franchi
1677 - Giorgini
1685 - Genovine
Unità di misura:
1606 - Libbra, Oncia - unità di peso riferita alla quantità di cera
per le candele.
- Canna - unità di lunghezza riferita a lunghezza di tavole e
piastre per la copertura dei tetti.
- Staia - per rena e calcina, grano, castagne ecc.
- Soma - per vino
- Boccale - unità di misura per vino e liquidi in genere
Libro dell’Opera
Il libro, dell’Opera della Chiesa di S. Pietro di Careggine, inizia
dal 1606. Il Parroco “Rettore” era Zerbini Pietro,“l’Operaio” era Franchi
Iacopo, coadiuvato dal “compagno” Caporale Battistino di Gio.Feriale. Iacopo
Franchi termina il suo Sindacato con un debito nei confronti dell’Opera e qualche
anno dopo concede una rendita a favore dell’Opera di 30 scudi su un terreno di sua
proprietà.Atto rogato dal Notaio Paolo Emilio Arrighi di Careggine.
I pievani
Durante l’anno 1606 il Rettore Zerbini muore e viene sostituito.
1606-7 Il Rettore è “Nicolao”Nicola Terni proveniente da Silicano.
1608 - Su ordine del Vescovo fa il “Terrilogio” cioè l’elenco dei beni dell’Opera
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
154
Moneta di Clemente VII.
Leone X papa, dritto di ducato
papale, Roma, Museo Nazionale
Romano
della chiesa di S. Pietro di Careggine e “misura” quasi tutte le terre.
14 GIUGNO 1609 il Rettore Nicola Terni paga quaranta Luise su commissione del
Vicario Foraneo a:
“Giovanni di Battistino Poli, et a Pietro Rielli dei Colli per pagare la
porta che fu condotta da Sillicano per la Chiesa di CAPRICCHIA.”
Per questa spesa il Suddetto prete viene rimborsato da Iacopo Franchi succitato
“Operaio”.
1644 - Pievano: Gio. Battista Franchi.
1660 - Pievano: Pietro Prosperi che gestisce l’Opera direttamente senza Operaio
Elenco degli Operai dal 1607 al 1683
1607 - Operaio dell’Opera: Caporale Luca Franchi col Caporale Battistino -
garantisce M°.Damiano Simonelli
1609/11 - Operaio Sergente Franchi
1611 - Operaio: Giovanni di Domenico Franchi
1612 - Operaio: Caporale Gio. Biello, garante M. Pellegrino
1613 - Operaio: Sergente Franchi e il compagno Pieruccio d’Andrea Melani
1614 - Operaio:M°. Luca Cancherini dei Colli
1615 - Operaio: Gio. Sante già di Batta Zizzi
1620 - Operaio: Gio. Sante di Batta. Bandini con il compagno Pieruccio di
Andrea Melani
1621 - Operaio: Pieruccio di Andrea Melani
1622 - Operaio: Gio.Maria di Silvio Micheli con il compagno Sergente Francesco
Franchi
1625 - Operaio: Gio. di Gabriello Cusini costituì un censo di marche 5 su
prato ecc. posto in località “Piola” per un totale di scudi 46 per i denari
che doveva all’Opera.Rogito Pellegrino Boni di Castelnuovo. Garante
Gio.Maria Micheli.
1626 - Operaio: Gio.Maria Micheli
1626 - Alcuni operai degli anni precedenti che erano rimasti debitori con
l’Opera s’impegnano a saldare i loro debiti costituendo delle rendite
“Censi “ eccone alcune:
- Pieruccio di Andrea Melani costituisce in censo di Luise 6 sopra orto
alla sua capanna.
- Gio.di Domenico Franchi da Careggini Costituisce un censo di Bolognini
36 sopra orto alla sua capanna.
155
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
- Sergente Francesco Franchi costituì un censo di Bolognini 48 l’anno,
sopra orto in loc. Capanne di Careggini
- Paolino di Luca Franchi costituì un censo di Luise 3 e Bolognini 12
sopra campo, prado, et selva in loc. Aiosa
1627 - Operaio: Luca già di Domenico Berti
1628 - Operaio: Gio. Santi di Batta Bandini
1629 - Operaio:Gio.di Pietro Peronda acquista per l’opera un luogo detto “ Rana”
da Maria di Gio.Fagianino che era nel“corpo della selva della Chiesa”
1630 - Operaio: Pellegrino di Virgilio di Pellino
1630 - Lite dell’Opera contro il Comune per un terreno
1630 - A Careggine esisteva una SCUOLA perché viene pagato il maestro
con i soldi dell’Opera, come sua Eminenza il Vescovo richiede.
1631 - Operaio: Pietro di Domenico Berti.
1632 - Operaio: Sergente Gio.Maria Micheli, il conteggio delle spese fatte da
questo furono effettuate nel 1634 “nella rocca di Castelnuovo cavato
di prigione per far detto sindacato di commissione del sig. Governatore
e davanti a lui lì si fece il conto…” il conto fu saldato nel 1640 da
Ser.Batta Zerbini come esattore dei beni di detto Gio.Maria.
1634 - Operaio: Batta. Di Marchino Gavigli.
1635 - Operaio: Benedetto di Gio Prosperi.
1637 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda et Benedetto di Gio. Prosperi.
1639 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda et Domenico di M°. Gio. Cancherini.
1641 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda rimasto in debito con l’opera cede alla
stessa una “ditta” (terreno) che aveva con Giovanna di Andrea della
Rocca.
1642 - Operaio: Batta Zerbini
1643 - Operaio: Domenico di Bertolo Zerbini.
1644 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi acquista, con i soldi dell’opera,
tre censi dai sig.: Luca Magnani, Pietro Zerbini,Marco di Silvio.
1645 - Operaio: Caporale Domenico Berti, acquista un censo in luogo detto in
“Mondina”del Caporal Feriale,e più una selva luogo detto “Lena”che proveniva
da Gio. di Batta.Coli di Mezzana e di Batta.d’Antonio di Iapori.
1646 - Operaio: Gio. Pietro Peronda: fonda un censo in località detta in “Posticcia”
già del Caporal Batta. Feriale.
1647 - Operaio: Domenico di Luca Cancherini.Durante il suo operato muore
e i conteggi vengono fatti con la moglie Agnese che rimasta in debito
compra un censo da: Gio. di Domenico Ciambelli e Francesco di
Gio. Rielli dai Colli.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
156
1648 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi: acquisto e sistemazione di molti
censi
1649/51 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi; acquisto di un campo, luogo detto
in “Vallevecchia”.
Per ordine del Vescovo “le castagne di quest’anno non si riscossero per
la gran penuria”.
Questi resta debitore dell’ Opera e concede alla stessa i seguenti censi:
uno di 48 Scudi a carico del Caporale Cesare Santini dei Colli, altro
a carico di Bartolomeo Di Matteo del Poggio, altro di Michelangelo
di Luca di Gallicano… “Garante principale e in solido Francesco di
Paolo Franchi suo fratello.”…In oltre, un censo sopra selva e metato
posto in luogo detto “Fredda” di Domenico Cancherini, e un campo
luogo detto al “Gandino” (giardino).
1652 - Operaio: Ser.Andrea di Gio. Santi Bandini.Rimasto in debito crea un
censo sopra la selva luogo detto “Selva Paresa (Pacesa) degli eredi di
Gio .di Pietro Bandini, altro censo su selva nella “Fredda” di Francesco
di Gio Bandini, e più su orto e casa in luogo detto “Sotto il Mele”,
sopra selva in luogo detto “sulla Lezza” di Batta. di Tonio Dalia.
1653 - Operaio: Caporale Domenico Berti.
1654 - Operaio: Andrea Bandini
1656 - Operaio: Egregio Ser. Andrea Bandini con Andrea di Guglielmo Guglielmi.
Vengono sistemati alcuni contratti d’acquisto fatti dall’Opera: campo
di Maria di Domenico Bianchi luogo detto in “Piavola”; campo e orto
degli eredi di Domenico Cancherini luogo detto in “Muscina”
1657/59 - Operaio:Antonio Franchi. Al suo decesso, come tutore dei figli, viene
nominato Ser. Francesco Prosperi che fa i relativi conteggi essendo
rimasto debitore dell’opera.
1660 - Operaio: Ser.Alfiere Battista Franchi.
1660 - Operaio: Alfiere Bartolomeo Turelli.
