tag:blogger.com,1999:blog-87097233858619939952024-03-08T00:36:34.858-08:00Storia di un popolo:CareggineStoria del comune di Careggine dalle origini al 1700 ed.Associazione Colli di Capricchia - Careggine. Autore: Enzo RielliEnzo Riellihttp://www.blogger.com/profile/09035022522556359306noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-8709723385861993995.post-38481669044857843112009-05-29T08:03:00.000-07:002009-05-29T08:24:59.162-07:00Storia di un Popolo: CareggineEd.: “Associazione Paesana Colli di Capricchia”<br /><br />Viareggio Settembre 2004<br /><br />Questo libro è un atto d’amore verso il proprio paese e verso la propria<br />gente.<br />È un prezioso recupero delle memorie e delle tradizioni dei luoghi, la<br />rivendicazione appassionata, intelligente e riccamente documentata delle<br />proprie origini e della propria identità culturale.<br />È il segno del profondo attaccamento e dell’affetto che lega l’autore alla<br />propria terra e ai suoi paesani.<br />È un libro che è tanto più importante e apprezzabile in quanto viene<br />scritto in un tempo in cui tutto si dimentica, si banalizza e si standarizza,<br />rinnegando e distruggendo la nostra vera ricchezza costituita dalle memorie<br />e dal paesaggio che abbiamo ereditato, costruito dalla nostra gente anno<br />dopo anno, secolo dopo secolo, con amore, fatica, sacrifici e saggezza.<br />È un libro veramente pregevole, di cui volentieri ringraziamo Enzo Rielli.<br />Rimandiamo in attesa del secondo volume.<br />ITALIA NOSTRA - TOSCANA<br />Ing. Antonio Dalle Mura<br /><br />Dedico questo mio lavoro principalmente a mio padre Romeo, che mi ha dato<br />il suo nobile cognome, e con la sua semplicità e voglia di lavorare mi è stato di<br />esempio e punto di riferimento. A mia madre Alfonsina che con la sua fervida intelligenza,<br />fantasia, dolcezza oltre che pazienza mi ha guidato moralmente.Alla zia<br />Iole che mi ha sempre aiutato e fatto da seconda madre, esempio di carattere antico<br />con la sua severa e chiusa moralità.Alle mie figlie Valeria e Francesca perché non<br />dimentichino mai le origini del loro cognome. A mia sorella Anna Maria, al marito<br />Lorenzo e ai miei nipoti Rodolfo e Alessandro. E infine per ultima, ma non ultima<br />nel cuore, a mia moglie Anna Maria che mi ha sopportato e amato per tanti<br />anni, e con la quale ho condiviso gioie e dolori. Al mio paese, i Colli, e a tutti i suoi<br />abitanti presenti e futuri augurando loro che sappiano riconoscere nel loro paese il<br />tesoro che si nasconde sotto i loro piedi e lo utilizzino al meglio.<br />Enzo Rielli<br /><br /><span style="font-weight: bold;">INTRODUZIONE</span><br />Caro lettore, chi ha scritto e raccolto tutte le notizie che troverai (e che probabilmente<br />già conosci) non è uno scrittore, o uno storico, o un romanziere.È solo<br />un “piccolo uomo” nato in<br />un paesino della Garfagnana,<br />o meglio un villaggio di montagna<br />chiamato Colli di Capricchia.<br />Nonostante vi abbia<br />vissuto pochissimi anni, si è<br />sempre sentito profondamente<br />figlio di queste terre e radicato<br />alle sue origini.<br />La curiosità di sapere, di<br />capire, l’ha portato a cercare,<br />raccogliere, trascrivere quelle<br />poche notizie che era riuscito<br />a trovare.<br />Il primo scoglio, è stata l’assenza totale di documentazione storica presso il<br />comune di Careggine, perché tutto è andato distrutto in un incendio negli anni<br />’40, durante la seconda guerra mondiale, perdendosi così ogni traccia documentale<br />dei suoi luoghi e dei suoi paesani.<br />Ecco quindi, la necessità di incontrare l’anziano parroco di Capricchia e poi<br />anche di Careggine, Don Fausto Cecchini, ora deceduto.<br />Grazie a lui, profondo conoscitore degli uomini e delle<br />cose, sia di questi luoghi, sia dei suoi abitanti, avendo qui trascorso<br />quasi tutta la sua vita, ebbi la possibilità di consultare i<br />libri delle due parrocchie.Volevo sapere,capire,chi erano quegli<br />uomini e quelle donne che mi avevano preceduto e mi avevano<br />trasmesso quelle sensazioni di uomo libero, autonomo,<br />indipendente, la forza interiore di affrontare le difficoltà della<br />vita, quella moralità religiosa che t’inebria e ti opprime, quel<br />desiderio profondo di tornare sempre al tuo paese natio.<br />Quale magia c’è in questi luoghi, tra questa gente che<br />non ti abbandona mai e ti spinge sempre a tornare?<br />Dal breve racconto che Don Fausto mi fece e che è riportato<br />integralmente all’inizio di questo mio “lavoro”, capii.<br />Don Fausto Cecchini.<br />Qui, in questi luoghi, il tempo, per secoli si era fermato. Qui, l’orologio della<br />vita, degli uomini e delle cose, ha camminato per secoli più lentamente.<br />La nostra comunità, per secoli, è stata un’isola, lontana dal resto dell’universo.<br />Non dico un’isola felice anzi, come vedremo, l’avidità degli uomini, l’attaccamento<br />alla proprietà, l’individualità del<br />singolo, qui ha regnato. Ma proprio queste<br />caratteristiche hanno contributito a<br />fermare il tempo. In questi luoghi c’è<br />sempre stata la paura del nuovo, dello<br />straniero.<br />Per anni le strade moderne sono<br />state bloccate, a suon di fucilate davanti<br />alle ruspe per impedire la loro avanzata.<br />Le strade carrozzabili sono state completamente<br />assenti fino a pochi decenni fa<br />perché il loro passaggio deturpava il bosco,<br />la selva, un castagno, una siepe.<br />Bloccare le strade, dunque, perché queste portano lo straniero, la novità.<br />Non sto raccontando una storia irreale; chiedi, caro lettore, agli anziani del<br />posto, ti citeranno nomi e cognomi - o meglio soprannomi, perché tutti avevano<br />dei soprannomi che di solito indicavano il carattere dell’individuo o le sue caratteristiche<br />fisiche. Ad esempio: “Le Stiampe”, donne alte e longilinee da cui l’espressione<br />“tu rivai dalle “Stiampe”; oppure<br />dall’espressione che la persona era<br />solita ripetere, ad esempio “l’Inton” con<br />sua moglie “l’Intona” e la famiglia detta<br />degli “Intoni” perché Rielli Battista, tornato<br />dal Brasile, era solito dire “inton”<br />espressione brasiliana per dire “va bene,<br />hai capito”.<br />Altra caratteristica sono le famiglie:<br />per esempio ai Colli, chi era dei “Benedetti”,<br />dei “Matteoli”, o dei “Bianchi di<br />Colli di Sopra”.<br />E tutto questo, fino a pochi decenni<br />orsono, come nel suo breve racconto dice<br />Don Fausto.<br />In questi luoghi le abitudini, il mo-<br />do di vivere, le usanze, i costumi, i pensieri, la concezione<br />della vita stessa hanno progredito, con una<br />tale lentezza nei secoli, che gli uomini e le cose sono<br />rimasti pressoché intatti dall’origine fino alle<br />soglie del 2000.<br />Fondamentalmente tutta la struttura sociale<br />ed economica dei nostri paesi si è basata su questi<br />principi, come se fossero comandamenti: primo,<br />l’individuo con la sua autonomia e libertà; secondo,<br />la sua famiglia; terzo, la sua casa e in generale<br />la sua proprietà; quarto, la casata; quinto, il villaggio;<br />sesto, la religiosità con le sue secolari tradizioni;<br />settimo, la paura del nuovo e del diverso; ottavo,<br />l’orgoglio; nono, il coraggio e lo vedremo con<br />l’emigrazione; decimo, l’amore per questi luoghi.<br />Da tutto quanto sopra, deriva anche un’altra<br />particolarità: in pratica ogni villaggio viveva, a<br />sua volta, chiuso e isolato dagli altri e con un rapporto<br />di odio-amore con il villaggio confinante.<br />Questo isolamento si amplifica in una divisione<br />quasi netta tra Careggine capoluogo e gli altri villaggi<br />posti oltre il passo della Formica.<br />Sì, il nostro comune è diviso in due parti ben<br />distinte: Careggine capoluogo e la Cura (da curato,<br />sacerdote del posto) che è composta da Capricchia, Mezzana, Le Coste, Iapori,<br />Porreta, i Colli, Le Foce e Vianova zone di confine.<br />Capricchia è “l’anima”, con la sua<br />Chiesa “curata”, voluta fortemente da questi<br />paesi e dai suoi abitanti e da questi costruita<br />pietra su pietra. Il centro morale, spirituale<br />e culturale da cui gli uomini di questi<br />luoghi hanno tratto la forza dell’unità.<br />Paragoniamo questa zona ad un arco<br />immaginario al cui centro c’è Capricchia; a<br />poca distanza dal centro Mezzana, piccolo villaggio, attualmente quasi disabitato<br />ma nei secoli passati motore economico, punto di sosta dei commercianti che<br />dalla Versilia portavano il sale, l’olio, il granturco, il vino e altri prodotti. Compravano<br />lana, farina di castagne, formaggi e quanto un’economia agricola-pastorale,<br />come quella dei nostri paesi, produceva.Mezzana, come dice il nome, è situata<br />a metà strada tra Isola Santa, la Versilia e Careggine capoluogo, la Garfagnana.<br />Mezzana per secoli ha avuto il ruolo<br />di punto commerciale, con le sue piccole<br />botteghe (ce n’erano ben tre). Come i più<br />vecchi ricordano, qui, o meglio nei dintorni,<br />abitavano il fabbro, il falegname e altri piccoli<br />artigiani.Mezzana ha le sue nobilissime<br />casate dai cognomi Corsi e Coli, che come<br />vedremo in seguito hanno una storia antica<br />e importante.<br />Davanti a Capricchia c'è il villaggio di<br />Porreta, la punta dell’arco. Guardando lo<br />scenario reale e conoscendo i cognomi delle<br />sue maggiori e prime famiglie viene da<br />riflettere quale ruolo importante questo villaggio<br />potesse avere nel passato: Conti,Contadini,<br />Pierotti.<br />Ai due estremi dell’arco, che si guardano<br />qualche volta in cagnesco e qualche volta<br />con amore, i Colli e le Coste. Si guardano<br />e si legano come unite da un filo immaginario<br />ma teso e vibrante. L’uno riflette l’altro<br />come in uno specchio; non a caso gli antichi<br />assegnato proprio il nome di<br />Specchio ad una località vicino alle Coste.<br />I Colli, nel passato il paese più<br />lontano, più isolato, quasi inaccessibile,<br />ma in una posizione panoramica<br />eccezionale, è diviso a sua volta in<br />due parti, Colli di Sopra e Colli di<br />Sotto, distanti tra loro poche decine<br />di metri ma ognuna delle due da<br />sempre divisa dalle sue casate: i Camarli<br />(casata originaria, oggi estinta),<br />i Cancherini (presente in rappresentanza<br />dei Colli alla stesura dello<br />statuto del Comune del 1634), i Giannini<br />(poi emigrati) che abitavano a Colli di Sotto; e i Candelli divenuti poi Ciambelli<br />e Rielli abitanti a Colli di Sopra. Queste due famiglie avevano i loro principali<br />e originari possedimenti in due località: ai Pozzaioli di sopra la famiglia Rielli,<br />ai Pianacci la famiglia Ciambelli (da qui le località C. Rielli e località C. Ciambelli<br />dove "C." sta per casa).<br />In particolare, la famiglia Rielli, come documentato nel libro dei Battesimi<br />di Careggine, sembra provenire da Cremona e il primo capostipite essere “Petrus<br />Rivellis Pictor Cremonensis”. Da ulteriori indagini, sembra inoltre che, originariamente,<br />la casata abbia avuto origine a Dogliani, comune delle Langhe piemontesi,<br />dove i Rielli sarebbero stati marchesi. Probabilmente, a guida o al seguito di<br />eserciti - che per secoli hanno attraversato anche il nostro comune, come il resto<br />della Garfagnana - hanno trovato o avuto, per meriti o per acquisto, un territorio,<br />i Pozzaioli con annessi, dove stabilirsi.<br />Il tutto deve essere inquadrato 5-6 secoli orsono nei quali le leggi, la<br />società, le usanze, ecc., erano ben diverse<br />dai tempi odierni. Bisogna dunque immedesimarsi<br />nei tempi di cui si parla e<br />ad ogni modo valutare che sempre gli<br />uomini si sono mossi dai propri luoghi<br />di origine per necessità, per lavoro, per<br />forza, per i motivi più disparati.<br />Dei Colli non vanno taciute altre due<br />casate: i Trivelli,divenuti poi Trielli,originari<br />di Modena, e gli Angeli, provenienti dal<br />comune di Molazzana.<br />Ultimo,ma non per prestigio, posto sul confine tra il comune di Careggine<br />e di Castelnuovo, Le Coste.<br />Questo paese è stato dominato da una delle famiglie più antiche, più nobili,<br />più ricche e più potenti che ci siano mai state in tutto il comune di Careggine,<br />compreso il capoluogo. Parlo della famiglia<br />Franchi. Mai come in questo caso il nome<br />ha un significato così reale;“franchi”ha una<br />doppia origine,“Franchi” inteso come originario<br />del popolo della Francia e sopraggiunti<br />nelle nostre terre al tempo delle invasioni<br />barbariche; o “franco”, vale a dire uomo<br />libero e questo è un termine usato dai<br />romani, quindi di origine ancora antecedente<br />alle suddette invasioni. Forse i “Franchi”<br />furono i primi coloni romani che abitarono<br />nel comune di Careggine. I Franchi di Le Coste sono sicuramente un ramo<br />dei Franchi di Careggine. Per secoli, come vedremo, questa nobile casata ha guidato<br />le sorti del comune stesso e dei suoi abitanti: troviamo suoi personaggi illustri<br />nel corso della storia del nostro territorio con importanti cariche, tra cui notai,<br />sacerdoti, condottieri, in qualità di consiglieri e ministri alla corte del gran<br />Duca D’Este, addottorati in tutte le discipline della scienza umana, dalla letteratura<br />alla matematica.<br />Le Coste e la famiglia Franchi ci portano a parlare dell’altra parte del nostro<br />territorio: Careggine capoluogo.<br />Careggine capoluogo è stato ed è il punto di contatto dell’isola descritta prima<br />con la società e la storia della Garfagnana. Dall’alto del suo colle domina le<br />vallate del Serchio, dell’Edron e della Turrite; sembra quasi abbia tutto sotto controllo.<br />La civiltà é scorsa ai suoi piedi come<br />l’acqua dei fiumi che vede dall’alto.<br />Questo non significa che il popolo di<br />Careggine non abbia partecipato alla vita<br />dell'umanità, anzi. Ma si è sempre trattato<br />di scendere a valle, solo quando necessario:<br />per sapere, capire, prendere, portare, partecipare,<br />e poi tornare nel suo isolamento, tra<br />le mura del suo castello. Perché anche Careggine<br />ha avuto il suo castello; come pure i<br />suoi nobili, i suoi signori che sono stati tra i<br />primi e tra i più importanti della Garfagnana.<br />Careggine, pur essendo solo un paese un po’ più<br />grosso dei villaggi della sua “cura”, ha una storia alle spalle<br />più ricca e antica di molti paesi della Garfagnana.E questo<br />per la sua gente, per il suo popolo, che da secoli si è distinto,<br />tenace difensore dei propri antichi diritti e privilegi.<br />Gli abitanti sono sempre stati uomini liberi, autonomi,<br />ricercati dagli amici, temuti dai nemici. In seguito vedremo<br />le sue origini e la sua storia; citeremo nomi e famiglie<br />importanti che hanno fatto la storia, nel loro piccolo.<br />Il territorio che circonda il paese di Careggine è caratterizzato<br />da ampi spazi,orti coltivati,ricchi boschi di castagni<br />. Da pochi anni, in uno di questi alti pianori detto<br />“Pian di Careggine”,è sorto un attrezzato centro sportivo e,<br />sui dolci pendii dei monti sovrastanti, ci sono anche alcune<br />moderne piste da sci.Tutto questo sembra una contraddizione<br />rispetto a quello che abbiamo detto circa l’isolamento<br />verso il mondo da parte del comune di Careggine,<br />ma non è così. Infatti pur restando ai margini, anche nei<br />tempi più remoti, Careggine ha saputo sfruttare le sue risorse<br />naturali a beneficio dei suoi cittadini e non solo.<br />Quando, per secoli, l’economia era prevalentemente<br />agricola e rurale, basata principalmente sulla coltiva-<br />zione della castagna, Careggine aveva due<br />zone che oggi definiremmo l’una artigianale<br />e l’altra industriale, all’avanguardia<br />nella produzione. Mi riferisco a località I<br />Mulini e Le Fabbriche di Careggine.<br />Ai Mulini di Careggine, originariamente,<br />viveva la famiglia Rubei (latino) diventata<br />i Rossi del Mulino, spesso ricordati<br />nei documenti da noi consultati riguardanti<br />la costruzione della Chiesa di S. Pietro<br />di Careggine, come abili artigiani oltre<br />che mugnai.<br />Le Fabbriche di Careggine, oggi “Paese<br />Sommerso”, ebbero origine da alcune<br />famiglie lombarde e bresciane da cui i relativi<br />cognomi. Queste, sfruttando le miniere<br />circostanti, producevano attrezzature agricole<br />che commerciavano nell’intera Garfagnana<br />e oltre.<br />La fama di questa frazione rivive ogni<br />dieci anni allorché risorge dalle acque del<br />lago artificiale detto di Vagli. Le Fabbriche<br />era un ricco villaggio e aveva la sua Chiesa<br />retta da un suo Curato dipendente da Vagli.<br />Geograficamente, dalla parte opposta<br />a Careggine capoluogo, troviamo due altri<br />paesi: Isola Santa e Capanne di Careggine.<br />Isola Santa è il punto di contatto tra Careggine<br />(Garfagnana) e la Versilia. Oppure potremmo<br />dire all’inverso: la Versilia ha una<br />propaggine che inizia a Isola Santa e finisce<br />a Careggine. Si, perché i più antichi e<br />potenti signori della Versilia avevano nel<br />comune di Careggine i loro più stretti parenti<br />e alleati. Potremmo avanzare l’ipotesi<br />che il comune di Careggine sia stato l’avamposto<br />dei versiliesi in Garfagnana. Ecco<br />che Isola Santa era ed è un nodo strada-<br />le indispensabile per passare dalla Versilia<br />alla Garfagnana e viceversa. Parlerò in seguito<br />di questo paese, Isola Santa, attualmente<br />quasi totalmente disabitato ma con<br />uno scenario naturale spettacolare.<br />Le Capanne, come dice il nome stesso,<br />erano inizialmente capanne usate dai<br />pastori nei periodi estivi e solo successivamente<br />è diventato luogo abitato; gli abitanti<br />delle Capanne originari, provenivano da<br />Careggine capoluogo e non dai paesi della<br />“cura”, tipo i Colli, pur con essi confinanti.<br />Per ultimo, voglio far notare una particolarità<br />che dimostra, a mio parere, quei<br />caratteri d’individualità e chiusura che distinguono<br />le genti di questo comune. Careggine<br />capoluogo ha la sua chiesa e con<br />questa i suoi abitanti si sono sempre identificati.<br />La Cura e i suoi villaggi, dividendosi<br />da Careggine, hanno costruito la loro chiesa,<br />a Capricchia; ma non soddisfatti, villaggi<br />ricchi e popolosi nel passato, come i Colli<br />e le Coste a loro volta si sono costruiti<br />internamente dei grossi oratori, quasi a volersi<br />distinguere dagli altri villaggi. Le Capanne,<br />hanno addirittura la loro chiesa,<br />pur essendo a poca distanza da Isola Santa.<br />Ritengo che l’esigenza sia dovuta alla ricerca<br />continua e costante di questi uomini<br />del loro isolamento, autonomia e libertà<br />anche nella spiritualità. Fa riflettere, ed ha<br />un ampio significato, che l’oratorio del<br />Colli sia intestato agli “ANGELI CUSTODI”. In questa parola “Custodi”, sono<br />concentrati tanti, forse tutti, i concetti che gli uomini e le donne di queste montagne<br />hanno dentro di loro.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">A COLLOQUIO COL VECCHIO PARROCO</span><br /><span style="font-weight: bold;">DON FAUSTO CECCHINI</span><br />(L’intervista che segue, riportata integralmente, è stata registrata il<br />12/04/1995, la sera dopo cena, durante un colloquio davanti al focolare).<br />Don Fausto, quali sono stati i personaggi<br />che l'hanno colpita maggiormente in tanti<br />anni che ha operato, come rettore di Capricchia<br />e successivamente negli ultimi anni<br />trascorsi anche come pievano di Careggine?<br />«Le persone che avevano qualcosa di straordinario<br />sono state tante. In fondo, posso dire che<br />forse sono state tutte straordinari. Avevano tutti<br />qualcosa fuori dell'ordinario, erano tutti ... un po’<br />strani. Per esempio, il Cecco di Porreta (Conti<br />Francesco Giovanni, siamo intorno agli anni 50),<br />era una persona assai particolare. Era uno che si<br />era molto “acculturato” su Dante, lo sapeva tutto a memoria e sapeva anche dare<br />il “senso” a quello che recitava, e guarda che è difficile!<br /><br />Una sera, al tempo che si diceva il rosario in Capricchia mi sono trovato il<br />Cecco nella Chiesa, dinanzi all'altare della Madonna e stava recitando il canto di<br />Dante: “Vergine Madre ..., Figlia del Tuo Figlio…”. E così via. È la Madonna che<br />si trova lì in Capricchia al primo altare a destra, quello vicino alla balaustra, la<br />Madonna del Rosario.<br />Il Cecco, dicevo, recitava il canto di Dante così bene che sembrava l'avesse<br />capita sul serio, e guarda che è difficile! Perché ci sono concetti filosofici, teologici<br />in quel canto di Dante.Ma lui declamava… “Figlia del Tuo Figlio”... e sembrava<br />lo spiegasse. E pensare che non aveva studiato, eppure oltre la Divina Commedia<br />conosceva a memoria tutta la Gerusalemme Liberata e alcune parti dell'Orlando<br />Furioso, e poi altri scrittori e poeti più recenti.<br />Era un autodidatta: leggeva, leggeva molto ed aveva la memoria per ricordarsi<br />con estrema facilità le cose lette. Aveva anche uno spiccato senso di sintetizzare<br />i concetti con parole di “senso”molto profondo. Mi ricordo che nelle discussioni<br />tra avversari politici aveva belle espressioni come ad esempio contro il<br />fascismo, quando un giorno lo presero per interrogarlo; per cercare di aggiustare<br />le cose, lui disse: " Io sono un aspiratore " intendendo dire che lui era desideroso<br />di imparare e quindi desiderava capire, quindi “aspirava”. Ecco, era personaggio<br />capace di queste astrazioni nel suo modo di parlare.<br />Alle Coste, c'era anche il babbo del sindaco; che uomo pratico! Un uomo che<br />sapeva fare. Un uomo veramente in gamba! Tutte le mattine veniva a servire la<br />messa,quando andavo all'oratorio delle Coste. Era il tipo che nel pronunciare una<br />frase diceva tre bestemmie, sembravano la punteggiatura<br />del discorso (e qui il sacerdote si lascia andare<br />ad un sorriso benevolo).<br />C'era anche il “famigerato” Giuseppe Nello Bertolotti.<br />Il famoso “Pella”.Così soprannominato perché<br />faceva paura a tutti con il suo modo di fare spregiudicato<br />e prepotente; però, io posso dire che il “Pella”,<br />Giuseppe Nello era realissimo. Prepotente si!, ne ha<br />fatte di tutti i colori, veramente tante! Era sempre nel<br />mezzo alle liti, per qualunque motivo, specie nel gioco<br />delle carte o nel “tiro” del fucile a “mira” o nel “tiro<br />della forma”. Sempre per scommesse o cose simili.<br />Non voleva perdere e quando non vinceva con l'astuzia,<br />tentava con la prepotenza.<br />Un giorno, era in tempo di guerra, anch'io arrivai<br />a dirgli così:“Guarda Pella, se fai a me una prepotenza,<br />ti faccio il Nome del Padre con questa” e gli puntai alla fronte una vecchia rivoltella<br />che possedevo.<br />All’epoca, come ho detto, era tempo di guerra e io scappavo,mi nascondevo<br />perché ero ricercato dai tedeschi e per difendermi avevo due rivoltelle. Una la<br />comprai a Castelnuovo dal vecchio Franchini e una me l’aveva data un dottore<br />ma… (alcuni istanti di silenzio…però l’anziano prete non ricorda chi fosse).<br />Un giorno, mi toccò buttarle via perché in Mezzana c'erano i tedeschi e se ti<br />trovavano un'arma ti fucilavano. Scappai di casa perché tre volte vennero a visitare<br />la canonica. Una volta erano in ottantotto, figuriamoci se avessero trovato quelle<br />armi, avrebbero bruciato tutto.<br />Comunque, posso dire che tanti<br />erano uomini e donne particolari.<br />Erano troppi forse, tutti avevano<br />qualcosa di particolare che li distingueva<br />l'uno dall'altro.<br />C’era anche un famoso cantore,<br />il Davino della Capanna Nuova che,<br />in un latino perfetto, cantava le “lezioni”<br />di Pasqua e Natale, oppure il<br />Conti Aladino detto, il “Paladino” di<br />Mezzana, figlio del “Lungo”, che cantava<br />specialmente le “lezioni” del<br />"Posuerunt" anche lui in un latino perfetto, senza mangiare le parole o “stroppiarle”…<br />Era una vera offesa impedirgli di cantare il “Posuerunt”. Uomo veramente<br />di fede!<br />Un popolo che non si risparmiava per la Chiesa. Tutti partecipavano anche<br />alle ristrutturazioni o sistemazioni della stessa. Per esempio, si andava tutti insieme<br />sotto Mezzana a scavare la rena per portarla alla Chiesa; questo la domenica<br />mattina e non mancava nessuno.<br />Era un popolo molto versatile alla lingua latina e sapevano cantare bene, cosa<br />nella quale io ho sempre avuto difficoltà ma che loro, tutti, hanno sempre saputo<br />fare, e mi hanno aiutato molto.<br />Certo, non c’era solo amore, c'era anche una certa rivalità tra paesi che<br />emergeva più facilmente tra i ragazzi delle scuole,quando c'erano le scuole in Capricchia.<br />Si vedevano le lotte tra quelli dei Colli e di Porreta, e quelli di Porreta con<br />quelli di Mezzana. Qualche volta venivano alle mani ma più che altro le liti sorgevano<br />tra quelli dei Colli e i Porretani. Forse perché erano a contatto più immediato.<br />La prima volta che venni quassù,<br />venni con un prete della “Zina”,<br />del massese. Era lui che mi accompagnava.<br />Arrivato, lì ai Fontanacci,<br />incontrai due o tre donne e mi colpì<br />il fatto che povere - povera gente<br />davvero - proprio mal messe in tutti<br />i sensi, erano cariche come bestie di<br />“legne” che erano andate a prendere<br />ai Fontanacci per portarle in Mezzana<br />come se lì non ci fossero state. Infatti,<br />ora c'è abbondanza di tutto ma<br />a quel tempo mancava anche la legna<br />e le "macchie" erano vietate<br />perché erano comunali. A me rimase<br />subito impressa questa gente. Mi<br />rimase qui dentro (indica il cuore<br />con la mano) e questo, fu uno dei<br />motivi per cui non andai via quando<br />dovevo andare via, dopo il primo<br />anno.<br />Il Vescovo, mi aveva detto: “Mi<br />faccia il favore di andare lassù, mi<br />faccia il favore per un anno, un anno<br />solamente!” Dopo, io, non mi ricordai<br />niente e il Vescovo se lo ricordò<br />da sè e mi mandò a chiamare perché<br />avevo fatto il mio dovere per cui mi<br />chiamava a scegliere un'altra parrocchia...<br />(alcuni attimi di silenzio).<br />Però, oramai, gli scrissi, ci avevo<br />preso la “pratica” e che restavo quassù,<br />tra questa buonissima gente,<br />troppo buona!<br />Tutte le domeniche, la piazza<br />della chiesa di Capricchia era piena.<br />Piena di uomini che venivano alla<br />Messa. Non mancava nessuno!<br />Alla prima messa, che dicevo<br />alle otto, c’erano le donne, che poi<br />preparavano il pranzo.<br />Alle undici, gli uomini, con tutti<br />i figli, quelli che mancavano qualche<br />volta erano i “Costesi”; il resto,<br />chi era uomo, veniva alla messa.<br />Era gente buona, onesta che lavorava<br />la campagna oppure allevava<br />il bestiame: pecore, vacche, capre.<br />Tutti si davano da fare.Non c’era<br />nessuno a cui mancasse qualcosa.<br />Lavoravano come… somari. Specialmente<br />i “Collesi” che alle cinque della<br />mattina erano già tutti “per aria”, al<br />lavoro nei campi o con gli animali e fino<br />a tarda sera non andavano a letto.<br />Gente operosa, attaccata alla<br />Chiesa, alla famiglia, al lavoro.<br />Tra i paesi, ai Colli sono sempre<br />stati i più organizzati, compatti; i più<br />uniti e poi anche i più benestanti.<br />Mezzana è stato un paese un po’<br />più di passaggio, più commerciale; ed<br />era anche molto popoloso.C’erano tre<br />botteghe.Alle Coste c’era quella Franchi Rachele che aveva avuto due figli Parroci.<br />Uno Franchi Giuseppe e l’altro di cui non ricordo il nome; entrambi sono stati parroci<br />di Capricchia. La famiglia Franchi ha avuto una certa importanza: erano ricchi<br />e sicuramente godevano di privilegi, sono sempre stati molto vicini al Ducato di<br />Modena e uno di loro è stato a lungo al servizio dello stesso duca.<br />Rachele era una gentildonna, una signora, d'animo nobilissimo. Era stata<br />domestica a Rontano dal Pievano di quell'epoca, don Federico Zerbini - anche<br />questa, antica e nobile casata di Careggine. Sai cosa? Con questa gente operosa,<br />onesta, devota, ci stavo “volentieri”. Erano tutti così solerti per la Chiesa.Attaccati<br />veramente al parroco. E poi mi credevano sulla parola! In generale, quello che<br />dicevo io era “Sacrosanto”. Purtroppo, però il quasi improvviso cambiamento -<br />avvenuto dopo la guerra - nei modi di vivere della gente, le nuove esigenze e<br />quant'altro, hanno portato un calo generale nella pietà, in tutto quello che è spi-<br />rituale. Tuttavia, va sottolineato che in questi paesi, quasi completamente spopolati<br />hanno continuato a sopravvivere tradizioni secolari e guai a chi le tocca.<br />In quale paese del mondo, che conta solamente trenta persone (di cui quasi<br />tutti sopra i sessant’anni), come i Colli o le Coste o Capricchia, ogni anno a rotazione,<br />fanno una festa in onore della Madonna che richiama centinaia e centinaia<br />di emigrati, sia dalle diverse parti d’Italia che dall'estero? E chi non può partecipare<br />di persona manda denaro. Questo è un popolo straordinario.<br />Tutti coloro che sono emigrati e hanno fatto fortuna, per prima cosa, tornati<br />al loro paese, hanno finanziato opere di abbellimento della chiesa di Capricchia<br />o dell'oratorio del loro paese.<br />All'epoca, in cui io ero rettore di Capricchia, in Careggine era Pievano Don<br />Domenico Bertolini; un prete in gambissima, non si faceva mai “prendere sotto<br />braccio”. Le sue ragioni le diceva, le "spiattellava" precise e tonde, era un po’ severo<br />e di lui tutti avevano timore, ma era anche buono e faceva le cose più giuste<br />che poteva. Con me i ragazzi scherzano, ma con lui, se ti dava un “manrovescio”,<br />ti ronzavano le orecchie per una settimana. Forse, il suo carattere un po’“burbero”<br />gli era venuto anche per tanti problemi che “i Careggini” gli avevano creato<br />inizialmente. Quando venne nominato<br />Pievano ci fu una schiera di avversari<br />capeggiati dai “Francami”<br />(famiglia Franchi) insieme agli Zerbini.<br />Gli erano ostili perché chiedevano<br />come parroco un Chierico loro<br />consanguineo che all'epoca però non<br />era ancora prete. La Parrocchia di<br />Careggine fu quindi “messa a concorso”<br />e assegnata a don Bertolini di<br />Vagli. Le famiglie sopraddette, per<br />farlo rinunciare, non gli davano tregua;<br />erano arrivati al punto, tale era<br />l'avversità, che diedero fuoco (così almeno si sospettò a quel tempo) alla capanna<br />del Pievano con tutte le bestie dentro e questo senza che le autorità dell'epoca<br />intervenissero. In altre parole, tutti si prestavano ai giochi di questi “caporioni”,<br />perché erano veramente potenti. Infatti,quando la capanna prese fuoco, tutti erano<br />già pronti per andarla a spengere; tutto questo per impaurirlo e farlo rinunciare<br />all’incarico.<br />Poi la cosa si calmò per qualche tempo, fino a che una sera, non essendo ancora<br />soddisfatti, qualcuno tentò di bruciare la canonica con il prete dentro, gettandovi<br />un fazzoletto imbevuto di benzina, dopo aver aperto la finestra del piano<br />terra; il fazzoletto cadde sulla nuda terra invece di cadere sulle tavole di legno del<br />pavimento e quindi il fuoco si spense da solo. La mattina il Pievano scoprì il fazzoletto<br />che vuoi il caso, era bruciato solo in parte e nella parte rimasta intatta vi<br />erano le “cifre” (iniziali) del proprietario dello stesso e quindi con questo indizio<br />fortissimo, si capì chi era stato. Il Pievano fece tutti gli esposti del caso e, come risultato,<br />per sei mesi mandarono due carabinieri a tutelarlo.Quando il Pievano veniva<br />in Capricchia, i due carabinieri lo precedevano per controllare eventuali imboscate.<br />Quando era in Canonica a Careggine, sia di giorno che di notte, c'era un<br />militare all'inizio e alla fine del vicolo. Questo per dire che fino a qualche decennio<br />fa la vita di questi paesi e dei loro abitanti era rimasta indietro di secoli, come<br />nel medioevo».<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">LA VIABILITÀ ANTICA</span><br />Per immaginare meglio quale è<br />stato lo sviluppo del comune di Careggine,<br />del suo territorio e dei suoi<br />abitanti, a nostro avviso va conosciuta<br />quale era la situazione viaria in<br />questi luoghi per tutti i secoli scorsi<br />fino ai nostri giorni, intesi dagli anni<br />1940-2000.<br />Le strade da sempre sono state<br />considerate la linfa vitale dell’uomo.<br />Non per nulla queste vengono chiamate<br />“arterie”come quelle del corpo umano,<br />perché attraverso le strade scorre la<br />vita (infatti la prima cosa che costruivano<br />i Romani per raggiungere il loro<br />impero erano le strade).<br />Premesso quanto sopra, va subito<br />detto che il nostro comune non era<br />attraversato da arterie ma solo da una<br />piccola vena e da infiniti capillari .<br />La strada principale che percorreva<br />l’intero territorio, partiva da Isola<br />Santa, saliva alle Capanne e poi, in<br />linea orizzontale, attraversato il passo<br />di Scala o Scalette, scorreva sotto il-<br />Colli, arrivando nelle vicinanze di Capricchia,<br />per poi giungere nel centro<br />di Mezzana; da dove, con una salita<br />verticale, si raggiungeva località La<br />Foce. Da qui si diramavano due strade,<br />l’una che scendeva a Careggine capoluogo<br />del comune e l’altra scendeva<br />verso il villaggio della Croce e poi a<br />Castelnuovo, centro e cuore della Garfagnana.<br />Questa strada detta “Via Comunale” era poco più di un largo sentiero di<br />montagna, la sua larghezza non raggiungeva<br />il metro e mezzo, si poteva<br />transitare a piedi oppure con i muli<br />(da cui il nome “mulattiera”).<br />Per avere una migliore idea dei<br />luoghi è indispensabile sapere che<br />nessuna strada, nessun sentiero di<br />collegamento, facilmente praticabile,<br />esisteva tra Isola Santa e Castelnuovo<br />che percorresse la vallata della Turrite<br />Secca. Il letto del fiume, meglio dire<br />torrente, era impraticabile. Le pareti<br />dei monti, sia alla sua destra sia<br />alla sua sinistra, erano e sono impervie<br />e scoscese e con grande rischio di<br />perdervi la vita. Il torrente poteva essere<br />raggiunto scendendo o salendo<br />quindi sempre per via verticale cioè<br />dal’ alto in basso e viceversa; mai in<br />linea orizzontale .<br />Tutto questo fino agli anni<br />1940-45 circa quando, durante la seconda<br />guerra mondiale, i tedeschi<br />aprirono l’attuale collegamento Castelnuovo-<br />Isola Santa-Tre Fiumi: strada detta del “Cipollaio”.<br />Gli anziani dei nostri paesi raccontano che furono<br />obbligati dagli stessi tedeschi a lavorare alla costruzione<br />di questa strada. I tedeschi, non curandosi degli aspetti<br />ecologici e paesaggistici si aprirono la strada, in queste<br />pareti di dura roccia, utilizzando continuamente cariche<br />esplosive.<br />Oggi, la nostra mente di uomini moderni che utilizzano<br />mezzi moderni di trasporto ha difficoltà a concepire<br />lo spostamento di uomini e cose per migliaia di chilometri<br />sempre e comunque a piedi o con l’ausilio di animali<br />da trasporto come asini e muli. Gli spostamenti duravano<br />giorni,mesi, anni ma non c’era luogo dove l’uomo<br />non potesse arrivare.<br />La nostra zona,come gran parte di molte<br />altre terre, era ricoperta da una fitta boscaglia<br />e popolata da branchi di animali selvatici<br />come lupi e cinghiali e anche da animali agili<br />come le capre che potevano vivere indisturbate<br />sulle pendici inaccessibili di questi aspri<br />monti.Non per nulla, la nostra Capricchia ha<br />origine da "Capriculum" nome latino che indica<br />luogo adatto alla vita delle capre.<br />Ma cosa ha portato esseri umani a vivere<br />in queste zone che con l'occhio di oggi<br />sembrano così inospitali? In realtà è l’uomo<br />che ha modificato le sue necessità; ma per le<br />sue esigenze, dalla preistoria fino al 1800-<br />900, questi luoghi erano tra i più ricercati,<br />vediamo in breve il perché.<br />Tre erano le sue necessità principali:<br />l'alimentazione, la difesa, l'acqua.<br />La sopravvivenza, per milioni di anni,<br />si è basata su una economia prevalentemente<br />silvo-pastorale.<br />L’uomo vive a stretto contatto con la<br />natura e intrattiene un rapporto positivo<br />con il suo ambiente. Nei boschi delle nostre<br />montagne abitavano pastori, cacciatori, boscaioli,<br />agricoltori nei piccoli appezzamenti<br />di terreno liberato dalle piante intorno alle<br />capanne celtiche.