1661/66 - Operaio: Ser.Andrea Bandini.
1666 - Operaio: Rev. Francesco Prosperi. Questo “Operaio” termina il suo
mandato con un debito nei confronti dell’opera. L’allora Pievano Rev.
Pietro Prosperi si accolla l’onere dei lavori dell’opera cosi scrivendo:
“ Nell’anno 1667 essendo uscito l’operaio Francesco Prosperi e per non
aver dato sicurtà (garanzie) né soddisfatto per l’anno 1666 fui Io suscritto
a prendere nell’affare come mio incarico per detto anno e incomodi.”
157
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1667 - Operaio: Rev. Pievano Pietro Prosperi il quale compie varie opere di
ristrutturazione della Chiesa e in particolare si dedica a costruire la
“Casa dell’Opera” contigua alla Canonica ma le spese per la sua costruzione
non potevano essere conteggiate e così nella verifica del Vicario
si legge:
“…nelle spese fatte dal sig. Pievano operaio vi sono le partite delle spese
nella fabbrica della casa contigua alla canonica per essere fatta contro
l’editto e costituzioni di S.E. non si potevano passare ha presentato
un rescritto grazioso presentato a Mos. Rev.Vic. Generale …”
“..Pietro Prosperi Pievano di Careggini umilissimo suddito di Sua Illustrissima
gli espone come già suoi predecessori avendo comprato una
casa contigua alla canonica per fabbricarla ad uso e comodo di quella,
et quando … fabbricasse serìa fatta la spesa necessaria, e perché nelle
costituzioni sindacali viene proibito il far spesa senza loro espressa licenza,
umilmente sono a pregarla di tal concessione che della grazia
pregherò nostro Signore per sua conservazione quan…...”
La risposta fu:
“…Si concede all’E ….. la licenza, che domanda perché non segna in
pregiudizio delle spese ordinarie da farsi per servizio della Chiesa, e di
tutto si tenga nota distinta per farli buoni al sindacato.
Vescovado lì 22 ottobre 1667 …Nobili Vic.Gen.le.”
1669 - Operaio: Francesco di Paolo Franchi.
1670 - Operaio: Caporale Gio. Pasquella.
1670 - Operaio: Battista di Stefano Zerbini. Il quale rimase con un debito
che saldò in mano del Sergente Battista Zerbini nel 1676 pagando i
lavori del Fonte Battesimale.
1671 - Operaio: Sig.re D.Gio. Peronza. Porta avanti una lite civile detta “del
Baldassonio” contro Coli Nicolao, non riscuote da molti debitori: Ser.
Francesco Prosperi, Baldassanio del Poggio, Gio. Paolo Franchi, Sergente
Magnano, Furier Matteo Prosperi.
1672 - L’Opera si trova ad affrontare una crisi economica di “indigenza” così
definita e quindi viene chiamato il Furier Matteo Prosperi fratello
ed erede del Pievano defunto Rev. Pietro Prosperi e dopo “pretenzioni
vicendevoli” risulta che l’Opera è debitrice con il Matteo per 190
Luise per i lavori che il Pievano Pietro aveva fatto nel 1667 per la costruzione
della Casa dell’Opera.
1672/74 - Operaio: Sergente Andrea Bandini riscuote da operai debitori negli
anni passati varie somme. I debitori sono: Caporale Gio. Pasquella,
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
158
Franco di Paolo, Batta Zerbini,D. Gio. Peronza. Dopo i conteggi effettuati
dal Cancelliere Giuseppe Gherardi di Castelnuovo resta debitore
nei confronti dell’Opera, per restituire il denaro acquista un censo
insieme a Don Domenico Zerbini a favore dell’opera del valore di 30
Scudi.
Lo stesso Andrea Bandini spende del denaro per la Causa Civile contro
il sig.Capitano Andrea Poli e Gio.Paolo Franchi ex amministratori
debitori dell’Opera.
1672 - Ser. Francesco Prosperi compra un campo posto il loc.“Colle” del valore
di 200 scudi.
1675/76 - Operaio: Gio.Zerbini che termina il suo incarico in debito che salderà
nel 1682 con l’acquisto del “Baldacchino” di raso con ricami in oro
ecc. che servirà per l’esposizione del Santissimo.Questo viene richiesto
dal vicario foraneo Gio. Francesco Torriani.
1677 - Operaio: Ser.Andrea Bandini (già nominato).
1678 - Operaio:M°. Benedetto Gavigli.
1679 - Operaio: Ser. Pier Antonio Arrighi.
1682 - Operaio: Batta. di Stefano Zerbini.
1682/83 - Operaio: Ser.Andrea Bandini (già nominato).
Elenco dei lavori eseguiti dai vari Operai alla Chiesa
e Canonica di Careggine
Alcune opere di seguito elencate sono effettuate in modo continuo dai vari
Operai che si susseguono negli anni.Sono l’acquisto di cera bianca per le messe, cera
per le messe della Settimana Santa, incensi vari, acquisto di canapa per la “funa
delle campane” (significa un’usura continua e costante), lavaggio “bucato alli panni
della sacrestia”, facitura di “camigio di lino fatti cugire dalle suore di Castelnuovo”,
acquisto di chiodi “gangheri, bandelle” per le porte, acquisto di legname, piastre,
piastroni, calcina, rena, tendaggi per abbellire la chiesa in varie occasioni, ferri e inferriate,
tenere i cavalli nelle stalle alla venuta dei Vicari o dei Vescovi, la biada per
gli stessi, acquistare gli alimenti per il pranzo dei “visitatori”, giornate di manovalanza
degli operai occasionali indispensabile nei vari lavori e servizi.
Da questo elenco si ricavano anche altre notizie interessanti, ad esempio i
nomi degli artigiani o Mastri presenti sul territorio o provenienti da altre località
e delle loro botteghe.
159
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1606 - M°. Domenico di Casciana “aggiusta la campana grossa”
1606 - M°. Corsi Gio. Battista ha una bottega a Careggine dove si comprano:
chiodi, bande e bandelle di ferro e dove l’Opera si rifornisce continuamente
negli anni.
1607 - M°. Giuseppe da Silicano fa il portico della cucina della Canonica.
M°. Gio. (Rossi) del mulino fa il solaio della cucina della Canonica.
Alessandro della “Calda” vende varie canne di piastre in più volte.
La “rena” necessaria per i lavori viene “tirata” da vacche.
M°.Agostino copre la Canonica.
Ricoperta la Sacrestia in “certi luoghi” con piastre, tavole di castagno
e una canna di tavole di pioppo.
1608 - M°. Terni Antonio da Silicano “mette una ferrata al salvarobbe della
Canonica”
1608 - M°.Antonio del Pieraccione mette “gangheri e chiodi grossi al portico
della cucina”
1608 - M°. Domenico vende una finestra “martillinata” posta sopra il Coro.
M°. Gio. Batta. Corsi vende sassi per la Casetta del Cimitero.
1609/11 Piastronatura del pavimento della Chiesa.
“Racconciature” agli scalini davanti l’Altar Maggiore.
Costruite “banche” davanti Altar Maggiore.
Legno, piastre, sassi tirati con le vacche da “Vianova”, calcina, rena
trasportata con somaro per la costruzione della casetta sopra il Cimitero
e dell’orto con relative porta e finestra.
M°. Francesco “copritetti” è l’esecutore delle opere sopraccitate
1611 - M°. Gio.Batta.Corsi insieme a M°. Antonio Prosperi “ribolle” cioè
rifonde il Maglio della “Campana Grossa”.
M°. Francesco ricopre la Chiesa rotta in più punti.
Opere alla Sacrestia.
Ristrutturazione e costruzione di parti della Canonica.
1613 - M°.Stefano Zerbini costruisce una scala per andare al “cigliere di sotto
della canonica”.
M°.Gio.Batta.Corsi “riconcia il Maglio della Campana Grossa perché rotto”.
Scalinata per il tetto della Chiesa.
Marcuccio Vecchi vende delle travi per la fabbrica della Canonica.
“Rassettato “ la pila del Battesimo al suo “luogo”.
1614 - Un legnaiolo “fa l’uscio” della Chiesa dalla parte della Canonica
1615 - Viene tirato giù un muro rimasto nel mezzo alla Chiesa e viene portata
via la terra del Cimitero, lavori all’Altar Maggiore.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
160
1616 - Opere per “accomodare” la porta della Chiesa, vengono utilizzate “robbe
avute dalla fortezza” (di Montalfonso).Una nota ci afferma che la
porta “fu stimata quindici soldi solamente”.
Acquisto di una “pietra sacrata” fatta venire da
Pisa.
Viene scavata “la sepoltura che si doveva rifare
agli Antichi …del guarnaceiolo per impedire la
sepoltura l’or con l’Altar Maggiore”.
I serramenti vengono comprati alla bottega di
M°. Gio. Batta. Corsi.
1611 - Calcina proveniente dalla “Formica”, pagata al
Caporal Feriale, per lavori al Campanile
Opere di “smuratura davanti la porta della Chiesa”.
Lavaggio degli altari e “loro ricoloratura”.
“Tirate da buoi di Franceschino del Poggio le
piastre della porta”.
1618 - Lavori alle finestre del Coro.
Lavori per finire la Piastronatura della Chiesa
per “…pareggiare il muro della tribuna guastata
nei lavori della porta”.
Lavori di spianatura, intonacattura e imbiancatura
alla porta della Chiesa.
1618 - 30 settembre fabbrica della porta della Chiesa M°. Giuseppe da Silicano
lavora alla “facitura della porta della Chiesa”.
Fatta la finestra sopra la “porta grande”da un legnaiolo e la porta del
Cimitero.
1619 - Accomodato il Pulpito.
Intonacature interne alla Chiesa.
Rifacitura di due altari: della Madonna e del Crocifisso.
Rifiniture intorno alla porta e al Cimitero.
Lavori di escavazione in Sacrestia.
Iniziate opere di ristrutturazione della Sacrestia: rifatto il solaio,
“uscio e finestra”.
“Rifacitura” del pavimento della Sacrestia in legno di castagno.
Finito il Cimitero.
Lavori all’altare di S.Antonio.
Lavori alla porta del Campanile.
Lavori di copertura della Chiesa e Sacrestia.
161
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Chiesa di S. Pietro di Careggine;
S.Antonio Abate del 1563
1620 - Balaustra davanti Altar Maggiore.
Opere di sistemazione al tetto del Cimitero.
1622 - Opere di sistemazione del Campanile eseguite da Domenico Magiera,
M°. Batta Bellocchio.
1623 - Fabbricazione di armadi in noce nella Sacrestia eseguite da M°. Luca
Cancherini oltre la Costruzione di un confessionale fatto di tavole di
castagno.
Costruzione di banche per la Chiesa in castagno.
1626 - Viene portata, in ottobre, da Pietrasanta la Pila del Battesimo e viene
istallata da alcuni Mastri scalpellini.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
162
Careggine. Altare della Madonna.
163
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Careggine. Altare del Crocifisso.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
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Careggine. Particolare dell’altare del Crocifisso.
165
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Careggine. Particolare dell’altare di S. Antonio Abate.
Careggine. Particolare dell’altare del Crocifisso.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
166
Careggine. Particolare dell’altare.
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L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Careggine. Particolare dell’altare.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
168
Careggine. Particolare dell’altare.
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L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Careggine. Particolare degli altari dove si nota la sigla del Comune di Careggine e il suo stemma


CAR
POP
Stemma
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
170
Careggine. Altare maggiore.
171
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Careggine. Tabernacolo dell’Altar Maggiore.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
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Chiesa di Careggine. Particolare, Tabernacolo degli Oli Santi.
173
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Chiesa di Careggine. Il Fonte Battesimale (sotto, il particolare).
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
174
Chiesa di Careggine Particolare di S. Giovanni sopra il Fonte Battesimale.
1627 - Sulla Pila del Battesimo viene messo una piccola statua proveniente da
Carrara, ordinata dal Vescovo.
“una immagine di S. Giovanni Battista che battezza Cristo di marmo
stimata 15 luise da Mastro Matteo da Cardoso scarpellino”.
Trasporto e messa in opera di alcune vetrate in Chiesa
1628 - Varie imbiancature alla Chiesa eseguite da M°. Agostino Gavigli, la
calcina proviene da Vagli di Sopra. Comprati N°18 angeli di stucco
per ornare gli altari. Opere a coprire il Campanile. Acquistati due libri
“uno per scrivere i defunti, l’altro per lo stato dell’anime”. 34 bolognini
in moneta di Lucca.
1629 - Viene congiunto il tetto della Chiesa con quello del Cimitero.
1631 - Acquisto di un “Messale” a Modena. Varie opere di ristrutturazione
della Chiesa e al Campanile con la calcina proveniente da “Tigliosa”.
1632 - Opere alla Canonica e Sacrestia
1633 - Viene murato l’orto della Canonica
1634 - Costruite mura intorno alla Loggia della Chiesa. Leghe di ferro prese
a Castiglione.
1633 - Viene murato il Sacrato davanti alla Chiesa “a dì 18 Aprile 1633”.Viene
scavato “il sasso”per le colonne del sacrato.Costruzione della Loggia
davanti al Sacrato eseguita da M° Pietro da Silicagnana oltre ad
altri Mastri.Acquistati vari paramenti sacri preziosi.
“3 Maggio 1633 viene tramutato l’Altar Maggiore”.
1634 - Lavori di sistemazione alla Loggia del Sacrato.
“7/aprile –Fatte le Volte alla Loggia del Sacrato”.
1636 - Copertura con piastre della Loggia. Lavori al Campanile per essere
stato colpito da una saetta. Il 18/luglio vengono pagati (saldati): M°
Pietro e M° Francesco da Silicagnana “Costruttori della Loggia”.
1637 - Costruzione e sistemazione dell’“occhio” della Loggia della Chiesa.
Intonacate: loggia, Chiesa, Sacrestia, Cimitero.
1639 - Comprata dal Vescovado di Lucca una Pietra Sacrata. Sistemazione
delle “banche di Chiesa”.Muratura al Campanile.
1640 - Rifatte le porte della Chiesa rotte dal vento. Lavori eseguiti da: M°.
Paolo Antonio Poli,M°.Gio.Franchi.Viene inviato a Massa ad un orefice
uno Zecchino d’oro per far dorare la Custodia del Santissimo Sacramento
“con l’immagine di un Pellicano”
1641 - Arricchimenti del corredo della Chiesa con l’acquisto di: pianete, trine
argentate, palii. Accomodato il Campanile perché colpito da una
saetta eseguiti da Paolo Antonio Poli “Aggiustata” la Croce sopra “detto
Campanile”. “Scalpellinati e messi” gli scalini davanti la Chiesa
eseguiti da scalpellini forestieri.
175
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
1644 - Acquisto di paramenti sacri preziosi.
1646 - Viene costruita una cisterna per l’acqua in Canonica. Lavori di “piastronatura”
alla Loggia.
1649 - Acquisto di un Crocifisso sopra l’altare del Crocifisso. Fatti solai al
Campanile.
1653 - Acquisti di Calice d’oro e pianete preziose.
1655 - Vengono fatte le “banche del Coro”.
1657 - Lavori alle invetriate e al Campanile.
1658 - Sistemazione del Battistero.
1661 - Sistemazione della vetrata del Battistero.
1662 - Vengono dati 25 scudi d’oro per la Chiesa di Capricchia per ordine di
sua Eccellenza il Vescovo.
1664 - Viene “rifusa la Campana Grossa del Campanile di Careggine”, il Mastro
fonditore delle campane è Ser. Michele Vigniaroli aiutato da Mastro
Lorenzo da Palleroso che realizza la fornace per fondere la campana.
Altri operai sono: Pierotto Bandelli,Batta.Ferraio,Andrea Bandini,
Batta Bandino.
1665 - Viene murata la casa dell’opera contigua alla Canonica ma abusivamente
e ristrutturato il cimitero.
1666/67 - Viene comprato un piastrone per la sepoltura dei sacerdoti. Varie
opere di ristrutturazione della Chiesa i manovali e Mastri sono: M°.
Iacopo Pisani, Luca Giannetta, Gio. Prosperi, M°.Andrea da Sassi, il
figlio del Sargente Rettori, Caporal Bandino,Antonio Coli.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
176
Il campanile di Careggine. Pila dell’Acqua Santa
1667 - Vengono date 300 lire alla Chiesa di CAPRICCHIA da Ser. Andrea
Bandini operaio dell’opera di Gareggine su ordine di sua Eminenza.
Nella chiesa di Careggine viene ristrutturato l’Altare della Beata
Vergine fatto di marmo. Le persone che eseguono i lavori sono: M°.