<br />L’allevamento è allo stato brado in pascoli<br />liberi. I greggi, principalmente di capre,<br />sono gli animali allevati più frequentemente<br />perché adatti ad un terreno roccioso e più abile a sfuggire<br />ai predatori che infestano la zona.<br />Maiali, galline, selvaggina, pesci dei torrenti, frutti di bosco<br />cresciuti spontaneamente, bacche e funghi, formaggi e infine il<br />taglio e la raccolta della legna. Su questo si basava l’economia degli<br />uomini che vivevano sulle nostre terre. L’utilizzo degli spazi<br />incolti e delle risorse da parte di tutti è ancora libero. Prima del<br />IX secolo chiunque può cacciare, un secolo dopo, questa attività<br />sarà soggetta a regole e riservata ai signori.<br />Quando, nel IX secolo, si avvertono<br />i primi segni di una ripresa demografica,<br />il rapporto dell’uomo con<br />l’ambiente selvaggio ed incolto si trasforma.<br />Si iniziano ad ampliare le zone<br />coltivate: dissodamenti e disboscamenti<br />permettono la coltivazione di<br />cereali e frumento. I boschi di faggi lasciano<br />il posto ai castagneti. La castagna<br />sarà per secoli l’alimento principe<br />della nostra zona sia per gli uomini<br />che per gli animali. La coltivazione<br />della castagna sarà la ricchezza delle<br />nostre terre.<br />In secondo luogo la difesa da<br />nemici provenienti da vicino e da<br />lontano. La storia dell’umanità è costellata<br />da guerre, invasioni e soprusi;<br />nessun territorio del mondo è stato<br />esente da queste calamità.Conquistare,<br />rubare, saccheggiare per dominare<br />e non solo per sopravvivere ma<br />per possedere e sfruttare il bene prodotto<br />dalle mani dei propri simili.<br />Ecco quindi la necessità per gli uomini che si sentivano liberi di ricercare<br />luoghi particolari dove la difesa delle proprie cose<br />e delle loro case e famiglie fosse più semplice.Luoghi<br />che la natura aveva dotato di difese naturali<br />impenetrabili, insormontabili.<br />Una piccola divagazione: cosa avrà pensato il<br />primo uomo che dopo giorni e mesi di cammino è<br />arrivato sul colle della Foce, è salito verso la sommità<br />del Tribbio e si è guardato intorno? Proseguendo<br />il suo lungo viaggio è arrivato sul Monte<br />Sumbra e poi giù al Col delle Capanne e poi ancora<br />giù verso la vallata della Turrire Secca nella ricerca<br />di un passo che gli avrebbe permesso di raggiungere<br />i luoghi dove tramonta il sole. Nulla: da-<br />vanti a lui profondi strapiombi.E così,<br />camminando sulle creste dei monti,<br />dopo qualche giorno si è ritrovato,<br />non con poca fatica, nella zona della<br />Foce e si è reso conto di aver fatto un<br />giro di 360 gradi camminando sulle<br />mura naturali di una immaginaria<br />città. Probabilmente avrà tirato un<br />lungo sospiro e dopo un breve riposo<br />si sarà precipitato verso la sua tribù o<br />tenda o grotta, da qualunque parte del<br />mondo fosse la sua origine, e caricati<br />in spalle “armi, - bagagli e famiglia” è<br />ritornato sicuramente nei luoghi che<br />aveva appena conosciuto dicendo ai<br />suoi: “Vi porto in un posto dove non<br />dobbiamo recintare i nostri villaggi di<br />pali o mura perché è già tutto fatto.”<br />Terza e indispensabile necessità<br />dell’uomo: l’ACQUA. Tutta la zona, in<br />particolare quella che circonda il villaggio<br />dei Colli, è costellata da fonti<br />naturali di acqua limpidissima .Tanto<br />è che questa risorsa è da pochi anni<br />sfruttata a livello industriale con la<br />creazione dello stabilimento per<br />l’imbottigliamento dell’acqua di una<br />di queste fonti (“Azzurrina”).<br />Ma torniamo alla Viabilità. Dopo<br />i primi insediamenti umani, prima<br />descritti fantasiosamente, nella<br />ricerca della sicurezza, ecco, nel tempo,<br />la necessità di aprire verso la Versilia<br />un passaggio, un collegamento che evitasse agli abitanti della nostra zona<br />di avere una sola via di ingresso e di uscita da questi monti, situata in Loc. La Foce.<br />Venne scavato nella roccia un piccolo sentiero per collegare la popolazione di<br />Careggine con la Versilia. E fu aperto il passo di Scala o Scalette dando così la<br />possibilità a Careggine e alla Garfagnana tutta di unirsi e interscambiare merci,<br />culture e genti con la Versilia. Da quel momento (non sappiamo quando sia sta-<br />to) il comune di Careggine si è trovato al centro e confine tra le due piccole regioni<br />geografiche e, con i suoi abitantii, ha parteggiato, dall’alto dei suoi monti,<br />dall’una o dall’altra parte a seconda delle opportunità.Vedremo in seguito, nel<br />racconto della storia del nostro comune, le vicende che ha attraversato.<br />Nella pagine successive abbiano cercato schematicamente di tracciare la<br />viabilità della nostra zona indicando i nomi dei luoghi che i vari sentieri attraversano.<br />Ci è sembrato cosa giusta anche perché, probabilmente tra pochi anni,<br />questi nomi frutto della fantasia degli antichi, verranno dimenticati mentre, per<br />chi scrive e forse chi legge questi nomi hanno un significato indimenticabile.<br /><br />La viabilità antica Storia di un popolo: Careggine<br />Le Capanne di Careggine<br />Forbici<br />Sant’Antonio<br />Passo di Scala<br />Grotta della Miglia<br />La Fredda<br />Canale della Fredda ➵ I Colli<br />Il Bozzo<br />Le Mesorette<br />Ternia<br />La Marta<br />Grotte del Papa<br />Metati Grandi<br />Agheta<br />Fontanacci ➵ I Mulini<br />Scoglieti<br />Vultina ➵ 10-I Colli<br />Il Pilon<br />Le Lezze<br />Canal Cicco<br />Capricchia Chiesa<br />Nomi delle località da: 2 - Le Capanne a 3 - Capricchia<br />Da Capricchia a La Foce e oltre<br />Capricchia ➴ Il Culaccio ➶ I Mulini<br />La Pila<br />Il Collo<br />Mezzana di Qua ➵ Iapori<br />Mezzana di La<br />La Foce<br />Compasqua<br />La Croce di Castelnuovo<br />Storia di un popolo: Careggine La viabilità antica<br /><br />Capricchia<br />Passo della Formica<br />Porreta<br />Il Canale<br />Salognana<br />Canal del Pidocchioso<br />Iapori<br />Salita del Pidocchioso<br />Passo della Formica<br />Da: Passo di Scala ➶ I Colli ➵ Porreta ➶ Passo della Formica<br />Passo di Scala<br />Grotta della Miglia<br />La Fredda<br />Canal della Fredda<br />Il Bozzo<br />Le Mesorette<br />Ternia<br />Il Collo<br />Radicia<br />Chiarintina<br />Sassi<br />I Colli alla Chiesa<br />I Colli di Sotto<br />I Castagnoli e La Catozza<br />Le Casette<br />Il Pianello<br />La Fistia<br />Le Coste di Mezzana<br />Il Pisciarin ➵ Gli Scoglieti<br />Canal dell’Angelo<br />I Pozzaioli di Sotto e di Sopra<br />Selva della Macchia<br />I Canaletti ➵ La Marzia<br />Nazzurina<br />Canal delle Conche<br />La Costa<br />Porreta<br />Da Vultina a I Colli<br />La Crocetta<br />Piastra di Sotto<br />Piastra di Sopra<br />La Fistia<br />La Pillotta<br />Metato del Gianni<br />La selva<br />La Catozza<br />I Colli di Sotto<br /><br />La viabilità antica Storia di un popolo: Careggine<br />Da Colli di Sopra ➶ Via delle Macchie<br />Colli di Sopra<br />L’Angelo<br />Le Porche<br />La Patacca<br />Il Piccinin<br />Il Marchion<br />Porchetta<br />Il Losson<br />Sassi Macegni ➵ S.Antonio<br />➶ Caprariccia<br />Il Bruciaticcio<br />Il Catino<br />I Pianacci di Sopra<br />Macede<br />Col delle Capanne<br />Da il Pianelo a i Pozzaioli di Sopra<br />Il Pianello<br />Coste del Cola<br />Il Cola<br />Le Fossette<br />Il Pasquella ➴ Canal dell’Angelo<br />Fosso del Pasquella<br />➶ I Bottacci<br />Fosso delle Ronde<br />Le Coppe ➴ I Pozzaioli di Sopra<br />Via della Vacche e Via della Cette<br />➶ Da Fontana Vecchia ➵ a Tribbio<br />Fontana Vecchia<br />La Casa<br />I Passi<br />I Grepoli<br />Le Comunelle Caprariccia ➵ Pasquella<br />I Gorghi La Lezzaccia<br />I Piastrai I Bottacci<br />La Mesoraccia Il Bozzetto<br />Col delle Capanne Pozzaioli di Sopra<br />Col del Nanni<br />Canal di Nazzurina<br />Il Muzzin<br />Balbona Lucca Rosso Il Tribbio<br />Verso i Colli Verso Porreta<br /><br />Da Passo della Formica<br />al Tribbio a Il Sumbra<br />Passo della Formica<br />Vianova<br />La Corneta<br />Il Tribbio➵La Gatta<br />Il Soldato<br />Il Ciopera<br />Prà del Robba<br />Canal di Nazzurina<br />Imporcato<br />La Catinella<br />Il Catino<br />Pianacci di Sopra<br />La Lezzaccia<br />Col della Capanne<br />La Crocetta<br />Prà dei Gracchi (corvi)<br />Via Pari<br />Monte Sumbra<br />Storia di un popolo: Careggine La viabilità antica<br /><br />Canal di<br />Nazzurina,<br />dove nasce la<br />nota acqua<br />oligominerale<br />Azzurrina<br />In basso:<br />Il Pilon<br /><br /><span style="font-weight: bold;">LE MESTAINE</span><br />Nello svilupparsi della fitta rete di sentirti montani spesso l’escursionista si<br />imbatte in piccole casupole.Queste sono le cosiddette “Mestaine”e sono sparse su<br />tutto il territorio di Careggine. La loro costruzione risale alla notte dei tempi. Al<br />loro interno si trova incastonata, in una piccola nicchia, una immagine sacra o<br />della madonna o di qualche Santo protettore. Normalmente le immagini sono<br />scolpite in modo spesso rudimentale su piccole lastre di marmo bianco.<br />Le antiche Mestaine nascono e si diffondono<br />dal 1600 e sono il frutto della profonda<br />religiosità di tutta la popolazione. Oltre a questa<br />profonda necessità dello spirito di ricordare<br />sempre la protezione e la vigilanza sugli uomini<br />della Divinità, le Mestaine avevano anche<br />lo scopo di proteggere i pastori o i viandanti<br />dagli improvvisi cambiamenti climatici<br />come temporali e nevicate.Le Mestaine erano<br />un luogo di rifugio ed erano sempre situate in<br />particolari crocevia delle mulattiere.<br />Le Mestaine erano anche il punto di incontro giornaliero tra i pastori.Nella<br />piazzola antistante a queste,mentre i greggi pascolavano nei dintorni, veniva recitato<br />il S. Rosario.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">LA STORIA ANTICA</span><br />Careggine e il suo territorio nella preistoria<br />Il nostro lungo viaggio inizia dalla preistoria; infatti nel comune di Careggine,<br />si trovano tracce delle presenza dell’uomo già nell’età della pietra. Le ricerche<br />che si sono svolte hanno riguardato principalmente la vallata della Turrite Secca<br />e precisamente in loc. La Pollaccia, Isola Santa, Le Pierne.Dove si sono avuti una<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Ricostruzione immaginaria dei primi cacciatori sulle nostre montagne<br />Ritrovamenti preistorici in loc. Le Pierne<br />Gli strumenti nati con l’agricoltura. A sinistra: falcetto formato da<br />un ramo con infisse schegge di selce. A destra: Mole di pietra levigata<br />per produrre la farina.<br /><br />Nei pressi di Piastrigoli è stato recentemente scoperto (aprile 1985) un riparo<br />sotto una roccia con abbondanti tracce degli uomini primitivi.<br />Questi utilizzavano in qualche modo la succitata piccola cavità naturale per<br />riparo o altro (per altre informazioni si veda “Il mesolitico in Garfagnana” Guidi,<br />Pioli, Rossi).<br />Altre tracce significative che denotano la presenza di uomini preistorici nella<br />zona di Careggine, sono state ritrovate nei pressi del nuovo campo sportivo durante<br />i lavori eseguiti: si tratta di manufatti silicei e alcuni frammenti di ceramica<br />d’impasto.Altri ritrovamenti infine nei pressi di alcuni fabbricati di nuova costruzione.<br />(Ricerche effettuate da O. Guidi, M. Pioli del gruppo Arc. Garf.)<br />Certo è che le terre del nostro<br />comune sono sempre state abitate in<br />tutti i periodi della storia dell’umanità.<br />Anzi riteniamo che ricerche più<br />approfondite ci potrebbero riservare<br />interessanti sorprese. Tutto il territorio<br />di Careggine, per la sua posizione<br />geografica, per la sua configurazione<br />geologica e per la ricchezza del suo<br />suolo e sottosuolo, è stato sicura-<br />mente centro di stanziamenti<br />umani, se pur piccoli. Sui suoi<br />colli gli uomini in tutti i tempi<br />hanno trovato sicurezza per le<br />difese naturali che il territorio<br />presenta. Basti pensare a quale<br />muro invalicabile poteva essere<br />il Passo di Scala, o Scalette,<br />così chiamato perché si dice<br />che anticamente gli uomini<br />usassero, per raggiungere i<br />nostri villaggi, delle scale di<br />corda gettate dall’alto del dirupo<br />che poi venivano ritratte.<br />Niente di più probabile.<br />La migliore descrizione di questi luoghi ce la dà un resoconto (inviato nel<br />sec. XVI al Duca di Modena da un suo incaricato) da utilizzare per organizzare le<br />difese del territorio.<br />Delle qualità della milizia<br />e modo facile per difendere la Provincia.<br />“…Ciò premesso. Riflettendo, che la Provincia confina con tre Potenze,<br />cioè col Gran Duca di Toscana, con la Repubblica di Lucca, e col<br />Duca di Massa; se mai (che Dio non voglia) spingessero genti sulle<br />Panie, o Monti Apuani, per isboccare sul Territorio di Vagli, sono strade<br />si dirupate, sì anguste, e in siti si scoscesi, e impossibili a facilitarsi,<br />che un Soldato solo può fare ostacolo a cento. L’azzardarsi al passo<br />dell'Isola Santa, non può riuscire, se non sfilando per Panie, che spaventano,<br />e dovendosi camminare per diffilati, nè quali a gran pena<br />può capire una persona per volta: col solo taglio di pochi passi del<br />sentiere, che è nella grotta, si rende affatto impossibile il transito”.<br />I primi uomini: Liguri - Apuani - Celti<br />La zona di Careggine, come quella della Garfagnana,<br />da tutti gli storici più antichi si ricava fosse<br />abitata da un popolo detto “LIGURE-APUANO”.<br />Ma chi erano veramente questi terribili uomini ce<br />lo racconta e descrive Tito Livio nelle sue Historia<br />Lib. XXXIX.<br />“I LIGURI APUANI erano una popolazione<br />dell’Italia antica, parlavano una lingua non indoeuropea<br />(documentata da toponimi) ed era considerata<br />dagli antichi la popolazione più antica e<br />primitiva dell’Italia”.<br />L’avanzata dei Celti ne ridusse il territorio,favorendo<br />nel contempo la formazione di tribù Celto-Liguri–<br />Apuane dedite ai commerci con Greci ed Etruschi<br />lungo la costa del Mediterraneo occidentale.<br />L’incontro tra le varie culture, si nota ancora<br />nella zona di Careggine per la diffusione e la attuale<br />esistenza in loco di numerose capanne che per la<br />loro particolare costruzione sono dette “CELTICHE”.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La Capanna celtica</span><br /><br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Capanna celtica nei boschi di Careggine<br />Queste capanne erano costruite molto<br />spesso su un declino del terreno e avevano<br />una forma rettangolare con lati di circa m<br />10 per 7. La base perimetrale era costituita<br />da mura in pietre raccolte sul posto, su queste<br />venivano collocati dei travi e travicelli<br />(tronchi di albero più o meno grandi, non<br />squadrati) che sorreggevano un pavimento<br />di tavole.Dalle mura perimetrali si innalzavano<br />travi non molto grossi che venivano<br />uniti a due a due all’altezza di 5-6 metri dalla<br />sommità delle mura. All’incrocio in alto dei pali verticali, un trave orizzontale<br />teneva unita l’intelaiatura del tetto; il quale era costruito legando, sull'intelaiatura<br />stessa, uno vicini all’altro e sovrapponendoli l’uno a scalare sull’altro, dei “mastelli”<br />di paglia avanzati dalla “battitura” del segale.<br />La sovrapposizione dei “mastelli” partiva dal basso (gronda del tetto) fino a<br />raggiungere la sommità della capanna detta “colmo”.A chiusura del tetto, sul colmo,<br />venivano poste delle grosse cortecce concave di castagno.<br />Le capanne celtiche avevano una serie di caratteristiche essenziali per la so-<br />Capanna celtica: entrata.<br />pravvivenza di uomini e animali in queste<br />zone montuose e molto fredde: erano semplici<br />da allestire, veniva usato materiale in<br />loco come pietre, alberi e paglia; l’interno<br />era caldo d’inverno e fresco d’estate.<br />Il tetto era estremamente leggero e<br />impenetrabile dall’acqua, l’inclinazione faceva<br />scivolare rapidamente la neve. La parte<br />interna del tetto era adibita alla conservazione<br />del fieno,mentre la parte inferiore, era<br />utilizzata come rimessa degli animali. Durante<br />l’inverno, quando era impossibile<br />mandare al pascolo i greggi e gli armenti,<br />questi venivano nutriti con il fieno stoccato<br />al piano di sopra, nel tetto di paglia, e veniva<br />immesso nella mangiatoia sottostante<br />tramite aperture (“botole”) poste nel pavimento<br />di divisione tra i due piani.<br />Si ritiene che i CELTI, nella loro avanzata<br />dal nord verso il sud, avessero nella zona<br />della Garfagnana e in particolare Careggine,<br />la loro linea di confine con gli Etruschi,<br />che a Lucca e nella Media Valle avevano<br />un loro consistente stanziamento.<br />Considerando che, anche in modo incomprensibile,<br />la storia ha i suoi cicli e prima<br />o poi si ripete (ricordando Gian Battista<br />Vico), noi ritroviamo,moltissimi secoli dopo,<br />la stessa linea immaginaria di confine<br />tra due diverse civiltà che sempre passa sulle<br />nostre terre. Per questo ricordiamo che,<br />dopo la caduta dell’impero romano, sia i<br />Goti sia i Longobardi nelle loro invasioni,<br />arrivarono dal nord ma sulle nostre montagne<br />terminarono la loro avanzata verso il sud della penisola italiana.<br />E forse non è un caso se perfino Hitler, sulle orme degli antenati, segnò su<br />questi monti, la “Linea Gotica” come suo baluardo.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La società Ligure-Apuana-Celtica</span><br />La società Ligure-<br />Apuana, con influenze<br />CELTICHE era di tipo<br />rurale, basata sull’agricoltura<br />e sulla pastorizia.<br />Gli insediamenti<br />comprendevano<br />un' area in cima ad<br />una collina, o ad una<br />zona elevata. L’interno<br />era occupato da capanne<br />e da aree adibite<br />a lavori manuali. L’unità<br />della comunità era<br />la tribù, al cui interno erano diversi gruppi sociali: il sacerdote, chiamato Druido,<br />i nobili, le famiglie dominanti, gli agricoltori, gli artigiani, coloro che svolgevano<br />lavori manuali, ed infine gli schiavi. Cesare li descrive come appassionati<br />guerrieri che, per incutere maggior timore in battaglia, si dipingevano il<br />volto di “gualdo”, una tintura vegetale di colore blu. Erano ottimi lavoratori di<br />metalli. Le nostre montagne da sempre sono state ricche di vari metalli tra cui<br />il ferro (vedi Fabbriche di Careggine) estratti quando più e quando meno in<br />tutti i secoli.<br />Ma è anche noto (Tacito - Storie, - Dialogo degli oratori) che i popoli germanici<br />(i Celti) non abitavano alcuna città e non sopportavano nemmeno case<br />riunite tra loro.Vivevano in dimore isolate e sparse qua e là, a seconda che una<br />fonte o una pianura o un bosco li avesse attirati. Fondavano dei villaggi, non di<br />edifici collegati e connessi, all’uso romano: ciascuno lasciava uno spazio libero<br />intorno alla propria casa, forse contro il pericolo di incendio.Non adoperavano<br />pietre squadrate né tegole: per tutto si servivano di legname greggio, senza<br />preoccuparsi di rendere piacevole l’aspetto esteriore delle proprie abitazioni,<br />curandosi solo dell’aspetto funzionale. Erano soliti anche scavare dei sotterranei,<br />e li ricoprivano di abbondante letame ove potevano nascondersi o nascondere<br />i propri tesori al sopraggiungere del nemico il quale naturalmente saccheggiava<br />ciò che era in vista (e ciò che era sotto terra lo ignorava).<br /><br /><span style="font-weight: bold;">L’Italia nel III sec. a.C.</span><br /><span style="font-weight: bold;">Careggine sotto Roma</span><br /><br />L’espansione romana nella regione iniziò nel 238 a.c., e si intensificò dopo la<br />conquista della Gallia e della Spagna; era infatti necessario assicurare le comunicazioni<br />di queste lontane regioni con l’Italia e con Roma in particolare.<br />Sulle nostre montagne i Romani trovarono delle fortissime opposizioni da<br />parte delle tribù liguri che rimasero per secoli indomate e indomabili costringendo<br />i Romani a lunghe e faticose guerre. Questi, per vincere le<br />continue ribellioni delle tribù liguri-apuane, dopo “rastrellamenti”<br />capillari sulle nostre montagne, dovettero deportare a Taurassi nel<br />Sannio (Abruzzo) 47.000 persone con le loro famiglie in due volte<br />(TITO LIVIO “Historia” lib. XXXIX) anno 173 a.c. La zona della Garfagnana<br />e in particolare Careggine con le zone limitrofe, furono sicuramente<br />interessate a queste lotte e a queste deportazioni.<br />I Romani mandarono in Garfagnana, probabilmente anche<br />nella zona di Careggine, una colonia di veterani alla quale distribuirono<br />la proprietà dei terreni.<br />A difesa del territorio, in vari tempi successivi, costruirono dei<br />campi militari (castra) nei punti più adatti a guardia delle strette<br />che ivi chiudono le valli. Forse intorno a quell’epoca ebbe origine la<br />proprietà collettiva di quei beni che furono poi dei comuni, e che costituirono<br />il primo e fondamentale nucleo economico di questi.<br />A nostro parere la zona di Careggine rimase sempre lontana<br />dalla influenza diretta di L Soldato Romano ucca città romana essendo zona lontana<br />dai centri di potere e di difficile collegamento viario, come abbiamo visto. L’insediamento<br />di Careggine, capoluogo posto sulla omonima collina, a controllo e difesa<br />delle vallate sottostanti, aveva una rilevanza strategica non indifferente anche<br />al tempo dei Romani: da cui il nome CARICINUM o CAMPUS REGINE (vedi<br />Repetti) con un ampio e forse doppio significato e cioè non tanto “accampamento<br />della regina” ma “accampamento a capo o principale” di altri accampamenti<br />o “castra” sparsi<br />sulla zona. “Campus =<br />accampamento” ci sembra<br />un termine più adatto<br />a una struttura abitativa<br />dove è accentrato un<br />potere decisionale sia civile<br />che militare. Questo<br />non significa che non fosse<br />fortificato anche se in<br />modo abbastanza primitivo.<br />51<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Distribuzione delle terre<br />Ricostruzione accampamento romano di Careggine.<br />Careggine: le invasioni barbariche<br />Durante il dominio Romano, la Garfagnana, quindi anche Careggine restò soggetta<br />e fedelmente obbedì alle leggi di Roma,non solo nei tempi della Repubblica ma<br />anche sotto gli Imperatori fino ad Arcadio e Onorio, quando l’Impero Romano ormai<br />in decadenza venne invaso da Goti,Vandali, Svevi, Dani, Longobardi,Norvegi,Rughi,<br />Gepidi, Gutoni,<br />Burgundi, Sciti,<br />Turchi, Unni,<br />Eruli, Alani, Bulgari,<br />Sermati,<br />Traci, ecc..<br />La Toscana,<br />Lucca e probabilmente<br />anche<br />la Garfagnana<br />con i suoi villaggi,<br />furono<br />messe a ferro e<br />fuoco dalle orde<br />barbare di Alarico,<br />Attila, Ricimero,<br />Genserico.<br />Infine i<br />Goti si impossessarono<br />di<br />Lucca e della<br />Garfagnana che tennero per circa 70 anni governata da nove re di questo popolo<br />cioè dalla fine del V ° secolo alla metà del VI° d.c.. quando Giustiniano Imperatore<br />vinse Totila re dei Goti . Successivamente Teia, ultimo re dei Goti, barricatosi a<br />Lucca,dopo sette mesi di assedio ( anno 555 d.c. ),si arrese a Narsete capitano dell’esercito<br />di Giustiniano. Lucca e la Garfagnana tornarono sotto l’Impero ma per<br />poco tempo, infatti nel 568 la provincia fu occupata dai Longobardi “uomini dalla<br />lunga barba”, dominatori di gran parte dell’Italia centro nord che posero a Lucca<br />uno dei maggiori centri del loro potere fino al 774 quando furono vinti da Carlo<br />Magno, primo Imperatore d’Occidente coronato tale da Leone III Papa .<br />Così Lucca tornò sotto l’Impero e con essa anche la Garfagnana e Careggine.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />52<br />Le invasioni barbariche.<br />Careggine:<br />tra Imperatore e Papa - tra Stato e Chiesa<br />La Chiesa<br />In tutto questo movimento, in tutta questa confusione di popoli, lingue, leggi,<br />l’unica cosa certa, l’unico “collante” unificatore della società era la Religione e<br />tutto quello che la riguardava, quindi: il Papa, il Vescovo e la struttura fisica che<br />localmente tutto questo riassume e rappresenta cioè la Chiesa e il suo Campanile.<br />Tutta la vita sociale ruotava intorno al suono della campana .La chiesa si sostituiva<br />allo stato che era assente. L’incertezza della vita quotidiana trovava rifugio<br />e appagamento nella certezza della vita eterna. L’autorità terrena dei rappresentanti<br />dell’autorità Divina azzera l’autorità dello stato e della società di conseguenza<br />il potere di tutto su tutto, sia del terreno che del Divino, viene preso dalla<br />Chiesa e dai suoi rappresentanti - Papi e Vescovi - i quali diventano i più grandi e<br />potenti proprietari terrieri che mai prima si siano visti.<br />Lucca non fa eccezione a questa regola, tanto è vero che i suoi Vescovi furono<br />i più potenti proprietari di<br />terre che il contado lucchese<br />abbia avuto. Spesso “simoniaci”<br />cioè “distributori” ai propri<br />familiari di terre e privilegi,<br />iniziarono ben presto a livellare<br />i loro beni e quelli dei Pivieri<br />con le decime annesse ai loro<br />parenti e amici che divennero<br />“feudali”.A un ramo de’Corvaresi,<br />già potenti nella Versilia<br />che dipendeva dalla diocesi di<br />Luni, e discendenti diretti dei<br />re Longobardi, dai Vescovi fu<br />assegnato come “feudo” quello<br />di CAREGGINE, oltre a case e<br />masserizie sparse qua e la.<br />53<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine: i primi documenti<br />VII sec. d.c. anno 720 . Primo documento riguardante Careggine<br />Perdualdo, nobile lucchese, padre di Peredeo Vescovo di Lucca, circa nell’anno<br />720 fondò una chiesetta in “Careggini”sotto il titolo di S.Pietro e Paolo, che divenne<br />con l’andare del tempo Pieve di S. Pietro .<br />Il 16 Marzo 778 il succitato vescovo di Lucca, Peredeo, col suo testamento<br />donò la succitata chiesa alla Cattedrale di Lucca.<br />La creazione di una chiesa diventata Pieve con un suo Rettore è di grandissima<br />importanza perché questo sarà il seme originario dei Comuni che si svilupperanno<br />molti secoli dopo.<br />Infatti la comunanza d’interessi religiosi derivata dall’appartenere ad una<br />medesima chiesa, fatto di straordinaria importanza per quei tempi ,doveva di per<br />sé portare gli abitanti di questa comunità a incontrarsi e prendere delle decisioni<br />comuni. Altra singolare unione di interessi doveva essere la comunanza delle<br />proprietà e della coltivazione dei terreni che in quei tempi comprendeva quasi<br />tutto il territorio della “rettoria ecclesiastica”o del “comunello”. Questa combinazione<br />di interessi economici e religiosi dovette essere , inconsapevolmente, il germe<br />del comune.A questo proposito va citato il De Stefani:“…Ritengo non inverosimile<br />che il germe dell’istituzione del comune, in queste popolazioni dedite fin<br />da antichissimi tempi alla pastorizia, fosse nell’ordinamento delle tribù o clans liguri<br />anteriori alla conquista romana. Di ciò mi persuado quando penso che<br />quanto più si rimonta a tempi antichi, tanto più si trovano stretti rapporti fra gli<br />abitatori di un medesimo comunello, e tanto più profonde si fanno le distinzioni<br />dai comunelli circostanti, per esempio con l’esclusione nel modo più assoluto<br />chiunque non sia terriero dei vantaggi del comune, con l’adottare abitudini e tradizioni<br />che distinguono quanto più possibile dai comunelli circostanti, col soggettare<br />con minuziose regole ogni singolo atto dei terrieri. Il sistema dei comunelli<br />è quello delle tribù primitive…”.<br />Careggine ha il suo Signore?<br />Il nobile Vinildo<br />910 - 995 d.C.<br />Si hanno pure due pergamene, degli anni 910 e 995 da cui risulta l’esistenza<br />dei “Signori di Careggini”.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />54<br />Infatti nel 995 Vinildo o Vinigildo, soprannominato Vinitio, ed Alberti,<br />chiamato volgarmente Albizio, figlio di Fraolmo, ricevette dal Vescovo di Lucca<br />Gherardo II, a titolo di livello, una chiesa o cappella di S.Martino in “Careggini”,<br />insieme ad altri beni a Gallicano, a Dalli e altrove.<br />Lo Stato<br />Gli eredi di Carlo Magno non ebbero la potenza di controllare e guidare<br />l’impero così quando Carlo Grasso, ultimo re dei Carolingi, depose il trono, i<br />Longobardi diedero nuova vita al loro regno innalzando alla corona i famosi<br />Berengari e Arduino; questi,<br />combattuti da vari Lotario,<br />Ottoni e Enrico il Santo imperatori<br />Germanici, dovettero<br />soccombere. Non fu però<br />la fine di tanti conti,marchesi<br />e duchi e molti signori di<br />sangue longobardo; i quali,<br />approfittando di queste lotte<br />interne, si sottomisero all’Imperatore<br />ottenendo da<br />questi la possibilità di consolidare<br />il loro potere locale<br />molte volte già attribuito loro,<br />nel passato, dai Vescovi.<br />55<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />IL Lastrone - La danza delle armi<br />Nel maggio del 1923 fu scoperto, a ridosso della chiesa di S. Pietro di Careggine,<br />nascosto dietro una scala, un lastrone di pietra adibito a copertura sepolcrale.<br />La scoperta, del tutto casuale, è da attribuirsi ad alcuni operai intenti alla<br />sistemazione della stessa chiesa per i danni causati dal terremoto del 1920 che<br />aveva colpito in modo disastroso tutta la Garfagnana compreso il territorio di Careggine.<br />Il lastrone era posto a circa due metri da terra e racchiudeva uno scheletro<br />ben conservato. Successivamente fu istallato nella attuale posizione, affiancato<br />alla porta d'ingresso del campanile, dove attualmente può essere ammirato.<br />Il lastrone è di calcare molto compatto, di colore grigio chiaro-scuro con<br />sfumature sul rosa antico e giallognolo. La sua lunghezza è di m. 1,55, - l’altezza<br />di cm. 68 e con uno spessore di cm. 7-8. Mentre i contorni nella parte sinistra<br />sono lineari e ben squadrati e definiti, la parte destra è mancante dell'angolo<br />in alto e probabilmente mancante anche di un ulteriore prolungamento.<br />Sul lastrone sono scolpiti in bassorilievo due personaggi, uno maschile e<br />l'altro femminile che racchiudono un grande mistero.<br />La figura femminile è posta a sinistra, con il corpo ricoperto da una veste<br />aperta sul davanti, dove è evidenziato il sesso; mentre l'uomo posto a destra è<br />completamente nudo, con il sesso molto pronunciato. I due hanno le braccia volte<br />in alto, verso il cielo. Il palmo della mano sinistra della donna si unisce con la<br />mano destra dell'uomo.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />56<br />Il lastrone<br />Con la mano destra la donna<br />brandisce minacciosamente una<br />spada, mentre l'uomo nella mano sinistra<br />alza una lancia.<br />I piedi delle due figure sono rivolti<br />verso l’esterno e sono ricoperti<br />da grossi scarponi che danno l'impressione<br />di essere assai pesanti.<br />Il prof. Guglielmo Lera, noto<br />storico contemporaneo, a proposito<br />di queste due figure cosi scrive:<br />«…Questa “danza delle armi”<br />probabilmente faceva parte di un sarcofago<br />o copriva la tomba di un soldato.<br />Ma quale mistero si cela nelle due<br />figure ? Sono il simbolo di una solidale<br />partecipazione dell'uomo e della donna<br />alla difesa della terra, l’allegoria di uno<br />scontro d'amore o il richiamo ad un rito<br />dal significato inafferrabile?<br />La mancanza di reperti ceramici<br />e metallici rende ardua anche la sua locazione<br />nel tempo. Tuttavia la barbarica<br />rappresentazione dei due personaggi<br />non ancora ingentilita dal romanico, i<br />sessi chiaramente delineati per esigenze<br />espressive volendosi ad ogni costo indicare<br />che si trattava d'una donna e d'un<br />uomo, e soprattutto le caratteristiche<br />delle due armi inducono a datare la scultura intorno al sec. VII. Tale ipotesi troverebbe<br />conferma soprattutto nella longobardizzazione del territorio, che non mancò certamente<br />di rinvigorire le tradizioni guerriere degli antichi Liguri».<br />Certo è che, qualunque sia la storia di questi personaggi, senza un piccolo<br />intervento di manutenzione e di salvaguardia, la loro immagine presto scomparirà,<br />abbandonato come si trova dall'incuria degli uomini alla furia del tempo e<br />dei vandali.<br />57<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Lastrone: particolare.<br />Lastrone: particolare della figura femminile.<br />Dal 782 al 1007<br />Dal 782 al 1007 la Toscana,Lucca<br />e la Garfagnana, furono dominate<br />da vari duchi, marchesi e conti per<br />investitura diretta dell’Imperatore<br />ma - tutti di sangue Longobardo, tra<br />cui Bonifacio (già prefetto di Corsica),<br />il suo discendente conte di Lucca<br />Sigfredo e infine la Gran Contessa<br />Matilde che nel 1078 dichiara a Lucca<br />di essere di sangue Longobardo.<br />Nei secoli VIII-IX-X era consuetudine<br />dichiarare la propria stirpe<br />e in base alla normativa vigente<br />(in Italia, in quei secoli convivevano<br />contemporaneamente quattro leggi:<br />Romana, Longobarda, Salica, Ripuaria);<br />ciascuno, nelle scritture pubbliche,<br />doveva dichiarare quale legge applicava<br />a seconda delle proprie origini<br />e da quale nazione provenisse.<br />Ma che sorta di obbedienza il popolo di Careggine avesse durante i tre secoli<br />precedenti l’anno 1000 nei confronti dei marchesi Toscani e duchi Lucchesi non ci<br />è dato di sapere: quasi sicuramente erano considerati liberi e la loro libertà era fondata<br />su privilegi concessi dagli Imperatori, in generale per le guerre che in tutta Italia<br />e in particolare in Garfagnana e Versilia si erano succedute, essendo luoghi di interesse<br />strategico per l’attraversamento degli Appennini.<br />Contemporaneamente le terre di Careggine erano di proprietà o della Santa<br />Sede o dei Vescovi i quali a loro volta avevano concesso e “livellato” queste proprietà<br />forse ai soliti individui che assommavano in sé una doppia immunità, e<br />una serie di privilegi e di conseguenza un’ampia libertà e autonomia penso unica<br />per quei tempi.<br />Forse questo Vinildo fu il “Signore di Careggine” per molti anni. E il lastrone<br />“Danza delle armi” è la copertura del suo sarcofago.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />58<br />Lastrone: particolare della figura maschile.<br />Certi e documentati sono anche altri tre elementi :<br />Primo: Bonifacio Conte di Lucca, nominato tale da Ludovico Pio Imperatore,<br />già prefetto di Corsica, condusse al suo seguito una colonia di corsi che si concentrò<br />nella Versilia e nella Garfagnana, in particolare nella zona di Careggine dove<br />il nome Corso e Corsi (molto ricorrente) ha sempre avuto una presenza costante<br />e importante, all'apice della società comunale e culturale per molti secoli,<br />sino ai tempi nostri.<br />Secondo:Al tempo della Contessa Matilde sia prima che dopo, in Garfagnana<br />e specialmente a Careggine erano presenti molti Conti (vedi in Porreta),Valvassori,<br />Cattani, o Cattanei che comunque fossero chiamati vengono sempre citati,<br />nei documenti dell’epoca, come liberi e dipendenti esclusivamente dall’Imperatore<br />- anche perché dello stesso sangue, come vedremo nell’albero genealogico<br />dei Signori di Gareggine.<br />Terzo: a conferma di quanto sopra si cita un privilegio di Federico II Imperatore,<br />replicato da CarloVI dove si conferma quanto già detto da Federico I e cioè<br />l’autonomia, la libertà e il possesso dei beni da parte di molti signori locali - tra<br />cui i più nominati sono quelli di Careggine unitamente a quelli di Bacciano e ai<br />“Corvaresi” potentissimi signori della Versilia loro “agnati”.<br />59<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />Per avere una pur pallida idea di quale importanza<br />avessero questi “titoli nobiliari” brevemente<br />cercheremo di spiegare alcuni termini con la loro etimologia.<br />Agnate - Agnati:significa parente nel più stretto<br />senso della parola cioè uniti da un rapporto di<br />“consanguineità”,provenenti dal solito “ceppo”, dalla<br />solita stirpe e per questo alleati tra loro contro un<br />nemico comune.<br />Cattaneo o Cattano: significa essere della medesima famiglia Imperiale e si<br />chiamavano così dal “catino”, vaso nel quale tenevano l’acqua per la mensa dell’Imperatore.