Gio Franchi, M°. Agostino Picchiarino, Gio. Bradamante, Gio. Prosperi,
PierAnton. Bandini,Marco Gavigli, certi “tagliapietre provenienti
da Casoli”. M°.Andrea da Sassi costruisce due predelle agli
altari di S.Antonio e del Crocifisso.
1669 - Opere alla Canonica e alla casa dell’Opera contigua alla stessa.
1670 - Opere di sistemazione della Canonica e della casa dell’Opera tra cui
“sei chiudente, sei usci e sei finestre e quattro solai “.
1671 - Vengono acquistati candelieri e fatti cucire paramenti sacri opere di
sistemazione della casa dell’Opera.
1672/74 - Acquisto di vari arredi sacri: ampolle, baldacchini, lampade, corporali,
ecc. M°.Luca Ferraio e M°. Salvetti coprono la Chiesa. “Nuovi
banchi” per la chiesa fatti da M°. Simone. Costruzione delle “invetriate
della Chiesa” fatte dai mastri vetrai e aiutati da: M°. Luca Vec-
177
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Ragazzi e anziani sotto la loggia della chiesa di Careggine
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
178
Loggia della chiesa di Careggine
chi, e Ser.Andrea, Iacopo Galassi. Altri Mastri adoperati per vari lavori
sono: Gio. Salvetto, Luca Franchi, Alessandro Franchi. Viene
“mattonata la Sacrestia con 320 Mattoni”. Fatta la volta della Sacrestia.
Lavori di copertura della Canonica, della Chiesa, del Campanile
eseguiti da un Mastro proveniente da Naggio. M°. Bartolomeo (da
Sassi) “con altri compari ristrutturano l’Altare Maggiore che viene
fatto di pietra”. Altri aiutanti per trasportare pietre, rena, calce ecc.
sono Andrea Senesi Gio. Magera. Gio. Franchi lavora a “aguzzare” le
punte per i Mastri scalpellini. M°. D.Nicolao da Torriti lavora alle invetriate
della Chiesa.Vengono continuati i lavori di costruzione e ristrutturata
la casa dell’Opera.
1675 - Opere di sistemazione della finestra del Battesimo. Opere di copertura
del tetto della Chiesa. Sistemazione del Campanile. Sistemazione
del solaio della Canonica.I Mastri sono Luca Poli, Marco Biagi, Mastro
Davino, Luca Giannotti.
1677 - Acquisti di arredi sacri vari e paramenti preziosi con filati di seta e fili
di argento, messali, lampade. Lavori al tetto della Chiesa e alla Canonica.
Lavori al fonte battesimale eseguiti dal Sergente Magnano.
“Indoratura” degli Angeli e di S.Pietro. La Chiesa si arricchisce di
tende finemente ricamate.
1679 - Fatta la scalinata davanti la Chiesa.
Le date delle visite dei vicari o Vescovi e cosa veniva loro
servito da mangiare nei loro pranzi.
1609 - Settembre, visita del vicario.Mangia 5 libbre di trote e 20 boccali di
vino.
…(altra visita del vicario) “più quattro accompagnatori”.Mangiano:
“…una libra di Pescio”, Speziame, Pane, Libre 13 di formaggio, sei
“ove”, libre 12 di farina.
Alle 4 cavalcature vengono date semola e fave.
1621 - Visita del Vescovo. Una soma di vino fatta venire da Barga, pollastri
vari, cavoli cappucci, pane, finocchio, pesce, formaggio, cavoli radice,
insalata, speziame e noce moscata, un canestro di uva, soma di vino
dal Poggio, cipolle,macellata una vitella.
179
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
Chiesa di S. Pietro; tela raffigurante l’Ultima
cena di Balduccio Trenta
1638 - Visita: salami, pollastri, strutto, olio, insalata, cavoli, semola, cipolle,
legna, due staia di grano, due vitelle, tre some di vino.
1647 - Visita: Speziame vario, un vitello, salami, pollastri, capponi, formaggio
libbre 24,6, lardo, olio, sale, uova, finocchi, cavoli, persiche, frutti
vari, starne, lepre e vino proveniente da Barga, sei some di legna. Per
i cavalli: “scadella, fave, semole”.
1662 - Visita del Vescovo alla Chiesa di Capricchia
1679 - Visita del Cardinale Buonvisi: Capponi, pollastri, frutti, formaggio,
pane, budino, salami, un quarto di grano.
Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro
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Chiesa di S. Pietro, Cappella laterale
181
L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine
AL Nome di Dio a Dì 16 Maggio 1662
Essendo per decreto dell’Eminentissimo e Reverendissimo sig. Cardinale Bonvisi
Vescovo di Lucca fusse Fatto decreto nella sua visita fatta dalle chiese di Careggine
e CAPRICCHIA, che l’Opera di Careggine dovesse tener sempre accesa
la lampada del’ Olio che ordinò che ardesse continuamente davati all’altare del
Santissimo Sacramento della Chiesa Parrocchiale di CAPRICCHIA, per l’osservazione
ad adempimento di detto decreto. L’Illustrissimo… e molto reverendo
sig. Gio Francesco Torriani Vic. Foraneo e pievano di Pieve Fosciana in Acta
Di fare lì Sindacati della detta opera di Careggine ordinò e decretò che all’operaio
presente fusse fatto ogni, e qualsivoglia diligenza per portare a compita
esanzione delli crediti restati all’opera nelli sindacati trascorsi, e fatti a qual si
voglia persona, et operaio come in dietro di qualsivoglia anno e che di quelli a
massima delli restanti dal Alfier Bartolomeo Turelli del capitale che deve di scudi
cinquanta e non potendo di questi d’altri crediti che esigerà o resterà …debito
debba e sia tenuto assegnare alla detta chiesa di CAPRICCHIA scudi cinquanta
ed in censo o in denaro, et se in denaro sia la detta chiesa o suo Rettore
tenuta o tenuto a metterli a censo per ritrarne il frutto col quale possa provvedere
all’olio della detta lampada , essendo questo accettato dal sig. D. Benigno
Martini Rettore del detto luogo e dalli uomini della Comunità di Capricchia et
il tutto in esecuzione del decreto di sua Eccellenza .
Gio.Francesco Torriani Vic. For.
Giuseppe Gherardi Cancelliere
Nel 1662 vengono dati 25 scudi in contanti e 25 scudi un censo su una proprietà
che l'Alfier Bartolomeo Turelli aveva con Gio.Santi Conti. (riteniamo sia
una proprietà sulla zona di Porreta).

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Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine
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Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine
Scena dal film Condottieri,1937, regia di Luis Trenker (sceneggiatura di Luis Trenker, Kurt Heuser
e Mirko Jeush;interpreti Luis Trenker, Loris Gizzi, Laura Nucci)
Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine
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Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine
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Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine

SPIGOLATURE E CURIOSITÀ
Qui di seguito sono riportate alcune notizie e curiosità.
1705 - Breve dominazione francese
Anche il Re Sole a Careggine
Breve racconto dell’ingresso e fuoriuscita dei Francesi dalle terre di Camporgiano
e Careggine nella guerra per la successione di Spagna.
La Vicaria di Camporgiano e in particolare Careggine nel 1705, al sopraggiungere
dell’occupazione Francese, si rifiutarono di pagare le tasse al nuovo occupante,
salvo quelle che già nel passato erano abituati a pagare al duca di Modena
e conformi ai “Capitoli” esistenti.
I francesi adirati per questo rifiuto ordinarono allora che si facesse una scelta
di 500 uomini per inviarli come soldati al blocco della Mirandola.
Quelli di Camporgiano con quelli di Careggine rendendosi conto dell’inganno,
il giorno prestabilito si presentarono nella zona di Filicaia in oltre 1000 armati
di tutto punto e mandarono un messo nella persona di Agostino Paolucci a Castelnuovo
dai generali Francesi dicendo che andassero loro a fare la scelta dei 500
uomini. I francesi impauriti di quello che sarebbe potuto succedere non vollero
uscire dalla rocca di Castelnuovo anzi temendo il peggio si prepararono a un attacco.
Questo accadde il 16 Agosto 1705.
Dopo qualche giorno i generali Francesi minacciarono incendi e stragi se gli
ordini da loro impartiti non fossero stati eseguiti dalla popolazione. Quelli della
vicaria di Camporgiano non presero neppure in considerazione le loro minacce.
A questo punto i Francesi furono costretti a venire a più miti consigli e a
chiedere ai rivoltosi se avessero dei particolari “privilegi” per non obbedire,
avrebbero dovuto portare le loro giustificazioni davanti ai generali Francesi che
l’avrebbero ascoltati. Fu inviato, come rappresentante della Vicaria di Camporgiano,
nuovamente,il succitato Paolucci, ma non si arrivò ad un accordo e quindi
i Francesi dichiararono la Vicaria “CONTUMACE”.
I Francesi insistendo nel reclamare le “contribuzioni”, che erano negate dalla
Vicaria, misero in prigione uno di Nicciano,minacciando ritorsioni su di lui se
non fossero state pagate le tasse. Contemporaneamente inviarono degli “sbirri”
per obbligare le “comunità” a rispettare le “ordinanze”.
Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine
191
I rivoltosi, per nulla impauriti, aspettarono gli esattori nella zona di Careggine
e li bastonarono ben bene, catturarono anche il figlio del Bargello di Castelnuovo
e rinviarono gli esattori bastonati dai generali Francesi avvisandoli che, se
nel termine di tre giorni non avessero liberato il prigioniero di Castelnuovo
avrebbero inchiodato ad un castagno il figlio del Bargello, salvo prendere successivamente
delle decisioni peggiori.
In conclusione i Francesi non riuscirono mai a far pagare le tasse alla Vicaria
di Camporgiano e Careggine.
1859 - Annessione al Piemonte
Nel 1859 Careggine e la Garfagnana, dopo la seconda guerra d’indipendenza,
furono annesse al Piemonte e alla provincia di Massa con la Quale formò un
circondario dal 10 dicembre 1860.
1868. Descrizione del Castello di Careggine
Questo Castello è chiuso da mura, e due porte vi danno accesso. E' provvisto
di abbondante acqua potabile, condottavi nel 1868,poiché l'antica fontana, oltre
ad essere distante dal Castello, dava poca acqua e non purissima per la vetustà
della sua conduzione; la quale fu rinnovata, per metri 452, con tubo di piombo
e con la spesa di l.2726.
L'antica sua Rocca è stata distrutta e non ne restano ai dì nostri che miseri
avanzi.Ha nell'interno 111 case, e 7 nella campagna, con 118 famiglie.Altre 18 case
formano il villaggio della Foce, e quello della Ferriera, lungo il fiume Edron,
composto di 4 famiglie con 8 fabbricati.La popolazione totale è di 709 anime, tutta
gente robustissima, dedita ai lavori dell'agricoltura, e alla pastorizia.
Le strade sono mulattiere,ma quanto prima sarà compita l’obbligatoria rotabile
che dal Poggio, ove si stacca dalla Provinciale, condurrà al castello di Careggine,
migliorando grandemente le condizioni di quegli abitanti.
1877. Il patrimonio del Comune
Il Patrimonio del Comune consiste in selve di castagni, vasti boschi di alto e
basso fusto, pascoli, ed altre piccole pezze di terreni di varia natura, con un mulino:
il tutto dell'approssimativo valore di ital. L. 70,000
Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità
192
193
Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine
Ha l'Estimo, come il restante della Garfagnana, a scudato milanese, con una
massa imponibile di scudi 14,887.50 divisi fra 484 contribuenti.
Il suo bilancio del 1877 si chiuse con le seguenti cifre:
1 Entrata Ordinaria ........ L.7263,53
2 Spesa Ordinaria..............7000,64
3 Differenza in più ............262,89
4 Sovraimposta.................1191,41
La somma presunta per la riscossione, nella nuova subasta dell’Esattoria
Comunale, avvenuta nel 1877, è di L. 16,545,0
Gli elettori amministrativi sono 166, ed i politici 22.
L’istruzione pubblica era più estesa e più ampia nei tempi andati che ai giorni
nostri.Difatti nel 1812 vi erano 4 scuole elementari oltre ad un maestro che insegnava
la grammatica latina ed i principi della retorica: attualmente non si contano
che due scuole inferiori, una pei maschi, e l'altra per le femmine. Il territorio
di Careggine confina a levante con la comunità di Camporgiano e del Poggio,
lungo il fiume Edron, cominciando dall'isoletta di Roccalberti verso la Ferriera e
la Fabbrica.A settentrione con lo stesso Comune, e con l'altro di Vagli di Sotto con
boschi di alto fusto. A ponente-libeccio col territorio di Pietrasanta e Seravezza,
mediante il giogo della Penna Di Sumbra, e la Turrite Secca. A mezzogiorno col
Comune di Castelnuovo, coi passi di Colle, Gragnanella, Rontano.
1840. Un testamento - Chi l’ha visto
Il Prof. Carlo Corsi (primario dell’ospedale di Castelnuovo e originario di
Mezzana), con testamento consegnato in cedola segreta al notaio De Angelis il 14
dicembre 1840, ed aperto il 4 settembre 1846. Dispose che dalla sua eredità fosse
prelevata la somma di lire tredicimila, da amministrarsi dall'Abate di Castelnuovo,
dal Podestà di Castelnuovo e dal Parroco di Capricchia, patria del disponente;
e col cui frutto vi si mantenesse, per due anni, agli studi di pratica, in una delle
principali cliniche d'Italia o pure negli Ospedali di Parigi o di Londra, un giovane
laureato in medicina o chirurgia.Ordinò pure che si mettessero a mutuo 2800
lire, ed il frutto, ogni anno, si desse per dote a una fanciulla di CAPRICCHIA, da
scegliersi sempre tra le più povere.
In forza di una transazione tra gli esecutori testamentari del Corsi e il fratello
suo erede, sanzionata da Supremo Consiglio di Modena il 10 novembre 1847, venne
assai diminuito questo lascito, e fù convenuto che, se non vi fosse né un medico
né un chirurgo, la pensione dovesse toccare ad un laureato in giurisprudenza.
Le miniere nel Comune di Careggine
Nel 1785 ci fu, sul territorio di Careggine, un’approfondita ricerca di minerali.
Qui di seguito una dettagliata relazione.
Una miniera di rame in Quarzo bianco con terra vitriolica attorno si trova
dalla parte di Careggine in una falda di monte che dalla Tambura si stende verso
la terra predetta. Questa medesima montagna inoltrandosi verso mezzodì muta
nome e dicesi Monte Sumbra, che è assai meno aspro, molto erboso e pascolativo,
con boschetti di tratto in tratto, ed anche terreni coltivati, fuorché nella più alta
sommità dove per altro, nonostante il pendio del luogo, seminano segale né
Ronchi e Carvati dopo aver tagliato e dato fuoco agli sterpi che prima v'erano. Il
sasso di questo monte è una specie di marmo più grossolano di quello della Tambura
e potrebbe dirsi un marmo bastardo.
In alcuni luoghi v'è certo sasso che si fende in lamine come la lavagna ma non
corrisponde né il colore né la sottigliezza è localizzato in luogo detto i Piastrai nelle
prossimità di Colli di Capricchia e alle Capanne di Careggine.Altro vi se ne vede le cui
lamine sono levigate naturalmente,ma per esser molto fragile poco resiste alla fenditura
può dirsi una specie di Galestro o Bardellone cotto all'aria e al sole. Le lamine
estratte da Colli e dalle Capanne servono da copertura alle case di questi luoghi.
Sul monte Sumbra si trova una miniera di Rame ma quasi bianco.
Altri indizi di simile miniera si osservano sotto Capricchia, ed in Arni. Luoghi
appartementi al detto monte, il primo dalla parte Orientale, l'altro Occidentale.
Vi appartengono pur altre miniere che si trovano presso il fiume Torrita dalla
parte di mezzodì.
Vicino alle Capanne di Careggine vi sono alcuni filoni di una miniera di Rame
da cui ne fu cavato un pezzo massiccio di circa libbre 100.
Al Fontanaccio vi è altra miniera di Rame bianco.
Poco distante da Piastrigoli si trova una vena ferrigna di grana finissima che
facilmente si riduce in povere bella rilucente e sembra un ferro talcoso ridotto in
lustrino.Vi si rinvengono anche dei pezzi che paiono Antimonio ma internandosi
cambia aspetto e sembra miniera di piombo con argento, ma non ne sono state
fatte le prove.
Al Venale si trova una miniera di Ferro e dalla parte opposta del monte si vedono
pezzi di pietre ferrate come calamite.