<br />Altri sostengono che Cattaneo sia una corruzione del vocabolo “Ca-<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />60<br />Sopra:<br />Carlo Magno<br />A sinistra:<br />Carlo Magno e<br />la sua Corte<br />pitano” che i Vescovi nominavano per il controllo di alcuni luoghi. Il nome di Cattaneo<br />era sinonimo comunque di dignità e di vicinanza, sudditanza, obbedienza<br />esclusivamente all’Imperatore, in alcuni casi coloro che portavano le insegne dell’Imperatore<br />ed erano Vassalli diretti dello stesso.<br />Vassallo e Valvassore: da “valva”, vocabolo di origine celtica, che era la parte<br />interna della porta della camera imperiale; oltre a essere Vassallo era anche<br />presidente delle porte Imperiali. L’imperatore alcune volte costituiva “Presidenti”<br />in certe valli; quelli delle Valli erano chiamati Valvassori e erano Vassalli dei Capitani,<br />come i Valvassini dei Valvassori.<br />Conte: significa compagno e ministro dell’Imperatore, anche questo titolo<br />fu diffuso da Carlo Magno ma sembra fosse in uso anche al tempo di Roma, in<br />61<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />particolare dei primi Cesari. Cariche importanti e rappresentative della legge diretta<br />di questi.Costantino chiamava Conti quelli che erano Proconsoli e quelli che<br />accompagnavano il Presidente del Governo delle Provincie e con loro amministravano<br />la giustizia. In altre parole i Conti erano compagni nell’amministrazione<br />dell’Impero e dell’Imperatore.<br />Queste cariche e definizioni sopra elencate sono usate continuamente nei testi<br />o documenti che si ritrovano ed è come sono denominati i (Signori) “de Careggine”.<br />Tutte queste dignità, come già detto, furono introdotte da Carlo Magno come<br />quelle dei loro maggiori duchi e marchesi; ma ben presto, dalla loro creazione,<br />questi nobili - comunque fossero chiamati, sia piccoli che grandi - signoreg-<br />giarono per successione sui loro territori (anche se in realtà queste cariche erano<br />elettive però non dal popolo ma dalla volontà dell’Imperatore di turno).<br />A partire dalla metà del IX secolo l’impero di Carlo Magno era già in via di<br />smantellamento.L’incapacità dei vari sovrani e principi di assicurare la difesa del<br />territorio spinse molti signori locali a costruire delle opere di difesa con o senza<br />l’autorizzazione regia. Questa reazione difensiva fu chiamata “incastellamento” e<br />cambiò le caratteristiche locali del potere. Nell’Italia del X secolo lo stato era in<br />svendita: ovunque si assisteva all’alienazione definitiva di beni, potere e diritti<br />pubblici, non ultima la difesa cittadina e territoriale in primo luogo ai Vescovi e<br />alle famiglie aristocratiche (discendenti di sangue reale).<br />Si venne a creare così una nebulosa di poteri spesso in concorrenza tra loro,<br />che si avvicinava molto alla anarchia politica. Di conseguenza si moltiplicarono<br />gli omaggi e si smarrì lo spirito delle origini che imponeva al Vassallo una fedele<br />e totale dedizione al signore. Nella società del X secolo, ci si vendeva non ad uno<br />solo ma ai migliori offerenti - che però entravano in concorrenza tra loro, perché<br />il servizio vassallatico dovuto era essenzialmente una prestazione militare e si<br />commisurava dall’entità del beneficio ricevuto o promesso.Così il vassallo di due<br />signori che si dichiaravano guerra andava a combattere all’ultimo momento con<br />il maggior offerente.<br />Storia di un popolo: Careggine La storia antica<br />62<br />63<br />La storia antica Storia di un popolo: Careggine<br />L’Albero genealogico dei signori di Careggine<br />discendenti dai re longobardi<br /><br />Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine<br />65<br />CAREGGINE NEL MEDIOEVO<br />Il suo castello<br />Quando si parla di medioevo subito ci raggiunge l’immagine di un castello<br />posto sopra un colle, alte mura e così via…<br />In realtà nel medioevo di castelli ne furono costruiti tanti ma non tutti avevano<br />la solita imponente architettura.<br />Ricostruzione fantastica del castello di Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo<br />Anche Careggine ebbe sicuramente il suo castello. Forse derivante da un accampamento<br />localizzato nei secoli precedenti; bisogna precisare infatti che le<br />strutture difensive di questi originari accampamenti erano spesso ancora molto<br />primitive: una palizzata in legno costruita su un poggio. Solo successivamente<br />iniziò l’uso della pietra,materiale costoso sia per il suo reperimento sia per il trasporto<br />che per la lavorazione e sistemazione. Le pietre erano utilizzate come<br />rinforzo di alcune parti e, più di rado, per la costruzione dell’intero apparato difensivo.<br />E questo probabilmente è il caso di Careggine. Infatti con i termini “Castra<br />e Campus” si intendono due tipi di strutture difensive: una fortezza abitata<br />da un castellano e una guarnigione che poteva offrire un riparo temporaneo alla<br />popolazione circostante in caso di pericolo; oppure, ed anche questo può essere il<br />caso di Careggine, un insediamento preesistente che viene fortificato, al cui interno<br />il signore locale o il personaggio più influente, organizza una eventuale difesa<br />quasi collettiva (gli abitanti circostanti vengono richiamati dal suono della<br />campana della chiesa che sicuramente è al centro ed è il cuore del piccolo centro<br />urbano fortificato).<br />Careggine - è nostra opinione personale - a differenza di altri comuni non<br />aveva esclusivamente un “signore” locale ma probabilmente più “signori” con le<br />loro autonomie e proprietà sparse sui nostri monti, uniti fra di loro ma indipendenti.<br />Infatti in tutti i documenti dell’epoca si trova sempre una persona con il<br />suo nome proprio ed è indicata sempre come “Homines dei DA CAREGGINI”oppure<br />“comunitatis Careggini”mai un singolo “signore”o altro di “Careggini”.Questo<br />a significare che tutti gli abitanti di Careggine facevano parte di un’unica e<br />compatta comunità senza distinzione di classe, probabilmente perché tutti parenti<br />tra loro e derivanti dal solito ceppo genetico - oltre ad appartenere alla solita<br />Chiesa.<br />Questi signori “da Careggini”erano “signori”con molte proprietà sparse; infatti<br />oltre che nel territorio del comune ci risulta avessero diritti, privilegi e proprietà<br />in Gallicano e persino nella zona di Porcari di Lucca oltre che nella Versilia,<br />e questo per citare solo alcune località certe e documentate.<br />Nel 1014 Vinildo già citato nel 995 per sé e per i figli del nominato Albizio -<br />chiamati Ranieri e Fraolmo - ebbe a titolo di livello beni a Castiglione, con le rendite<br />degli uomini delle terre di Silicagnana e Silicano dall’altro Vescovo Lucchese<br />Grimizio.<br />Ai signori di Careggine appartengono pure “Gherardo o Gottardo de Carecino”,<br />che nell’anno 1085 assistette alla donazione fatta dal marchese Alberto<br />Rufo di Lunigiana alla mensa Vescovile di Luni. Era a quell’epoca Vescovo di Luni<br />Lazzaro II,“vuolsi tenere la sede Vescovile”fino al 1095 circa.Questo atto fu ro-<br />66<br />Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine<br />gato a Sarzana ed uno fra i testimoni<br />fu “Giuntardi de Caricino”. Queste<br />presenze al fianco di marchesi e vescovi<br />ci fanno capire quale influenza<br />o forse parentele e interessi, avessero<br />anche nella Lunigiana i signori di<br />Careggine.<br />I “da Careggine” come loro carattere<br />e consuetudine anche odierna,<br />pur avendo una notevole ricchezza<br />economica derivante dalle terre<br />concesse in “feudo” o “allivellate” non<br />si avventurarono mai nella ricerca di<br />grandezza e di potenza; si limitarono<br />a conservare e mantenere i privilegi<br />sui loro possedimenti sparsi in due o<br />tre provincie odierne, perdendo così<br />l’importanza delle loro origini e conseguentemente<br />il loro ruolo, impedendo<br />di fatto, con la loro chiusura<br />mentale, uno sviluppo “signorile e<br />feudale” adeguato.<br />Furono a seguito dei signori<br />più ambiziosi e potenti, con forze<br />militari maggiori che con guerre e<br />altre strategie - tra cui matrimoni<br />tra famiglie ecc. - diventarono lentamente padroni assoluti delle loro provincie<br />e imposero la loro volontà ai più deboli, dei quali però era indispensabile utilizzare<br />la somma delle loro piccole forze congiunte per guerreggiare o difendersi<br />dai nemici.<br />Le nobilissime casate di Careggine, perché discendenti e di sangue reale,<br />unite ai loro “agnati”di Corvaia, Bacciano ecc. (pur piccoli di potenza militare ma<br />strategicamente indispensabile) furono per molti secoli ambiti dai più grandi e<br />potenti signori compreso l’Imperatore o il Papa come amici e alleati cioè “utilizzati”,<br />poiché con o senza i suoi grandi eserciti, proveniente dal nord o dal sud,doveva<br />necessariamente attraversare le nostre terre e i nostri monti. Ma con scaltrezza<br />e furbizia gli uomini di Careggine da tutti ottennero sempre qualcosa che<br />permise loro per secoli di restare nel proprio isolamento.<br />67<br />Il fuoco nell’accampamento medievale<br />Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo<br />X secolo d.C.<br />A partire dai primi del X secolo<br />sotto i Marchesi di Toscana ebbero<br />origine i signori feudali di legge Longobarda,<br />che per qualche tempo tennero<br />divisa la maggior parte della<br />Garfagnana. Ma come dimostrano i<br />documenti del: 1012 - 1024 - 1033 -<br />1043 da antichissimi tempi anche la<br />Santa sede aveva beni, cioè ville, corti<br />e terre che dava in affitto e donde<br />ritraeva dei censi. Fra queste le terre<br />“Messe in CARICINO”; terre di proprietà<br />della Santa Sede che non potevano<br />essere infeudate dai Vescovi di<br />Lucca o Luni e ciò fu probabilmente<br />cagione della maggior libertà degli<br />uomini che vi abitavano nominati<br />nei documenti succitati come “Homines”<br />e quindi persone libere. Oltre<br />a queste terre di proprietà della Santa<br />Sede vanno aggiunte quelle della<br />mensa Vescovile di Lucca citate nel<br />documento del VII secolo; possiamo<br />così affermare che l’ottanta per cento<br />del territorio del comune di Careggine fosse in qualche modo della “Chiesa”.<br />Di conseguenza i marchesi Toscani come detentori dei diritti dello “Stato”<br />non ebbero mai molta influenza nella gestione del territorio di Careggine.<br />Ma quale era la realtà sociale dei secoli che vanno dal V al X secolo e oltre?<br />Il periodo definito medioevale era un mondo scarsamente popolato e<br />quasi del tutto rurale, le città erano abbandonate quasi totalmente e le montagne<br />erano diventate il rifugio principale. La società era quindi prevalentemente<br />contadina anche se non era compatta e omogenea. Si tratta, infatti, di una società<br />articolata in cui non tutti i contadini erano in situazione di dipendenza diretta<br />dal padrone: esistevano sia dei piccoli e medi proprietari, sia dei coltivatori<br />liberi che pagavano un canone fondiario al signore proprietario della terra<br />che lavoravano.<br />68<br />Armi medievali<br />Careggine nel Medioevo Storia di un popolo: Careggine<br />69<br />Armi medievali.<br />Storia di un popolo: Careggine Careggine nel Medioevo<br />70<br />Volendo caratterizzare l’ambiente medievale naturale in questi secoli, si ricorre<br />spesso all’immagine della pelle di leopardo. Il paesaggio infatti, era dominato<br />da un fitto manto di foreste e boschi, di vaste distese di terre incolte nelle<br />pianure, e molte paludi, solo qua e là costellato di macchie di popolamento: resti<br />di città romane, piccoli villaggi, qualche castello e qualche monastero costituiscono<br />una maglia insediativa rada e mal collegata, poiché l’antica rete viaria romana<br />era in larga misura caduta in rovina. Siamo in un mondo “atomizzato”. Le<br />aree coltivate sono sparse o si addensano intorno ai villaggi,vi si pratica una agricoltura<br />quasi primitiva, che dà scarsi rendimenti, fondata sulla cultura di cereali<br />e legumi, è diffuso l’allevamento di pecore e capre.<br />Panorama: le capanne di Careggine<br />LA RIVOLUZIONE DEL MILLE<br />Il mulino<br />Con l’estendersi delle culture e con la<br />crescita delle aspettative sulla resa di ciò che<br />veniva affidato alla terra ad ogni semina,<br />qualcuno pensò di dotarsi di attrezzature che<br />potessero assicurarsi migliori risultati, sia<br />sul piano del rendimento che su quello dell’economia<br />di tempo e di energie. Le esigenze<br />erano forti: l’intera società medievale<br />stava entrando in una fase di accellerazione<br />di crescita che avrebbe richiesto un generale<br />salto di qualità. Fu così che si diffuse il<br />mulino ad acqua, strumento noto anche<br />nell’antichità compreso il periodo romano,<br />ma non particolarmente diffuso dato che<br />per la macinazione si poteva contare sulla<br />manodopera degli schiavi. Nell’XI secolo<br />nel giro di poco tempo i corsi d’acqua piccoli<br />e grandi furono costellati da mulini che<br />tutti volevano, sia perché essi liberavano dalla lunga e dura molitura manuale, sia<br />perché il possedere un mulino costituiva un evidente strumento di potere per i<br />diritti che il signore e proprietario reclamava dagli utenti.<br />La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine<br />Un mulino in loc. Canal di Nazzurina<br />Un mulino in loc. I Mulini, Canal di Nazzurina<br />71<br />Descrizione della struttura<br />del mulino:<br />1) CHIUSA o PESCAIA<br />Dal torrente veniva deviata una parte<br />dell’acqua che vi scorreva per essere raccolta<br />in una chiusa o pescaia, così chiamata<br />perché vi si trovavano pesci in abbondanza.<br />La chiusa era la riserva di acqua che serviva<br />a mantenere costante il flusso nel “Canal di<br />gora”.<br />2) GORA<br />Piccolo canale, spesso chiuso in un tubo,<br />che sfruttando il dislivello del terreno<br />gettava costantemente l’acqua della pescaia<br />sulle pale della ruota.<br />Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille<br />72<br />In alto la “Chiusa” o “Pescaia”; in basso la “Gora”.<br />Torrente Nazzurrina (loc. I Mulini)<br />3) RUOTA<br />La ruota<br />idraulica era costituita<br />da una corona<br />di pale o tazze. La<br />ruota a pale aveva<br />un diametro di circa<br />5-10 metri; mentre<br />la ruota a tazze<br />maggiormente usata<br />nei nostri mulini,<br />aveva un diametro<br />di circa 1 metro e<br />mezzo ed era posizionata<br />sotto il pavimento<br />del mulino stesso, come da foto. Essa veniva messa in movimento dalla<br />spinta del getto d’acqua proveniente dal canale di adduzione detto “gora”.Un dispositivo<br />simile ad una paratoia comandabile dall’interno del mulino e agente<br />sulla “gora” consentiva di regolare il flusso dell’acqua in cascata e quindi la velocità<br />della stessa ruota. La quale aveva al centro un palo che terminava all’interno<br />del mulino con una ruota dentata.<br />4) RUOTA DENTATA<br />Era una ruota posta ortogonalmente all’albero e situata internamente al<br />mulino. La ruota dentata presentava lungo la sua circonferenza un numero variabile<br />di denti, coi quali trasmetteva il movimento alla “lanterna”.<br />5) LANTERNA<br />Era un ingranaggio costituito da due dischi di legno paralleli, collegati da un<br />palo centrale e da bastoni cilindrici di legno detti FUSOLI posizionati lungo la circonferenza.<br />Tra questi si innestavano i denti della ruota dentata, determinando il<br />movimento del palo collegato alla macina.<br />73<br />La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine<br />La “Ruota”. Nel riquadro particolare delle “Tazze”.<br />6) MACINA<br />La macina era costituita da due “palmenti”, grosse<br />pietre di forma circolare sovrapposte, di notevole peso<br />e diametro. Il palmento inferiore era fisso e presentava<br />un foro centrale, attraverso il quale passava l’asse<br />del palo proveniente dalla “lanterna” che trasferiva il<br />movimento al palmento superiore. Lo sfregamento dei<br />due palmenti sgretola e riduce in farina grano, segale,<br />castagne ecc.; il tutto è fatto scendere gradatamente al<br />centro della macina dalla tremoggia sovrastante.<br />7) TREMOGGIA<br />La tremoggia è una cassetta di legno che si restringe<br />ad imbuto verso il basso e rilascia gradatamente<br />il suo contenuto sulla macina che ruota.<br />Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille<br />74<br />La “Macina”<br />La “Tremoggia”.<br />Sopra, un particolare<br />Casa del Mugnaio<br />Interno<br />75<br />La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine<br />La madia. Contenitore della farina<br />La cucina col camino<br />Il Metato<br />Strettamente connesso al mulino precedentemente descritto c’è il “Metato”<br />luogo dove erano seccate le castagne. Ogni famiglia ne possedeva almeno uno, o<br />più di uno.Attualmente sono quasi tutti in disuso o diroccati. Sono rimasti attivi<br />solo quelli più vicini ai villaggi, altri, più accessibili e meglio posizionati rispetto<br />alle attuali vie di comunicazione, sono stati trasformati in civile abitazione.<br />La struttura del metato è la seguente: una costruzione in pietra di base quadrata,<br />o rettangolare, con i lati di circa 4-6 metri e un’altezza di 5-6 metri al culmine<br />del tetto. All’interno, la struttura è divisa in due piani da grosse travi di castagno<br />all’altezza da terra di circa 3 metri e alla distanza l’uno dall’altro di circa<br />70-80 centimetri. Tra una trave e l’altra sono posizionati dei bastoncini rotondi<br />detti “cannicci”, sempre di castagno, del diametro di tre centimetri e lunghi 70<br />centimetri circa. Tutti questi “cannicci”, posti l’uno accanto all’altro, formano un<br />pavimento detto “canniccio”. I “cannicci” non sono ancorati alle travi, ma sono<br />solo appoggiati su questi. Si accede, all’interno del piano terra, da una porta posta<br />lateralmente alla struttura. La porta è sovrastata da una tettoia detta “locia”.<br />Una piccola finestrella che serve principalmente per introdurre le castagne sopra<br />il “canniccio”permette anche di accedere al piano superiore. La finestrella è posizionata<br />ad un’altezza di circa 1 metro da terra ed è di facile accesso perché verso<br />monte.<br />D’importanza rilevante è la “locia” che assolve vari compiti tra cui: riparo<br />per le grosse “legne”dette “ciocchi” raccolte durante gli anni e qui messe a seccare<br />per poi essere utilizzate per essiccare le castagne. I “ciocchi” sono la massa delle<br />radici dei castagni tagliati che sono divelte dal terreno e poi squartate.<br />Sotto la “locia” si stocca anche la “pula” cioè la buccia tolta, con la “battitura”,<br />dalle castagne gia seccate. Sotto la “locia” sono messi a riparo anche i sacchi<br />pieni di castagne appena raccolte in modo da poter gettare sul “canniccio” tutte le<br />castagne, a propria disposizione, contemporaneamente per ottenere così una seccatura<br />uniforme.<br />La seccatura della castagne avviene nel seguente modo: una volta messe e<br />stese in modo uniforme tutte le castagne raccolte sopra il “canniccio”, attraverso<br />la finestrella sopra descritta, al centro della stanza, a piano terra, vengono messi<br />alcuni “ciocchi” a cui viene appiccato il fuoco. Per evitare che dai “ciocchi” s’innalzi<br />la fiamma questi vengono ricoperti da “pula” che brucia molto lentamente e<br />non fa fiamma. In poco tempo si crea all’interno della stanza un certo calore costante<br />e molto fumo. Il calore passa attraverso i “cannicci” e secca le castagne soprastanti.<br />Questo tenue fuoco resta accesso nel metato notte e giorno e viene con-<br />Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille<br />76<br />tinuamente alimentato con nuovi “ciocchi” e nuova “pula” che è disponibile, a pochi<br />passi, sotto la “locia”. Periodicamente, entrando dalla finestrella del piano superiore,<br />le castagne vengono mosse e rigirate affinché tutte abbiano una seccatura<br />uniforme. Questa procedura dura circa 30-40 giorni comunque fino a che le<br />castagne non sono tutte essiccate.<br />Una volta accertata la corretta essiccatura, viene spento il fuoco, pulito il<br />piano del pavimento, a questo punto, con una lungo bastone, vengono “mossi”<br />uno o due “cannicci” e le castagne cominciano a cadere dal soffitto come se fosse<br />sabbia di una clessidra. Le castagne,mentre cadono, sono raccolte in sacchi che<br />sono tenuti aperti sotto la fessura aperta nel “canniccio”. Aprendo il “canniccio”<br />in più punti si ha la raccolta di tutte le castagne. Fuori del metato, inizia la “battitura”.<br />Un tempo avveniva a mano battendo le castagne dentro dei sacchi appositi<br />di modo che la buccia, ormai diventata friabile perché secca, lasciasse andare il<br />frutto interno.<br />Una volta terminata la “battitura”, c’era la “nettatura”, compito di solito affidato<br />alle donne. Queste mettevano le castagne in grossi vassoi di legno detti<br />“vassoia” poi si posizionavano contro vento e con un movimento delle braccia<br />gettavano le castagne in alto che ricadevano nella “vassoia”. In questo modo, le<br />donne, riuscivano a pulire le castagne dai frammenti di buccia “pula” che essendo<br />più leggera, spinta dal vento ricadeva a terra.<br />Le castagne erano così pronte per essere portate al mulino e diventare farina<br />di “neccio”.<br />Filastrocca<br />C’era un topo riccio riccio<br />Camminava sopra un canniccio<br />Il canniccio diè la volta<br />Te l’ ha a contà un’altra volta ?<br />77<br />La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille<br />78<br />Un metato e la “Locia”, loc. I Pozzaioli di Sotto<br />Un metato, loc. I Pozzaioli di Sotto<br />79<br />La rivoluzione del Mille Storia di un popolo: Careggine<br />Un metato visto dal retro<br />Un metato - particolare della porticina da dove vengono introdotte le castagne<br />Storia di un popolo: Careggine La rivoluzione del Mille<br />80<br />La battitura a mano del segale o del grano o farro<br />DOPO MATILDE<br />Lucca, Pisa, Modena, Reggio - I Malaspina<br />Morta la contessa Matilde l’autorità dei marchesi toscani si rallentò a causa<br />delle lunghe assenze del rappresentante lo stato e dei continui suoi cambiamenti.<br />Crescevano invece, per sentimenti di indipendenza e libertà (confermata da<br />successivi diplomi Imperiali), le potenze economiche e militari di Modena, Reggio,<br />Lucca, Pisa città vicine e in parte confinanti con la Garfagnana. In particolare<br />Careggine per la sua distanza dai centri sopra citati e per la disastrosa situazione<br />viaria si trovò pressoché isolato.<br />Confinanti dall’altra parte, verso il mare, erano i Malaspina potenti signori<br />di Lunigiana, i quali tenevano a sé “federati” i signorotti locali, arroccati sul territorio<br />appartenente alla diocesi di Luni,mentre i Comuni e i signorotti della Garfagnana,<br />che appartenevano alla diocesi di Lucca, erano attirati maggiormente<br />verso questa città a cui erano legati dalle tradizioni, dalla maggior vicinanza e dal<br />“consortato” con gli enti ecclesiastici lucchesi da cui avevano avuto i loro privilegi<br />(di conseguenza erano più spesso “confederati” con la stessa Lucca).<br />L’eterna rivale di Lucca, Pisa, ben presto iniziò una strategia di “seduzione”<br />nei confronti di quei “signorotti” locali più lontani dalle influenze dirette di Lucca<br />principalmente con quelli di Careggine. Per molti secoli - X, XI, XII, XIII - troveremo,<br />come di seguito riportiamo, i “da Careggine” alleati di Pisa.<br />1158<br />I “Cattani” (Capitanei de Garfagnana), alleati dei Lucchesi, vennero ad assediare<br />Vorno - presso Lucca - che stava coi Pisani; l’assedio durò otto mesi.<br />Il 14 Agosto 1158 veniva firmata una tregua tra Pisa e Lucca (per 10 anni),<br />che il giorno seguente venne tramutata in pace.Tra gli alleati di Pisa che avevano<br />partecipato alla guerra e di conseguenza all’atto di pace troviamo presenti quei di<br />“Corvara” e Vallecchia insieme ai loro “Agnati” di CAREGGINE.<br />1162<br />Nel 1162 (appena iniziata la pace…) i Pisani si trovarono di nuovo in guerra<br />coi Lucchesi e coi Genovesi federati tra loro (Tronci). La guerra travolse anche<br />i signori da Corvaia coi loro “Agnati” di Garfagnana e cioè quelli di CAREGGINE<br />e da Bacciano.<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />81<br />1168<br />Nel 1168 i Pisani avevano rifatto lega coi Malaspina. Nella sottoscrizione<br />dell’accordo avvenuto nell’ottobre 1168 coi Cattani di Versilia, signori di Corvaia<br />e Vallecchia, i Pisani fra l’altro garantivano a questi la riconquista del territorio di<br />Garfagnana anche a Bonaccorso figlio di Veltro da Corvaia, se avesse preso parte<br />alla lega. Probabilmente questo Bonaccorso era uno dei da CAREGGINE.<br />1169<br />Nel 1169 per l’accordo dell’anno precedente sopra citato, cento dei migliori<br />soldati pisani con Veltro e con altri da Corvaia e con molti di Versilia e Garfagnana,<br />probabilmente i da Careggine e da Bacciano, accompagnati dai Cattani, comandati<br />da Guido Mercati console Pisano, entrarono nella rocca Fiamminga in<br />Versilia e posero l’assedio a Corvaia che in quel momento era occupata dai Lucchesi.<br />I federati - Garfagnini e Versiliesi - tennero l’assedio per un mese spesati in<br />tutto da Pisa.<br />Alla fine di maggio fu pattuita una tregua che si tramutò in pace tra Pisa e<br />Lucca nell’agosto del solito anno, ma questa non fu mantenuta e quindi quelli<br />della Garfagnana, compreso i da Careggine si riconfermarono fedeli a Pisa ricevendo<br />in quella circostanza “molti privilegi ed esenzioni, come se fossero stati veri<br />e propri cittadini di Pisa, avendoli prima fatti giurar fedeltà” secondo il costume<br />dei tempi. La formula del giuramento era quella di “nulla fare contro Pisa, di<br />obbedire al Podestà ed ai Consoli, e di difendere la città e lo stato”: in cambio venivano<br />concessi tutti i diritti ed i privilegi de’Pisani in città e fuori per mare e per<br />terra,“IN FUNDACI ET APOTHECIS ET NAVIBUS”<br />1171<br />Un ennesimo assedio alla Rocca di Corvaia durava oramai da sei mesi: vi<br />partecipavano, come nell’assedio di qualche anno precedente, anche gli alleati<br />Garfagnini. I pisani ritenevano ormai che fosse imminente la resa quando i Lucchesi,<br />uniti ai Genovesi, riuscirono a “sobillare” con il denaro gli ausiliari di Pisa,<br />e cioè i Versiliesi e i signori di Vallecchia che attraversati i monti di “Mosceta” iniziarono<br />a saccheggiare i territori dei Garfagnini.Questi, venuti a sapere che le loro<br />terre erano state invase dai lucchesi con i loro nuovi alleati, dovettero lasciare<br />l’assedio di Corvaia e tornare nelle proprie terre. Solo Bonaccorso dei da Careggine<br />e gli altri figli di Veltro da Corvaia restarono fedeli a Pisa.<br />Dalla storia di questo secolo sempre più risulta che in Garfagnana c’erano<br />dei Comuni liberi a mò di repubblica i cui abitanti o “populares”si adunavano per<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />82<br />eleggere “sindaci”o procuratori,non solo per cose di amministrazione, ma per allearsi<br />secondo opportunità, da pari a pari, con chi loro paresse, ora con Pisa, ora<br />con Lucca, salva la suprema autorità dell’Imperatore e del Papa secondo la formula<br />dei tempi. Altri comuni di Garfagnana retti da nobili e “mentovati” nei diplomi<br />di questi tempi non erano comuni liberi ma feudali, cioè retti da signori; e<br />questo è il caso di Careggine.<br />1179<br />Da un privilegio di Federico II confermato da Carlo IV Imperatore si ricava<br />che fin dal tempo di Federico I (il Barbarossa, che visse nell’anno 1152 e fu Imperatore<br />poco dopo il tempo della Contessa Matilde), in Garfagnana vi erano questi<br />Conti, Cattanei, Valvassori. E questo viene anche confermato da un altro documento<br />del 1170 tra Guglielmo Vescovo di Lucca e molti di questi Signori locali.<br />I più nominati sono quelli di Careggine unitamente a quelli di Bacciano e uniti<br />sempre ai Corvaresi potentissimi signori della Versilia.<br />Questi comuni non liberi erano: “Doraio (Soraggio), Sillano e Dalli, de Gragnano<br />(Gragnana), de Verucola Gerardenga (i Gheradinghi), i Signori di Baciano<br />(Bacciano), et de CARECINO, agnati dei Corvaia,de Celabarati (Cellabarati) presso<br />Castelnuovo, de casa Ronaldenga con giurisdizione su tutto il Piviere di Loppia<br />comprese Riana, Lupinaia, Treppignana, facenti parte della Garfagnana e con<br />diritti sopra Villa Collemandina, de Casa Sofredinga (d’un madesimo stipide coi<br />Rolandinghi e Gherardinghi, che avevano qualche giurisdizione in Corfigliano,<br />Capoli, Casciana e in GAREGGINE).<br />1187<br />83<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />XIII secolo: Influenze del Papa sulle terre di Careggine<br />1192<br />Dal registro fatto da Cencio Camerlengo della Chiesa Romana nell’anno<br />1192 (cioè di quel Cencio che poi nel 1216 fu eletto Papa con il nome di Onorio<br />III), appare senza dubbio che in Careggine, nel registro detta “Massa in Caricino”,<br />la Chiesa Romana avesse proprietà - che le pagavano il censo e comunque fossero<br />a lei assoggettate, o dai padroni, o dai fondatori, o dai feudatari di queste terre<br />o villaggi -; comunque godevano della protezione della sede apostolica.<br />1209<br />Nel 1209 molti comuni Garfagnini giurano fedeltà a Lucca ma altri rimangono<br />direttamente dipendenti dall’Impero e nell’immediata dipendenza di questo<br />rimanevano i feudatari Rolandinghi, Gherardinghi, i da CAREGGINE con il<br />loro numeroso “Parentado”.<br />1227<br />Il 23 e 24 novembre 1227 il Legato Cinzio di Pisa, obbedendo ai mandati del<br />Pontefice, aveva radunato nella chiesa S.Maria di Pugnano, nel territorio pisano<br />adiacente a quello lucchese, i signori della Garfagnana e da questi si era fatto prestare<br />giuramento di fedeltà e obbedienza alla S. Sede.<br />I presenti erano: le famiglie dei Soffredinghi d’Anchiano,dei Rolandinghi di<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />84<br />Mologno e Loppia, di quei da CAREGGINE, da Cellabaratti, da Bacciano e da Castello<br />di Perpori. Qui si nota che certi GUILLELMUS & ILDERICUS de CARECINI<br />sono tra coloro che prestarono giuramento al Papa.<br />85<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />Il sigillo del Papa che mette la Garfagnana sotto la sua Protezione<br />1230<br />I popoli, i conti e i cattanei della Garfagnana tra cui i Signori di Careggine<br />“stimandosi liberi per Privilegio degli Imperatori”, e non volendo ubbidire ai<br />Lucchesi, che pretendevano di avere su di loro dominio, si misero in “clientela”<br />con Papa Gregorio IX al quale chiesero protezione.<br />Immediatamente il Papa impose a Lucca di non disturbare i Signori succitati<br />della Garfagnana, pena la “scomunica”.<br />Ma questo comando del Papa fu disatteso dai Lucchesi che presto iniziarono<br />altre guerre per impossessarsi dei territori dei detti signori.<br />1237<br />Dopo le guerre degli anni precedenti tra Lucca e Pisa e i loro rispettivi alleati<br />nel 1237 ci fu la pace con Pisa e coi signori da CAREGGINE di Garfagnana<br />che ne tenevano le parti. Il compromesso venne firmato il 5 aprile e la pace il 7<br />novembre. Contemporaneamente i signori da CAREGGINE con gli altri signori<br />della bassa Garfagnana “nobilibus viris dominis de Carfagnana” coi Pisani e con<br />tutti i numerosi federati di questi sottoscrivevano il compromesso e la pace coi<br />Visconti di Torrita e Gallura, con Malpilio di San Miniato e coi da Porcari seguaci<br />dei Pisani (documento tratto dall’archivio dei Monaci Cistercensi di Firenze).<br />Tra i firmatari un Guglielmo da Sala che doveva essere della famiglia dei da Corvaia,<br />non di Garfagnana, uno di d’Anchiano, ed ILDEBRANDINO de CARECINE<br />e GUGLIELMO GARFAGNINO che il Pacchi ritiene appartenere ad una nobile famiglia<br />di questo casato ma di cui in seguito non si ha traccia a Careggine.<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />86<br />Non documenti scritti<br />ma solo cenni saltuari ci fanno<br />intravedere qualche cosa di<br />quei tempi tra i più singolari<br />della nostra storia. Stando ai<br />fatti fin qui accennati e a quelli<br />che tra poco citeremo, pare che<br />i comuni liberi parteggiassero<br />in questi anni per Lucca, mentre<br />quelli retti da “signori”, che<br />non erano troppo miserabili o<br />troppo legati ai lucchesi, o per<br />la situazione geografica dei loro<br />feudi avevano compreso che<br />Lucca avrebbe provocato la loro<br />rovina.<br />È anche probabile che a<br />queste due diverse concezioni<br />del comune e dello stato in genere<br />si connettessero le due<br />fazioni o partiti dell’epoca:<br />Guelfi e Ghibellini. Verosimilmente<br />GHIBELLINI e tenaci<br />custodi della diretta dipendenza<br />dall’Impero erano i Signorotti<br />tra cui indiscutibilmente<br />e costantemente i da<br />CAREGGINE con i loro “Agnati”<br />Versiliesi sempre alleati e<br />amici della Ghibellina Pisa. Dall’altra parte (Guelfi) quei Comuni sedicenti liberi<br />ma orbitanti o meglio soggiogati dalla “Guelfa Lucca”.<br />Il fatto che nel 1244 come scrive il Beverini o più verosimilmente nel 1245, come<br />rettifica il Mazzarosa, celebrandosi in Lucca la festa di S.Croce, il 13-14 settembre<br />come tuttora si usa,un tale Scaricchio (Scariccio) notaro,nativo di Garfagnana e probabilmente<br />di Castiglione, uno di quelli che avevano accettato la cittadinanza lucchese,<br />trovandosi in questa città “d’arbitrio proprio”a nome della Garfagnana,aveva portato<br />a Santa Croce un cero, che era segno di sudditanza del contado, come fu sempre<br />ne’tempi della Repubblica. I Cattani di Garfagnana probabilmente quelli da CAREGGINE<br />e da Corvaia risaputo ciò,sul principio del 1246 mandarono in Lucca sicari che<br />tagliarono la mano destra a Scaricchio come a “fellone e traditore”.<br />87<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />Nell’immagine, ricostruzione del “notaio errante” con il suo classico copricapo<br />bianco, un tavolo occasionale e, fondamentali, la penna d’oca e il calamaio<br />pieno d’inchiostro (estratto dalla lavorazione di bacche particolari).<br />Compito dei notai era quello di scrivere le “Convenzioni private” e per questo<br />ricevevano un compenso. Per svolgere la loro funzione girovagavano sul territorio<br />alla “ricerca” di clienti. Nell’età longobarda i “pubblici notai” furono riconosciuti<br />dallo stato, ebbero un maggiore sviluppo nell’età carolingia e comunale<br />in cui svolgevano le loro funzioni anche a servizio del potere locale. La<br />veridicità degli atti era dovuta alla fiducia che il popolo aveva nella persona<br />stessa del notaio indipendentemente dalla sua funzione.<br />Questi furono immediatamente scoperti, giudicati e decapitati e per vendetta<br />contro i mandanti, i Lucchesi, più presto che poterono, si mossero con i loro<br />soldati: era la settimana Santa, che in quell’anno era la prima di aprile, e misero<br />a sacco le terre di Garfagnana.<br />I signori da CAREGGINE e quelli di Bacciano furono i mandanti dei sicari di<br />Scaricchio.Questi furono i più accaniti nemici dei Lucchesi in Garfagnana, e benchè<br />dei meno potenti, forse furono tra i più temuti, perché “agnati” e “consorti”dei Corvaresi,<br />sempre collegati con Pisa.“…Anzi indizio che autori dei fatti sopra citati fossero<br />i da CAREGGINE è dato dal vederli rifugiati prima in Versilia, poi in Pisa”.<br />Questo costante contrasto con Lucca e con la sua autorità fu la causa della<br />scomparsa della nobile casata dei da CAREGGINE.<br />1246<br />Intorno a questo tempo fu signore della Garfagnana (sotto il quale erano i<br />soliti Conti,Valvassori e Cattanei suoi Vassalli), Enrico, re di Sardegna, chiamato<br />Enzo dai Germani figlio “bastardo” di Federico II Imperatore, lo stesso che nella<br />guerra tra Modena e Bologna fu fatto prigioniero e portato a Bologna vi morì.<br />1248<br />Enzo sopra citato, persa la guerra, fu “costretto” (o diede il consenso) a cedere<br />la Garfagnana in dominio ai Lucchesi come si vede nel privilegio del 1248 di<br />Federico II Imperatore padre di Enzo (Enrico) sopra nominato.<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />88<br />1260<br />Nella descrizione di tutte le Chiese per la raccolta delle decime per la Crociata<br />indetta da Papa Alessandro IV sono citate ben due Chiese: Pieve di Careggine<br />e Hospitale de Isola Santa.