In Vicinanza di Piastrigoli sopra nominato si è recentemente trovata una cava
di Bardiglio bellissimo di un fondo piombato carico con macchie bianche
eguali e minute. Il luogo dicesi precisamente al Cassarellajo.
Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità
194
Alle radici del Monte Sumbra poco distante dall'Isola Santa scaturisce una
grossa sorgente d'acque freddissime e limpidissime che da origine al fiume Torrita
che scorrendo sotto alla terra di Rontano prende il nome di Torrita di Rontano
e anche dicesi Torrita di Castelnovo perché ivi si unisce col Sechio.
Nel 1763 una società Francese privata raccolse dei campioni che furono mandati
a Genova al Dottore Targioni il quale ragguagliò le relative rendite. Tra cui:
A Fabbriche di Careggine una miniera di Rame facile a fondersi ma che
contiene un poco di ferro: rende dal 25 al 27 per cento.
Nel comune di Careggine vicino Vagli un'altra miniera di Rame situata a
Levante e Mezzodì: rende dal 37 al 39 per cento.
Alle Capanne di Careggine una miniera di Rame che contiene un poco di
ferro: rende dal 37 al 38 per cento
Ivi altra miniera di Rame che rende il 40 per cento
Ivi altra miniera di Rame che rende fino all'80 per cento
Nel Comune di Careggine luogo ove dicesi le Pierme, territorio dell'Isola
Santa, si vedono antichi avanzi di fabbriche. Questi dicesi che fossero in addietro
un edificio per ridurre a ferraccio la vena del ferro: e le circostanze del luogo, cioè
le miniere di ferro in poca distanza, il comodo delle acque necessarie, l'abbondanza
delle legna da carbone, rendono probabile la credenza. Ora poi si è verificata
pienamente la cosa, essendosi dissotterrato alla Piana dell'Angiolo un così
detto Culo di Forno, di cui si è servito il Sig. Aloisi di Sassi ad uso di massa nella
nuova ferriera ivi appresso eretta da tre anni or sono da una società, in cui il predetto
Signore è uno dei principali interessati. Con la speranza di poter rinvenire
anche la massa, è stato dalla società promesso un premio conveniente a chi la trova,
quei paesani si sono industriati in tale ricerca, ma fino ad ora senza buon successo.
Hanno bensì scavato vari ordigni di ferro e molti pezzetti di Ferrina, che
venduta alla nuova Ferriera è stata in parte un compenso delle loro fatiche.
Gli antichi lavoratori di questo vecchio forno dicesi fossero Bresciani e la cosa
è assai probabile. Poiché siccome Bresciani furono i primi lavoratori delle miniere
di Forno Volasco la qual terra da loro ebbe origine, e Bresciani altresì furono
i primi lavoratori alle miniere di Gallena, dai quali ebbe origine il piccolo borgo
detto Basati. Così anche egualmente poterono esser Bresciani i lavoratori del
Forno alle Pierme, non essendovi tra i tre edifici, cioè di Gallena nello stato Fiorentino,
del Forno Volasco nella Garfagnana, e delle Pierme,moltissimo tratto di
cammino ma sono tutti situati in diverse diramazioni dello stesso Monte Pania.
Al qual profitto si può anche aggiungere, che nel comune di Careggine, in cui sono
comprese le Pierme, sussistono tuttavia famiglie di cognome Bresciani che
195
Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine
forse derivano da quegli antichi lavoratori e presero il cognome dal luogo da cui
avevano origine. Sarebbe cosa buona l'usare di molta attenzione per indagare la
vera causa della totale desolazione di dette fabbriche.
Questa, delle Pierme, gode certamente anche adesso delle antiche buone
prerogative, vale a dire legna in abbondanza, acqua sufficientissime e perenni e
soprattutto copiose vene di miniera di buona qualità, cosicché fattane scavare
una porzione, ed incotticciata al semplice fuoco di ferriera, mischiandola dipoi
con una maggior quantità di Ferracio dell'Elba, fa crescer la massa, e non ne deteriora
punto la qualità, conforme all'asserzione del predetto Sig. Aloisi.
In località Colli di Capricchia luogo detto ai Collacci una miniera di oro e
Argento…
Le grotte
Su Tutto il comune di Careggine si trovano moltissime grotte di cui non si
conosce quasi nulla, solo alcuni racconti dei più anziani che riportiamo.
In località La Penna, sotto il paese delle Coste, c’è una grotta denominata
“Buca delle Fate”. Gli anziani del luogo raccontano che questa grotta è servita durante
il periodo della seconda guerra mondiale come rifugio sia dei partigiani sia
degli abitanti di queste terre.Al suo interno si trovano grandi “saloni” tutti decorati
con stalattiti di varie forme tra cui frati in preghiera, aquile e signore vestite
con abiti di color rosa tenue che somigliano a fate da cui il nome della grotta.
In loc. passo di Scala vi sono ben tre grotte: la prima, sul versante della Capanne
in alto, una grotta detta “Il Fornetto”; la seconda, sotto il suddetto passo,
sopra la località detta “ il Chiogora”, la grotta chiamata “Buca Rossa” visibile dalla
strada di Piastrigoli; la terza, sempre sotto il passo di Scala, grotta della “Tanella”.
Gli anziani del luogo raccontano che la Tanella sia in collegamento diretto
con Vagli posto dall’altra parte del monte Sumbra tanto è vero che i pastori dei
Colli sentivano uscire da questa cavità i ragli degli asini di Vagli.
Il Sumbra
Il territorio del Comune di Careggine è corrispondente alle pendici del
Monte Sumbra.
Questo monte ha una caratteristica che si potrebbe dire unica: ha l’aspet-
Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità
196
to di una “sfinge” che è accovacciata sulla SUA OMBRA, da cui il nome SUMBRA.
Infatti, questo monte, da qualunque parte si guardi, proietta l’ombra su se
stesso.Di questo fatto si racconta che quando fu costruita la chiesa di Sant.Agostino
di Vagli, fu posta sul tetto di questa una statua raffigurante un leone che
rappresentava il profilo del monte Sumbra e questo per proseguire il culto pagano
dei discendenti dei Liguri Apuani rifugiati su questo monte per sfuggire
alle deportazioni dei romani. Il monte Sumbra con le sue peculiarità uniche ha
creato nei secoli un’innumerevole quantità di storie fantastiche tra cui quella
che questo monte fosse abitato da giganti buoni e generosi. Non per nulla nei
canaloni dei suoi scoscesi pendii si trovano le “Marmitte dei giganti”. Curiose
cavità circolari scavate nella roccia formatesi nei secoli a causa dell’azione corrosiva
dell’acqua e del ghiaccio. Alcuni sostengono che le marmitte dei giganti
siano “coupules”, cioè cavità coppelliformi che erano usate per antichi riti legati
ai culti celtici. Queste marmitte sono uniche, salvo quelle che si trovano sulle
Dolomiti.
La vera storia del Maconeccio
Quest’antichissima usanza è citata da vari storici tra cui nel 1671 da Anselmo
Micotti nella “Descrizione cronologica della Garfagnana”, da Antonio Vallisneri,
nel 1728, in una raccolta intitolata “Viaggio per i monti di Modena… “
compilata da G. Jacopo Danielli e da Raffaello Raffaelli nella “Descrizione geografica
e storica ed economica della Garfagnana”.
Tutti questi autori si ripetono l’un l’altro riportando lo stesso errore. Chi attribuisce
questa costumanza in modo generico a Careggine, chi al paese di Isola
Santa. In nessuno di questi luoghi si ha ricordanza di questa particolarissima
usanza. In realtà questa “festa” è una tradizione esclusiva di Colli di Capricchia ed
è svolta fino ad alcuni decenni or sono. Io ricordo che da bambino (inizio anni
50) nel mese di settembre, poco tempo prima l’inizio della raccolta delle castagne,
tutti gli abitanti del paese di Colli di Capricchia si attrezzavano con mastelli
di segale e coperchi di pentole per festeggiare il “Maconeccio”. La sera, dopo l’ora
di cena, noi ragazzi si prendevano pentole e coperchi e con un piccolo bastone
si iniziava a batterli creando un grande rumore. Gli uomini grandi avevano
preparato, in varie località intorno al paese,dei grossi mucchi di legna che la stessa
sera venivano accesi.Questi luoghi erano: Col delle Capanne, le Mesoracce,Pizzaioli
di sopra, Caprariccia, le Porchette, il Marchion, ed altre. C’era una gara tra
i fuochisti per realizzare quello più grande e più luminoso.
197
Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine
Noi ragazzi più piccoli si percorreva tutte le strade del piccolo paese di Colli:
via Aiaccia e su verso Colli di Sopra e poi, giù, verso la Chiesetta degli Angeli
Custodi per Via della Chiesa e Via della Nociarella per tornare all’ingresso del
paese. Al rumore delle pentole sbattute e del grande frastuono tutti gli abitanti
uscivano dalle case con un mastello di segale acceso e legato sopra un bastone seguivano
i ragazzi quasi in processione.Una volta riuniti all’ingresso del paese, in
ordine sparso, si andava vesso il “Tundin” e poi si proseguiva verso il “Pianello” e
poi su, attraverso i boschi, per finire al “Cola” e al “Marchion” per poi tornare, dopo
aver attraversato Colli di Sopra, ai Colli di Sotto dove l’allegra compagnia si
scioglieva.
Durante tutto lo svolgersi della “processione” grida e canti di filastrocche e
urla di noi ragazzi di “Maconeccio ,Maconeccio”.Questa usanza serviva per cacciare
gli “streghi” e propiziare la raccolta delle castagne. Si svolgeva il 29 di settembre
per la festa di S. Michele uccisore nell’immaginario collettivo di draghi,
streghe e quanto di negativo.
Questa usanza alquanto strana e unica nel suo genere, da vari decenni, è caduta
in disuso causa lo spopolamento del piccolo paesello. La sua origine probabilmente
risale alla notte dei tempi e non sarebbe cosa inaudita derivasse da
qualche usanza degli antichi Apuani o Celti che col passare dei secoli e con le varie
influenze prima Cristiane e poi Longobarde si sia modificata e adeguata. In un
paese così isolato e fuori dal tempo, il tempo non passa mai e le tradizioni subiscono
dei piccoli cambiamenti nello sviluppo di molti secoli.
Va sempre tenuto presente che, in queste popolazioni per secoli isolate e prive
di cultura, tutta la vita quotidiana era dipendente dalla natura e dai prodotti
di questa. Tutto quello che non era spiegabile razionalmente era misterioso in alcuni
casi demoniaco o santo. L’educazione dei giovani era basata sul terrore delle
streghe del diavolo e, chi disubbidiva alle regole, era perseguitato dal maligno
che si materializzava nella natura “creato” dalla natura stessa. La “festa” del “Maconeccio”
non era altro che l’invocazione alla natura perché questa fosse benigna
e prodiga dei sui doni.
Il termine di “Maconeccio”e l’unione di due parole:“maco”inteso come “abbondanza”
e “neccio” come “farina di castagne” e quindi castagne. Il grido “maconeccio”
nei castagneti che circondano il paese era un grido alla natura di concedere
abbondanza di castagne. I fuochi intorno al paese e i fuochi dei partecipanti
alla “processione” aveva il significato di bruciare gli spiriti maligni che erano
nell’aria, come una forma di “disinfestazione” dei boschi dagli spiriti. E il frastuono
delle pentole e dei coperchi serviva a spaventare i soliti “streghi” e farli
uscire dai loro nascondigli come fossero selvaggina in una battuta di caccia.
Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità
198
L’EMIGRAZIONE
Per secoli il comune di Careggine dalle sue origini fino al 1800 è stato un
luogo di Immigrazione. Tanto è vero che già nello statuto del 1600 precedentemente
riportato erano previste tasse aggiuntive per i nuovi arrivi. E questo per
evitare un sovrapopolamento delle aree produttive e il conseguente impoverimento
degli abitanti già presenti.Le are destinate alla produzione di alimenti dall’inizio
del suo popolamento erano state adattate alla coltivazione di frumento,
castagne ecc. con opere di disboscamento e dissodamento dei terreni a dir poco
impensabili.Ciò nonostante più bocche da sfamare erano presenti sul territorio e
c’era poco cibo per tutti.Molte proprietà erano in mano a ricchi possidenti terrieri
tra cui la chiesa e il comune. Proprietà derivanti da antichi privilegi e diritti.
Periodi di miseria si alternavano a momenti di benessere: era una altalena annuale
derivante dal tempo e delle stagioni. Col crescere della popolazione però, i
terreni adibiti in particolare al pascolo degli armenti, vacche e pecore, erano sempre
più ristretti mentre il numero degli animali cresceva.Molti pascoli erano di
proprietà Comunale dette “Comunelle o Compascue” per il cui accesso era necessario
pagare dei “fitti” spesso accessibili solo ai più ricchi che con l’utilizzo di
queste aree accrescevano il loro benessere. Non solo ma il taglio e la raccolta del
fieno che veniva stoccato nelle capanne per “foraggiare” gli animali nei periodi
invernali era una risorsa sempre più scarsa, perché i terreni dissodati venivano
adibiti non ad erba, ma alla semina delle patate e del segale che serviva alla sopravvivenza
e alimentazione degli uomini più che agli animali.
Ecco che all’inizio del 1700 nacque la necessità dei pastori ,quelli che avevano
meno terre da utilizzare di cercare nuovi pascoli più a sud dove gli inverni
erano più miti e gli erbatici erano sempre disponibili.
Si assiste così a una prima fase di Emigrazione stagionale in vari comuni
anche lontanissimi.
I pastori di Careggine avevano nella zona di Palaia (Pisa) una delle maggiori
zone dove venivano trasferiti stagionalmente le greggi. E questo risulta da documenti
tratti dal libro dei morti o dei matrimoni. Tra il comune di Careggine e
quello di Palaia c’e in vari momenti una stretta corrispondenza per comunicazioni
di questo tipo. L’area interessata era definita generalmente “Maremma”, e i decessi
in particolare erano causati da “malaria” o “febbri” non meglio identificate.
Un altro tipo di Emigrazione stagionale era indirizzata nella ricerca e lavorazione
di prodotti alimentari non coltivabili nel nostro Comune, in particolare
l’olio. Infatti, come condimento degli alimenti veniva usato principalmente grasso
animale derivante dalla lavorazione del maiale o in alcuni casi dalla spremitu-
199
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
ra delle noci. La coltivazione e delle noci era una delle più importanti dopo quella
del castagno.La noce offre un legno pregiato ad alta remunerazione e anche un
olio vegetale di buona qualità.
Più c’è sviluppo e più mutano le esigenze è per questo che dal 1700 in poi la
popolazione richiede sempre di più l’olio di oliva qualitativamente superiore agli
oli sopra citati e già utilizzati. Ecco che un’altra Emigrazione stagionale si evidenzia
nel nostro comune. Periodicamente alcuni giovani emigrano in particolare
nella zona di Calci di Pisa e Vicopisano e si adoperano nella raccolta di olive e
nella relativa lavorazione. In questi secolo troviamo nostri concittadini quali operai
in particolare presso i frati della Certosa di Calci.
Questi movimenti inizialmente sono, come detto, stagionali, ma col passare
del tempo diventano definitivi.
Un altro periodo di emigrazione l’abbiamo nel 1800 quando iniziano le bonifiche
del padule di Bientina.Alcuni giovani alla ricerca di lavoro approfittano della
richiesta di manodopera per lo sbancamento del terreno per la costruzione dei canali
di scorrimento dell’acqua del succitato padule e si spostano definitivamente
nel comune di Buti e Bientina dove creano una loro famiglia e una nuova vita.
Ecco perché si trovano ceppi di cognome uguale nel comune di Careggine e
Buti – Bientina tra cui il cognome Rielli.
Nella seconda metà del 1800 dopo l’unità d’Italia e in particolare agli inizi
del 1900 i comune di Careggine si comincia a veder partire una parte sempre più
rilevante della popolazione.
Le direzioni principali furono la Francia e l’America del Sud e del Nord.Cosa
che prese sempre maggior sviluppo a cavallo delle due guerre mondiali.
Le cause principali sono sempre le stesse : un aumento demografico consistente
sul territorio, la mancanza di lavori remunerativi, la scarsità di utilizzo dei
terreni sempre di più in mano a pochi, e non per ultimo le consuetudini ereditarie
secolari che assegnavano al primogenito maschio tutti i beni immobili (case
e terreni) e lasciavano gli altri figli o dipendenti dal fratello o per quanto riguarda
le figlie femmine obbligate a sposare un prescelto dal padre con una dote “legittima”
in denaro se possibile.