<br />89<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />1272<br />In questi anni tutta la Garfagnana era divisa dunque in comuni: o liberi,o soggetti<br />a feudatari.Ma passò poco tempo perché i Lucchesi,per meglio stabilire la propria<br />autorità, la divisero in Vicarie. La parte alta della valle del Serchio, che è la Garfagnana<br />in senso stretto,nel 1272 fu divisa in due vicarie: una di Camporgiano e l’altra<br />di Castiglione che costituivano la Vicaria di Garfagnana “a Perpore supra”cioè dal<br />monte Perpori verso nord,mentre l’altra di Barga e di Coreglia fu chiamata “a Perpore<br />infra”. Sede della vicaria di Garfagnana a “Perpore supra”fu Castiglione,il centro<br />più importante ed il più fortificato. La sede della Vicaria di “Perpore infra”fu Barga.<br />Nel Dicembre del 1272 per la prima volta si trova nominata la Vicaria di<br />Camporgiano, della quale faceva parte Careggine.<br />Nonostante questa organizzazione civile, militare e religiosa da parte di<br />Lucca nei confronti del territorio garfagnino, questa non aveva ancora eliminato<br />le signorie locali con una presenza sul territorio ancora molto forte.<br />1280<br />Infatti nel 1280 Paganello Vescovo di Lucca con un atto confermava in feudo<br />ai numerosi appartenenti alla casata dei da CAREGGINE le terre della Pieve di<br />Gallicano già possedute dai loro “maggiori” (antenati ). Oltre ai detti luoghi il territorio<br />di questi nobili comprendeva quasi certamente almeno tutto il Comune<br />medievale e attuale di Careggine e quello attuale di Vagli coi tre “comuni”: Vagli<br />Sopra,Vagli Sotto e Roggio.<br />“ …. I discendenti della famiglia dei Corvaresi posseggono carte, almeno moderne,<br />riguardanti terreni e diritti in Vagli. Come si vede possedevano pure molte<br />parti di altri comuni, oggi uniti a Camporgiano situati sulla destra del Serchio ed<br />altri, a valle, nella parte alta del Piviere di Gallicano, cioè nei territori di Molazzana,<br />Vergemoli, Trassilico, a confine con le terre dei Corvaresi. Una concessione di<br />possesso d’alcuni beni fatta da certi Lombardi dimoranti a Forno Volasco in Garfagnana<br />nella Vicaria di Barga ai Sindaci di Levigliani e Terrinca in Versilia nella Vicaria<br />pure Lucchese di Pietrasanta, il 4 dicembre 1284, nomina incidentalmente i<br />Comuni di Careggine,Vagli e Sassi; questi ultimi tre comuni erano nel territorio dei<br />Nobili da CAREGGINE;mentre i primi due, Levigliani e Terrinca in quello dei Corvaresi.<br />Altro ramo dei nobili di Corvaia-Vallecchia in Versilia “agnati” di quelli di<br />Careggine, erano i Signori di Bacciano, o Baccianesi i quali in tutti i diplomi Imperiali<br />sono ricordati dappresso ai da CAREGGINE.”<br />1278<br />Un esempio dell’autonomia di cui ancora alla fine di questo secolo godevano<br />i comuni liberi ci è dato dalla potestà che questi avevano di prendere in accordo<br />deliberazioni concernenti l’intera “provincia”di Garfagnana. Potestà che se<br />anche molto sminuita conservarono anche per il secolo successivo e oltre. Infatti<br />nel maggio 1278 i Sindaci di tutti i Comuni della Garfagnana e probabilmente anche<br />di quelli appartenenti ai “signorotti”come Careggine, uniti in Parlamento,davano<br />incarico agli Anziani e ai tre principali “Officiali” del Comune di Lucca di<br />emendare e migliorare gli Statuti criminali della Provincia; e questi pubblicarono<br />le nuove costituzioni penali con il titolo seguente. “Hec sunt Costitucionis Ma-<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />90<br />leficiorum totis Provinciae Gharfagnanae correcte et emendate per nobiles et magnificos<br />viros…(segue in latino).<br />Queste Costituzioni erano la rielaborazione delle consuetudini delle Vicarie<br />sia imperiali che anteriori, modelli e fonte di tutti i successivi Statuti delle Vicarie<br />di Garfagnana Lucchesi ed Estensi fino al secolo nostro. Le multe, parte principale<br />di ogni punizione secondo il valore dei danni arrecati o dei diritti lesi ; l’innumerevole<br />varietà dei piccoli casi considerati dal legislatore; certe differenze nelle punizioni<br />dei delitti a proposito dei servi che si intendono già come servitori e domestici<br />e non più come in antico “aldii e schiavi”, sono frutto delle tradizioni passate.<br />Nelle nuove leggi delle “Costituzioni” sopra citate, vennero fusi certi sistemi<br />di rapporti personali che mostrano evidente la persistenza dell’elemento Longobardo<br />- come tradizioni e consuetudini - che si era conservato per sette secoli fino<br />al XIII secolo.<br />1287<br />Lucca riconosce l’autorità dell’Imperatore Rodolfo I Austriaco, che gli cede<br />la propria libertà per 12.000 fiorini: Lucca acquistò così il diritto di governare una<br />parte della Garfagnana.<br />XIV Lo statuto di Lucca<br />La libertà dei comuni della Garfagnana e Careggine<br />Col sopravvenire del secolo XIV Lucca aumenta la propria autorità nei confronti<br />dei comuni avocando a sè l’ingerenza di quelle facoltà che avevano costituito<br />la libertà degli stessi. Gli antichi diritti di questi, persino nei casi di “confinazioni”<br />fra comuni contigui nelle questioni di pascolo ecc., scomparvero.<br />Lo statuto di Lucca fatto nel 1308 in seguito ai rivolgimenti “de’ popolani”<br />avvenuti in Lucca nel 1305, il primo pervenutoci completo, proibiva a tutti i comuni<br />di far leghe o trattati con altri comuni o “in private persone” senza il permesso<br />del Podestà, del Capitano e degli Anziani di Lucca e prescriveva che se un<br />comune aveva questioni di confine o voleva opporre i termini, avrebbe dovuto ricorrere<br />al Sindaco maggiore di Lucca il quale, dopo aver citato il Comune avverso,<br />avrebbe fatto nominare a ciascuna delle parti un arbitro eleggendone egli<br />stesso un terzo in caso di disaccordo.<br />Oltre a tutto questo, che era rivolto alle comunità libere per diplomi Imperiali,<br />e specialmente ai feudatari, tra cui i da Careggine, perché si perdesse la vo-<br />91<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />glia di fare qualche atto sospetto contro l’autorità di Lucca, in questi statuti, fu<br />confermata la prescrizione, già presente nei secoli precedenti, che se in Garfagnana<br />ed in Versilia, “provincie di più recente acquisto e dotate in addietro di<br />maggior libertà”, fossero stati riedificati un castello o una torre “in onta di<br />Lucca”, entro otto giorni si dovessero distruggere. Prescrizione a cui non sempre<br />ci si attenne.<br />Così se da una parte con la soppressione del feudalesimo era aumentata<br />la libertà degli uomini, dall’altra venivano sminuiti i diritti dei Comuni liberi<br />e soppresse tutte le autonomie che avevano costituito la libertà della<br />Garfagnana nei tempi Imperiali, a beneficio di quell’accentrazione che Lucca<br />portò poi quasi all’estremo e che le fruttò più tardi la perdita di gran parte<br />della stessa.<br />È probabile che alla fine del XIV secolo o sul principio di quello seguente,<br />poiché i Comuni erano diventati liberi da vincoli feudali, essendo stata estesa<br />a tutti la cittadinanza lucchese, venissero a sparire le differenze civili, fra gli<br />abitanti della Città e quelli della Provincia. Il tracollo definitivo, almeno per la<br />maggior parte dei signori feudali, fu dovuto ad una recrudescenza dei rivolgimenti<br />popolari in Lucca nel 1308. Questi avvenimenti causarono l’esclusione<br />dal governo cittadino, anche se per poco tempo, dei Conti rurali, dei Patrizi e<br />dei Nobili e il governo della repubblica fu affidato alla “Plebe”.<br />Oltre le notizie sopra citate, ricavate dallo statuto della Repubblica di<br />Lucca del 1308, altre che ci riguardano sono da evidenziare.<br />Infatti risulta che la Valle del Serchio era divisa in cinque Vicarie:Valdilima,<br />Coreglia, Barga, Castiglione e Camporgiano. Lo Statuto riporta l’elenco<br />dettagliato dei Comuni sotto le varie Vicarie ma non è preciso per le Vicarie di<br />Castiglione e Camporgiano; anzi, sebbene la Vicaria di Camporgiano venga citata<br />più volte unitamente alle altre, non lo è a proposito della “Luminara di S.<br />Croce”. Nell’elenco, i Comuni dell’alta Garfagnana, sono uniti, in modo generico,<br />sotto l’unica rubrica della “Vicaria di Castiglione e Castelnuovo”, senza una<br />specifica classificazione di quelli dipendenti da Camporgiano o CAstiglione e<br />questo non per errore, ma sicuramente per malafede dei lucchesi che volevano<br />nascondere la situazione reale in queste vicarie.<br />Probabilmente molti comuni dipendenti da questa vicaria, ancora retti<br />da nobili e signori, come quelli di Gragnana, di Dalli, di Careggine ecc. non<br />erano molto “regolari” in questo tributo, che era anche riconoscimento di autorità<br />su di loro e sui propri possedimenti da parte di Lucca.<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />92<br />1310: Careggine sotto i Malaspina<br />Nel 1310 i Lucchesi (come Guelfi accaniti) ed il loro potere locale subirono<br />un duro colpo quando scese in Italia Arrigo VII per farsi incoronare Imperatore.<br />La sua venuta aveva rincuorato i Ghibellini e principalmente Pisa, grande nemica<br />di Lucca. Lucca ed altri Guelfi di Toscana e fuori per opporsi a lui avevano fatto<br />lega e avevano chiesto aiuto a Roberto re di Napoli.<br />Arrigo, appena incoronato Imperatore nel 1312 viene a Pisa e mostra subito<br />la sua avversità a Lucca invadendo la Versilia e togliendo a questa altre parti del<br />suo Stato. Tra i Signori Ghibellini devoti a Arrigo c’è Spinetta Malaspina di Fivizzano<br />e Fosdinovo che possedeva le terre confinanti con la Garfagnana.Questi con<br />l’accordo dell’Imperatore, invade varie parti dello stato Lucchese scendendo con<br />i suoi eserciti dall’alta Garfagnana attraverso le terre dove i suoi amici avevano<br />aderenze e Vassalli tra cui i da Careggine: con l’aiuto dei nemici di Lucca arrivò a<br />Castelnuovo che “si arrese a discrezione, salve le persone”.<br />A lui ed ai suoi legittimi discendenti ed eredi il 19 marzo 1313 Arrigo VII<br />concede l’investitura della Vicaria di Camporgiano in Garfagnana tolta ai Lucchesi<br />quindi anche Careggine. L’investitura comprende “tutti i territori, distretti,<br />diritti, giurisdizioni e pertinenze”. La Vicaria viene costituita da tutti i Comuni<br />93<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />già dichiarati da Lucca di sua competenza ed inoltre da quelli situati sulla destra<br />del Serchio che prima appartenevano alla Vicaria di Castiglione, ma che Spinetta<br />aveva conquistato con le armi, e cioè: Castelnuovo,Monti, Sassi, Eglio,Granciglia,<br />Palleroso, Rontano, Torrita.<br />Pochi anni dopo Spinetta trovò avversione nella Vicaria di Camporgiano dovute<br />alla ribellione di alcuni rivoltosi Guelfi ancora rimasti in zona. Questi si<br />schierarono al comando di Atto o Azzone dei nobili di Gragnana feudatario e consanguineo<br />dello stesso Spinetta (infatti una sua cugina, Spina figlia di Corrado II<br />Malaspina di Olivola, aveva sposato un Nicolò da Gragnana morto nel 1282, come<br />narra il Boccaccio).<br />Spinetta, per sedare la rivolta, nella primavera del 1315 invade di nuovo la<br />vicaria di Camporgiano aiutato da una schiera di tedeschi, probabilmente cedutagli<br />da Uguccione della Faggiola, dai Ghibellini locali (tra cui i da Gareggine) e<br />inoltre da alcuni nobili di Gragnana rimastigli fedeli. Assediato Atto (Azzone)<br />probabilmente a Gragnana, con poca fatica Spinetta riconquistò tutta la vicaria<br />con l’aggiunta di Minucciano col suo castello allora sotto il potere dei nobili di<br />Gragnana, che gli si arrese il 31 maggio 1315.<br />1316<br />Uguccione della Faggiola il 1<br />aprile 1316 fa imprigionare a Lucca<br />Castruccio Castracani ma la rivolta<br />del popolo Lucchese determina la sua<br />liberazione (11 aprile 1316) e il tracollo<br />del potere di Uguccione sia su<br />Pisa che su Lucca.<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />94<br />1316 - La meteora: Castruccio Castracani<br />Castruccio in pochi anni, per la sua abilità politica, diventa il signore di tutto<br />il Nord della Toscana; nel 1319 viene in Garfagnana e in questa<br />occasione molti comuni si sottomettono a lui, in seguito tutta<br />la provincia e quindi anche Careggine.<br />1324<br />Castruccio Castracani, nel 1324 viene nominato Vicario Imperiale<br />da Ludovico il Bavaro Imperatore, a questi vengono concessi<br />tantissimi territori. Il suo potere oltre che nel nord della Toscana<br />sconfina in Liguria,Modena,Bologna,Reggio ecc.<br />La sua capacità amministrativa, (unita a lungimiranza e potenza)<br />culmina con la sua nomina a Duca di tutte le terre sopra citate<br />da parte dell’Imperatore nel 1327.<br />Castruccio compie in pochi anni molte opere infrastrutturali anche in Garfagnana:<br />strade, ponti,monasteri, rocche ecc.ma nessuna che riguardi Careggine e il<br />suo territorio.<br />Nei pochi anni del governo di Castruccio si ha un periodo quasi di pace ma<br />per noi importante non è parlare di lui ma di sua moglie Pina, che era della famiglia<br />dei da Corvaia “agnati” dei da Careggine e dei suoi figli: Arrigo, Valerio,<br />Guarnieri.<br />1328<br />Alla morte di Castruccio, avvenuta nel 1328, il figlio Arrigo resta nei domini<br />del padre ma per la sua incapacità viene scacciato dall’Imperatore Ludovico il<br />Bavaro che era in questo periodo in Italia.Una parte della Garfagnana, quella dove<br />da più tempo signoreggiava Lucca, ubbidì all’Imperatore mentre la parte più a<br />nord rimase in possesso di Alderico, figlio di quell’Alderigo mercante in Londra<br />grande benefattore di Castruccio, e dei figli di questo:Valerio,Giovanni,Guarnieri<br />e Francesco Castracani.<br />Sotto questi signori ritengo fosse Careggine e territori limitrofi (sicuramente<br />quelli abitati dai parenti della mamma Pina).<br />1328 - Il ritorno di Spinetta Malaspina<br />Il suddetto imperatore, oltre ad aver cacciato il figlio di Castruccio da tutti i<br />territori appartenuti al padre, aveva anche ristabilito sui loro territori i signori<br />95<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />Castruccio Castracani<br />precedenti tra cui Spinetta che, riavute le proprie<br />terre, pensò a riconquistare anche la vicaria<br />di Camporgiano da lui tenuta per breve<br />tempo quattordici anni prima; quindi chiese<br />all’Imperatore Ludovico la conferma e la nuova<br />investitura della predetta Vicaria che gli era<br />stata concessa da Arrigo VII nel 1313. La conferma<br />fu fatta in Sonzino il 30 aprile 1329 e Spinetta<br />rientrò in possesso del suo feudo.<br />Tutto questo sicuramente non lo ottenne<br />con facilità e sicuramente il suo potere fu molto<br />relativo per la presenza sul territorio dei molti<br />ribelli che ancora erano al seguito dei figli di<br />Castruccio, tanto è vero che questi rivoltosi con<br />l’aiuto di alcuni Garfagnini (tra cui forse anche<br />di Careggine) riuscirono ad occupare la città di<br />Lucca - anche se per solo due giorni - e non potendola<br />tenere fuggirono in Garfagnana, tornando<br />dai loro amici e parenti, alcuni anche sulle nostre montagne.<br />1332 La Garfagnana e Careggine comprata da Firenze.<br />Guerre di tutti contro tutti: leghe, patti, trattati fatti<br />e disattesi contemporaneamente.<br />Firenze, acquistata Lucca, per effetto dei patti stabiliti nel 1332 riconobbe<br />l’autorità di Spinetta in Garfagnana<br />1341<br />In Ferrara, il 30 luglio 1341, Tommaso Corsini e Jacopo Alberti, costituiti<br />sindaci e procuratori del comune di Firenze, acquistavano da Buonavventura procuratore<br />di Spinetta Malaspina, tutti i castelli della Vicaria di Camporgiano che<br />questi ivi possedeva per il prezzo di 12mila fiorini d’oro (da pagarsi in Ferrara):<br />4.800 entro un mese dalla consegna degli ostaggi che gli Scaligeri e Firenze dovevano<br />inviare al Marchese di Ferrara per garantire l’esecuzione del contratto; il rimanente<br />in trenta mesi.<br />In questi anni una gran confusione di potere tra le signorie Italiane si riflette<br />a specchio anche sulle nostre terre determinando continue guerre locali per<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />96<br />Arrigo VII<br />il possesso della Garfagnana.Non potendo dilungarci più di tanto cercheremo di<br />fare una quadro della situazione citando solo qualche nome. L’Imperatore vende<br />Lucca e parte della Garfagnana a Pietro Rossi per 25.000 Fiorini, questi la vende<br />a Mastino della Scala che la compra per i Fiorentini; Mastino non è fedele agli<br />impegni presi ed è quindi guerra tra Firenze e Milano.Pisa assedia Lucca per impedire<br />che Firenze conquisti Lucca ma non ci riesce e i Fiorentini occupano Lucca<br />per nove mesi, i Pisani aiutati da Luchino Visconti riescono a occupare Lucca<br />il 6 luglio 1342 .<br />Nel frattempo in Garfagnana, Barga si dà ai Fiorentini, la Vicaria di Camporgiano<br />è tenuta da Alderigo e Giovanni Castracani. Castiglione e terre limitrofe<br />sono rette dai figli e nipoti di Castruccio.Arrigo, altro figlio, occupa Ceserana,<br />Coreglia e altre trentotto terre sono in mano di Francesco Castracani, ecc. ecc.; in<br />altre parole tutta la Toscana, e di conseguenza tutta la Garfagnana, è in guerra,<br />paese contro paese, villaggio contro villaggio.<br />Tutte le terre di tutta la Garfagnana sono attraversate da Pisani, Fiorentini,<br />Lucchesi Milanesi e cavalieri Tedeschi dell’Imperatore.<br />Il capovolgimento di fronte tra alleati è quasi continuo, anche tra parenti:<br />tra tutti citiamo nell’anno 1344 Luchino Visconti, già alleato dei pisani, fa un trattato<br />con Arrigo figlio di Castruccio e assedia Castiglione, in quel momento tenuto<br />dai Pisani (i quali inviano in soccorso della fortezza Francesco Castracani che<br />in quel momento sta coi pisani), attacca il campo del Visconti e vince; ma poco<br />dopo Luchino Visconti, aiutato da Filippino Gonzaga, che con i suoi soldati attraversa<br />tutta la Garfagnana, conquista Castiglione. L’anno successivo (1345) viene<br />fatta la pace tra Luchino Visconti e i Pisani.<br />1355 - Pisa e il suo predominio in Garfagnana<br />Nell’anno 1355 l’Imperatore Carlo IV trovandosi in Pisa concede a questa<br />città il dominio su Lucca, Pietrasanta,Massa, Lunigiana, Garfagnana.<br />Ma non tutto è semplice per Pisa; infatti, mentre le Vicarie di Camporgiano<br />e Castiglione sono abbastanza fedeli, guerre continue si svolgono contro i Fiorentini<br />per il possesso di Barga e dintorni.<br />In questi anni anche Careggine è sotto il dominio di Pisa anche se i suoi abitanti<br />godono di ampie libertà confermate direttamente dall'Imperatore Carlo IV°.<br />E' interessante notare la dicitura del testo sotto riportato per indicare i da<br />Careggine: “…ac etiam Coluccii Petrini venientis de illis, qui de Careggine nominatur<br />Comitatus Praedictis…”.<br />97<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />98<br />1369 - Di nuovo sotto Lucca<br />Careggine, come la vicaria di Camporgiano e Castiglione, fu tenuta dai Pisani<br />fino al 1369 quando Carlo IV Imperatore rende la libertà a Lucca e il relativo<br />possesso della Garfagnana (con la vicaria di Camporgiano e quindi Careggine),<br />dietro il pagamento di 25.000 fiorini da parte dei Lucchesi.<br />Nonostante quanto sopra,non fu facile per i lucchesi impossessarsi delle varie<br />Vicarie perché trovarono gli eredi di Castruccio ancora molto potenti: Alderigo,<br />Giovanni e Arrigo avevano occupato anche Castelnuovo.<br />99<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />1371<br />Solo nel 1371 si raggiunse un accordo tra Lucca e gli eredi di Castruccio:<br />Lucca pagò a questi 4.000 fiorini d’oro e si impegnò a tenere i Comuni di parte<br />Guelfa sotto la Vicaria di Camporgiano e i Comuni di parte Ghibellina sotto la Vicaria<br />di Castiglione.<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />100<br />Dal rapporto sulla Garfagnana del Consiglio Generale di Lucca del 1371, si<br />viene a capire così che le famiglie del comune di Careggine in quel periodo erano<br />37 “foci” (fuochi),per un totale di circa 150 abitanti.<br />101<br />Dopo Matilde Storia di un popolo: Careggine<br />XIV<br />Tutto il XIV secolo è caratterizzato<br />dal dilagare in Garfagnana<br />di continue guerre, invasioni, pestilenze<br />ed ogni forma di immoralità.<br />In questo secolo c’è un notevole<br />calo della popolazione tanto che<br />anche la Chiesa di Careggine rimane<br />per lungo tempo senza pievano.<br />1400<br />Paolo Guinigi a Lucca<br />Tutta la Garfagnana era sotto<br />il dominio di Lucca fino all’apparire<br />di Paolo Guinigi signore di Lucca<br />il quale tiranneggiò su tutto e<br />tutti: a lui si deve l’estinzione dei<br />pochi signori feudali rimasti in<br />Garfagnana. La sua fame di potere<br />lo portò a scontrarsi contro Firenze<br />alleandosi con lo Sforza, che a sua<br />volta dopo poco tempo voltò le<br />spalle al Guinigi e si alleò con i fiorentini<br />(i quali invasero e saccheggiarono<br />le terre di gran parte della<br />Garfagnana tra cui la Vicaria di<br />Camporgiano e anche Careggine).<br />Lucca, Torre Guinigi<br />Storia di un popolo: Careggine Dopo Matilde<br />102<br />I FERRARA<br />In seguito a questi continui saccheggi perpretati da “bande di mercenari”fiorentini,<br />la popolazione era allo stremo delle forze. Da anni,gli uomini e le terre delle<br />Vicarie di Castelnuovo, Camporgiano e Castiglione erano prese e saccheggiate.<br />1430<br />Gli uomini dei villaggi erano quasi tutti deceduti per le continue guerre. La<br />fame, la miseria e l’abbandono delle terre coltivate e coltivabili rendeva difficile la<br />sopravvivenza.<br />Careggine e le sue terre non ebbero sorte migliore: un quasi totale spopolamento<br />ridusse il nostro territorio ad un ambiente abbandonato. Lucca non aveva<br />più nessun potere, la potenza di Pisa era ormai in decadenza, i fiorentini dominavano<br />quasi tutta la Toscana e la Garfagnana era, per loro, terra di saccheggio.<br />Ecco la necessità di cercare un protettore, individuato nei Ferrara.<br />Gli stati dei Ferrara sono<br />confinanti col nord della Garfagnana<br />e la loro famiglia è discendente<br />diretta della Contessa<br />Matilde. I Ferrara in quel<br />periodo hanno una notevole<br />influenza sia con l’impero che<br />con gli stati pontifici, sono nemici<br />di Firenze ed hanno una<br />potenza militare adeguata a<br />contrastare i soprusi degli occupanti<br />fiorentini.<br />Castelnuovo e i villaggi<br />della sua vicaria il 27 dicembre<br />1429 chiedono, o meglio: si<br />“danno volontariamente”ai Ferrara<br />nella persona di Nicolò d’Este<br />marchese di Ferrara,Modena<br />e Reggio. Tutto questo con il<br />tacito accordo di Papa Martino<br />V e Sigismondo I Imperatore.<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />103<br />Nicolò d’Este accetta la sottomissione della vicaria di Castelnuovo il 3 febbraio<br />1430 e concede alla stessa numerosissimi privilegi .<br />L’Imperatore Sigismondo I, il 7 settembre 1433 in Ferrara dà al Marchese<br />Nicolò ufficialmente “l’investitura” delle terre di Castelnuovo.<br />1433<br />In Ferrara il 20 Aprile 1433 fu fatta la pace tra il Duca di Milano e i Lucchesi<br />da una parte,Veneziani e Fiorentini dall’altra: fu stabilito che i Fiorentini dovevano<br />restituire a Lucca le terre della Garfagnana occupate, tra cui la Vicaria di<br />Camporgiano e conseguentemente anche Careggine.<br />Ma per Lucca non fu facile rioccupare la Garfagnana: primo perché Firenze<br />non lasciò subito libere le terre assegnate ai lucchesi; secondo le terre di Castelnuovo<br />che si erano date ai Ferrara erano da questi occupate in modo legittimo.<br />I Lucchesi quindi trattarono la cessione delle terre di Castelnuovo con i Ferrara<br />per la somma di 5.000 scudi pagabili in trenta mesi o due anni; Lucca non<br />aveva la liquidità sufficiente perché era stata spogliata dal Guinigi e impoverita<br />per le lunghe guerre che aveva dovuto sostenere contro Firenze; per questo comprò<br />a debito in Genova il corrispettivo valore in drappi di seta e li mandò a Nicolò<br />D’Este,ma questi li rifiutò e aumentò la cifra a 6.500 scudi per “spese fatte in guardar<br />questi luoghi da’Fiorentini”.Lucca cercò ogni modo pur di riuscire a pagare la<br />somma pattuita mettendo una tassa ai mercanti di Venezia di 500 scudi, 500 li<br />chiese in prestito al Vescovo di Lucca e 1.500 a Cosimo dei Medici. Ciò nonostante,<br />Lucca non riuscì a trovare il denaro necessario e quindi, scaduto il tempo per il<br />pagamento, i Lucchesi persero le terre di Castelnuovo che rimasero ai Ferrara.<br />1446<br />Negli anni tra il 1433 e 1446 molti comuni della vicaria di Camporgiano, come<br />si è accennato, non erano stati lasciati liberi dai fiorentini.Gli abitanti dei villaggi<br />dovettero direttamente uccidere e scacciare i fiorentini e non di meno i Lucchesi.<br />Questi, appena liberi dagli uni o dagli altri in diversi mesi e in diversi giorni,<br />inviando ambasciatori e messi, si diedero volontariamente ai Ferrara nella<br />persona del Marchese Leonello, supplicandolo di non restituire mai più le loro<br />terre ai Lucchesi.<br />Il 12 Febbraio 1446 tutte le terre e i comuni che si erano sottomessi al Marchese<br />furono raccolte in un atto unico dove questi vengono elencati insieme ai<br />privilegi concessi ai loro abitanti dal marchese Lionello.<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />104<br />105<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />Non saprei dire, a cosa pretendesse alludere il Muratori quando, alla pag.<br />204 Tomo II Antichità Estensi, scrive che nel 1446 il “…Marchese Leonello ebbe<br />da pensare alla Garfagnana, perchè nella Vicaria di Camporgiano si suscitarono<br />delle ribellioni, alle quali con buon modo, e con la forza Egli provide”.<br />Il Diploma emanato da Leonello per questa Vicaria era stato fatto, come si è<br />detto, sul principio dell’anno. Probabilmente qualche mese dopo, per opera dei<br />Lucchesi o dei Fiorentini, ci sarà stata, forse localmente, qualche rivolta. Oppure,<br />intese il Muratori, sotto la parola “ribellione” la diversità dei sentimenti, che ci sono<br />sempre stati, nelle terre della Vicaria di Camporgiano. Infatti la maggior parte<br />dei paesi si consegnarono agli Estensi, ma altri persistettero nell’opinione contraria.<br />Questa diversità all’interno della stessa Vicaria durerà per molti altri anni,<br />come vedremo, e Careggine sarà come sempre al centro di questa ribellione contro<br />lo “Stato costituito”, nella ricerca della sua libertà ed autonomia. Infatti tra i<br />Capitoli accordati per Diploma alla Vicaria di Camporgiano ve n’è uno degno di<br />special nota, cioè che la Vicaria fa istanza, e Leonello glielo promette solennemente,<br />di non essere mai più consegnata o rilasciata al Comune di Lucca, “quia<br />sic nobis magna istanstia, & vehementissimis precibus, & de gratia petierunt, promittimus,&<br />late pollicemur nullo unquam tempore eos in manus & potestatem tradere,<br />aut aliqualiter consignari Comunitati Lucecinsium…”.<br />Oltre al fatto di godere di particolari privilegi tra cui la libertà della Pesca, della<br />caccia, non vi è aggravio di macina,non hanno l’obbligo di pagare tasse sul sale, e in<br />altre imposte sono concesse loro “benignissime esenzioni”.Tanto che non risulta Provincia<br />negli Stati dei Serenissimi d’Este che eguagli la Provincia della Garfagnana e in<br />particolare la vicaria di Camporgiano nel godimento di grandissimi privilegi.<br />Oltre a quanto sopra si aggiunge un particolare riguardo nel preferire regolarmente<br />i Garfagnini nel presentarsi alle udienze di S.A.S..<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />106<br />Quando la Vicaria di Camporgiano “si dà” ai Ferrara la situazione delle sue<br />genti e dei suoi territori viene così descritta:<br />“…la Provincia non era piena d’anime, ne anche piene di tanti villaggi; ma<br />era piene di boscaglie selvatiche …Che in quel tempo vi fosse poca quantità di abitatori<br />è opinione che (in tutta la Garfagnana sotto i Ferrara) …vi fossero novemila<br />anime, racconterò qui una cosa che lo fa chiaro .<br />Un Prete diceva tre mese ne’ giorni festivi …per carestia di sacerdoti, uno era<br />dispensato dalla sede apostolica, in tre villaggi diversi e cioè Cogna, Camporgiano,<br />Cascio. Costumava far così: la prima la diceva sul far del giorno a Cogna, la seconda<br />a Camporgiano, lontano cinque miglia, la terza a Cascio, lontano sei miglia, e<br />viceversa. Una volta detta la seconda a Camporgiano, in andare a Cascio per dire<br />la terza in tempo di inverno per il freddo e ghiacci, camminava a piedi e si faceva<br />andar innanzi una buona cavalla; e passato di mezzo miglio la terra di Camporgiano,<br />sopra la strada maestra, (zona di Careggine) uscirono de’ lupi dalli boschi,<br />che erano contigui, quali in vista sua, mangiorno la cavalla, et esso con la fuga<br />salvò la vita sua; et dove allor fu tal fatto, era pieno di boscaglie così folte…”.<br />1450<br />Che la Vicaria di Camporgiano si fosse data ai Ferrara non piacque ai Lucchesi,<br />i quali per l’ennesima volta tentarono di invadere le terre della Garfagnana<br />con la forza delle armi ma nulla ottennero, anzi persero altri villaggi.<br />1512<br />Il Papa Giulio II, aiutato dagli Spagnoli e Veneziani, per espandere i propri<br />territori dello Stato Pontificio scatena una guerra contro Alfonso D’Este duca di<br />Modena e Ferrara e invade, con i suoi eserciti comandati da Francesco Maria della<br />Rovere Duca di Urbino, tutti gli stati di questa famiglia tra cui la Garfagnana;<br />ma non la tiene occupata.Lucca approfittando delle difficoltà in cui versano i Ferrara,<br />il 3 ottobre 1512 conquista Castelnuovo e il giorno 4 dello stesso mese anche<br />tutta la vicaria di Camporgiano compreso Careggine. Papa Giulio II, contrariato<br />da questa prepotenza dei Lucchesi, li minaccia che se non gli restituiscono<br />la Garfagnana gli muoverà guerra.Ma le minacce non hanno seguito perché il Papa<br />muore il 21 febbraio 1513.<br />I Fiorentini, parteggiando in quel momento per Alfonso d’Este, occupano, a<br />suo nome, Castelnuovo ma solo per un giorno, infatti viene immediatamente<br />rioccupata da Lucca. I lucchesi tennero la Garfagnana pochi mesi perché, saputo<br />che Alfonso stava tornando per riprendere le sue terre con un grosso esercito,preferirono<br />trattare e restituirla senza guerre.<br />107<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />1521<br />Nominato Papa Leone X dei Medici, questi ordinò ai Fiorentini di riprendere<br />la Garfagnana che fu occupata in pochi giorni da bande di mercenari fiorentini<br />provenienti da Barga, oltre ad altri uomini comandati da Iacopo Corso, e questo<br />avvenne il 26 settembre 1521.<br />Ma l’occupazione dura poco perché Leone X muore e il commissario dei<br />Fiorentini, asserragliato nella rocca di Castelnuovo da una rivolta popolare, è costretto<br />a fuggire. E siamo all’8 dicembre 1521.<br />Il Duca Alfonso d’Este, saputa la notizia, invia come Governatore della Garfagnana<br />il poeta Ludovico Ariosto.<br />La situazione non è delle migliori: la Garfagnana e in particolare le terre di<br />Careggine sono infestate da banditi di varie origini che saccheggiano il territorio<br />portando morte ai pochi pastori sparsi sulle montagne.<br />Ludovico Ariosto<br />Ludovico Ariosto viene nominato Governatore-Commissario della Garfagnana<br />il 7 febbraio 1522. Il mattino del 12 si mette in viaggio e arriva a Castelnuovo<br />il 22 dello stesso mese.<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />108<br />Leone X Alfonso D’Este<br />Tutta la Garfagnana era appena uscita<br />dall’invasione dei Fiorentini e Lucchesi. Al<br />suo arrivo l’Ariosto trova una Provincia infestata<br />da ladri e banditi; in particolare, nella<br />Vicaria di Camporgiano. Questi hanno la loro<br />base principale a Ponteccio e scorrazzano<br />per tutta la provincia rubando e uccidendo.<br />Altri banditi si trovano nei territori sotto il<br />dominio dei fiorentini e dei Lucchesi specie<br />nella zona di Barga.<br />All’interno delle vicarie controllate da<br />Modena e specialmente in quella di Camporgiano<br />vi sono due “fazioni” dette dei Franzesi<br />e d’Italia. Le prime fanno riferimento a Modena<br />che è alleata ai Francesi e l’altra ha come<br />referente Lucca. Tutte e due le “fazioni” hanno<br />alcuni referenti ricchi e influenti più o meno<br />segreti, abitanti a Castelnuovo o dintorni. L’Ariosto<br />inizialmente si affida a loro ma ben presto si avvede che non si può fidare.<br />Dall’altra parte sotto il suo comando ha dei Capitani, l’uno a Castelnuovo, e l’altro<br />a Camporgiano, che pensano principalmente alle loro tasche addossando le<br />responsabilità degli insuccessi allo stesso Ariosto. Sotto il Capitano di Castelnuovo<br />vi sono alcuni balestrieri; ma anche questi hanno più paura dei briganti che<br />del Duca di Modena, contano su una forza militare molto modesta che ha il suo<br />centro di potere molto distante dalla Garfagnana. Va anche sottolineato che la<br />provincia è generalmente molto povera e quindi di interesse più strategico che<br />economico. Si aggiunga che la provincia è divisa in due diocesi: quella di Luni e<br />quella di Lucca, e che il potere della Chiesa è in generale rappresentato dai “preti”<br />e “chierici” che spesso “si comportano da banditi” (vedasi lettere dell’Ariosto),<br />ma su questi il Commissario non ha nessun potere. È, probabilmente, per questi<br />innumerevoli motivi che per molti decenni ancora si nota un comprensibile disinteresse<br />da parte dei Duchi di Modena della Garfagnana.<br />Ludovico Ariosto, in questo marasma, vive nel terrore di essere assassinato<br />e spesso si rinchiude nella Rocca di Castelnuovo difeso dai suoi balestrieri, scrive<br />continuamente al suo Signore Duca di Modena perché gli vengano inviati aiuti<br />militari, scrive agli Anziani di Lucca e alla Repubblica di Firenze per chiedere<br />di intervenire nel sedare le continue scaramucce tra gli uomini delle terre confinanti,<br />scrive perché vengano catturati i banditi che dopo le scorrerie, trovano ri-<br />109<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />Ludovico Ariosto<br />fugio nelle loro giurisdizioni. Si arriva all’assurdo che per questioni legali tra uomini<br />garfagnini, l’Ariosto manda i contendenti al “tribunale” di Lucca perché<br />questo li giudichi.<br />Le Lettere di Ludovico Ariosto dalla Garfagnana sono come delle fotografie<br />dettagliate di quei tempi e di quegli uomini. Da queste vengono qui di seguito<br />estratti alcuni passaggi che riguardano Careggine e i suoi abitanti.<br />Lettera da Castelnuovo del 5 ottore 1522 (riportata integralmente)<br />Mag.co mihi hon.mo D. Opizo Remo<br />Ducali Secretario<br />Mag.co Mess. Opizo mio hon. -<br />Bastiano presente exhibitore viene per suplicare al Signore Nostro<br />in suo nome et forse ancho per suo zio Leone, ambidui da Gragnanella,<br />che voglia lor rimettere la condennatione ne la quale sono<br />incorsi per haver feriti l’un l’altro, et son quelli a punto di che V.ra<br />Mag.tia mi scrisse adì passati che la intenzione del Signore nostro era<br />di non far loro altra gratia più di quella c’havevan per li Statuti. Pur<br />perché son poverhomini et me n’hanno pregato, io li raccomando a<br />V.ra Mag.tia che faccia il Signore star contento de le 35 lire c’ha pagato<br />ciascun di loro.<br />Gli è vero che l’ordine era che non havessino ad uscire di prigione<br />finché non havessino satisfatto a tutta la somma; pur a’ preghi di<br />molti homini da bene son stato contento da far lor termine del resto de<br />la metade per tutto questo mese et de l’altra metade per tutto novembre:<br />ma ben ho assecurato la Camera che al tempo debito serà pagata.<br />Hor come dico, Sebastiano viene per impetrar gratia, et così io<br />lo raccomando a V.ra Mag.tia, facendoli fede che paga mal volentieri;<br />et a V.ra M.tia mi raccomando.<br />Appresso, io scrissi adì passati come un Balduccio da Careggini<br />imputato de haver morto un Togno che stava alla Isola Santa se era<br />venuto sponte a porre in prigione del Capitano di Camporeggiano,<br />ma che subito, ciò è l’altro dì che ‘l detto Balduccio si era posto in pri-<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />110<br />gione, il detto Capitano si era partito da l’officio con la licentia alla<br />usanza de le Sor da Genua, et ito un poco a spasso a casa sua in Lunigiana:<br />et per questo, et perché non stavo sicuro che costui, con speranza<br />di purgare l’indicij con poca lavatura, si fusse d’accordo andato<br />a porre in prigione, havevo disignato di mandare a torre questo<br />prigione, et di tenerlo qui a Castelnovo, acciò che non si examinasse<br />senza me; hieri essendomi per altre faccende accaduto andare a Camporeggiano,<br />havevo pensato di menarlo mieco in qua, et tanto più me<br />ne venne voglia quando vidi in che modo era tenuto, perhò che va libero<br />per la rocca et senza guardia, et a lui sta l’andare et il stare.