Per i figli non primogeniti le alternative erano due: scegliere la strada del sacerdozio,
o espatriare.
Alla fine del 1800 si ha nel comune di Careggine un consistente numero di
sacerdoti e chierici, se ne contano nella sola zona di Capricchia ben 9, di cui nel
solo paese dei Colli ben 4.Anche se questa caratteristica di avere molti sacerdoti
nel comune di Careggine è sempre stata una sua peculiarità anche nei secoli precedenti.
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
200
Caratteristica della nostra Emigrazione è il fattore imitativo per cui gente del
solito paese va nelle stesse zone, nello stesso stato estero a fare lo stesso lavoro.
In questi nuovi paesi i nostri concittadini hanno persino fondato piccole
città oppure hanno raggiunto l’apice della vita sociale degli stessi e si trovano in
notevoli posti di comando e responsabilità.
In Brasile
Qui di seguito sono riportati i nominativi di nostri concittadini che si sono
stabiliti in Brasile e in particolare a Serra Negra.
201
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
La copertina di una pubblicazione brasiliana
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
202
LA FAMIGLIA ANGELI
203
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
Umberto Angeli con la moglie Giulia
Benedicto Angeli con i figli ed i nipoti
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
204
Isolina Conti con Carlotta Angeli, Bastiano Angeli, Benedicto Angeli e Umberto Angeli
Da sinistra Benedicto Angeli,Amerigo Angeli, Umberto Angeli e Giovanni Angeli: i fratelli si rincontrano dopo 60 anni
205
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
LA FAMIGLIA CIAMBELLI
LA FAMIGLIA COLI
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
206
LA FAMIGLIA CONTI
207
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
LA FAMIGLIA CORSI
LA FAMIGLIA GIANNINI
LA FAMIGLIA RIELLI
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
208
LA FAMIGLIA GIGLI
209
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
Una delle principali vie di San Paolo (Brasile) intestata a Luigi Rielli
Da sinistra Romeo Rielli, Giuseppina Rielli e Dino Rielli si ritrovano insieme dopo 50 anni
Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione
210
Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia
Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia
DONI DEGLI EMIGRANTI ALLA CHIESA DI CAPRICCHIA
211
L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine
Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia

Appendice
Interno dell’Oratorio degli Angeli Custodi
Storia di un popolo: Careggine Appendice
214
Sezione trasversale dell’Oratorio degli Angeli Custodi di Colli di Capricchia
215
Appendice Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine Appendice
216
217
Appendice Storia di un popolo: Careggine
Storia di un popolo: Careggine Appendice
218
- 4 -
219
Appendice Storia di un popolo: Careggine
- 5 -
Storia di un popolo: Careggine Appendice
220
Associazione Paesana Colli di Capricchia
Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS)
Via Aiaccia n°6 , 55030 Colli di Capricchia, Careggine (LU)
Tel. 0583 661058 – C.F. 90007020465
Iscritta all’Anagrafe Unica Onlus - Protocollo n°1, 8 Marzo 2004
C.C.P. 55265375 - Cod. ABI 760, Cab. 13700
Documentazione fotografica

223
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
COLLI
Gli angoli particolari
Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica
224
I COLLI
225
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
CHIESA DI CAPRICCHIA
L’interno, la volta e i particolari
Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica
226
CHIESA DI CAPRICCHIA
Gli altari
227
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
CAPRICCHIA
Esterni
Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica
228
LE COSTE
229
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
LE CAPANNE
Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica
230
ISOLA SANTA
231
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
GROTTE - MARMITTE DEI GIGANTI
Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica
232
CAREGGINE
Panorami - il borgo
233
Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine
CAREGGINE
Gli angoli suggestivi - i particolari

Bibliografia Storia di un popolo: Careggine
235
BIBLIOGRAFIA
La storia e l’ambiente di Giulio Mezzetti
Lettere da lontano di Ludovico Ariosto, a cura di Gianni Scalia
Monti e poggi toscani di De Stefani e Altri
Storia dei Comuni di Garfagnana di Carlo De Stefani
Rivista Archeologica Storia e Costume Guglielmo e Fulvio Lera e altri
Descrizione geografica, storica, economica della Garfagnana Cav. Raffaello Raffaelli
Descrizione cronologica della Garfagnana di Anselmo Micotti
Ricerche istoriche sulla Provincia della Garfagnana dott. Domenico Pacchi
Il mesolitico in Garfagnana di Guidi, Pioli, Rossi
Historia di Tito Livio
Dialogo degli oratori da Historie di Tacito
De bello gallico di Cesare
Decamerone di Boccaccio
Antichità Estensi il Muratori
Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana di E.Repetti
La Garfagnana illustrata di P. Paolucci
Viaggio per i monti di Modena di A.Vallisneri
Si ringraziano:
Archivio di Stato di Lucca
Biblioteca Comunale di Lucca
Archivio Arcivescovile di Lucca
Antico Uffizio della Zecca di Lucca

Indice Storia di un popolo: Careggine
237
INDICE DEI CAPITOLI
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
A colloquio col vecchio parroco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21
La viabilità antica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29
Le mestaine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39
La storia antica: Careggine e il suo territorio nella preistoria. . . . . . . . . . . . . . . . » 43
I primi uomini: Liguri-Apuani-Celti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46
La capanna celtica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47
La società ligure-apuana-celtica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49
Careggine sotto roma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50
Careggine e le invasioni barbariche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52
Careggine: tra Imperatore e Papa - tra Stato e Chiesa . . . . . . . . » 53
Careggine:i primi documenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 54
Careggine ha il suo Signore? Il nobile Vinildo . . . . . . . . . . . . . . » 54
Il lastrone – La danza delle armi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56
Dal 782 al 1007. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 58
L’albero genealogico dei Signori di Careggine . . . . . . . . . . . . . . » 63
Careggine nel Medioevo Il suo Castello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65
X secolo d.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 68
La rivoluzione del 1000 Il mulino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71
Il Metato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 76
Dopo Matilde- Lucca, Pisa,Modena, Reggio - Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 81
XII secolo influenza del Papa sulle terre Careggine . . . . . . . . . . » 84
Lo statuto di Lucca. La libertà dei comuni della Garfagnana . . » 91
1310- Careggine sotto i Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93
1316- La meteora –Castruccio Castracane. . . . . . . . . . . . . . . . . » 95
1328- Il ritorno di Spinetta Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95
1332- La Garfagnana e Careggine comprata da Firenze . . . . . . » 96
1355-Pisa e il suo predominio in Garfagnana . . . . . . . . . . . . . . » 97
1369- Di nuovo sotto Lucca. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 98
I Ferrara. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 103
Ludovico Ariosto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 108
La faida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 119
Il Ducato di Modena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 123
Organizzazione statale sotto il Ducato di Modena -XVI° sec.. . » 127
I libri della Chiesa di S. Pietro di Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 131
Storia di un popolo: Careggine Indice
Famiglia patriarcale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 133
I matrimoni dal 1560 al 1600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 135
Le casate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 141
Il libro dei matrimoni di Capricchia 1733 . . . . . . . . . . . . . . . . . » 145
L’Opera della Chiesa di S. Pietro a Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 151
Libro dell’Opera I pievani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 154
Elenco degli operai dal 1607 al 1683 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 155
Elenco dei lavori eseguiti alla Chiesa e alla Canonica dal 1607 al 1683 » 159
Le visite dei Vescovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179
I Capitoli della Comunità di Careggine del 1634 e del 1660. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183
Spigolature e curiosità Anche il Re Sole a Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 191
Annessione al Piemonte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192
Il castello di Careggine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192
Il patrimonio del Comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192
Un testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 193
Le miniere nel comune di Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 194
Le grotte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 196
Il Sumbra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 196
La vera storia del “Maconeccio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 197
L’emigrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 199
In Brasile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 201
Doni degli emigrati nella chiesa di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . » 210
Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 212
L’Associazione paesana Colli di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 215
Documentazione fotografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221
I colli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 223
Chiesa di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 225
Le coste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 228
Le capanne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 229
Isola Santa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 230
Grotte - Marmitte dei Giganti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 231
Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 232
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 235
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Stampa: Vigo Cursi, Pisa
Grafica: La Bottega della Composizione, Lucca
(ha collaborato Franco Barghini)
Ottobre 2004
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