<br />Pur a’ prieghi di Ser Constantino, il quale è notaro in quel loco,<br />fui contento di non far questa ingiuria al Capitano, ma ben comadai<br />al cavalliero del Capitano che lo ha in guardia, et ancho al notaro, che<br />lo dovessino tenere in prigione et con li ferri alli piedi; et che ancho<br />quando accadesse che pagasse l’indicij, non lo lasciasseno senza mia<br />commissione.<br />La parte offesa ha fatto gran querela a me che costui sia tenuto<br />così largamente, et vorìa ogni modo ch’io pigliassi questa causa in me,<br />et credo che suplicherà. Io non mi curerei già di questo impaccio perché<br />ci son mal atto, ma non serìa male che alla cognitione di questo<br />s’accompagnasse il Capitano di Castelnovo con quell’altro di Camporeggiano,<br />acciò che una volta s’incominciasse in questo paese a punire<br />li malfattori, che per l’impunitade c’hanno havuto pel tempo passato<br />et pel poco braccio che li officiali han qui multiplican di sorte, che<br />non è sicuro il paese in alcun lato.<br />Ma la Vicaria di Camporeggiano sta molto peggio, che di poi<br />ch’io son tornato da Ferrara è stato morto uno a San Romano, un altro<br />in una altro loco pur di quella Vicaria è stato preso da quel Ginese<br />che ancho ammazzò il conte di San Donino, et legato ad un arbore<br />nudo, et poi che l’ha havuto legato gli ha dato sedici ferite; et tutta la<br />notte quel pover homo è stato legato nella selva, né fin al giorno a<br />grande hora ritrovato, et pur anchora è vivo.<br />Quelli ribaldi da Ponteccio stanno tuttavia a casa, et anchora<br />hanno ardimento di mandare a domandarmi accordo, et per l’uno di<br />essi, ciò è Bernardello, è venuto Simon Contardo, et mi ha offerto che<br />quando io gli perdoni, che darà securtà di trecento ducati di non fare<br />dispiacere ad homo del mondo, et di vivere costumatamente et di pagare<br />tutto quello che ha tolto da li castronari di Domenico di Amo-<br />111<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />rotto, et sopra questo di donare a me, o voglia una muletta, o voglia X<br />ducati d’oro.<br />Similmente è venuto un altro da parte di Bertagnetto et mi ha<br />fatto la medesima offerta, et ancho lui, per la sua parte, di donarmi<br />altri X ducati; poi hieri ch’io fui a Camporeggiano, gli Otto di quella<br />Vicaria mi pregarno del medesimo per tutti quelli assassini che darebbono<br />securtade di 300 ducati di vivere d’homini da bene.<br />Io ho mostrato di dar loro qualche speranza, et questo perché mi<br />proponevano che s’io volevo far loro un salvo condotto che mi venissero<br />a parlare,mi farebbono intendere che il torre de li denari a quelli<br />Lombardi che poi restituiro, et il torre di prossimo questi castroni<br />era stato lor fatto fare sotto fede che ne farebbono piacere al Signore<br />Nostro, et che parlandomi mi direbbono chi fosse stato quelli che a ciò<br />li avesse persuasi.<br />‘Io non ho voluto a patto ignuno che mi vengano a parlare, né<br />far lor alcun salvo condotto, ma ho lor fatto dire che mi scrivano tutto<br />questo che mi voglion dire a bocca, et così son rimasto con loro. Gli<br />ho usato ancho un poco di mansuetudine, perché ho pratica con alcuni<br />homini da bene da Sillano, che, assicurandoli un poco, sperano<br />di darmili ne le mani.<br />Quest’altri dal Silico che amazzaron Ser Ferdiano stanno tuttavia<br />al Silico et a Cesarana.<br />Io non cesso di pensare et di fantasticare come senza spesa del<br />Signore Nostro io posi accrescere le mie forze, per far che almeno questi<br />ribaldi habbian paura di me. Et per questo hieri a Camporeggiano<br />dove havevo commesso che fusson chiamati gli Otto di quella Vicaria;<br />ma per essere andato il mio comadameto tardi, non ne potei avere se<br />non quattro.<br />A questi feci intendere come adì passati ch’ero stato a Ferrara<br />havevo havuto lungo parlamento con l’Ex.tia del Signore circa li delitti<br />ch’ogni dì si commettono in la lor Vicaria, et che Sua Ex.tia volea<br />provedervi ogni modo, et che stava in pensiero di mandare un’altra<br />volta il suplemento fin alli 25 balestrieri, et che voleva più presto che<br />essa Vicaria si dolesse di pagare questi balestrieri, che fusse lasciata a<br />questo modo in preda alli assassini et ribaldi: ma che da l’altra parte<br />havendo pietà alla povertà sua, era stato perplesso assai: ultimamente<br />havevo detto questo expediente, che la Vicaria di Camporeggiano<br />eleggesse cinquanta homini sotto due caporali, et quella di Castelno-<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />112<br />vo cinquant’altri sotto dui altri caporali, et questi fussino obligati, o<br />tutti o parte, secondo li bisogni, ad ogni richiesta del Commissario venire<br />armati, et insieme con li balestrieri andare a fare le exsecuzioni<br />che serian lor commesse, et ogni volta che fusseno messi in opera, ogni<br />Vicaria fusse obligata a pagare li sui a sei bolognini per fante il giorno,<br />che questa seria poca spesa alla Vicaria; et pigliandosi questo ordine<br />non accaderà che ‘l Signore mandi qui altri balestrieri.<br />Alli quattro degli Otto che qui si trovaro piacque questo modo, et<br />dissero che era poca spesa et per riuscire loro in grande utile, ma che volevano<br />termine a rispondermi finchè havessino parlato col resto degli<br />Otto, et che speravano che a questo tutti seriano di una volontade.<br />Io ho voluto di questo avisare V.ra M.tia acciò che accadendo<br />che qualchuno di questi venisse a Ferrara et ne parlasse, io non paressi<br />bugiardo.<br />Con quest’altra Vicaria di Castenovo credo facilmente di ottenere<br />questo ordine, il quale succedendo come spiero, non credo che li<br />banditi si fermino troppo in questa provincia.<br />Pierino Magnano hoggi son 12 giorni che con mie lettere si<br />partì da Castenovo, et mi disse che voleva venire ad ubidire al Signore.<br />Se sia a questa hora giunto, o non,V.ra M.tia lo può sapere meglio<br />di me.A me è detto (ma non so se ben lo debba credere, perché la persona<br />che me l’ha detto non è troppo sua amica), che dopo che si partì<br />di qui è stato alcuni dì ascoso con alcuni banditi nel campanile di Villa,<br />terra qui vicina, et che poi è ito a Pistoia.<br />A Bastiano Coiaio ho fatto un altro comamdamento et assignatoli<br />un termine che mi è parso conveniente di presentarsi dinanzi al<br />Signore. Esso sta pur con speranza, che prima che ‘l termine finisca il<br />Signore habbia da revocare questa commisione. Come ho detto, hieri<br />fui a Camporeggiano, et quelli homini si maravigliano che ‘l Signore<br />non manda un Capitano nuovo, o non conferma questo che sin qui ci<br />è stato; perché il suo termine finì a San Michele.<br />Il Capitaneato di Camporeggiano è molto migliore di questo di<br />Castelnovo, et hora che le cose son pacifiche credo ch’ogni homo da<br />bene ci veria volentieri.<br />Altro non m’occorre al presente.A.V.ra Mag.tia mi raccomando.<br />Castelnovi, 5 Octobris 1522 di V.ra Mag.tia<br />LUDOVICO ARIOSTO<br />113<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />Lettera al Duca di Ferrara del 25 Novembre 1522<br />… Perché Vostra ex.tia sappia tutto quello che accade in questa<br />Provincia, io scrissi a’ dì passati a quella che ‘l Capitano (di Camporgiano)<br />predetto haveva havuto ne le mani un Balduccio (di Careggine),<br />il quale, insieme con Prete Matheo e dui altri ribaldi, havevano<br />gettato giù d’una balza et amazato un pover homo, il qual Balduccio<br />se era venuto a porre spontaneamente in man del detto Capitano; e<br />che intendendo io che lo tenea molto sciolto, e per questo havendo suspicione<br />che ‘l iudice e il malfactore fussino d’accordo insieme, commisi<br />al notaro di Camporgiano, non ci essendo il Capitano, che gli<br />commettesse da mia parte che non lo lasciasse senza mia licentia; e<br />che poi senza farmine intendere alcuna cosa lo absolse e liberò di prigione:<br />a questo non mi è stato mai dato alcuna risposta…<br />Al duca di Ferrara<br />…. Circa a quel prete che Vostra ex.tia mi commette ch’io lo rimetta<br />al Vescovo, la mia lettera non è stata ben intesa. Sappia vostra<br />ex.tia che questa Provincia di Garfagnana è subietta "in spiritualis"<br />a due Vescovi: La vicaria di Castl.vo e di Trassilico al Vescovo di Lucca,<br />quello di Camporeggiano al Vescovo di Luna (Luni); e perché come<br />altre volte credo haver scritto, li peggiori e li più partiali di questo<br />paese sono li preti.…<br />Al Duca di Ferrara del 15 giugno 1523<br />… Noi semo stati in gran pericolo circa la peste, perché questi<br />contadini, fatto Pasqua, hanno usanza di andare in gran quantità su<br />quel di Roma e ne le Maremme a guadagnare, e poi, segati li grani,<br />tornano a casa, e nel ritorno molti hanno seco il morbo. Io ho durato<br />grandissima fatica a far che non sieno ricettati ne le lor terre, ma confinati<br />chi qua chi là, e provisto lor al bosco de li lor bisogni; pur non<br />ho possuto proveder tanto che molti furtivamente non sieno andati<br />alle mogli et alle lor case,…Si è attaccata la peste, si che subito ne son<br />morti nove.<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />114<br />Al duca di Ferrara del 26 Novembre 1523<br />… Ill.mo et ex.mo Signor mio.Hoggi uno mandato da gli homini<br />di Meschioso mi hanno dato una lettera di Vostra ex.tia, per la qual<br />mi commette ch’io lasci a quelli homini cavare di questa provincia tutte<br />le castagne che hanno colte ne le selve lor proprie o in quelle che<br />hanno condotte ad affitto. Prima ch’io habbia dato lor licentia, ho voluto<br />avisare vostra ex.tia che questa provincia si trova in una gran carestia,<br />che hora il frumento si vende 20 bolognini il staiolo, assai minore<br />del nostro staro di Ferrara, e le castagne, perché ne sono state pochissime,<br />sono in più prezzo che sieno anchora state poi ch’io son qui,<br />e già son fatti cinque o sei mercati, che in tutto nonè comparso più<br />ch’un sacco di grano. Intorno intorno tutte le tratte son serrate (i commerci<br />sono interrotti) che da nessun luogo ne può venir granello.…<br />Al Duca di Ferrara del 8 Dicembre 1523<br />… Perché a’ dì passati vostra ex.tia mi commise che s’io sentivo<br />che di qua si facesse movimento alcuno io gli dessi aviso, hora gli fo<br />intendere come le genti d’arme fiorentini si raccolgono a Pisa, cioè<br />genti a cavallo, e si sono cominciate ad inviare a pezzo a pezzo. A Pietrasanta<br />ne alloggiaron certi pochi, e dicevano quelli che aspettavano<br />cinquecento cavalli per dirizzarsi alla volta di Lombardia; non m’ha<br />saputo dir colui che ha portato l’aviso se siano homini d’arme o cavalli<br />liggeri, se non che erano tutti coperti a ferro. Bastiano Coiaio<br />m’ha detto questa mattina che hanco a Pisa si dà denari a fanti:<br />manderò hoggi persona a posta ad informarmi meglio. Intanto ho<br />voluto mandare questo messo…<br />Agli Anziani di Lucca del 24 Dicembre 1523<br />M.ci e potenti mei S.ri obser.mi.Havendo il Vic.o di Galicano ricercatomi<br />ch’io facci pigliare a sua ‘stantia uno August.o di Piero Andrea<br />da Verni, l’ho facto pigliare, e l’ho nelle forze miei ad ugni requisitione<br />di V.S. con speranza che habbino a fare il medesimo quando<br />alcuni delli Banditi di questa provincia ducale vengano nel suo do-<br />115<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />minio. Poi ch’io l’ho facto pigliare, li homini nostri del comune di Carreggine<br />mi hanno facto gran querela di questa captura, dolendosi che<br />epsi lo havevano facto venire per condurre una certa pace nel loro comune,<br />et epso era venuto sicuramente, non sapendo delle conventione<br />e capituli che sono fra V.S. e lo Ill.mo S.re mio, e per questo mi facevano<br />instantia ch’io lo lasciassi; e vedendo ultimamente che senza<br />volontà di V.S. io non sono per lasciarlo,mi hanno pregato che io scriva<br />a quelle in suo favore e che io li rachomandi. Quello che importi il<br />suo caso io non so: io vorrei fare piacere ad ugni uno, ma non mai<br />contra la iustitia. Quando, lasciandolo, e per questo succedendo questa<br />pace nel comune di Carregine, habbi ad essere più utile che a punirlo<br />delli delicti che li sono imputati, prego V.S. che siano contente<br />ch’io lo lasci; quando sia ancho altrimenti, quelle faccino e disponghino<br />come loro pare, ch’io non mi partirò dalli comandamenti loro:<br />in buona gratia delle quali mi rachomando.<br />Al duca di Ferrara 8 Febbraio 1524<br />…Ma se né a questo, né alli assassinamenti che fa Battistino<br />Magnano e Donatello et altri ribaldi che hanno preso il campanile di<br />Carreggini e vi sono stati parecchi giorni dentro come una loro fortezza,<br />non pare a vostra ex.ti di provvedere,…<br />Al Duca di Ferrara dell’8 Febbraio 1524<br />…Circa gli altri banditi, sono stati (come il capitano ne havrà<br />riferito a vostra ex.tia) un gran pezzo a Cicerana e poi sono iti a Careggine,<br />e stato qualche giorno quivi fortificati nel campanile de la<br />chiesa;poi sono ritornati a San Romano dove stanno il più del tempo<br />in canonica di quella chiesa presso un Nicolò, cognato di Pierino Magnano:<br />e quando li balestrieri sono iti a torre questo prigione.Dicono<br />d’ haverli veduti da lontano che erano circa diciotto, e mai non vanno<br />in meno di 15, e sempre dove vanno si riducono alle chiese, e qui, da<br />chi per amicitia da chi per paura, si fanno portare mangiare assiduamente<br />da gli homini de la terra; e per questo io non posso condennare<br />né gli communi né gli homini particolari, ché non si può provare<br />che altrove habbiano recapito che da li preti, contra li quali io non ho<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />116<br />authorità: e già l’ho domandata alli vescovi di Lucca e di Sarzana, e<br />non me l’hanno voluta dare…<br />Né uomini del paese mai potrei mandare che non fusson di factione,<br />e qui tutte queste famiglie hanno un ordine, che come una factione<br />si muove, subito quelli dell’adversa parte avisano li lor seguaci<br />in altre terre…<br />Io, come ho detto volevo comandar che brugino quella canonica,<br />poi ho havuto timore che quel m.Nicolò che è sollicitatore a Roma<br />non soffra qualche fastidio in Roma: ma se vostra ex.tia comanda al<br />capitano quanto ho detto, saria un’opera santa; e far altrettanto al<br />prete da Sillano, a quel da Ogno, da Cicerana, da Careggine e finalmente<br />a queste chiese sono in questo paese, che tutte, parte perché li<br />preti voglian così, parte perché non ponno fare altrimenti, servono di<br />ricetto di banditi.…<br />Agli anziani di Lucca del 5 agosto 1524<br />…Hieri, essendo a Carreggine, mi venne un messo di V.S. con<br />sue lettere, per le quali mi avisano come li cavalli e fanti mandati dal<br />governatore di Reggio havevano preso a Soraggio alcuni banditi… .<br />Agli Anziani di Lucca del 24 Febbraio 1525<br />… Alcuni nostri da Carreggine erano iti al Borgo et havean<br />comprate dui some di farina di castagne per portarsele a casa, non sapendo<br />che ci fusse divieto alcuno questo anno, sì perché lor parea che<br />questo anno è assai buona riccolta e che le cose dovessero essere più<br />larghe del solito, si ancora perché vedevano che di questa ducale provincia<br />si lascia extrhaere alli sudditi di V.S. ciò che vogliono; e mentre<br />che le some si caricavano, che ancora non si erano partite dal loco, dalla<br />famiglia di quel Vic.o fur loro levate le bestie e le some, sì come a<br />quelle che mai m’hanno negato gratia ch’io habbi loro domandata, e<br />pregarle che faccino rendere a questi poveri homini la sua robba: chè,<br />prima, intendo che questo anno non è stato facto divieto alcuno per<br />bando o per altra via che s’habbi potuto intendere che le robbe che si<br />vogliono per suo uso non possino ire fuora, e poi queste some sono sta-<br />117<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />te prese prima che si siano partite dal loco; che pure quando apparisse<br />che ci fusse frodo, l’homo subdito delle S.V. che le ha vendute a persone<br />che non le possono extrahere doveria essere punito, che epso non<br />può havere la scusa di non sapere li ordini, come per la verità l’hanno<br />questi nostri di Carreggine, ché questi sono forestieri e non sanno<br />quello che di tempo in tempo, secondo li bisogni, sia determinato. In<br />somma, io prego V.S. che quelli boni portamenti che tuttavia io uso<br />verso li suoi subditi ancho epse voglino che sieno usato verso li suoi<br />quelli del mio Ill.mo S.re in buona gratia delle quali mi rachomado.<br />Qui di seguito si estraggono dalle lettere dell’Ariosto alcuni brani per far capire<br />come alcuni accadimenti di grande rilevanza storica venivano a conoscenza<br />e ad interessare anche la gente della Garfagnana.<br />Al Duca di Ferrara del 22 Giugno 1522<br />… Appresso gli significo che hora son capitati qui alcuni che<br />vengono di Maremma, che dicono che molti fanti, c’havevan preso denari<br />a Pisa e poi s’erano imbarcati a Livorno per ire alla gurdia di Genua,<br />son stati tenuti in posta (sono caduti in un agguato) da m. Andrea<br />Dorio, o sia da frate Bernardino, ad un luogo detto Meloria, e<br />morti, feriti e presi con li legni che gli conducevano. O vera o falsa che<br />sia la nova, la do a vostra ex.tia nel modo che io l’ho; in bona gratia<br />de la quale humilie mi raccomando.<br />Al Duca di Ferrara del 23 Novembre 1523<br />…Appresso mi venne una lettera da Lucca che mi avisava come<br />Medici era creato papa; la qual nuova come si udì da questi di Castel.<br />vo, pare che a tutti fosse tagliata la testa, e ne sono intrati in tanta<br />paura che furono alcuni che mi volean persuadere che quella sera medesima<br />io facessi far le guardie alla terra; e chi pensa di vendere, e chi<br />di fuggir le sue robe. Io mi sforzo di confortarli, e dico lor ch’io so che<br />stretta amicitia è tra vostra ex.tia e Medici, e che non hanno da sperar<br />se non bene.Mi è parso di dare a V. ex.tia aviso, acciò che se quella ha<br />qualche cosa con la quale io possa lor dar buon animo, si degni di significarmela,<br />e se non l’ha almeno di fingerla.Altro non occorre…<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />118<br />1525 - La faida<br />Ma passano pochi anni e una nuova guerra tra l’Imperatore<br />Carlo V e il nuovo papa Clemente VII coinvolge direttamente la<br />Garfagnana. Infatti seimila cavalieri e altrettanti fanti provenienti<br />dalla Francia scendono da Sillano, passando da Camporgiano<br />arrivano a Castelnuovo per proseguire verso Barga.<br />L’esercito era di Francesco I re di Francia, era comandato dal<br />Duca d’Albania, in qualità di Generale.Questa ennesima invasione<br />- o attraversamento - ha una particolare rilevanza per<br />Careggine. Infatti in questi anni inizia una faida tra gli abitanti<br />del comune che si dividono in due “fazioni”: l’una detta dei<br />“Franzesi” e l’altra detta “d’Italia”. Verrebbe quasi da pensare<br />che l’origine della divisione del comune tra Careggine capoluogo<br />e la “cura”abbia in questi anni la propria origine, ma così<br />non è.<br />Infatti, come abbiamo già rilevato in altre parti, il comune è stato sempre diviso in<br />due parti: il capoluogo e le frazioni. Ogni pretesto era valido per contrapporsi. Già<br />nel Medioevo, ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini, il comune era diviso: probabilmente<br />guelfo il capoluogo e ghibelline le frazioni. Le due parti avevano maggiore o<br />minore influenza a seconda del numero dei suoi abitanti. La cosa sembra logica<br />considerando che i vescovi di Lucca avevano da sempre concesso privilegi a Careggine<br />- e ad alcuni suoi abitanti - oltre al fatto che geograficamente il capoluogo è<br />orientato più verso Lucca, anche per i suoi interessi commerciali. Le frazioni, ghibelline<br />perché a contatto con la Versilia e i suoi signori coi quali c’erano sicuramente<br />rapporti commerciali e di parentela; e comunque con una diversa concezione<br />della libertà.Ecco che le Frazioni le troviamo alleate di Pisa negli anni 1244 e oltre,<br />coi Malaspina nel 1312 e con gli eredi del Castracani sino al 1371. Che nel Comune<br />di Careggine da sempre vi siano stati due gruppi di famiglie in lotta tra loro<br />è cosa certa. Anche l’Ariosto nella lettera agli Anziani di Lucca del 24 Dicembre<br />1523 (riportata nelle pagine precedenti ) dice :“…. Gli homini …di Careggine lo<br />havevano facto venire per condurre una certa pace nel loro Comune”. Guelfi o ghibellini,<br />bianchi o neri, franzesi o italiani,sempre sulle nostre terre ci sono state delle<br />“faide”.<br />Questa divisione tra famiglie era tanto accentuata che, dopo alcuni decenni (è stata<br />accertata su documenti quali i libri della Chiesa consultati, in particolare nel libro<br />dei Battesimi dal 1560 a oltre il 1600) i nati, secondo a quale famiglia appartenessero,<br />venivano registrati con una lingua diversa, cioè: i “Franzesi” in latino e gli<br />“Italiani” in Italiano, e da qui si possono ricostruire i diversi schieramenti delle fa-<br />119<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />Clemente VII<br />miglie. Per non parlare del libro dei morti dove spesso si trovano diciture come:<br />“…ucciso con archibugiata”,“…Trovato con la testa tagliata”,“ bruciato nella propria<br />capanna”.<br />E’ anche probabile che le famiglie degli “Italiani”fossero le famiglie presenti sul territorio<br />da tempi più antichi, mentre famiglie come Corsi, Rielli, Ciambelli, ecc. provenienti<br />da zone lombardo-piemontesi, si considerassero o venissero considerate più<br />Francesi che Italiane,oppure che facessero parte in qualche modo degli eserciti Francesi<br />passati nel nostro comune nel 1525 e qui stanziatisi.<br />Le due fazioni<br />(La storia delle due fazioni viene così integralmente riportata,<br />descritta dal Paolucci)<br />1540<br />Fino al 1540 la popolazione di Careggine era divisa in due potenti “Fazioni”, l’una<br />detta Italiana,l’altra Franzese (con la “z”),ognuna delle quali aveva il suo capo e condottiero.<br />Guidava la parte Francese Giovanni Corso (cognome diventato poi Corsi),<br />uomo fiero, che aveva al suo seguito assoldato 400 (uomini) “bravi”. Probabilmente<br />questo Corso era di Mezzana e aveva come amici e alleati gli abitanti dell’attuale “Cura”<br />quali le famiglie dei Franchi,Rielli, Ciambelli, Cancherini ecc.. La “fazione”detta<br />degli Italiani invece aveva il suo centro in Careggine Capoluogo e aveva come famiglie<br />di riferimento gli Zerbini, Magnani, Poli, Bandini, Guglielmi, Arrighi, Vecchi.<br />Ambedue le fazioni erano continuamente in armi e molti omicidi accadevano persino<br />in Chiesa. Il Duca di Modena vi aveva spediti Commissari ma la loro presenza<br />inaspriva ed irritava maggiormente gli animi di quelle popolazioni.<br />“…Appena v’ebbe luogo in Garfagnana, che qual più, e qual meno<br />non fosse tocco di questa malidizione. S’entrava in Chiesa per fino<br />coll’armi in Asta, e con gli archibugi alla mano, dal convenirvi alla<br />rinfusa ogni condizione d’uomini, più si tenevano gl’occhi alle mani<br />de gli avversari, che il cuore al Sacrifizio del Sacerdote. Passate poi le<br />nimicizie in eredità da’ Padri, e parenti uccisi, a’ Figli, e a Nipoti, e fatta<br />la morte d’uno debito di Vendetta a quanti da venti, trenta e più<br />anni addietro si fossero accostati a prendere i Sacramenti. Conta egli<br />stesso, che tra Castelnuovo, e Fosciano, e poscia in più Luoghi gli si facevano<br />a mostrare i campi, dove quelli dell’una terra o castello con<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />120<br />que’ dell’altro vicino sfidandosi eran venuti a fiere fatte, e combattuti<br />fin’a morirne quaranta, e cinquanta, e alcune volte più di sessanta tra<br />ambedue le parti; perchè oltre a propri assoldavano capi di banditi,<br />con loro masnade, a gara di chi gli avesse più famosi, e più fieri. Or’io<br />,d’infra tutte, d’una sola Terra mi prenderò a dire in particolare, e sia<br />Careggio in Garfagnana popolata di molta gente, tutta eziandio per<br />natural talento vaga d’armi, e di brighe, partita all’ora in due fazioni,<br />dette l’una d’Italia, e l’altra Franzese, con a capo ciascuna il suo condottiero<br />e capo. Correva il trentesim’anno, e più del durarvi una mortale<br />nemicizia, e sanguinosa, tanto che da’ sei ultimi anni in qua, n’erano<br />stati morti, chi a forza scorta, chi a tradimento quaranta cinque<br />de’ migliori della Terra, e tra essi tre sacerdoti, e donne, sol perciò nemiche,<br />perchè attenenti per consanguinità a’ nemici; oltre al gran numero<br />de’ rimasi storpi, e guasti dalle ferite. E’l peggio si era il non sapere,<br />da chi bastevolmente guardarsi, avendovi li compratori, e venditori<br />delle vite di cui si volea la morte, e con ciò appostamenti, e tradigioni<br />all’impensata. Il Duca di Ferrara Signore delle Terre v’aveva più<br />volte adoprati personaggi d’autorità, e Commessari di forza; ma ogni<br />cosa indarno, a sperarne riuscimento di pace; anzi ciascuna parte per<br />non dar vista di rendersi, e temere, viepiù s’innaspriva. Or qui portato<br />il P. Landini dal corso delle sue fattiche in Garfagnana, che tutta proseguiva<br />riformando, vi fu tra questi con ischerzi, e con opere altraggiose<br />malamente accolto. Vedutolo salire in Pergano, uscirono de gli<br />accordati, i quali a colpi di martelli, e di sassi, si diedero a picchiare di<br />si gra forza la porta, che tutta rimbombando dentro la chiesa non si<br />poteva intendere, che si dicesse. Egli bastatogli d’aver predicato quella<br />prima volta colla pazienza, e tranquillità dell’animo ben’avvisata, da<br />ogn’uno, e da molti ammirata; non che smarrisse, e rendersi, il medesimo<br />dì tornò la seconda volta sul Pergano, e gli diceva il cuore, che la<br />Divina Grazia trionferebbe di quell’anime con una vittoria tanto più<br />gloriosa, quanto più contrastatagli da’ Demoni. E fu vero: i rimasti a<br />sentirlo in gran maniera commossi, uomini d’ambedue le Fazioni, ne<br />parlarono per Terra, come d’un gran Ministro di Dio, e pien di zelo<br />Apostolico; e ne seguì il trarre ogni dì più gente, e finalmente tutti in<br />calca a udirlo; in otto dì sedici volte, prima con attenzione, silenzio<br />maraviglioso, poi con tanti gemiti, e voci di ravvedimento, che finita la<br />Predica, il seguivano per gittarsegli a’ piedi in casa e darsi a farne<br />quanto in bene dell’Anima loro volesse; non solamente i partigiani<br />121<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />delle Fazioni nemiche, ma eziandio i Capi d’esse, e invitandosi da se a<br />desinar seco: ciò ch’egli volentieri consentiva; e quel di più udirlo, e vederlo<br />austerissimo contro se medesimo, e piacevolissimo fra ‘peccatori,<br />valeva loro ad altrettanto, e più che sentirlo dal Pergano.<br />Così disposti gli animi d’ambedue le parti, una mattina nel meglio<br />del predicare, oltre a quanto mai si fosse, ardentemente, avvisò coll’occhio,<br />e col dito, e chiamò per nome epressi Giovanni Corso. Questi<br />era il capo e il mantenitore della Fazione detta ivi Franzese, uomo terribilissimo,<br />e per se stesso, e per quattrocent’uomini, che aveva di seguito.<br />Or’in udendosi nominare, Padre, disse che comandate ? e il Landini<br />a lui: Chiedere, e dar perdono dell’ingiurie ricevute, e fatte, e terminar<br />qui ora tutte le discodie passate in una Pace, della quale siano<br />testimoni gli Angioli, e accettatore Iddio, per cui solo amore, e in cui<br />nome le la domando Con questa voce entrò in quel cuore uno spirito<br />di generosità Cristiana, si efficace, che immantinente gittate l’armi in<br />terra inginocchioni,e verso il Padre gridò: Così voglio, e sia. Chieggo a<br />tutti, e a tutti do Perdono, e pace: Non potè dir di più avanti, per la<br />commozione dell’animo, e per lo levarsi, che in udire queste parole, fece<br />quanti erano nella Chiesa per fin donne, e fanciulli, un altissimo grido,<br />in chiedimento di Pace, e con esso un dirottissimo pianto, esclamazioni<br />e voci di tant’affetto, e tutti come il Corso gittar dell’armi in terra, che il<br />Landini si rimase dal dire, giacchè non poteva voler più seguito. Scese<br />dal Pergamo ad abbracciare, e caramente baciare il Corso, e quant’altri<br />gli si paravano innanzi; e questi fra se a darsi e ricevere l’istesso pegno<br />di pace.Con che tutta la Chiesa andò in una affettuoso bollimento di carità,<br />che scrivendo a S. Ignazio li 15 Luglio 1549 di veduta un sacerdote<br />di Casoli, interrompe la lettera per le troppe lacrime (dice) che gli correvano<br />a gli occhi, perocchè mai miracolo di sì bella trasformazione non<br />essersi creduto, non giudicato possibile ad operare. Jeri non temervisi<br />non Principi della Terra, non Dio, e oggi un dire di tutto il Popolo, che in<br />questo s’erano ribattezzati, e rifatti veramente Cristiani. Così egli. Il fatto<br />si notò su’Messali della Chiesa; e per decreto del Pubblico ordinossi di<br />celebrare ogn’anno quel medesimo dì corrente la memoria con solenne<br />rendimento di grazie a Dio. La sera del medesimo portò il Divin Sacramento<br />in Processione, e dietroli tutta la gente in mostra di straordinaria<br />Pietà. Indi fattosi a udirne le Confessioni, opera di grandissima pazienza,<br />però ch’erano di poco meno che di tutta la Vita; ma d’altrettanta consolazione,<br />perch’ell’erano di veramente pentiti, celebrò una general Co-<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />122<br />munione. Intanto continuando a predicare, con ispirito adatto alle<br />tropp’altr’anime, ch’eran divenuti, andava sull’annottarsi il banditore<br />del Pubblico per la Terra, comandando, il riprovarsi ogni uomo alle<br />tant’ore della mattina a sentire il Padre. Per gli altri Luoghi di col intorno<br />si dava un segno inteso da parecchie miglia lontano.<br />Acciocchè poi ne’tempi avvenire non risorgessero differenze, onde<br />seguire nuovi rapimenti, e discordie, il Padre costituì, e tutti di ben<br />volere accettarono, Arbitri, e pacieri uomini d’autorità, e discreti, al<br />cui giudizio comprommettessero le ragioni delle parti ". Così lasciò<br />scritto il Padre Bartoli. Ed a quello precedente nel rimanente della<br />provincia travagliata dalle discordie, e dissenzioni di terre con Terre,<br />e famiglie con famiglie e da quello, che operò dopo il Padre Landini,<br />che potea chiamarsi l’Angelo della Pace, può ciascuno conoscere,<br />quanto strettamente la Garfagnana fosse abbligata alla Compagnia<br />di Gesù, ancora, per così dire, nascente...<br />Sono ancor’oggi molte famiglie considerevoli in Careggine: Magnani,<br />Poli, Bandini,Martini, Franchi,Guglielmi, Siveri,Arrighi, e molt’altre.<br />Le terre ultimamente descritte del Poggio, Silicano, Colle, Careggine,<br />Capricchia, Mezzana, Fabbriche, e Capanne riconoscono nel<br />temporale il Tribumale di Camporgiano, ma nello Spirituale ubbidiscono<br />al Vescovo di Lucca, a riserva delle Fabbriche”.<br />Il ducato di Modena<br />1554<br />Le milizie Francesi attraversarono nuovamente la Garfagnana il 14 giugno<br />1554 per assediare Barga (di Firenze) e andare in aiuto a Siena, assediata dai<br />Fiorentini<br />Va altresì precisato che in questi decenni e in molti altri successivi l’Italia<br />tutta era campo di scontro tra le due potenze militari ed economiche: Spagna e<br />Francia. Un’Italia divisa dunque in tanti staterelli più o meno grandi che orbitavano<br />intorno a questi grandi regni diventati oramai nazioni.Non di meno i signori<br />italiani mantenevano le proprie alleanze sia tra di loro che con i grandi,<br />con matrimoni finalizzati a tale scopo. Basti pensare che per questo intreccio di<br />parentele Alfonso II d’Este duca di Ferrara (anno 1559) pretese la corona di Re<br />di Polonia al posto di Enrico III diventato Re di Francia. Non solo, Alfonso II<br />123<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />sposando la figlia di Cosimo dei Medici si era assicurato i suoi confini e i suoi<br />territori in Toscana, come la Garfagnana, e aveva messo Lucca nella condizione<br />di non nuocere più di tanto; inoltre quello che era nemico pochi anni prima,<br />con un matrimonio, diventava come nel caso di Alfonso, suo suocero.<br />1579<br />I lucchesi dal 1579 al 1584 cercano in tutti i modi di invadere la Garfagnana<br />e scatenano varie battaglie locali per questioni di confini. Queste sono<br />localizzate nella zona di Cascio, Trassilico e Fabbriche.<br />1597<br />Muore il 28 ottobre 1597 Alfonso II che, nonostante avesse avuto tre mogli,<br />non lascia figli cioè discendenti diretti. Gli Stati di Ferrara vengono invasi<br />da Papa Clemente VIII. Duca Cesare subentrato nel ducato, discendente di<br />Alfonso I è costretto a ritirarsi in Modena e porre in questa città la sede del Ducato<br />della casa D’Este.<br />Da questo momento la Garfagnana sarà detta del “Ducato di Modena”.<br />1602<br />Approfittando dell’indebolimento del Duca, Lucca scatena una nuova<br />guerra in Garfagnana ritenendo di avere dei diritti su di essa.<br />1603<br />Degni di nota sono gli avvenimenti del 1603 durante l’ennesima guerra<br />tra Lucchesi e Garfagnini, i Lucchesi avevano invaso e saccheggiato Palleroso e<br />stavano saccheggiando Cascio quando: “… credendo sorprenderlo, et esercitare<br />in quelle terre le solite barbarie, furono bravamente sostenuti, e ribattuti con morte<br />di più di quaranta di loro, e molti feriti per que’ campi da un tal Sargente Francesco<br />(Franchi) che sopraggiunse con quelli di Careggine per sostenere le poche<br />milizie garfagnine che erano a guardia di quelle terre”.<br />Riteniamo che quel “Sargente” fosse il Sergente Francesco Franchi di Careggine<br />e quelle poche milizie provenissero da Careggine. Infatti nei libri dalla<br />Chiesa di Careggine e dell’Opera della stessa nell’anno 1606 e 1613 lo troviamo<br />come operaio della stessa con la qualifica di “Sergente”.<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />124<br />1606<br />I lucchesi pretendono il possesso della Garfagnana, ma il 1° Dicembre<br />1606 il senato di Milano, demandato nel giudicare il contenzioso tra Lucca e<br />Modena, dall’Imperatore Rodolfo II dà torto ai Lucchesi con la seguente sentenza:<br />125<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />1613<br />E si arriva ad una nuova guerra tra Lucca e il Granduca Cesare di Modena.<br />I soldati di Castiglione in un’uscita saccheggiano le terre di Pieve Fosciana ma arriva<br />in aiuto la squadra di Camporgiano comandata dal Capitano Valerio Paolucci<br />e dall’Alfiere Sigismondo Micotti con quelli di Careggine che riescono a sconfiggere<br />i Lucchesi, costretti a rientrare a Castiglione.<br />1618<br />I lucchesi, oltre alla guerra per conquistare la Garfagnana sotto il dominio<br />della Casa D’Este, continuano anche la causa presso il tribunale Imperiale di Milano,<br />già persa nel 1606; il 26 agosto 1618 quella sentenza viene confermata dall’Imperatore<br />Mattia come qui di seguito si legge .<br />1628<br />Il Duca Cesare muore il 7 dicembre 1628 e lascia erede Alfonso III che, dopo<br />poco, abdica e si fa cappuccino vivendo molti anni nel Convento di Castelnuovo,<br />da lui costruito, e dove fu sepolto.<br />Diventa Duca Francesco detto il “Grande”figlio di Alfonso III.Negli anni che<br />seguono per tutta la durata del suo governo fino alla morte avvenuta il 14 ottobre<br />1658 si susseguono guerre interminabili tra Francesi e Spagnoli che coinvolgono<br />anche tutti gli stati Italiani compreso la Garfagnana, che è costretta a inviare i suoi<br />uomini nelle guerre e nelle località più disparate.<br />1630<br />Sotto il regno del Duca Alfonso III vanno segnalati almeno due fatti importanti.<br />Primo, che negli anni intorno al 1630 si diffonde anche in Garfagnana una<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />126<br />grande pestilenza e una grandissima carestia. Secondo, negli anni che seguono<br />per le continue guerre che questo principe intraprende, muoiono oltre duemila<br />soldati della provincia della Garfagnana.<br />Tutta la Garfagnana restò fino al 1650 quasi del tutto spopolata e completamente<br />impoverita per le continue “contribuzioni” che era obbligata a pagare per<br />sopperire alle spese delle guerre.<br />1658<br />Alla morte di Alfonso III gli succede il figlio Alfonso IV. Sotto il suo dominio<br />in Garfagnana e anche a Careggine ha inizio un aumento demografico e una migliore<br />situazione economica dei suoi abitanti.<br />Organizzazione Statale sotto il Ducato di Modena<br />XVI sec.<br />Governo della Vicaria di Camporgiano<br />Tutte le Vicarie hanno i loro Governi. La Vicaria di Camporgiano elegge direttamente<br />nelle "Calende di Gennaio" Sindaci rappresentanti dei vari Comuni che la governano<br />tutto l’anno.Le riunioni - "Parlamenti" - si devono svolgere sempre nella Rocca<br />di Camporgiano alla presenza del Capitano di Regione,nominato dal Duca, con residenza<br />nella Rocca.Al controllo dello stesso Capitano, due volte l’anno (ogni sei mesi)<br />i Sindaci sottopongono tutti i debiti ordinari e straordinari.La Vicaria ha una "Camerlengo"<br />che riscuote e paga. Il tutto è registrato e controllato da un "Cancelliere".<br />Il Capitano, oltre ai compiti di controllo, amministra la Giustizia e comanda<br />la Rocca dove risiede anche un Notaio per "ricognizione dell’Officio a Sua Altezza<br />Serenissima il Duca".<br />A servizio del Capitano e residenti nella Rocca vi sono 4 (quattro) "Sbirri"<br />che percepiscono una paga complessiva di 100 ducati pagati da tutta la Vicaria.<br />Anticamente risiedeva nella Rocca di Camporgiano il "Colonnello" ma fu<br />trasferito successivamente a Castelnuovo. La paga di questo era di Lire 697. Spesa<br />questa a carico di tutte le Vicarie.<br />Le Tasse<br />Tutta la vicaria era divisa, per calcolare le tasse dette "estimo", in "FUOCHI".<br />E questo da antichissimi tempi. Su questi erano calcolati e gravavano tutti i debiti<br />della Vicaria sia ordinari che straordinari.<br />127<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br />Un soldato per Fuoco<br />Per esempio se vi era una spesa di 500 scudi, essendo la<br />Provincia della Garfagnana divisa in 500 Fuochi, sullo stesso<br />grava una tassa di 1 (uno) scudo. Così anche per il servizio militare.<br />Inizialmente la Provincia della Garfagnana doveva fornire<br />al Duca 500 soldati ma con l’andar degli anni per sopperire alle<br />continue guerre questo numero si moltiplicò fino ad arrivare al<br />numero di 4 (quattro soldati) per ogni fuoco, per un totale di<br />2000. Così suddivisi: la Vicaria di Castelnuovo, Terre Nuove,<br />Trassilico tutte e tre insieme davano 250 Fuochi; la Vicaria di<br />Camporgiano da sola dava 250 Fuochi; da queste indicazioni si<br />ricava che la nostra Vicaria era la più popolata della Garfagnana.<br />Nel 1583 il Governatore della Garfagnana Cap. Ercole Zenzani<br />della Mirandola riorganizzò la struttura militare nominando<br />5 (cinque) Capitani in aiuto al Colonnello di Castelnuovo, così suddivisi: tre<br />nella Vicaria di Camporgiano di cui uno a Careggine, uno delle Terre Nuove, uno<br />della Vicaria di Trassilico.A ciascuno fu assegnata una “insegna” sotto la quale si<br />raccoglievano i soldati dei paesi a loro assegnati. La Garfagnana partecipava alle<br />guerre del suo Duca con un totale di 2000 uomini sotto 6 (sei) insegne. È in questo<br />periodo che probabilmente nasce il simbolo del comune “Aquila con carretto”.<br />Primo capitano Paolo Poli, Sergente Franchi delle Coste, poi c’erano un caporale,<br />un furiere ed un alfiere, nomine distribuite nei vari villaggi.<br />Storia di un popolo: Careggine I Ferrara<br />128<br />Lo stemma di Careggine<br />Attribuzione dei fuochi in particolare:<br />Località Fuochi<br />Camporgiano 10.3/4<br />S. Michele 4<br />Nicciano 10.1<br />Giuncugnano 6.1/4<br />Colognora 2<br />Cogna 8<br />Dalle Nuove e Vecchio (Terre Nuove) 12<br />Soraggio 30.3/4<br />Livignano 3<br />Caprignana 5<br />Vebbiana 6<br />Petrognano 2<br />S. Romano 11.1<br />Puglianella 5.1/1<br />Silicano 15<br />CAREGGINE 18.1/4<br />Località Fuochi<br />Casciana, Cascianella 12<br />Gragnana 3.1/4<br />Casoli 4<br />Magliano 6.1<br />S. Anastasio 9<br />Ponteccio 6<br />Sillano 20.1/4<br />Bursigliana 11.1<br />Piazza e Sala 2<br />Orzaglia 3.1/4<br />Verrucola 3<br />Naggio 3.1/4<br />Rocca Alberti 6.1<br />Poggio 7.1/1<br />Colle 3.3/4<br />Descrizione del comune di Careggine nel XVI<br />“Gira di Trenta Miglia.Ha grandissimo circuito,maggiore di qualsiasi<br />altro della Garfagnana. Sarà di circuito di 30 miglia. Da una parte<br />sale ne monti della Pania i quali, se bene sono luoghi aspri, sono però di<br />gran frutto, per li buoni pascoli, che vi sono per li bestiami. Fa fuochi<br />18.3/4, di soldati per essi n° 75.Ha entrata ferma: prima, cava dalli molini,<br />che sono suoi, scudi 70 l’anno; ha denari a censo con Particolari di<br />quella Comunità per scudi 1000, de’quali cava scudi 80 l’anno; ha l’altre<br />entrate d’erbatici di scudi 20; di sorte che la sua entrata ordinaria è di<br />scudi 170 l’anno in circa. Ha bestie vaccine, computato però tutti li Villaggi,<br />più di 150 para, pecore e capre da tre mila,muli e somari 40."<br />Caso per un tesoro<br />“Sono tutti Villaggi attaccati all monti della pania, se bene belli,<br />molto aspri. Non vi fa vino, ma per quei monti vi sono bellissime<br />sorte di vaghi fiori. Confina dalla parte dell’Isola Santa con li Stati di<br />Pietra Santa, che sono del gran Duca e sono di Mezzo giorno; da Ponente<br />con Vagli e Roggio; e da Levante con Poggio e Silicano. Ha un<br />colle, che si chiama Castellina, ove si dice essere un tesoro, e che una<br />volta per certi diluvi d’acqua, che vennero dal cielo, vi erano in tal<br />luogo certi uomini sotto de’ grotti per sfuggire l’impeto della pioggia;<br />e viddero scoprirsi delle caldaie et altri vasi ; et appostato il luogo, cessata<br />la pioggia, et andati alla terra per pigliare strumenti manuali<br />per poter cavare li vasi, che alla sommità avevano veduti; e giunti al<br />luogo per dar principio al lavoro, se li fecero incontro serpenti smisurati<br />per divorarli, e con gran fatica si salvarono, et habbero grandissima<br />paura, se mai altri sono stati arditi di cercarli”.<br />La Famiglia de’ Vecchi<br />“È ancora a dar lume al luogo la civile Famiglia de’ Vecchi de’<br />quali il signor Cesare portò da Roma la nobile professione della Pittura.<br />A lui nell’esercizio successe il signor Pietro Gio, suo Figlio, il di<br />cui dotto pennello s’ammira in molt’opere, che riescono stimatisime,<br />e io mi glorio averne una esprimente S. Carlo Borromeo, fatta con ottimo<br />gusto. Continua al presente ad esercitarsi in quel decoroso impegno<br />il R. Signore D. Niccolò Vecchi figlio del signor Pietro Gio., e pare<br />ormai resa ereditaria di quella Casa un’Arte si riguardevole”.<br />129<br />I Ferrara Storia di un popolo: Careggine<br /><br />I LIBRI DELLA<br />CHIESA DI S. PIETRO DI CAREGGINE<br />Normalmente siamo soliti vedere la storia di un popolo attraverso guerre,<br />invasioni, grandi condottieri, identificando in questi accadimenti e in queste persone<br />tutta la storia dell’umanità. Questo ci è stato insegnato sui libri di scuola.<br />Noi riteniamo che la vera storia sia dell’umanità intera, che quella del nostro<br />comune non sia stata fatta dai grandi uomini e avvenimenti ma dalle migliaia di<br />esseri umani che sono nati, si sono uniti, hanno a loro volta procreato, hanno lavorato,<br />dissodato la terra, allevato animali, cacciato ecc. per poter sfamare se stessi<br />e le proprie famiglie. Hanno costruito dei ripari, la loro casa e per la difesa di<br />questa spesso sono stati costretti a lottare. I grandi, i potenti hanno fatto le loro<br />grandi guerre, le loro grandi opere utilizzando quei piccoli uomini senza nome<br />senza volto che per denaro o per costrizione hanno abbandonato le loro case, le loro<br />famiglie per rendere grandi e potenti chi era uomo come loro. Tutti, sia i grandi<br />che piccoli sono nati, hanno vissuto, sono morti. Qui di seguito, con l’analisi dei<br />libri “Matrimoni”, cercheremo di dare un volto e una storia a quei piccoli uomini<br />che la storia mai ricorderà, ma che con la loro esistenza e la loro quotidianità hanno<br />fatto, dal latino “faber”, veramente e realmente la storia. Cercheremo di far capire<br />quale sia stata la loro vita quotidiana, quali le loro usanze, quali le loro necessità,<br />quali le loro lotte per la vita.<br />Dal libro dei matrimoni della Chiesa di Careggine da cui sono state estratte<br />le prime pagine si ricavano interessanti informazioni.<br />Il libro ha inizio il 17 gennaio 1566. Il Pievano era Giandomenico Bandini. I<br />libri dei matrimoni come dei battesimi, dei morti e Cresime erano stati ordinati<br />dal Concilio di Trento.<br />Il matrimonio, inizialmente, sembra non essere una funzione religiosa come<br />oggi ma un impegno pubblico, non si svolgeva in Chiesa ma in vari luoghi: in<br />casa, davanti la porta (uscio) di una casa o di un “cigliere” (cantina) ecc. Gli sposi<br />si “congiungono” in matrimonio, non è il prete che li unisce. La “cerimonia “ è<br />semplice e casereccia: gli sposi “si toccano” la mano insieme e bevono il vino. Il<br />prete prende solo nota delle promesse degli sposi fatte davanti al popolo e che i<br />testimoni riportano; infatti, viene sempre usato il verbo al passato “congiunsero”.<br />Sembra quasi che il prete non sempre sia presente. I testimoni spesso sono tutto<br />il popolo e da questi vengono trascritti 2 o più persone come se rappresentassero<br />tutti. Si rileva anche che le tre domeniche antecedenti il matrimonio erano fat-<br />131<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />te le “notificazioni ” cioè durante la messa principale dal prete o Pievano veniva<br />preannunciato a tutto il popolo presente e quindi “reso noto” (da cui “notificazione”)<br />il matrimonio, al fine di accertare eventuali impedimenti (quali l’essere già<br />sposati ecc.). Quest’esigenza fu richiesta dal Concilio perché in quei tempi così<br />lontani nulla era sicuro o documentato.<br />Gli uomini più che vivere in paese per la maggior parte dell’anno vivevano<br />sparsi sul territorio: nei boschi, nelle proprie capanne ecc. Erano quindi necessarie<br />almeno tre settimane perché la notizia portata verbalmente raggiungesse gli<br />abitanti più lontani.<br />Si rileva ancora che durante tutto l’anno 1566 ben otto furono i matrimoni,<br />numero che indica la presenza di un buon numero di abitanti in questi luoghi. Di<br />un certo interesse storico è il matrimonio avvenuto in luglio del 1566 che riportiamo<br />integralmente tra un certo Guglielmo della Svizzera e Chiara Pola (Poli) di<br />Careggini. Può sembrare cosa strana ma non lo è, infatti, in questo periodo la<br />Garfagnana fu attraversata da un esercito di Svizzeri a seguito delle milizie Francesi<br />per assediare Barga e Siena e questo ci fa capire come anche il nostro comune<br />sia stato interessato e partecipe alle vicende storiche della Garfagnana. Non<br />sappiamo se questo Guglielmo fosse un semplice soldato o avesse un qualche<br />ruolo d’importanza: di certo Chiara, la sposa, era di una famiglia, Poli,molto importante<br />a Careggine, e questo si vede anche dai nomi che sono citati nel testo come<br />testimoni.<br />Altra caratteristica dei matrimoni dei nostri luoghi è che gli sposi di solito<br />hanno un rapporto di parentela di II o III grado; per questo viene sempre richiesta<br />un’autorizzazione al vescovo, la “dispensa”.Questo fatto rileva almeno due cose:<br />che il nostro comune, pur avendo un buon numero di persone nell’ordine di<br />cinquecento, viveva in un ambiente chiuso e cercava di mantenere la chiusura<br />verso gli abitanti dei comuni limitrofi; secondariamente si cercava di mantenere<br />e sviluppare il proprio “sangue”, la propria “razza” o famiglia; terzo, tenere uniti o<br />ingrandire i propri possedimenti terrieri o patrimoni mobiliari e immobiliari.<br />Non per nulla sino agli anni 1950 le regole patrimoniali che vigevano nel nostro<br />comune erano le seguenti: tutto il patrimonio immobiliare (case e terreni) era<br />ereditato dal primo figlio maschio, agli altri nulla, alle donne veniva data una dote<br />o “legittima” che consisteva in denaro e arredi per la casa, un cosi detto “corredo”<br />e si trattava di tovagliami, lenzuola ecc.Queste “leggi”o,meglio, tradizioni costringevano<br />molti figli maschi a non sposarsi e a continuare a lavorare sulle terre<br />del fratello oppure dovevano emigrare. Se uno dei secondi o terzi geneti si sposava,<br />diveniva automaticamente contadino o mezzadro di famiglie ricche e possidenti<br />terrieri.<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />132<br />Va anche aggiunto, ed è di estrema importanza, che la chiusura verso lo<br />straniero era una esigenza fondamentale per poter sopravvivere.La paura di quei<br />tempi, e lo fu per molti secoli ancora, era la "fame", la miseria. Le risorse alimentari<br />derivanti dalla produzione agricola in genere erano limitate e dipendenti da<br />vari fattori, tra cui i capricci del tempo. Un numero di popolazione maggiore<br />avrebbero significato più bocche da sfamare: maggiore era la presenza umana sul<br />territorio e minore era la disponibilità dei prodotti alimentari pro capite.<br />Famiglia Patriarcale<br />Nel nostro comune ha da sempre<br />regnato la “famiglia patriarcale”,<br />persino nella costruzione dei nostri<br />villaggi si nota questa volontà. Infatti,<br />ad un nucleo abitativo iniziale (casa<br />paterna) veniva integrato un altro<br />nucleo attaccato al primo e via dicendo,<br />e questa in una forma orizzontale<br />o verticale di solito a forma<br />di “L”, al cui centro era sempre un’aia<br />che era il cuore della vita agricola di<br />questi uomini (dove la vita della famiglia intera si svolgeva). Nell’aia si batteva e<br />seccava il grano, segale, si uccideva il maiale, si costruivano o aggiustavano le<br />“capagnole” o i “paneri” e i “valletti”.Davanti alla porta di casa, nell’aia, ci si sposava,<br />si ballava, si festeggiava, si riuniva la gente per accompagnare il morto in<br />chiesa o al cimitero. A pochi passi<br />dall’aia c’era il forno per cuocere tutto:<br />dal pane alla carne ai dolci. Ogni<br />famiglia, intesa come casa paterna,<br />aveva il proprio forno. Spesso lo stesso<br />veniva usato da varie famiglie della<br />solita casata a turno nei giorni della<br />settimana.<br />133<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Il forno; a sinistra Luciano Maffei, a destra Battista Trielli<br />La battitura del segale con le “cerchie”<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />134<br />Un’aia di Colli<br />Una famiglia del 1600 (Louis Le Nain, Famiglia di contadini in un interno, 1600 ca.)<br />I Matrimoni dal 1560 - 1600<br />Di seguito sono riportate integralmente le prime pagine del Libro dei matrimoni<br />di Careggine.La lettura e trascrizione è stata riportata fedelmente e quindi alcune<br />storpiature nelle parole e alcuni errori grammaticali presenti sono volontari<br />per far capire al lettore quel misto di dialetto, italiano e qualche volta latino che veniva<br />scritto e parlato nel nostro Comune negli anni a cavallo tra il 1560 -1600.<br />In seguito citeremo i nomi degli sposi e i loro cognomi, che in alcuni casi sono<br />in via di formazione.<br />Estrarremo, riportandoli integralmente, quei matrimoni dove vengono evidenziati<br />i nomi delle località o dei Villaggi che per la prima volta sono citati e che<br />ci riguardano.<br />Pag. 1<br />Nel nome di Dio e della sua madre<br />Vergine Maria e di …………<br />………cielo in questo libro si scrive<br />ranno tutti li matrimoni che si contra<br />sero nella parrocchia della pieve di<br />san Pietro di Gareggini di Garfagnana<br />secondo l’ordine del concilio di Trento<br />su commissione del reverendissimo monsignore<br />il<br />…………Guidiccione per Dio grazia<br />…… della sede apostolica digni…<br />Vescovo di Lucca ,et ordinario nostro.<br />Incominciando questo il 17 gennaio<br />1566 scritto da me prete Giandomenico<br />Bandini per Dio grazia al<br />presente pievano di<br />Detta Pievania.<br />135<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Pag. 2<br />A di 17 gennaio 1566 in die ora IXa<br />Domenico di Battista Marchino contrasse<br />matrimonio legittimo con Maria già di<br />Matteo Bandini a dì detto su l’uscio della<br />casa di detta Maria su(per) parola di<br />presente pubblico (….) furno presenti<br />La maggior parte dei parenti dell’una<br />e dell’altra parte e molte persone di<br />detta comunità di careggini e su ….. Gian<br />Domenico ante scritto fatte prima le<br />solenni notificazioni secondo l’ordine<br />del concilio tridentino li congiunsi<br />A di 15 Aprile 1566<br />Piero di Gian Peronsa contrasse matri<br />monio con Caterina di Marchino Guglielmi<br />Marchino secondo il sopraddetto ordine e co la<br />debbita solennità avendo prima fatto la no<br />tificazione in casa di detto Marchino …..<br />Coli Antonio Coli e Gabriello Peronsa e Oliva<br />di Battista ……nardi e la maggior parte dei<br />parenti dambi li sposi a dì suddetto.<br />Pag. 3<br />A dì …. Giugno 1566 in di.. ora nona<br />Luca di già Marchino et Maria di Luca<br />Corsi ambi da Careggini si congiunsero in Matrimonio<br />a dì detto presente la maggior parte<br />dei parenti dello sposo et della sposa in casa di<br />Giambattista di già Pierrosso loro cognato fatto<br />prima debbite notificazioni in chiesa per 3<br />domeniche.<br />A di ..9 Giugno 1566 in dizione 9°<br />Alessandro di Bernardo et Agnesia di Benedet-<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />136<br />to Di Careggini si congiunsero in matrimonio a dì detto presente la maggior parte dei<br />parenti dell’una e dell’altra parte in casa di detto Benedetto padre di detta Agnesia ,<br />quali si toccorno la mano insieme et bevvero il vino secondo il solito della …..(terra)<br />il n° di questi testimoni ascendeva alla somma di 40/o/50<br />Pag. 4<br />…luglio 1566 In dizione nona<br />Guglielmo già di Guglielmo dello corno della<br />Valle di Zornon svizzero ovvero dei dodici cantoni<br />, et Chiara già di Francesco di Antonio<br />Poli da Gareggini di Garfagnana diocesi di<br />Lucca et di Comissione di mo(nsignore ) …..<br />de Nobili allora Vicario di S(ua)…. e(minentissimo)<br />di Lucca si congiunsero in matrimonio<br />a dì detto all’uscio della casa di detta<br />Chiara presente Battista di Guglielmo Marchini<br />Pellegrino di Guaspari Zerbini già …di<br />Battista Bandini tutti di Careggini …. et Guglielmo<br />dello Corno della Valle di Zorno et Angelo<br />di Antonio di Martinello da Sa Viedo deval<br />de Lucarno svizeri ; et così lo sposo presenti<br />la maggior parte del popolo<br />et si li diede la benedizione in Chiesa secondo<br />l’ordine di detta santa madre chiesa pubblica<br />137<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Pag. 5<br />A Dì 4 Agosto 1566 in dizione nona<br />Andrea di Guido già d’Andrea Marcono et<br />Angelina già di Giambattista di Luca fu<br />Riello (Rielli) ambi da Careggini si congiunsero in<br />matrimonio a dì suddetto apresso l’uscio del Ciglieri<br />già di M(astro) Antonio Faccia Sarto, presenti<br />quasi tutti i parenti di ambo le parti et la<br />maggior parte del …. , et la sposa et<br />Se la menò statim a casa sua (ai Colli)<br />A di 5 8bre 1566 in dizione nona<br />Iacopuccio Abramante Puccicio di Luca già di Benedetto<br />di Giovanbrescia et Magdalena Già di Bastiano<br />Baldaccino ambi di Careggini ante scritto<br />contrassero matrimonio insieme Su parola dei<br />presenti a dì et anno detto in casa delli eredi di<br />detto Bastiano essendo presenti io prete Giandomenico<br />Bandini curato della Chiesa di s.Pietro, et<br />molti parenti di (dell'una) dello sposo et sposa et<br />anco molta altra persona.<br />Pag. 6<br />A dì 3 Novembre 1566 in dizione 9a<br />…. ….. già di maestro …..Casola et Buona di Luca<br />Balducci da Gareggini contrassero matrimonio su<br />parola dei presenti a dì detto in casa di detto Luca<br />Balducci fatte prima alla Chiesa la debita (demostrazione<br />)et non<br />Trovatosi impedimento presente ….Di già<br />Martino ……. et ….Di Domenico Lensi<br />Marcuccio di Michela(i) et la magior<br />parte de parenti dell’uno e dell'altra parte.<br />A dì 12 Gennaio 1567 in dizione Xa<br />Giampiero di Antonio Taccino , et Magdalena già di<br />Piero di Battista di Pier(tro) Rosso tutti di Gareggi-<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />138<br />ni contrassero matrimonio insieme per parola di presenti adì detto in casa di detto Piero<br />di Battista …. presente ant.. Biello et Battista di Paulo Franchi et la maggior parte<br />di parenti dell’una et altra parte …… eis succitato havendo fatto prima alla chiesa<br />le debbite .. nuntiantioni secondo l’ordine del Concilio Tridentino.<br />Pag. 7<br />A dì 31 marzo 1567 in dizione nona<br />Giovanni di Luca Gianotti della Fabrica comunità<br />di Gareggini diocesi di Lucca et Maria<br />già di Pola(Poli) di Michel Poli di Careggini<br />…di Lucha contrassero insieme per<br />parola di presenti matrimonio in presentia<br />di Balduccio di Piero et Iacopuccio di Magnano<br />Brescia da Careggini … et di molte<br />altre persone e parenti delluna et altra parte<br />imprima fattosi le debite<br />Solennità in chiesa et non essendoci<br />alcuni impedimenti.<br />‘Di seguito viene proposto un elenco di coniugi con la data del matrimonio,<br />i loro cognomi e nomi e località dove risiedevano. Quando non c’è la località, le<br />persone vengono indicate come “uomini” o “gente” della “comunità” o della “terra”<br />di Careggine. Con un (*) vengono evidenziate particolarità degne di nota.<br />04/05/1567 - Bresciani Antonio di Battista della Fabbrica<br />Cimicotto Chiara di Giovanni di Careggini<br />03/08/1567 - Chiurlini Marco di Guaspari di Luca<br />Poli Giannina già di Battistino di Michele<br />17/08/1567 - Rossi Antonio di Marco di Francesco dal Mulino di Careggine<br />Biagiotti Chiara di Battista di Specchio<br />05/10/1567 - Turelli Giovanni già di Luca<br />Bertano Fiora di Tognino di Marco<br />30/11/1567 - Biancalana Vin…di Giovanni di Francesco da Saravezza Diocesi di<br />Sarzana<br />Ciambelli dei Colli Lucia già di……… di Marco<br />139<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />18/01/1568 - Franchi Giovanni già di Salvetto<br />Bandini Maria di Giovannino<br />08/02/1568 - Camarla Giovanni di Pietro dai Colli<br />Giannini Giannina di Marco dai Colli<br />22/05/1568 - Conti Piero di Luca di……… di Porreta<br />(…Berna) Caterina di Iacopuccio di Bernardino di……<br />19/09/1568 - Pola (Poli) di Piero di Michele<br />Tardella (Tardelli) Antonia di Tognino di Pellegrino<br />01/11/1568 - ……Giovanni di Salvestro della Fabbrica abitante a Careggini<br />Oliveri Pellegrina di Battista<br />25/07/1569 - Tardella(i) Pellegrino di Matteo dalle Capanne dell’Isola Santa<br />Taccino Angelina di Giovannino<br />21/08/1569 - Franchi Francesco di Salvetto<br />Guglielmo(i) Maria di Marchino<br />19/09/1569 - Tognino di Pasquella di … Turelli Aghitina di Marcuccio<br />*Questo matrimonio è il primo che si svolge all’interno della chiesa<br />di S. Pietro di Careggine per la prima volta viene citata la seguente<br />dizione:“…Havendo visto io prete Giandomenico Bandini la lor dispensa<br />ed absoluzione 2° et 3° grado di Affinità che era fra lor …”<br />28/05/1570 - Cola(i) ….di Antonio<br />Lodati Maria di Michele di Pier *in casa di Lunardi Domenico<br />Lodati Iacopo di Michele di Pier<br />Coli Maria di Antonio *in casa di Marchino Battista<br />*nello stesso giorno si svolgono due matrimoni e due fratelli sposano<br />due sorelle.<br />17/01/1571 - Marconi Marcuccio Guidi Andrea<br />Balducci Barbara di Magister Petri<br />*Questo matrimonio forse per sottolineare l’importanza delle famiglie,<br />viene trascritto in latino mentre tutti i precedenti sono in italiano.<br />21/01/1571 - Peronza Giovanni di Gabriello<br />Bandini Chiara di Matteo di Andrea<br />- Da altra parte congiunsi in matrimonio<br />Bandini Andrea di Mateo di Andrea<br />Arrighi Giannina di Marco<br />*I testimoni sono: Lo egregio Micotti Giuliano e lo Egregio Giambat-<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />140<br />tista Arrighi nel primo e Mastro Guglielmo Milanese e Marco del<br />(Gaptagliolo) nel secondo.<br />01/05/1571 - Corso(ì) Marco di Luca<br />Poli Lucia di Battistino di Michele<br />Poli Matteo di Battistino di Michele<br />Corso Lucia di Luca<br />Le Casate<br />Qui di seguito i cognomi della casate presenti nel comune di Careggine dal<br />1570 al 1612, in ordine di iscrizione<br />Arrighi Rubei (Rossi) del Mulino Tardella(i) delle Capanne<br />Bandini Pasquelli Taccini Isola Santa<br />Poli Cavallini Camarla dei Colli<br />Rondini(a) Cimicotto(i) Pellinozzi Isola Santa<br />Pellegrino(i) Salvino(i) della Fabbrica Berna<br />Corso(i) Pisano(i) Rielli dei Colli<br />Guglielmi-Marchini Peronza Prosperi<br />Bobbi Rossi del Mulino Turelli<br />Brescia-Bresciani Zerbini Franchi delle Coste<br />Gaptaiolo(a) Salvini Franchi Careggine<br />Pruni Beani delle Capanne Biagiotti delle Coste<br />Marcone(i) Balducci Micheli<br />Bresciani della Fabbrica Ferraio Coli di Mezzana<br />Marconi Marchera Giagnoli<br />Poli delle Capanne Vecchi Pellino(i) dei Colli<br />Rondina Gavigli Pierotti<br />Oliveri Politi Conte(i)di Porreta<br />Baldaccini Turelli<br />Casola Guglielmi Angioletti<br />Bellinozzi delle Coste Bielli-Cusini Bernardi<br />Chiurlini Rendina Salvetti-Franchi<br />Bianchi Zizzi Berti<br />Rettori-Senesi Bertola di Porreta Discino(i) da Puglianella<br />Cancherini dei Colli Corsi di Mezzana Melani<br />Terni da Silicano Candelli (Ciambelli) di Colli<br />141<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />A tutti questi cognomi vanno aggiunti i nomi più comuni che per gli uomini<br />sono: Pietro, Giovanni, Battista, Iacopo, Luca, Domenico,Antonio,Marco e questi<br />si uniscono come ad esempio: GiovanBattista, GianDomenico ecc.<br />Per le donne sono:Maria, Domenica,Giovanna, Oliva,Agatina,Agnese ,Fiora,<br />Rosa, Lucrezia, Giuseppina.<br />Alcune note :<br />Dal 1578 i Matrimoni vengono fatti in chiesa e non più in casa, e non sono<br />più singoli bensì in gruppo. Il 11/05/1578 davanti all’altare del Crocifisso nella<br />Chiesa di Careggine si svolgono ben 6 (sei) matrimoni contemporaneamente . Il<br />25/01/1579 davanti all’altare grande ci sono 4 (quattro) matrimoni.<br />Nel 1582 la dicitura “Secondo il Concilio di Trento” viene sostituita da “secondo<br />il costume della Chiesa Cattolica Romana”.<br />Nel 1589 il pievano è Bernardo Maccioni.<br />Nel 1591 il pievano diventa Nicola Terni.<br />Durante il matrimonio viene “letta la Messa del Congiungimento”; quando<br />la sposa è vedova e si unisce in seconde nozze, la messa è vietata e viene data solo<br />una benedizione.<br />Dal 1590 non sempre vengono citati i testimoni: dentro la chiesa viene usato<br />la dicitura “congiunsero in matrimonio davanti ai presenti durante la messa”.<br />In questi anni il paese delle Fabbriche di Careggine è sotto la Parrocchia di<br />Vagli di Sotto.<br />Negli anni 1590 e oltre all’Isola Santa officiava il Prete di Vagli dove si sposavano<br />alcuni delle Capanne e dei Colli.<br />Fatte le solite denuntie tra Pietro Rielli da.<br />i Colli et Domenica di Pietro Poli dell'Ospitale<br />et tra Andrea di Pietro sopradetto , et Maria di<br />Pietro<br />Rielli la prima a dì 30 ottobre la 2a, a dì..<br />la 3a a dì 1 novembre 1593 ………….<br />…… non fu opposto impedimento alcuno tra<br />li sopradetti, furono congiunti in Matrimonio<br />da il Venerabile P. Battista Colli da Vagli<br />Nella Chiesa dell'ospitale dell'Isola Santa<br />Sotto il dì 12 gennaio 1594 testimoni<br />Luca Tardelli, et Matteo di Taddeo della Capanne<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />142<br />Il 90% dei matrimoni è tra consanguinei ed hanno bisogno della dispensa<br />vescovile perché parenti di 2°-3°-4° grado<br />I pochissimi matrimoni esterni ai paesi del comune riguardano i seguenti<br />paesi: Azzano, Rontano,Vagli di Sotto e Sopra, Terrinca, Solaio di Vallecchia, Giustagnana<br />di Seravezza, Puglianella, Il Poggio, nel tempo si aggiungono: Montignoso,<br />Regnano, Levigniani, Rocca Alberti,Antisciana.<br />Dal 1566 al 1612 si svolgono nella Chiesa di S. Pietro a Careggine 174<br />Matrimoni.<br />Il 20 Gennaio 1612 la Chiesa di CAPRICCHIA è funzionante, ha il suo cappellano<br />sotto il pievano di Careggine.<br />Prosperi Pasquino è il primo prete di Capricchia ed è della Famiglia Prosperi<br />di Careggine. I primi e i secondi matrimoni sono i seguenti:<br />Fatte le solite denuntie tra Luca figlio di Benedetto<br />Tardelli dalle Capanne et Francesca di Marco<br />Corsi di Mezzana similmente tra Battista di Marco<br />Corsi di Mezzana e Margarita di Thaddeo Tardelli<br />dalle Capanne la prima a di 6. la 2à a dì 8 la<br />3à a dì 12 Gennaio et non essendo stato opposto<br />impedimento alcuno Prete Pasquino …..<br />Nostro Cappellano havendo inteso il libero consenso<br />delli sopradetti li congiunse in Matrimonio<br />per verba dei presenti nella CHIESA di S.MARIA<br />DEL ROSARIO di CAPRICCHIA<br />Testimoni Pietro Ciambelli dai Colli et … Franchi delle Coste Tutti del Comune di Careggini<br />…il dì 20 Gennaio 1612 …..<br />Fatte le debite denuntie tra Tognio di Gio. Coli di<br />Mezzana, et Maria di Iacopo Rielli dai Colli,<br />e ..tra Marco di Gio Trivelli dai Colli, et Margherita<br />di Iacopo Rielli dai Colli<br />e.. tra Francesco di Iacopo Rielli da i Colli, e Lucia<br />di Gio.Trivelli da i Colli la prima a di 16 Agosto la<br />2° a dì primo la 3à a di 2 settembre non fu opposto<br />impedimento alcuno, et Prete Pasquino Pro-<br />143<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />speri li congiunse in Matrimonio per verba de<br />presenti nella CHIESA DI CAPRICCHIA di nostro<br />consenso et li disse la Messa del congiungimento<br />sotto al dì 14 settembre 1612 testimoni<br />…Battistino Bandini, et ……..da ………<br />Fatte le solite denuntie tra Andrea di Giuliani della<br />Pieve di Vallecchia e tra Giovanna di Iacopo<br />Marchione delle Coste di Careggini la p.a a di p.o<br />la 2à a di 2 la 3à a dì 8 Settembre non fu opposto<br />impedimento et havendo havuto il libero consenso<br />loro Prete Pasquino Prosperi li congiunse in<br />Matrimonio per verba dei Presenti nella CHIESA<br />DI CAPRICCHIA alla Presenza di Gio Battistino Poli, et di Francesco di Gio Franchi, et<br />di tutto il popolo sotto il dì 20 Settembre 1612 et li disse la Messa del congiungimento et<br />prima havevano visto e letta la fede fatta autentica dal parrocchia del suddetto Andrea<br />circa alle denuntie fatte……<br />I cognomi che appaiono nella “cura” (Capricchia) per la prima volta con la<br />località specificata e alcune note:<br />1612 - Marchione delle Coste - poi trasferito ai Colli in Loc.Marchione<br />Grilli<br />Delicato - divenuto Delicati<br />1614 - Cancherini Dei Colli<br />1616 - Contadini di Porreta- Cosi detti perché “contadini “ nei terreni dei Conti<br />di Porreta<br />1614 - unica e interessante dicitura riferita alle pubblicazioni che erano state fatte:<br />“Fu concluso dalla maggior parte dei Vecchi della terra che non vi fosse<br />impedimento perché non si era presentato nessuno “<br />1615 - Trielli coniugato con un donna di Levigliani e soprannominati “Spusini”.<br />1618 - Baldaccini<br />Chinetti<br />Poli di Iapori<br />Giannarelli delle Coste<br />Coli di Mezzana<br />1619 - Puliti delle Coste<br />Giannessi della Calda<br />1623 - Avvengono molti matrimoni<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />144<br />Libro dei matrimoni di Capricchia<br />Il primo libro dei Matrimoni di Capricchia inizia 21 Settembre 1733, il rettore<br />è Michele Coli (di Mezzana).<br />Di seguito vengono riportate alcuni matrimoni e note di cui non vengono<br />trascritte le iscrizioni perché di facile lettura. Da cui si ricavano importanti annotazioni<br />sia storiche che di vita quotidiana.<br />1736 - Rettore di Capricchia è Gian.Battista Tandoni<br />Contemporaneamente in Capricchia c’erano i seguenti sacerdoti:<br />Antonio Coli di Mezzana<br />Antonio Ciambelli dei Colli<br />Domenico Franchi delle Coste<br />Gio.Batta. Coli -Chierico- di Mezzana<br />1740 - Un ramo della famiglia Rielli si sposta in Mezzana<br />1749 - Appare il cognome di “Briganti” dei Colli ma poi non si ritrova più.<br />In questi anni si ha la massima concentrazione degli sposalizi tra parenti<br />strettissimi quasi tutti figli di fratelli anche da due parti.<br />1753 - Bacci delle Purciglia<br />Salvetti della Capanna Nuova – e di Specchio<br />1762 - Rettore di Capricchia diveta Iacopo Corsi di Mezzana<br />1765 - Primo matrimonio avvenuto nell’oratorio Delle Coste.<br />145<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1766 - Alle Capanne appare il cognome Tognocchi , proveniente da Azzano.<br />1766 - Rettore della chiesa di Isola Santa è Giovanni Ciambelli dei Colli.<br />1766 - Sacerdoti presenti in Capricchia:<br />Antonio Franchi delle Coste.<br />Gio Matteo Ciambelli dei Colli.<br />1768 - Appare il cognome Virgili della Foce che svolgono l'attività di Contadini<br />in quelle terre.<br />1770 - Il fratello dello sposo si oppone al matrimonio perché la sposa gli era stata<br />promessa precedentemente, ma il matrimonio si celebra ugualmente<br />dopo aver chiesto la dispensa Vescovile.<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />146<br />1771 - Appare il cognome Cipollini delle Capanne.<br />1771 - Un bimbo trovatello, proveniente da Pisa viene allevato da una signora<br />della Rocca Alberti e sposa una Rielli dei Colli.<br />1771 - Appaiono i cognomi Bacci e Micheli alle Purciglia.<br />1772 - II Matrimonio nell’Oratorio delle Coste, intitolato a Maria S.S.del Suffragio.<br />147<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1785 - Capricchia c’è una scuola di<br />Chierici. Data la quantità notevole<br />di Sacerdoti in questo luogo<br />vi sono degli studenti che qui risiedono<br />per motivi di studio tra<br />cui un Angeli proveniente da<br />Sassi - Molazzana.<br />1790 - Bacci Pietro economo di Capricchia<br />che poi diventerà Rettore<br />Chierico Togni Stefano.<br />1790 Matrimonio Clandestino.<br />1778 - Maria Piera Ciambelli sposa Pier<br />Antonio Ciambelli al quale aveva<br />tenuto come madrina, una figlia<br />alla Cresima una figlia che aveva<br />avuto lo stesso Pier Antonio da<br />un precedente matrimonio.<br />1802 - Pierotti in Porreta<br />In questi anni abbiamo una forte<br />immigrazione in particolare proveniete<br />da Buti e Vicopisano. Molti pastori durante<br />il periodo invernale portano i<br />greggi nelle Maremme così dette.<br />Ma in realtà le zone sono quelle<br />principalmente di Palaia<br />1809 - I matrimoni si svolgono in due<br />fasi - Prima avviene il Matrimonio<br />Civile poi il matrimonio religioso<br />in Chiesa.<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />148<br />1811 - Viene citato “Il codice di Napoleone”.<br />1823 - Pieroni da Cascio.<br />1827 - Careggine e Capricchia sono poste sotto il vescovo di Massa che il 20 gennaio<br />autorizza il libro dei Matrimoni.<br />1833 - Dini provenente da Cerretoli e si stabilisce in Mezzana.<br />1835 - Michel Angelo Coli economo di Capricchia.<br />1836 - Domenico Nicoli cappellano di Capricchia.<br />1836 - Disposizioni Vescovili.<br />149<br />I libri della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1837 - Michel Angelo Coli economo di Capricchia.<br />Altri sacerdoti presenti contemporaneamente: Bacci Luigi di Iapori, Coli<br />Gio.Antonio.<br />1852 - Gio Franchi Rettore di Capricchia.<br />1870 - Angeli Massimiliano sposa Rielli Michelangela dei Colli e ivi si stabiliscono.<br />Dal nome della sposa deriva il soprannome della casata Angeli ai<br />Colli detti: “Michelangeli”.<br />1877 - Giuseppe Franchi delle Coste prima diventa delegato e poi Parroco di Capricchia.<br />Storia di un popolo: Careggine I libri della Chiesa di S. Pietro<br />150<br />➸<br />➸<br />In alro a sinistra: esterno della chiesa di Capricchia. In alto a destra: antico confessionale.<br />In basso: particolare della facciata della chiesa<br />L’OPERA DELLA CHIESA<br />DI S. PIETRO A CAREGGINE<br />Dal libro dell’Opera della Chiesa di S. Pietro di Careggine si può conoscere<br />quali, quando e da chi sono stati eseguiti, nella suddetta Chiesa e Canonica, i lavori<br />di costruzione, ampliamento, sistemazione e ristrutturazione tutt’oggi visibili,<br />effettuati nel XVI secolo.<br />Prima di tutto,dalla sua lettura, si ricava il sistema della gestione economica di<br />detta Opera che era semplice ed efficace e si sviluppava nel seguente modo.Era scelto<br />o nominato un responsabile chiamato “Operaio”.Il lavoro che questo effettuava in<br />tutto il periodo del suo “mandato” era chiamato “Sindacato”.Questi, era scelto tra le<br />famiglie più importanti e nobili ed economicamente<br />più ricche del Comune e aveva<br />l’incarico di gestire le entrate e le uscite.Le<br />entrate erano determinate dai “Censi”,<br />rendite dei terreni di proprietà della Chiesa,<br />che erano dati in gestione agli “operai”<br />stessi o a terzi.<br />Dalla lavorazione di questi terreni<br />si ricavavano grano, castagne ecc. Dal<br />valore della vendita di questi beni erano<br />calcolate le somme di denaro che l’Operaio<br />aveva a disposizione e che lo stesso<br />si adoperava a riscuotere da coloro che<br />avevano in gestione i relativi terreni.<br />Le spese erano determinate dai<br />continui lavori di ristrutturazione e sistemazione<br />della Chiesa stessa, della Canonica<br />e per il mantenimento del prete o<br />tutto quello che ruotava intorno alla Chiesa.<br />L’operaio durava in carica un anno, al termine del mandato erano trascritte<br />nel registro detto “Libro dell’Opera”, tutte le spese che il suddetto aveva<br />effettuato compreso e “in primis” un tot. per l’operaio stesso, per il tempo che<br />aveva impiegato nell’andare a riscuotere i censi o il pagamento del tempo occorsogli<br />per occuparsi della gestione dell’incarico avuto.<br />151<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Il Prete, detto “Rettore”,“Pievano” o “Curato”, controllava il tutto; ciò nonostante<br />periodicamente erano ricontrollati e certificati tutti i conteggi da un “economo”,<br />nominato dalla curia Vescovile, detto “Vicario Foraneo “.<br />Le entrate, potevano essere superiori alle uscite; in questo caso, l’opera restava<br />creditrice nei confronti dell’“operaio” che poteva restituire le somme mancanti<br />negli anni successivi o in denaro o con il pagamento d’altri lavori eseguiti<br />dai vari “Mastri” a favore della Chiesa o acquistando a favore di questa dei terreni<br />che a loro volta producevano delle rendite sufficienti a restituire il capitale dovuto.<br />Ecco che alcuni grossi lavori erano pagati contemporaneamente da più operai<br />che erano debitori verso l’opera stessa.<br />A garanzia del credito, fino alla sua estinzione, veniva messa “un’ipoteca” su<br />un bene di proprietà del suddetto Operaio. Il credito veniva trasferito agli eredi.<br />Viceversa, se “l’operaio” aveva speso più del ricavato poteva essere rinominato<br />per un altro periodo di tempo e lo stesso continuava a riscuotere dei “censi”.<br />Tutto era, in ogni caso trascritto, controllato e vidimato dal Vicario, normalmente<br />proveniente da Castelnuovo o da Pieve Fosciana.<br />L’assicurazione che, in ogni modo, l’opera non avesse rischi d’insolvenza,<br />determinava la scelta di un operaio, necessariamente tra le famiglie più nobili e<br />ricche del Comune, perché solo tra le persone di queste famiglie, poteva essere<br />trovata quella cultura necessaria per la gestione dell’incarico: vale a dire saper<br />leggere, scrivere, far di conto.Altra caratteristica indispensabile per la nomina era<br />la “solvibilità”patrimoniale dell’operaio che, se non sufficiente, doveva essere garantita<br />da un terzo (che si faceva “garante” di tutto il “Sindacato”).<br />Dall’analisi di questo libro, del rendiconto dell’Opera di Careggine, verranno<br />qui di seguito tratte varie notizie che possono essere utili nel ricostruire la storia<br />del nostro comune e dei suoi abitanti.<br />Prima di tutto, possono essere evidenziate due note importanti: il “denaro”,<br />vale a dire le monete che vengono usate nel periodo trattato, e le “unità di misura”.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />152<br />153<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Monete:<br />1606 - Monete usate: Vincenti, Luise,<br />1609 - Zecchini, Scudi, Soldi<br />1613 - Marchesi-Marchesane<br />1618 - Piastre fiorentine<br />1623 - Nota di conversione “…Tutto in monete<br />di grana piccola di Lucca Importa<br />Luise 270 che ridotte a moneta della<br />Garfagnana sono 187, 2 Bolognini”<br />1634 - Testone fiorentino<br />1650 - Scudi di Lucca<br />1671 - Bolognini<br />1672 - Franchi<br />1677 - Giorgini<br />1685 - Genovine<br />Unità di misura:<br />1606 - Libbra, Oncia - unità di peso riferita alla quantità di cera<br />per le candele.<br />- Canna - unità di lunghezza riferita a lunghezza di tavole e<br />piastre per la copertura dei tetti.<br />- Staia - per rena e calcina, grano, castagne ecc.<br />- Soma - per vino<br />- Boccale - unità di misura per vino e liquidi in genere<br />Libro dell’Opera<br />Il libro, dell’Opera della Chiesa di S. Pietro di Careggine, inizia<br />dal 1606. Il Parroco “Rettore” era Zerbini Pietro,“l’Operaio” era Franchi<br />Iacopo, coadiuvato dal “compagno” Caporale Battistino di Gio.Feriale. Iacopo<br />Franchi termina il suo Sindacato con un debito nei confronti dell’Opera e qualche<br />anno dopo concede una rendita a favore dell’Opera di 30 scudi su un terreno di sua<br />proprietà.Atto rogato dal Notaio Paolo Emilio Arrighi di Careggine.<br />I pievani<br />Durante l’anno 1606 il Rettore Zerbini muore e viene sostituito.<br />1606-7 Il Rettore è “Nicolao”Nicola Terni proveniente da Silicano.<br />1608 - Su ordine del Vescovo fa il “Terrilogio” cioè l’elenco dei beni dell’Opera<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />154<br />Moneta di Clemente VII.<br />Leone X papa, dritto di ducato<br />papale, Roma, Museo Nazionale<br />Romano<br />della chiesa di S. Pietro di Careggine e “misura” quasi tutte le terre.<br />14 GIUGNO 1609 il Rettore Nicola Terni paga quaranta Luise su commissione del<br />Vicario Foraneo a:<br />“Giovanni di Battistino Poli, et a Pietro Rielli dei Colli per pagare la<br />porta che fu condotta da Sillicano per la Chiesa di CAPRICCHIA.”<br />Per questa spesa il Suddetto prete viene rimborsato da Iacopo Franchi succitato<br />“Operaio”.<br />1644 - Pievano: Gio. Battista Franchi.<br />1660 - Pievano: Pietro Prosperi che gestisce l’Opera direttamente senza Operaio<br />Elenco degli Operai dal 1607 al 1683<br />1607 - Operaio dell’Opera: Caporale Luca Franchi col Caporale Battistino -<br />garantisce M°.Damiano Simonelli<br />1609/11 - Operaio Sergente Franchi<br />1611 - Operaio: Giovanni di Domenico Franchi<br />1612 - Operaio: Caporale Gio. Biello, garante M. Pellegrino<br />1613 - Operaio: Sergente Franchi e il compagno Pieruccio d’Andrea Melani<br />1614 - Operaio:M°. Luca Cancherini dei Colli<br />1615 - Operaio: Gio. Sante già di Batta Zizzi<br />1620 - Operaio: Gio. Sante di Batta. Bandini con il compagno Pieruccio di<br />Andrea Melani<br />1621 - Operaio: Pieruccio di Andrea Melani<br />1622 - Operaio: Gio.Maria di Silvio Micheli con il compagno Sergente Francesco<br />Franchi<br />1625 - Operaio: Gio. di Gabriello Cusini costituì un censo di marche 5 su<br />prato ecc. posto in località “Piola” per un totale di scudi 46 per i denari<br />che doveva all’Opera.Rogito Pellegrino Boni di Castelnuovo. Garante<br />Gio.Maria Micheli.<br />1626 - Operaio: Gio.Maria Micheli<br />1626 - Alcuni operai degli anni precedenti che erano rimasti debitori con<br />l’Opera s’impegnano a saldare i loro debiti costituendo delle rendite<br />“Censi “ eccone alcune:<br />- Pieruccio di Andrea Melani costituisce in censo di Luise 6 sopra orto<br />alla sua capanna.<br />- Gio.di Domenico Franchi da Careggini Costituisce un censo di Bolognini<br />36 sopra orto alla sua capanna.<br />155<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />- Sergente Francesco Franchi costituì un censo di Bolognini 48 l’anno,<br />sopra orto in loc. Capanne di Careggini<br />- Paolino di Luca Franchi costituì un censo di Luise 3 e Bolognini 12<br />sopra campo, prado, et selva in loc. Aiosa<br />1627 - Operaio: Luca già di Domenico Berti<br />1628 - Operaio: Gio. Santi di Batta Bandini<br />1629 - Operaio:Gio.di Pietro Peronda acquista per l’opera un luogo detto “ Rana”<br />da Maria di Gio.Fagianino che era nel“corpo della selva della Chiesa”<br />1630 - Operaio: Pellegrino di Virgilio di Pellino<br />1630 - Lite dell’Opera contro il Comune per un terreno<br />1630 - A Careggine esisteva una SCUOLA perché viene pagato il maestro<br />con i soldi dell’Opera, come sua Eminenza il Vescovo richiede.<br />1631 - Operaio: Pietro di Domenico Berti.<br />1632 - Operaio: Sergente Gio.Maria Micheli, il conteggio delle spese fatte da<br />questo furono effettuate nel 1634 “nella rocca di Castelnuovo cavato<br />di prigione per far detto sindacato di commissione del sig. Governatore<br />e davanti a lui lì si fece il conto…” il conto fu saldato nel 1640 da<br />Ser.Batta Zerbini come esattore dei beni di detto Gio.Maria.<br />1634 - Operaio: Batta. Di Marchino Gavigli.<br />1635 - Operaio: Benedetto di Gio Prosperi.<br />1637 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda et Benedetto di Gio. Prosperi.<br />1639 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda et Domenico di M°. Gio. Cancherini.<br />1641 - Operaio: Gio. di Pietro Peronda rimasto in debito con l’opera cede alla<br />stessa una “ditta” (terreno) che aveva con Giovanna di Andrea della<br />Rocca.<br />1642 - Operaio: Batta Zerbini<br />1643 - Operaio: Domenico di Bertolo Zerbini.<br />1644 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi acquista, con i soldi dell’opera,<br />tre censi dai sig.: Luca Magnani, Pietro Zerbini,Marco di Silvio.<br />1645 - Operaio: Caporale Domenico Berti, acquista un censo in luogo detto in<br />“Mondina”del Caporal Feriale,e più una selva luogo detto “Lena”che proveniva<br />da Gio. di Batta.Coli di Mezzana e di Batta.d’Antonio di Iapori.<br />1646 - Operaio: Gio. Pietro Peronda: fonda un censo in località detta in “Posticcia”<br />già del Caporal Batta. Feriale.<br />1647 - Operaio: Domenico di Luca Cancherini.Durante il suo operato muore<br />e i conteggi vengono fatti con la moglie Agnese che rimasta in debito<br />compra un censo da: Gio. di Domenico Ciambelli e Francesco di<br />Gio. Rielli dai Colli.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />156<br />1648 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi: acquisto e sistemazione di molti<br />censi<br />1649/51 - Operaio: Gabriello di Paolo Franchi; acquisto di un campo, luogo detto<br />in “Vallevecchia”.<br />Per ordine del Vescovo “le castagne di quest’anno non si riscossero per<br />la gran penuria”.<br />Questi resta debitore dell’ Opera e concede alla stessa i seguenti censi:<br />uno di 48 Scudi a carico del Caporale Cesare Santini dei Colli, altro<br />a carico di Bartolomeo Di Matteo del Poggio, altro di Michelangelo<br />di Luca di Gallicano… “Garante principale e in solido Francesco di<br />Paolo Franchi suo fratello.”…In oltre, un censo sopra selva e metato<br />posto in luogo detto “Fredda” di Domenico Cancherini, e un campo<br />luogo detto al “Gandino” (giardino).<br />1652 - Operaio: Ser.Andrea di Gio. Santi Bandini.Rimasto in debito crea un<br />censo sopra la selva luogo detto “Selva Paresa (Pacesa) degli eredi di<br />Gio .di Pietro Bandini, altro censo su selva nella “Fredda” di Francesco<br />di Gio Bandini, e più su orto e casa in luogo detto “Sotto il Mele”,<br />sopra selva in luogo detto “sulla Lezza” di Batta. di Tonio Dalia.<br />1653 - Operaio: Caporale Domenico Berti.<br />1654 - Operaio: Andrea Bandini<br />1656 - Operaio: Egregio Ser. Andrea Bandini con Andrea di Guglielmo Guglielmi.<br />Vengono sistemati alcuni contratti d’acquisto fatti dall’Opera: campo<br />di Maria di Domenico Bianchi luogo detto in “Piavola”; campo e orto<br />degli eredi di Domenico Cancherini luogo detto in “Muscina”<br />1657/59 - Operaio:Antonio Franchi. Al suo decesso, come tutore dei figli, viene<br />nominato Ser. Francesco Prosperi che fa i relativi conteggi essendo<br />rimasto debitore dell’opera.<br />1660 - Operaio: Ser.Alfiere Battista Franchi.<br />1660 - Operaio: Alfiere Bartolomeo Turelli.<br />1661/66 - Operaio: Ser.Andrea Bandini.<br />1666 - Operaio: Rev. Francesco Prosperi. Questo “Operaio” termina il suo<br />mandato con un debito nei confronti dell’opera. L’allora Pievano Rev.<br />Pietro Prosperi si accolla l’onere dei lavori dell’opera cosi scrivendo:<br />“ Nell’anno 1667 essendo uscito l’operaio Francesco Prosperi e per non<br />aver dato sicurtà (garanzie) né soddisfatto per l’anno 1666 fui Io suscritto<br />a prendere nell’affare come mio incarico per detto anno e incomodi.”<br />157<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1667 - Operaio: Rev. Pievano Pietro Prosperi il quale compie varie opere di<br />ristrutturazione della Chiesa e in particolare si dedica a costruire la<br />“Casa dell’Opera” contigua alla Canonica ma le spese per la sua costruzione<br />non potevano essere conteggiate e così nella verifica del Vicario<br />si legge:<br />“…nelle spese fatte dal sig. Pievano operaio vi sono le partite delle spese<br />nella fabbrica della casa contigua alla canonica per essere fatta contro<br />l’editto e costituzioni di S.E. non si potevano passare ha presentato<br />un rescritto grazioso presentato a Mos. Rev.Vic. Generale …”<br />“..Pietro Prosperi Pievano di Careggini umilissimo suddito di Sua Illustrissima<br />gli espone come già suoi predecessori avendo comprato una<br />casa contigua alla canonica per fabbricarla ad uso e comodo di quella,<br />et quando … fabbricasse serìa fatta la spesa necessaria, e perché nelle<br />costituzioni sindacali viene proibito il far spesa senza loro espressa licenza,<br />umilmente sono a pregarla di tal concessione che della grazia<br />pregherò nostro Signore per sua conservazione quan…...”<br />La risposta fu:<br />“…Si concede all’E ….. la licenza, che domanda perché non segna in<br />pregiudizio delle spese ordinarie da farsi per servizio della Chiesa, e di<br />tutto si tenga nota distinta per farli buoni al sindacato.<br />Vescovado lì 22 ottobre 1667 …Nobili Vic.Gen.le.”<br />1669 - Operaio: Francesco di Paolo Franchi.<br />1670 - Operaio: Caporale Gio. Pasquella.<br />1670 - Operaio: Battista di Stefano Zerbini. Il quale rimase con un debito<br />che saldò in mano del Sergente Battista Zerbini nel 1676 pagando i<br />lavori del Fonte Battesimale.<br />1671 - Operaio: Sig.re D.Gio. Peronza. Porta avanti una lite civile detta “del<br />Baldassonio” contro Coli Nicolao, non riscuote da molti debitori: Ser.<br />Francesco Prosperi, Baldassanio del Poggio, Gio. Paolo Franchi, Sergente<br />Magnano, Furier Matteo Prosperi.<br />1672 - L’Opera si trova ad affrontare una crisi economica di “indigenza” così<br />definita e quindi viene chiamato il Furier Matteo Prosperi fratello<br />ed erede del Pievano defunto Rev. Pietro Prosperi e dopo “pretenzioni<br />vicendevoli” risulta che l’Opera è debitrice con il Matteo per 190<br />Luise per i lavori che il Pievano Pietro aveva fatto nel 1667 per la costruzione<br />della Casa dell’Opera.<br />1672/74 - Operaio: Sergente Andrea Bandini riscuote da operai debitori negli<br />anni passati varie somme. I debitori sono: Caporale Gio. Pasquella,<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />158<br />Franco di Paolo, Batta Zerbini,D. Gio. Peronza. Dopo i conteggi effettuati<br />dal Cancelliere Giuseppe Gherardi di Castelnuovo resta debitore<br />nei confronti dell’Opera, per restituire il denaro acquista un censo<br />insieme a Don Domenico Zerbini a favore dell’opera del valore di 30<br />Scudi.<br />Lo stesso Andrea Bandini spende del denaro per la Causa Civile contro<br />il sig.Capitano Andrea Poli e Gio.Paolo Franchi ex amministratori<br />debitori dell’Opera.<br />1672 - Ser. Francesco Prosperi compra un campo posto il loc.“Colle” del valore<br />di 200 scudi.<br />1675/76 - Operaio: Gio.Zerbini che termina il suo incarico in debito che salderà<br />nel 1682 con l’acquisto del “Baldacchino” di raso con ricami in oro<br />ecc. che servirà per l’esposizione del Santissimo.Questo viene richiesto<br />dal vicario foraneo Gio. Francesco Torriani.<br />1677 - Operaio: Ser.Andrea Bandini (già nominato).<br />1678 - Operaio:M°. Benedetto Gavigli.<br />1679 - Operaio: Ser. Pier Antonio Arrighi.<br />1682 - Operaio: Batta. di Stefano Zerbini.<br />1682/83 - Operaio: Ser.Andrea Bandini (già nominato).<br />Elenco dei lavori eseguiti dai vari Operai alla Chiesa<br />e Canonica di Careggine<br />Alcune opere di seguito elencate sono effettuate in modo continuo dai vari<br />Operai che si susseguono negli anni.Sono l’acquisto di cera bianca per le messe, cera<br />per le messe della Settimana Santa, incensi vari, acquisto di canapa per la “funa<br />delle campane” (significa un’usura continua e costante), lavaggio “bucato alli panni<br />della sacrestia”, facitura di “camigio di lino fatti cugire dalle suore di Castelnuovo”,<br />acquisto di chiodi “gangheri, bandelle” per le porte, acquisto di legname, piastre,<br />piastroni, calcina, rena, tendaggi per abbellire la chiesa in varie occasioni, ferri e inferriate,<br />tenere i cavalli nelle stalle alla venuta dei Vicari o dei Vescovi, la biada per<br />gli stessi, acquistare gli alimenti per il pranzo dei “visitatori”, giornate di manovalanza<br />degli operai occasionali indispensabile nei vari lavori e servizi.<br />Da questo elenco si ricavano anche altre notizie interessanti, ad esempio i<br />nomi degli artigiani o Mastri presenti sul territorio o provenienti da altre località<br />e delle loro botteghe.<br />159<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1606 - M°. Domenico di Casciana “aggiusta la campana grossa”<br />1606 - M°. Corsi Gio. Battista ha una bottega a Careggine dove si comprano:<br />chiodi, bande e bandelle di ferro e dove l’Opera si rifornisce continuamente<br />negli anni.<br />1607 - M°. Giuseppe da Silicano fa il portico della cucina della Canonica.<br />M°. Gio. (Rossi) del mulino fa il solaio della cucina della Canonica.<br />Alessandro della “Calda” vende varie canne di piastre in più volte.<br />La “rena” necessaria per i lavori viene “tirata” da vacche.<br />M°.Agostino copre la Canonica.<br />Ricoperta la Sacrestia in “certi luoghi” con piastre, tavole di castagno<br />e una canna di tavole di pioppo.<br />1608 - M°. Terni Antonio da Silicano “mette una ferrata al salvarobbe della<br />Canonica”<br />1608 - M°.Antonio del Pieraccione mette “gangheri e chiodi grossi al portico<br />della cucina”<br />1608 - M°. Domenico vende una finestra “martillinata” posta sopra il Coro.<br />M°. Gio. Batta. Corsi vende sassi per la Casetta del Cimitero.<br />1609/11 Piastronatura del pavimento della Chiesa.<br />“Racconciature” agli scalini davanti l’Altar Maggiore.<br />Costruite “banche” davanti Altar Maggiore.<br />Legno, piastre, sassi tirati con le vacche da “Vianova”, calcina, rena<br />trasportata con somaro per la costruzione della casetta sopra il Cimitero<br />e dell’orto con relative porta e finestra.<br />M°. Francesco “copritetti” è l’esecutore delle opere sopraccitate<br />1611 - M°. Gio.Batta.Corsi insieme a M°. Antonio Prosperi “ribolle” cioè<br />rifonde il Maglio della “Campana Grossa”.<br />M°. Francesco ricopre la Chiesa rotta in più punti.<br />Opere alla Sacrestia.<br />Ristrutturazione e costruzione di parti della Canonica.<br />1613 - M°.Stefano Zerbini costruisce una scala per andare al “cigliere di sotto<br />della canonica”.<br />M°.Gio.Batta.Corsi “riconcia il Maglio della Campana Grossa perché rotto”.<br />Scalinata per il tetto della Chiesa.<br />Marcuccio Vecchi vende delle travi per la fabbrica della Canonica.<br />“Rassettato “ la pila del Battesimo al suo “luogo”.<br />1614 - Un legnaiolo “fa l’uscio” della Chiesa dalla parte della Canonica<br />1615 - Viene tirato giù un muro rimasto nel mezzo alla Chiesa e viene portata<br />via la terra del Cimitero, lavori all’Altar Maggiore.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />160<br />1616 - Opere per “accomodare” la porta della Chiesa, vengono utilizzate “robbe<br />avute dalla fortezza” (di Montalfonso).Una nota ci afferma che la<br />porta “fu stimata quindici soldi solamente”.<br />Acquisto di una “pietra sacrata” fatta venire da<br />Pisa.<br />Viene scavata “la sepoltura che si doveva rifare<br />agli Antichi …del guarnaceiolo per impedire la<br />sepoltura l’or con l’Altar Maggiore”.<br />I serramenti vengono comprati alla bottega di<br />M°. Gio. Batta. Corsi.<br />1611 - Calcina proveniente dalla “Formica”, pagata al<br />Caporal Feriale, per lavori al Campanile<br />Opere di “smuratura davanti la porta della Chiesa”.<br />Lavaggio degli altari e “loro ricoloratura”.<br />“Tirate da buoi di Franceschino del Poggio le<br />piastre della porta”.<br />1618 - Lavori alle finestre del Coro.<br />Lavori per finire la Piastronatura della Chiesa<br />per “…pareggiare il muro della tribuna guastata<br />nei lavori della porta”.<br />Lavori di spianatura, intonacattura e imbiancatura<br />alla porta della Chiesa.<br />1618 - 30 settembre fabbrica della porta della Chiesa M°. Giuseppe da Silicano<br />lavora alla “facitura della porta della Chiesa”.<br />Fatta la finestra sopra la “porta grande”da un legnaiolo e la porta del<br />Cimitero.<br />1619 - Accomodato il Pulpito.<br />Intonacature interne alla Chiesa.<br />Rifacitura di due altari: della Madonna e del Crocifisso.<br />Rifiniture intorno alla porta e al Cimitero.<br />Lavori di escavazione in Sacrestia.<br />Iniziate opere di ristrutturazione della Sacrestia: rifatto il solaio,<br />“uscio e finestra”.<br />“Rifacitura” del pavimento della Sacrestia in legno di castagno.<br />Finito il Cimitero.<br />Lavori all’altare di S.Antonio.<br />Lavori alla porta del Campanile.<br />Lavori di copertura della Chiesa e Sacrestia.<br />161<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Chiesa di S. Pietro di Careggine;<br />S.Antonio Abate del 1563<br />1620 - Balaustra davanti Altar Maggiore.<br />Opere di sistemazione al tetto del Cimitero.<br />1622 - Opere di sistemazione del Campanile eseguite da Domenico Magiera,<br />M°. Batta Bellocchio.<br />1623 - Fabbricazione di armadi in noce nella Sacrestia eseguite da M°. Luca<br />Cancherini oltre la Costruzione di un confessionale fatto di tavole di<br />castagno.<br />Costruzione di banche per la Chiesa in castagno.<br />1626 - Viene portata, in ottobre, da Pietrasanta la Pila del Battesimo e viene<br />istallata da alcuni Mastri scalpellini.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />162<br />Careggine. Altare della Madonna.<br />163<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine. Altare del Crocifisso.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />164<br />Careggine. Particolare dell’altare del Crocifisso.<br />165<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine. Particolare dell’altare di S. Antonio Abate.<br />Careggine. Particolare dell’altare del Crocifisso.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />166<br />Careggine. Particolare dell’altare.<br />167<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine. Particolare dell’altare.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />168<br />Careggine. Particolare dell’altare.<br />169<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine. Particolare degli altari dove si nota la sigla del Comune di Careggine e il suo stemma<br />➸<br />➸<br />CAR<br />POP<br />Stemma<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />170<br />Careggine. Altare maggiore.<br />171<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Careggine. Tabernacolo dell’Altar Maggiore.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />172<br />Chiesa di Careggine. Particolare, Tabernacolo degli Oli Santi.<br />173<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Chiesa di Careggine. Il Fonte Battesimale (sotto, il particolare).<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />174<br />Chiesa di Careggine Particolare di S. Giovanni sopra il Fonte Battesimale.<br />1627 - Sulla Pila del Battesimo viene messo una piccola statua proveniente da<br />Carrara, ordinata dal Vescovo.<br />“una immagine di S. Giovanni Battista che battezza Cristo di marmo<br />stimata 15 luise da Mastro Matteo da Cardoso scarpellino”.<br />Trasporto e messa in opera di alcune vetrate in Chiesa<br />1628 - Varie imbiancature alla Chiesa eseguite da M°. Agostino Gavigli, la<br />calcina proviene da Vagli di Sopra. Comprati N°18 angeli di stucco<br />per ornare gli altari. Opere a coprire il Campanile. Acquistati due libri<br />“uno per scrivere i defunti, l’altro per lo stato dell’anime”. 34 bolognini<br />in moneta di Lucca.<br />1629 - Viene congiunto il tetto della Chiesa con quello del Cimitero.<br />1631 - Acquisto di un “Messale” a Modena. Varie opere di ristrutturazione<br />della Chiesa e al Campanile con la calcina proveniente da “Tigliosa”.<br />1632 - Opere alla Canonica e Sacrestia<br />1633 - Viene murato l’orto della Canonica<br />1634 - Costruite mura intorno alla Loggia della Chiesa. Leghe di ferro prese<br />a Castiglione.<br />1633 - Viene murato il Sacrato davanti alla Chiesa “a dì 18 Aprile 1633”.Viene<br />scavato “il sasso”per le colonne del sacrato.Costruzione della Loggia<br />davanti al Sacrato eseguita da M° Pietro da Silicagnana oltre ad<br />altri Mastri.Acquistati vari paramenti sacri preziosi.<br />“3 Maggio 1633 viene tramutato l’Altar Maggiore”.<br />1634 - Lavori di sistemazione alla Loggia del Sacrato.<br />“7/aprile –Fatte le Volte alla Loggia del Sacrato”.<br />1636 - Copertura con piastre della Loggia. Lavori al Campanile per essere<br />stato colpito da una saetta. Il 18/luglio vengono pagati (saldati): M°<br />Pietro e M° Francesco da Silicagnana “Costruttori della Loggia”.<br />1637 - Costruzione e sistemazione dell’“occhio” della Loggia della Chiesa.<br />Intonacate: loggia, Chiesa, Sacrestia, Cimitero.<br />1639 - Comprata dal Vescovado di Lucca una Pietra Sacrata. Sistemazione<br />delle “banche di Chiesa”.Muratura al Campanile.<br />1640 - Rifatte le porte della Chiesa rotte dal vento. Lavori eseguiti da: M°.<br />Paolo Antonio Poli,M°.Gio.Franchi.Viene inviato a Massa ad un orefice<br />uno Zecchino d’oro per far dorare la Custodia del Santissimo Sacramento<br />“con l’immagine di un Pellicano”<br />1641 - Arricchimenti del corredo della Chiesa con l’acquisto di: pianete, trine<br />argentate, palii. Accomodato il Campanile perché colpito da una<br />saetta eseguiti da Paolo Antonio Poli “Aggiustata” la Croce sopra “detto<br />Campanile”. “Scalpellinati e messi” gli scalini davanti la Chiesa<br />eseguiti da scalpellini forestieri.<br />175<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />1644 - Acquisto di paramenti sacri preziosi.<br />1646 - Viene costruita una cisterna per l’acqua in Canonica. Lavori di “piastronatura”<br />alla Loggia.<br />1649 - Acquisto di un Crocifisso sopra l’altare del Crocifisso. Fatti solai al<br />Campanile.<br />1653 - Acquisti di Calice d’oro e pianete preziose.<br />1655 - Vengono fatte le “banche del Coro”.<br />1657 - Lavori alle invetriate e al Campanile.<br />1658 - Sistemazione del Battistero.<br />1661 - Sistemazione della vetrata del Battistero.<br />1662 - Vengono dati 25 scudi d’oro per la Chiesa di Capricchia per ordine di<br />sua Eccellenza il Vescovo.<br />1664 - Viene “rifusa la Campana Grossa del Campanile di Careggine”, il Mastro<br />fonditore delle campane è Ser. Michele Vigniaroli aiutato da Mastro<br />Lorenzo da Palleroso che realizza la fornace per fondere la campana.<br />Altri operai sono: Pierotto Bandelli,Batta.Ferraio,Andrea Bandini,<br />Batta Bandino.<br />1665 - Viene murata la casa dell’opera contigua alla Canonica ma abusivamente<br />e ristrutturato il cimitero.<br />1666/67 - Viene comprato un piastrone per la sepoltura dei sacerdoti. Varie<br />opere di ristrutturazione della Chiesa i manovali e Mastri sono: M°.<br />Iacopo Pisani, Luca Giannetta, Gio. Prosperi, M°.Andrea da Sassi, il<br />figlio del Sargente Rettori, Caporal Bandino,Antonio Coli.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />176<br />Il campanile di Careggine. Pila dell’Acqua Santa<br />1667 - Vengono date 300 lire alla Chiesa di CAPRICCHIA da Ser. Andrea<br />Bandini operaio dell’opera di Gareggine su ordine di sua Eminenza.<br />Nella chiesa di Careggine viene ristrutturato l’Altare della Beata<br />Vergine fatto di marmo. Le persone che eseguono i lavori sono: M°.<br />Gio Franchi, M°. Agostino Picchiarino, Gio. Bradamante, Gio. Prosperi,<br />PierAnton. Bandini,Marco Gavigli, certi “tagliapietre provenienti<br />da Casoli”. M°.Andrea da Sassi costruisce due predelle agli<br />altari di S.Antonio e del Crocifisso.<br />1669 - Opere alla Canonica e alla casa dell’Opera contigua alla stessa.<br />1670 - Opere di sistemazione della Canonica e della casa dell’Opera tra cui<br />“sei chiudente, sei usci e sei finestre e quattro solai “.<br />1671 - Vengono acquistati candelieri e fatti cucire paramenti sacri opere di<br />sistemazione della casa dell’Opera.<br />1672/74 - Acquisto di vari arredi sacri: ampolle, baldacchini, lampade, corporali,<br />ecc. M°.Luca Ferraio e M°. Salvetti coprono la Chiesa. “Nuovi<br />banchi” per la chiesa fatti da M°. Simone. Costruzione delle “invetriate<br />della Chiesa” fatte dai mastri vetrai e aiutati da: M°. Luca Vec-<br />177<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Ragazzi e anziani sotto la loggia della chiesa di Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />178<br />Loggia della chiesa di Careggine<br />chi, e Ser.Andrea, Iacopo Galassi. Altri Mastri adoperati per vari lavori<br />sono: Gio. Salvetto, Luca Franchi, Alessandro Franchi. Viene<br />“mattonata la Sacrestia con 320 Mattoni”. Fatta la volta della Sacrestia.<br />Lavori di copertura della Canonica, della Chiesa, del Campanile<br />eseguiti da un Mastro proveniente da Naggio. M°. Bartolomeo (da<br />Sassi) “con altri compari ristrutturano l’Altare Maggiore che viene<br />fatto di pietra”. Altri aiutanti per trasportare pietre, rena, calce ecc.<br />sono Andrea Senesi Gio. Magera. Gio. Franchi lavora a “aguzzare” le<br />punte per i Mastri scalpellini. M°. D.Nicolao da Torriti lavora alle invetriate<br />della Chiesa.Vengono continuati i lavori di costruzione e ristrutturata<br />la casa dell’Opera.<br />1675 - Opere di sistemazione della finestra del Battesimo. Opere di copertura<br />del tetto della Chiesa. Sistemazione del Campanile. Sistemazione<br />del solaio della Canonica.I Mastri sono Luca Poli, Marco Biagi, Mastro<br />Davino, Luca Giannotti.<br />1677 - Acquisti di arredi sacri vari e paramenti preziosi con filati di seta e fili<br />di argento, messali, lampade. Lavori al tetto della Chiesa e alla Canonica.<br />Lavori al fonte battesimale eseguiti dal Sergente Magnano.<br />“Indoratura” degli Angeli e di S.Pietro. La Chiesa si arricchisce di<br />tende finemente ricamate.<br />1679 - Fatta la scalinata davanti la Chiesa.<br />Le date delle visite dei vicari o Vescovi e cosa veniva loro<br />servito da mangiare nei loro pranzi.<br />1609 - Settembre, visita del vicario.Mangia 5 libbre di trote e 20 boccali di<br />vino.<br />…(altra visita del vicario) “più quattro accompagnatori”.Mangiano:<br />“…una libra di Pescio”, Speziame, Pane, Libre 13 di formaggio, sei<br />“ove”, libre 12 di farina.<br />Alle 4 cavalcature vengono date semola e fave.<br />1621 - Visita del Vescovo. Una soma di vino fatta venire da Barga, pollastri<br />vari, cavoli cappucci, pane, finocchio, pesce, formaggio, cavoli radice,<br />insalata, speziame e noce moscata, un canestro di uva, soma di vino<br />dal Poggio, cipolle,macellata una vitella.<br />179<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />Chiesa di S. Pietro; tela raffigurante l’Ultima<br />cena di Balduccio Trenta<br />1638 - Visita: salami, pollastri, strutto, olio, insalata, cavoli, semola, cipolle,<br />legna, due staia di grano, due vitelle, tre some di vino.<br />1647 - Visita: Speziame vario, un vitello, salami, pollastri, capponi, formaggio<br />libbre 24,6, lardo, olio, sale, uova, finocchi, cavoli, persiche, frutti<br />vari, starne, lepre e vino proveniente da Barga, sei some di legna. Per<br />i cavalli: “scadella, fave, semole”.<br />1662 - Visita del Vescovo alla Chiesa di Capricchia<br />1679 - Visita del Cardinale Buonvisi: Capponi, pollastri, frutti, formaggio,<br />pane, budino, salami, un quarto di grano.<br />Storia di un popolo: Careggine L’Opera della Chiesa di S. Pietro<br />180<br />Chiesa di S. Pietro, Cappella laterale<br />181<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro Storia di un popolo: Careggine<br />AL Nome di Dio a Dì 16 Maggio 1662<br />Essendo per decreto dell’Eminentissimo e Reverendissimo sig. Cardinale Bonvisi<br />Vescovo di Lucca fusse Fatto decreto nella sua visita fatta dalle chiese di Careggine<br />e CAPRICCHIA, che l’Opera di Careggine dovesse tener sempre accesa<br />la lampada del’ Olio che ordinò che ardesse continuamente davati all’altare del<br />Santissimo Sacramento della Chiesa Parrocchiale di CAPRICCHIA, per l’osservazione<br />ad adempimento di detto decreto. L’Illustrissimo… e molto reverendo<br />sig. Gio Francesco Torriani Vic. Foraneo e pievano di Pieve Fosciana in Acta<br />Di fare lì Sindacati della detta opera di Careggine ordinò e decretò che all’operaio<br />presente fusse fatto ogni, e qualsivoglia diligenza per portare a compita<br />esanzione delli crediti restati all’opera nelli sindacati trascorsi, e fatti a qual si<br />voglia persona, et operaio come in dietro di qualsivoglia anno e che di quelli a<br />massima delli restanti dal Alfier Bartolomeo Turelli del capitale che deve di scudi<br />cinquanta e non potendo di questi d’altri crediti che esigerà o resterà …debito<br />debba e sia tenuto assegnare alla detta chiesa di CAPRICCHIA scudi cinquanta<br />ed in censo o in denaro, et se in denaro sia la detta chiesa o suo Rettore<br />tenuta o tenuto a metterli a censo per ritrarne il frutto col quale possa provvedere<br />all’olio della detta lampada , essendo questo accettato dal sig. D. Benigno<br />Martini Rettore del detto luogo e dalli uomini della Comunità di Capricchia et<br />il tutto in esecuzione del decreto di sua Eccellenza .<br />Gio.Francesco Torriani Vic. For.<br />Giuseppe Gherardi Cancelliere<br />Nel 1662 vengono dati 25 scudi in contanti e 25 scudi un censo su una proprietà<br />che l'Alfier Bartolomeo Turelli aveva con Gio.Santi Conti. (riteniamo sia<br />una proprietà sulla zona di Porreta).<br /><br />183<br />Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine<br />184<br />185<br />Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine<br />Scena dal film Condottieri,1937, regia di Luis Trenker (sceneggiatura di Luis Trenker, Kurt Heuser<br />e Mirko Jeush;interpreti Luis Trenker, Loris Gizzi, Laura Nucci)<br />Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine<br />186<br />187<br />Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Capitoli della comunità di Careggine<br />188<br />189<br />Capitoli della comunità di Careggine Storia di un popolo: Careggine<br /><br />SPIGOLATURE E CURIOSITÀ<br />Qui di seguito sono riportate alcune notizie e curiosità.<br />1705 - Breve dominazione francese<br />Anche il Re Sole a Careggine<br />Breve racconto dell’ingresso e fuoriuscita dei Francesi dalle terre di Camporgiano<br />e Careggine nella guerra per la successione di Spagna.<br />La Vicaria di Camporgiano e in particolare Careggine nel 1705, al sopraggiungere<br />dell’occupazione Francese, si rifiutarono di pagare le tasse al nuovo occupante,<br />salvo quelle che già nel passato erano abituati a pagare al duca di Modena<br />e conformi ai “Capitoli” esistenti.<br />I francesi adirati per questo rifiuto ordinarono allora che si facesse una scelta<br />di 500 uomini per inviarli come soldati al blocco della Mirandola.<br />Quelli di Camporgiano con quelli di Careggine rendendosi conto dell’inganno,<br />il giorno prestabilito si presentarono nella zona di Filicaia in oltre 1000 armati<br />di tutto punto e mandarono un messo nella persona di Agostino Paolucci a Castelnuovo<br />dai generali Francesi dicendo che andassero loro a fare la scelta dei 500<br />uomini. I francesi impauriti di quello che sarebbe potuto succedere non vollero<br />uscire dalla rocca di Castelnuovo anzi temendo il peggio si prepararono a un attacco.<br />Questo accadde il 16 Agosto 1705.<br />Dopo qualche giorno i generali Francesi minacciarono incendi e stragi se gli<br />ordini da loro impartiti non fossero stati eseguiti dalla popolazione. Quelli della<br />vicaria di Camporgiano non presero neppure in considerazione le loro minacce.<br />A questo punto i Francesi furono costretti a venire a più miti consigli e a<br />chiedere ai rivoltosi se avessero dei particolari “privilegi” per non obbedire,<br />avrebbero dovuto portare le loro giustificazioni davanti ai generali Francesi che<br />l’avrebbero ascoltati. Fu inviato, come rappresentante della Vicaria di Camporgiano,<br />nuovamente,il succitato Paolucci, ma non si arrivò ad un accordo e quindi<br />i Francesi dichiararono la Vicaria “CONTUMACE”.<br />I Francesi insistendo nel reclamare le “contribuzioni”, che erano negate dalla<br />Vicaria, misero in prigione uno di Nicciano,minacciando ritorsioni su di lui se<br />non fossero state pagate le tasse. Contemporaneamente inviarono degli “sbirri”<br />per obbligare le “comunità” a rispettare le “ordinanze”.<br />Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine<br />191<br />I rivoltosi, per nulla impauriti, aspettarono gli esattori nella zona di Careggine<br />e li bastonarono ben bene, catturarono anche il figlio del Bargello di Castelnuovo<br />e rinviarono gli esattori bastonati dai generali Francesi avvisandoli che, se<br />nel termine di tre giorni non avessero liberato il prigioniero di Castelnuovo<br />avrebbero inchiodato ad un castagno il figlio del Bargello, salvo prendere successivamente<br />delle decisioni peggiori.<br />In conclusione i Francesi non riuscirono mai a far pagare le tasse alla Vicaria<br />di Camporgiano e Careggine.<br />1859 - Annessione al Piemonte<br />Nel 1859 Careggine e la Garfagnana, dopo la seconda guerra d’indipendenza,<br />furono annesse al Piemonte e alla provincia di Massa con la Quale formò un<br />circondario dal 10 dicembre 1860.<br />1868. Descrizione del Castello di Careggine<br />Questo Castello è chiuso da mura, e due porte vi danno accesso. E' provvisto<br />di abbondante acqua potabile, condottavi nel 1868,poiché l'antica fontana, oltre<br />ad essere distante dal Castello, dava poca acqua e non purissima per la vetustà<br />della sua conduzione; la quale fu rinnovata, per metri 452, con tubo di piombo<br />e con la spesa di l.2726.<br />L'antica sua Rocca è stata distrutta e non ne restano ai dì nostri che miseri<br />avanzi.Ha nell'interno 111 case, e 7 nella campagna, con 118 famiglie.Altre 18 case<br />formano il villaggio della Foce, e quello della Ferriera, lungo il fiume Edron,<br />composto di 4 famiglie con 8 fabbricati.La popolazione totale è di 709 anime, tutta<br />gente robustissima, dedita ai lavori dell'agricoltura, e alla pastorizia.<br />Le strade sono mulattiere,ma quanto prima sarà compita l’obbligatoria rotabile<br />che dal Poggio, ove si stacca dalla Provinciale, condurrà al castello di Careggine,<br />migliorando grandemente le condizioni di quegli abitanti.<br />1877. Il patrimonio del Comune<br />Il Patrimonio del Comune consiste in selve di castagni, vasti boschi di alto e<br />basso fusto, pascoli, ed altre piccole pezze di terreni di varia natura, con un mulino:<br />il tutto dell'approssimativo valore di ital. L. 70,000<br />Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità<br />192<br />193<br />Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine<br />Ha l'Estimo, come il restante della Garfagnana, a scudato milanese, con una<br />massa imponibile di scudi 14,887.50 divisi fra 484 contribuenti.<br />Il suo bilancio del 1877 si chiuse con le seguenti cifre:<br />1 Entrata Ordinaria ........ L.7263,53<br />2 Spesa Ordinaria..............7000,64<br />3 Differenza in più ............262,89<br />4 Sovraimposta.................1191,41<br />La somma presunta per la riscossione, nella nuova subasta dell’Esattoria<br />Comunale, avvenuta nel 1877, è di L. 16,545,0<br />Gli elettori amministrativi sono 166, ed i politici 22.<br />L’istruzione pubblica era più estesa e più ampia nei tempi andati che ai giorni<br />nostri.Difatti nel 1812 vi erano 4 scuole elementari oltre ad un maestro che insegnava<br />la grammatica latina ed i principi della retorica: attualmente non si contano<br />che due scuole inferiori, una pei maschi, e l'altra per le femmine. Il territorio<br />di Careggine confina a levante con la comunità di Camporgiano e del Poggio,<br />lungo il fiume Edron, cominciando dall'isoletta di Roccalberti verso la Ferriera e<br />la Fabbrica.A settentrione con lo stesso Comune, e con l'altro di Vagli di Sotto con<br />boschi di alto fusto. A ponente-libeccio col territorio di Pietrasanta e Seravezza,<br />mediante il giogo della Penna Di Sumbra, e la Turrite Secca. A mezzogiorno col<br />Comune di Castelnuovo, coi passi di Colle, Gragnanella, Rontano.<br />1840. Un testamento - Chi l’ha visto<br />Il Prof. Carlo Corsi (primario dell’ospedale di Castelnuovo e originario di<br />Mezzana), con testamento consegnato in cedola segreta al notaio De Angelis il 14<br />dicembre 1840, ed aperto il 4 settembre 1846. Dispose che dalla sua eredità fosse<br />prelevata la somma di lire tredicimila, da amministrarsi dall'Abate di Castelnuovo,<br />dal Podestà di Castelnuovo e dal Parroco di Capricchia, patria del disponente;<br />e col cui frutto vi si mantenesse, per due anni, agli studi di pratica, in una delle<br />principali cliniche d'Italia o pure negli Ospedali di Parigi o di Londra, un giovane<br />laureato in medicina o chirurgia.Ordinò pure che si mettessero a mutuo 2800<br />lire, ed il frutto, ogni anno, si desse per dote a una fanciulla di CAPRICCHIA, da<br />scegliersi sempre tra le più povere.<br />In forza di una transazione tra gli esecutori testamentari del Corsi e il fratello<br />suo erede, sanzionata da Supremo Consiglio di Modena il 10 novembre 1847, venne<br />assai diminuito questo lascito, e fù convenuto che, se non vi fosse né un medico<br />né un chirurgo, la pensione dovesse toccare ad un laureato in giurisprudenza.<br />Le miniere nel Comune di Careggine<br />Nel 1785 ci fu, sul territorio di Careggine, un’approfondita ricerca di minerali.<br />Qui di seguito una dettagliata relazione.<br />Una miniera di rame in Quarzo bianco con terra vitriolica attorno si trova<br />dalla parte di Careggine in una falda di monte che dalla Tambura si stende verso<br />la terra predetta. Questa medesima montagna inoltrandosi verso mezzodì muta<br />nome e dicesi Monte Sumbra, che è assai meno aspro, molto erboso e pascolativo,<br />con boschetti di tratto in tratto, ed anche terreni coltivati, fuorché nella più alta<br />sommità dove per altro, nonostante il pendio del luogo, seminano segale né<br />Ronchi e Carvati dopo aver tagliato e dato fuoco agli sterpi che prima v'erano. Il<br />sasso di questo monte è una specie di marmo più grossolano di quello della Tambura<br />e potrebbe dirsi un marmo bastardo.<br />In alcuni luoghi v'è certo sasso che si fende in lamine come la lavagna ma non<br />corrisponde né il colore né la sottigliezza è localizzato in luogo detto i Piastrai nelle<br />prossimità di Colli di Capricchia e alle Capanne di Careggine.Altro vi se ne vede le cui<br />lamine sono levigate naturalmente,ma per esser molto fragile poco resiste alla fenditura<br />può dirsi una specie di Galestro o Bardellone cotto all'aria e al sole. Le lamine<br />estratte da Colli e dalle Capanne servono da copertura alle case di questi luoghi.<br />Sul monte Sumbra si trova una miniera di Rame ma quasi bianco.<br />Altri indizi di simile miniera si osservano sotto Capricchia, ed in Arni. Luoghi<br />appartementi al detto monte, il primo dalla parte Orientale, l'altro Occidentale.<br />Vi appartengono pur altre miniere che si trovano presso il fiume Torrita dalla<br />parte di mezzodì.<br />Vicino alle Capanne di Careggine vi sono alcuni filoni di una miniera di Rame<br />da cui ne fu cavato un pezzo massiccio di circa libbre 100.<br />Al Fontanaccio vi è altra miniera di Rame bianco.<br />Poco distante da Piastrigoli si trova una vena ferrigna di grana finissima che<br />facilmente si riduce in povere bella rilucente e sembra un ferro talcoso ridotto in<br />lustrino.Vi si rinvengono anche dei pezzi che paiono Antimonio ma internandosi<br />cambia aspetto e sembra miniera di piombo con argento, ma non ne sono state<br />fatte le prove.<br />Al Venale si trova una miniera di Ferro e dalla parte opposta del monte si vedono<br />pezzi di pietre ferrate come calamite.<br />In Vicinanza di Piastrigoli sopra nominato si è recentemente trovata una cava<br />di Bardiglio bellissimo di un fondo piombato carico con macchie bianche<br />eguali e minute. Il luogo dicesi precisamente al Cassarellajo.<br />Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità<br />194<br />Alle radici del Monte Sumbra poco distante dall'Isola Santa scaturisce una<br />grossa sorgente d'acque freddissime e limpidissime che da origine al fiume Torrita<br />che scorrendo sotto alla terra di Rontano prende il nome di Torrita di Rontano<br />e anche dicesi Torrita di Castelnovo perché ivi si unisce col Sechio.<br />Nel 1763 una società Francese privata raccolse dei campioni che furono mandati<br />a Genova al Dottore Targioni il quale ragguagliò le relative rendite. Tra cui:<br />A Fabbriche di Careggine una miniera di Rame facile a fondersi ma che<br />contiene un poco di ferro: rende dal 25 al 27 per cento.<br />Nel comune di Careggine vicino Vagli un'altra miniera di Rame situata a<br />Levante e Mezzodì: rende dal 37 al 39 per cento.<br />Alle Capanne di Careggine una miniera di Rame che contiene un poco di<br />ferro: rende dal 37 al 38 per cento<br />Ivi altra miniera di Rame che rende il 40 per cento<br />Ivi altra miniera di Rame che rende fino all'80 per cento<br />Nel Comune di Careggine luogo ove dicesi le Pierme, territorio dell'Isola<br />Santa, si vedono antichi avanzi di fabbriche. Questi dicesi che fossero in addietro<br />un edificio per ridurre a ferraccio la vena del ferro: e le circostanze del luogo, cioè<br />le miniere di ferro in poca distanza, il comodo delle acque necessarie, l'abbondanza<br />delle legna da carbone, rendono probabile la credenza. Ora poi si è verificata<br />pienamente la cosa, essendosi dissotterrato alla Piana dell'Angiolo un così<br />detto Culo di Forno, di cui si è servito il Sig. Aloisi di Sassi ad uso di massa nella<br />nuova ferriera ivi appresso eretta da tre anni or sono da una società, in cui il predetto<br />Signore è uno dei principali interessati. Con la speranza di poter rinvenire<br />anche la massa, è stato dalla società promesso un premio conveniente a chi la trova,<br />quei paesani si sono industriati in tale ricerca, ma fino ad ora senza buon successo.<br />Hanno bensì scavato vari ordigni di ferro e molti pezzetti di Ferrina, che<br />venduta alla nuova Ferriera è stata in parte un compenso delle loro fatiche.<br />Gli antichi lavoratori di questo vecchio forno dicesi fossero Bresciani e la cosa<br />è assai probabile. Poiché siccome Bresciani furono i primi lavoratori delle miniere<br />di Forno Volasco la qual terra da loro ebbe origine, e Bresciani altresì furono<br />i primi lavoratori alle miniere di Gallena, dai quali ebbe origine il piccolo borgo<br />detto Basati. Così anche egualmente poterono esser Bresciani i lavoratori del<br />Forno alle Pierme, non essendovi tra i tre edifici, cioè di Gallena nello stato Fiorentino,<br />del Forno Volasco nella Garfagnana, e delle Pierme,moltissimo tratto di<br />cammino ma sono tutti situati in diverse diramazioni dello stesso Monte Pania.<br />Al qual profitto si può anche aggiungere, che nel comune di Careggine, in cui sono<br />comprese le Pierme, sussistono tuttavia famiglie di cognome Bresciani che<br />195<br />Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine<br />forse derivano da quegli antichi lavoratori e presero il cognome dal luogo da cui<br />avevano origine. Sarebbe cosa buona l'usare di molta attenzione per indagare la<br />vera causa della totale desolazione di dette fabbriche.<br />Questa, delle Pierme, gode certamente anche adesso delle antiche buone<br />prerogative, vale a dire legna in abbondanza, acqua sufficientissime e perenni e<br />soprattutto copiose vene di miniera di buona qualità, cosicché fattane scavare<br />una porzione, ed incotticciata al semplice fuoco di ferriera, mischiandola dipoi<br />con una maggior quantità di Ferracio dell'Elba, fa crescer la massa, e non ne deteriora<br />punto la qualità, conforme all'asserzione del predetto Sig. Aloisi.<br />In località Colli di Capricchia luogo detto ai Collacci una miniera di oro e<br />Argento…<br />Le grotte<br />Su Tutto il comune di Careggine si trovano moltissime grotte di cui non si<br />conosce quasi nulla, solo alcuni racconti dei più anziani che riportiamo.<br />In località La Penna, sotto il paese delle Coste, c’è una grotta denominata<br />“Buca delle Fate”. Gli anziani del luogo raccontano che questa grotta è servita durante<br />il periodo della seconda guerra mondiale come rifugio sia dei partigiani sia<br />degli abitanti di queste terre.Al suo interno si trovano grandi “saloni” tutti decorati<br />con stalattiti di varie forme tra cui frati in preghiera, aquile e signore vestite<br />con abiti di color rosa tenue che somigliano a fate da cui il nome della grotta.<br />In loc. passo di Scala vi sono ben tre grotte: la prima, sul versante della Capanne<br />in alto, una grotta detta “Il Fornetto”; la seconda, sotto il suddetto passo,<br />sopra la località detta “ il Chiogora”, la grotta chiamata “Buca Rossa” visibile dalla<br />strada di Piastrigoli; la terza, sempre sotto il passo di Scala, grotta della “Tanella”.<br />Gli anziani del luogo raccontano che la Tanella sia in collegamento diretto<br />con Vagli posto dall’altra parte del monte Sumbra tanto è vero che i pastori dei<br />Colli sentivano uscire da questa cavità i ragli degli asini di Vagli.<br />Il Sumbra<br />Il territorio del Comune di Careggine è corrispondente alle pendici del<br />Monte Sumbra.<br />Questo monte ha una caratteristica che si potrebbe dire unica: ha l’aspet-<br />Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità<br />196<br />to di una “sfinge” che è accovacciata sulla SUA OMBRA, da cui il nome SUMBRA.<br />Infatti, questo monte, da qualunque parte si guardi, proietta l’ombra su se<br />stesso.Di questo fatto si racconta che quando fu costruita la chiesa di Sant.Agostino<br />di Vagli, fu posta sul tetto di questa una statua raffigurante un leone che<br />rappresentava il profilo del monte Sumbra e questo per proseguire il culto pagano<br />dei discendenti dei Liguri Apuani rifugiati su questo monte per sfuggire<br />alle deportazioni dei romani. Il monte Sumbra con le sue peculiarità uniche ha<br />creato nei secoli un’innumerevole quantità di storie fantastiche tra cui quella<br />che questo monte fosse abitato da giganti buoni e generosi. Non per nulla nei<br />canaloni dei suoi scoscesi pendii si trovano le “Marmitte dei giganti”. Curiose<br />cavità circolari scavate nella roccia formatesi nei secoli a causa dell’azione corrosiva<br />dell’acqua e del ghiaccio. Alcuni sostengono che le marmitte dei giganti<br />siano “coupules”, cioè cavità coppelliformi che erano usate per antichi riti legati<br />ai culti celtici. Queste marmitte sono uniche, salvo quelle che si trovano sulle<br />Dolomiti.<br />La vera storia del Maconeccio<br />Quest’antichissima usanza è citata da vari storici tra cui nel 1671 da Anselmo<br />Micotti nella “Descrizione cronologica della Garfagnana”, da Antonio Vallisneri,<br />nel 1728, in una raccolta intitolata “Viaggio per i monti di Modena… “<br />compilata da G. Jacopo Danielli e da Raffaello Raffaelli nella “Descrizione geografica<br />e storica ed economica della Garfagnana”.<br />Tutti questi autori si ripetono l’un l’altro riportando lo stesso errore. Chi attribuisce<br />questa costumanza in modo generico a Careggine, chi al paese di Isola<br />Santa. In nessuno di questi luoghi si ha ricordanza di questa particolarissima<br />usanza. In realtà questa “festa” è una tradizione esclusiva di Colli di Capricchia ed<br />è svolta fino ad alcuni decenni or sono. Io ricordo che da bambino (inizio anni<br />50) nel mese di settembre, poco tempo prima l’inizio della raccolta delle castagne,<br />tutti gli abitanti del paese di Colli di Capricchia si attrezzavano con mastelli<br />di segale e coperchi di pentole per festeggiare il “Maconeccio”. La sera, dopo l’ora<br />di cena, noi ragazzi si prendevano pentole e coperchi e con un piccolo bastone<br />si iniziava a batterli creando un grande rumore. Gli uomini grandi avevano<br />preparato, in varie località intorno al paese,dei grossi mucchi di legna che la stessa<br />sera venivano accesi.Questi luoghi erano: Col delle Capanne, le Mesoracce,Pizzaioli<br />di sopra, Caprariccia, le Porchette, il Marchion, ed altre. C’era una gara tra<br />i fuochisti per realizzare quello più grande e più luminoso.<br />197<br />Spigolature e curiosità Storia di un popolo: Careggine<br />Noi ragazzi più piccoli si percorreva tutte le strade del piccolo paese di Colli:<br />via Aiaccia e su verso Colli di Sopra e poi, giù, verso la Chiesetta degli Angeli<br />Custodi per Via della Chiesa e Via della Nociarella per tornare all’ingresso del<br />paese. Al rumore delle pentole sbattute e del grande frastuono tutti gli abitanti<br />uscivano dalle case con un mastello di segale acceso e legato sopra un bastone seguivano<br />i ragazzi quasi in processione.Una volta riuniti all’ingresso del paese, in<br />ordine sparso, si andava vesso il “Tundin” e poi si proseguiva verso il “Pianello” e<br />poi su, attraverso i boschi, per finire al “Cola” e al “Marchion” per poi tornare, dopo<br />aver attraversato Colli di Sopra, ai Colli di Sotto dove l’allegra compagnia si<br />scioglieva.<br />Durante tutto lo svolgersi della “processione” grida e canti di filastrocche e<br />urla di noi ragazzi di “Maconeccio ,Maconeccio”.Questa usanza serviva per cacciare<br />gli “streghi” e propiziare la raccolta delle castagne. Si svolgeva il 29 di settembre<br />per la festa di S. Michele uccisore nell’immaginario collettivo di draghi,<br />streghe e quanto di negativo.<br />Questa usanza alquanto strana e unica nel suo genere, da vari decenni, è caduta<br />in disuso causa lo spopolamento del piccolo paesello. La sua origine probabilmente<br />risale alla notte dei tempi e non sarebbe cosa inaudita derivasse da<br />qualche usanza degli antichi Apuani o Celti che col passare dei secoli e con le varie<br />influenze prima Cristiane e poi Longobarde si sia modificata e adeguata. In un<br />paese così isolato e fuori dal tempo, il tempo non passa mai e le tradizioni subiscono<br />dei piccoli cambiamenti nello sviluppo di molti secoli.<br />Va sempre tenuto presente che, in queste popolazioni per secoli isolate e prive<br />di cultura, tutta la vita quotidiana era dipendente dalla natura e dai prodotti<br />di questa. Tutto quello che non era spiegabile razionalmente era misterioso in alcuni<br />casi demoniaco o santo. L’educazione dei giovani era basata sul terrore delle<br />streghe del diavolo e, chi disubbidiva alle regole, era perseguitato dal maligno<br />che si materializzava nella natura “creato” dalla natura stessa. La “festa” del “Maconeccio”<br />non era altro che l’invocazione alla natura perché questa fosse benigna<br />e prodiga dei sui doni.<br />Il termine di “Maconeccio”e l’unione di due parole:“maco”inteso come “abbondanza”<br />e “neccio” come “farina di castagne” e quindi castagne. Il grido “maconeccio”<br />nei castagneti che circondano il paese era un grido alla natura di concedere<br />abbondanza di castagne. I fuochi intorno al paese e i fuochi dei partecipanti<br />alla “processione” aveva il significato di bruciare gli spiriti maligni che erano<br />nell’aria, come una forma di “disinfestazione” dei boschi dagli spiriti. E il frastuono<br />delle pentole e dei coperchi serviva a spaventare i soliti “streghi” e farli<br />uscire dai loro nascondigli come fossero selvaggina in una battuta di caccia.<br />Storia di un popolo: Careggine Spigolature e curiosità<br />198<br />L’EMIGRAZIONE<br />Per secoli il comune di Careggine dalle sue origini fino al 1800 è stato un<br />luogo di Immigrazione. Tanto è vero che già nello statuto del 1600 precedentemente<br />riportato erano previste tasse aggiuntive per i nuovi arrivi. E questo per<br />evitare un sovrapopolamento delle aree produttive e il conseguente impoverimento<br />degli abitanti già presenti.Le are destinate alla produzione di alimenti dall’inizio<br />del suo popolamento erano state adattate alla coltivazione di frumento,<br />castagne ecc. con opere di disboscamento e dissodamento dei terreni a dir poco<br />impensabili.Ciò nonostante più bocche da sfamare erano presenti sul territorio e<br />c’era poco cibo per tutti.Molte proprietà erano in mano a ricchi possidenti terrieri<br />tra cui la chiesa e il comune. Proprietà derivanti da antichi privilegi e diritti.<br />Periodi di miseria si alternavano a momenti di benessere: era una altalena annuale<br />derivante dal tempo e delle stagioni. Col crescere della popolazione però, i<br />terreni adibiti in particolare al pascolo degli armenti, vacche e pecore, erano sempre<br />più ristretti mentre il numero degli animali cresceva.Molti pascoli erano di<br />proprietà Comunale dette “Comunelle o Compascue” per il cui accesso era necessario<br />pagare dei “fitti” spesso accessibili solo ai più ricchi che con l’utilizzo di<br />queste aree accrescevano il loro benessere. Non solo ma il taglio e la raccolta del<br />fieno che veniva stoccato nelle capanne per “foraggiare” gli animali nei periodi<br />invernali era una risorsa sempre più scarsa, perché i terreni dissodati venivano<br />adibiti non ad erba, ma alla semina delle patate e del segale che serviva alla sopravvivenza<br />e alimentazione degli uomini più che agli animali.<br />Ecco che all’inizio del 1700 nacque la necessità dei pastori ,quelli che avevano<br />meno terre da utilizzare di cercare nuovi pascoli più a sud dove gli inverni<br />erano più miti e gli erbatici erano sempre disponibili.<br />Si assiste così a una prima fase di Emigrazione stagionale in vari comuni<br />anche lontanissimi.<br />I pastori di Careggine avevano nella zona di Palaia (Pisa) una delle maggiori<br />zone dove venivano trasferiti stagionalmente le greggi. E questo risulta da documenti<br />tratti dal libro dei morti o dei matrimoni. Tra il comune di Careggine e<br />quello di Palaia c’e in vari momenti una stretta corrispondenza per comunicazioni<br />di questo tipo. L’area interessata era definita generalmente “Maremma”, e i decessi<br />in particolare erano causati da “malaria” o “febbri” non meglio identificate.<br />Un altro tipo di Emigrazione stagionale era indirizzata nella ricerca e lavorazione<br />di prodotti alimentari non coltivabili nel nostro Comune, in particolare<br />l’olio. Infatti, come condimento degli alimenti veniva usato principalmente grasso<br />animale derivante dalla lavorazione del maiale o in alcuni casi dalla spremitu-<br />199<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />ra delle noci. La coltivazione e delle noci era una delle più importanti dopo quella<br />del castagno.La noce offre un legno pregiato ad alta remunerazione e anche un<br />olio vegetale di buona qualità.<br />Più c’è sviluppo e più mutano le esigenze è per questo che dal 1700 in poi la<br />popolazione richiede sempre di più l’olio di oliva qualitativamente superiore agli<br />oli sopra citati e già utilizzati. Ecco che un’altra Emigrazione stagionale si evidenzia<br />nel nostro comune. Periodicamente alcuni giovani emigrano in particolare<br />nella zona di Calci di Pisa e Vicopisano e si adoperano nella raccolta di olive e<br />nella relativa lavorazione. In questi secolo troviamo nostri concittadini quali operai<br />in particolare presso i frati della Certosa di Calci.<br />Questi movimenti inizialmente sono, come detto, stagionali, ma col passare<br />del tempo diventano definitivi.<br />Un altro periodo di emigrazione l’abbiamo nel 1800 quando iniziano le bonifiche<br />del padule di Bientina.Alcuni giovani alla ricerca di lavoro approfittano della<br />richiesta di manodopera per lo sbancamento del terreno per la costruzione dei canali<br />di scorrimento dell’acqua del succitato padule e si spostano definitivamente<br />nel comune di Buti e Bientina dove creano una loro famiglia e una nuova vita.<br />Ecco perché si trovano ceppi di cognome uguale nel comune di Careggine e<br />Buti – Bientina tra cui il cognome Rielli.<br />Nella seconda metà del 1800 dopo l’unità d’Italia e in particolare agli inizi<br />del 1900 i comune di Careggine si comincia a veder partire una parte sempre più<br />rilevante della popolazione.<br />Le direzioni principali furono la Francia e l’America del Sud e del Nord.Cosa<br />che prese sempre maggior sviluppo a cavallo delle due guerre mondiali.<br />Le cause principali sono sempre le stesse : un aumento demografico consistente<br />sul territorio, la mancanza di lavori remunerativi, la scarsità di utilizzo dei<br />terreni sempre di più in mano a pochi, e non per ultimo le consuetudini ereditarie<br />secolari che assegnavano al primogenito maschio tutti i beni immobili (case<br />e terreni) e lasciavano gli altri figli o dipendenti dal fratello o per quanto riguarda<br />le figlie femmine obbligate a sposare un prescelto dal padre con una dote “legittima”<br />in denaro se possibile.<br />Per i figli non primogeniti le alternative erano due: scegliere la strada del sacerdozio,<br />o espatriare.<br />Alla fine del 1800 si ha nel comune di Careggine un consistente numero di<br />sacerdoti e chierici, se ne contano nella sola zona di Capricchia ben 9, di cui nel<br />solo paese dei Colli ben 4.Anche se questa caratteristica di avere molti sacerdoti<br />nel comune di Careggine è sempre stata una sua peculiarità anche nei secoli precedenti.<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />200<br />Caratteristica della nostra Emigrazione è il fattore imitativo per cui gente del<br />solito paese va nelle stesse zone, nello stesso stato estero a fare lo stesso lavoro.<br />In questi nuovi paesi i nostri concittadini hanno persino fondato piccole<br />città oppure hanno raggiunto l’apice della vita sociale degli stessi e si trovano in<br />notevoli posti di comando e responsabilità.<br />In Brasile<br />Qui di seguito sono riportati i nominativi di nostri concittadini che si sono<br />stabiliti in Brasile e in particolare a Serra Negra.<br />201<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />La copertina di una pubblicazione brasiliana<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />202<br />LA FAMIGLIA ANGELI<br />203<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />Umberto Angeli con la moglie Giulia<br />Benedicto Angeli con i figli ed i nipoti<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />204<br />Isolina Conti con Carlotta Angeli, Bastiano Angeli, Benedicto Angeli e Umberto Angeli<br />Da sinistra Benedicto Angeli,Amerigo Angeli, Umberto Angeli e Giovanni Angeli: i fratelli si rincontrano dopo 60 anni<br />205<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />LA FAMIGLIA CIAMBELLI<br />LA FAMIGLIA COLI<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />206<br />LA FAMIGLIA CONTI<br />207<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />LA FAMIGLIA CORSI<br />LA FAMIGLIA GIANNINI<br />LA FAMIGLIA RIELLI<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />208<br />LA FAMIGLIA GIGLI<br />209<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />Una delle principali vie di San Paolo (Brasile) intestata a Luigi Rielli<br />Da sinistra Romeo Rielli, Giuseppina Rielli e Dino Rielli si ritrovano insieme dopo 50 anni<br />Storia di un popolo: Careggine L’emigrazione<br />210<br />Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia<br />Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia<br />DONI DEGLI EMIGRANTI ALLA CHIESA DI CAPRICCHIA<br />211<br />L’emigrazione Storia di un popolo: Careggine<br />Particolare dell’altare maggiore della Chiesa di Capricchia<br /><br />Appendice<br />Interno dell’Oratorio degli Angeli Custodi<br />Storia di un popolo: Careggine Appendice<br />214<br />Sezione trasversale dell’Oratorio degli Angeli Custodi di Colli di Capricchia<br />215<br />Appendice Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Appendice<br />216<br />217<br />Appendice Storia di un popolo: Careggine<br />Storia di un popolo: Careggine Appendice<br />218<br />- 4 -<br />219<br />Appendice Storia di un popolo: Careggine<br />- 5 -<br />Storia di un popolo: Careggine Appendice<br />220<br />Associazione Paesana Colli di Capricchia<br />Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS)<br />Via Aiaccia n°6 , 55030 Colli di Capricchia, Careggine (LU)<br />Tel. 0583 661058 – C.F. 90007020465<br />Iscritta all’Anagrafe Unica Onlus - Protocollo n°1, 8 Marzo 2004<br />C.C.P. 55265375 - Cod. ABI 760, Cab. 13700<br />Documentazione fotografica<br /><br />223<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />COLLI<br />Gli angoli particolari<br />Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica<br />224<br />I COLLI<br />225<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />CHIESA DI CAPRICCHIA<br />L’interno, la volta e i particolari<br />Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica<br />226<br />CHIESA DI CAPRICCHIA<br />Gli altari<br />227<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />CAPRICCHIA<br />Esterni<br />Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica<br />228<br />LE COSTE<br />229<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />LE CAPANNE<br />Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica<br />230<br />ISOLA SANTA<br />231<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />GROTTE - MARMITTE DEI GIGANTI<br />Storia di un popolo: Careggine Documentazione fotografica<br />232<br />CAREGGINE<br />Panorami - il borgo<br />233<br />Documentazione fotografica Storia di un popolo: Careggine<br />CAREGGINE<br />Gli angoli suggestivi - i particolari<br /><br />Bibliografia Storia di un popolo: Careggine<br />235<br />BIBLIOGRAFIA<br />La storia e l’ambiente di Giulio Mezzetti<br />Lettere da lontano di Ludovico Ariosto, a cura di Gianni Scalia<br />Monti e poggi toscani di De Stefani e Altri<br />Storia dei Comuni di Garfagnana di Carlo De Stefani<br />Rivista Archeologica Storia e Costume Guglielmo e Fulvio Lera e altri<br />Descrizione geografica, storica, economica della Garfagnana Cav. Raffaello Raffaelli<br />Descrizione cronologica della Garfagnana di Anselmo Micotti<br />Ricerche istoriche sulla Provincia della Garfagnana dott. Domenico Pacchi<br />Il mesolitico in Garfagnana di Guidi, Pioli, Rossi<br />Historia di Tito Livio<br />Dialogo degli oratori da Historie di Tacito<br />De bello gallico di Cesare<br />Decamerone di Boccaccio<br />Antichità Estensi il Muratori<br />Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana di E.Repetti<br />La Garfagnana illustrata di P. Paolucci<br />Viaggio per i monti di Modena di A.Vallisneri<br />Si ringraziano:<br />Archivio di Stato di Lucca<br />Biblioteca Comunale di Lucca<br />Archivio Arcivescovile di Lucca<br />Antico Uffizio della Zecca di Lucca<br /><br />Indice Storia di un popolo: Careggine<br />237<br />INDICE DEI CAPITOLI<br />Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7<br />A colloquio col vecchio parroco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21<br />La viabilità antica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29<br />Le mestaine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39<br />La storia antica: Careggine e il suo territorio nella preistoria. . . . . . . . . . . . . . . . » 43<br />I primi uomini: Liguri-Apuani-Celti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46<br />La capanna celtica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47<br />La società ligure-apuana-celtica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49<br />Careggine sotto roma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50<br />Careggine e le invasioni barbariche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52<br />Careggine: tra Imperatore e Papa - tra Stato e Chiesa . . . . . . . . » 53<br />Careggine:i primi documenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 54<br />Careggine ha il suo Signore? Il nobile Vinildo . . . . . . . . . . . . . . » 54<br />Il lastrone – La danza delle armi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56<br />Dal 782 al 1007. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 58<br />L’albero genealogico dei Signori di Careggine . . . . . . . . . . . . . . » 63<br />Careggine nel Medioevo Il suo Castello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65<br />X secolo d.c. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 68<br />La rivoluzione del 1000 Il mulino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71<br />Il Metato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 76<br />Dopo Matilde- Lucca, Pisa,Modena, Reggio - Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 81<br />XII secolo influenza del Papa sulle terre Careggine . . . . . . . . . . » 84<br />Lo statuto di Lucca. La libertà dei comuni della Garfagnana . . » 91<br />1310- Careggine sotto i Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93<br />1316- La meteora –Castruccio Castracane. . . . . . . . . . . . . . . . . » 95<br />1328- Il ritorno di Spinetta Malaspina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95<br />1332- La Garfagnana e Careggine comprata da Firenze . . . . . . » 96<br />1355-Pisa e il suo predominio in Garfagnana . . . . . . . . . . . . . . » 97<br />1369- Di nuovo sotto Lucca. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 98<br />I Ferrara. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 103<br />Ludovico Ariosto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 108<br />La faida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 119<br />Il Ducato di Modena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 123<br />Organizzazione statale sotto il Ducato di Modena -XVI° sec.. . » 127<br />I libri della Chiesa di S. Pietro di Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 131<br />Storia di un popolo: Careggine Indice<br />Famiglia patriarcale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 133<br />I matrimoni dal 1560 al 1600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 135<br />Le casate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 141<br />Il libro dei matrimoni di Capricchia 1733 . . . . . . . . . . . . . . . . . » 145<br />L’Opera della Chiesa di S. Pietro a Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 151<br />Libro dell’Opera I pievani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 154<br />Elenco degli operai dal 1607 al 1683 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 155<br />Elenco dei lavori eseguiti alla Chiesa e alla Canonica dal 1607 al 1683 » 159<br />Le visite dei Vescovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179<br />I Capitoli della Comunità di Careggine del 1634 e del 1660. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183<br />Spigolature e curiosità Anche il Re Sole a Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 191<br />Annessione al Piemonte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192<br />Il castello di Careggine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192<br />Il patrimonio del Comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192<br />Un testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 193<br />Le miniere nel comune di Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 194<br />Le grotte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 196<br />Il Sumbra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 196<br />La vera storia del “Maconeccio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 197<br />L’emigrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 199<br />In Brasile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 201<br />Doni degli emigrati nella chiesa di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . » 210<br />Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 212<br />L’Associazione paesana Colli di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 215<br />Documentazione fotografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221<br />I colli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 223<br />Chiesa di Capricchia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 225<br />Le coste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 228<br />Le capanne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 229<br />Isola Santa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 230<br />Grotte - Marmitte dei Giganti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 231<br />Careggine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 232<br />Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 235<br />238<br />Stampa: Vigo Cursi, Pisa<br />Grafica: La Bottega della Composizione, Lucca<br />(ha collaborato Franco Barghini)<br />Ottobre 2004<br />Tutti i diritti sono riservati<div class="blogger-post-footer">Enzo Rielli, Mentasoggettivismo, Nudo, libro Nudo,</div>Enzo Riellihttp://www.blogger.com/profile/09035022522556359306noreply@blogger.com0